Dal 1° ottobre 2023, le aziende non dovranno più fornire, vendere o offrire stoviglie e articoli in plastica monouso in Gran Bretagna.
Una legge storica, che speriamo faccia scuola in tutta Europa.
D’ora in poi le attività di ristorazione come i takeaway, le paninoteche e i rivenditori di street food, insieme ai produttori di plastiche monouso dovranno utilizzare contenitori biodegradabili o contenitori non monouso. Dal primo ottobre 2023, infatti, come annunciato più di due anni fa, in Inghilterra vige il divieto di utilizzare la plastica monouso su tutto il territorio nazionale.
Sono stati vietati anche alcuni tipi di bicchieri di polistirolo e di contenitori per alimenti impiegati per i cibi da asporto. Inoltre a breve non saranno più in vendita negli store le stoviglie monouso in plastica, ci saranno solo quelle in materiali organici riciclabili come il mais.
Vietata la plastica monouso in Inghilterra
Il provvedimento ha stabilito chiaramente che per “uso singolo” della plastica, si intende che l’articolo sia destinato a essere utilizzato una sola volta per il suo scopo originale. Quindi qualsiasi contenitore per cibi da asporto.
Gli economisti britannici hanno stimato che l’Inghilterra utilizzi ogni anno 2,7 miliardi di posate monouso e 721 milioni di piatti monouso, ma che solo il 10% di questi articoli venga riciclato.
Le conseguenze del divieto
Come sappiamo, l’inquinamento da plastica è particolarmente dannoso e quasi impossibile da arginare. La plastica impiega centinaia di anni per scomporsi e, aggiungendo l’inquinamento da microplastiche, infligge gravi danni ai nostri oceani, fiumi e terreni agricoli.
La plastica è anche una delle principali fonti di emissioni di gas serra: la sua produzione è originata da polimeri del petrolio che necessitano di raffinerie e ulteriori lavorazioni industriali, mentre il modo in cui viene smaltita, una volta utilizzata, è ancora lontano dall’essere sostenibile. La maggior parte delle plastiche infatti vengono inviate a discariche e termo-valorizzatori che contribuiscono largamente all’inquinamento ambientale.
Se anche da noi fosse vietata la plastica monouso
Il problema di questo inquinamento era presente in Inghilterra e nel resto del Regno Unito così come in tutti i paesi europei, compresa l’Italia. Questo provvedimento è quindi una svolta storica che speriamo di cuore dia l’esempio ad altre nazioni e all’Europa Unita per leggi simili.
Si prevede infatti che la messa al bando degli articoli di plastica monouso avrà un impatto significativo sulla riduzione dei rifiuti di plastica e dei rifiuti in generale già entro i primi mesi di applicazione. Sicuramente sarà interessante seguire l’evoluzione di questo divieto, specialmente per le grosse catene di fast food.
In futuro pare che la legge inglese potrebbe essere estesa anche alle bottiglie di acqua e detersivi, considerate una delle principali cause di inquinamento da plastiche.
Cosa succede nel resto d’Europa con la plastica monouso
Dal Gennaio 2022 in tutta Europa è in vigore la direttiva SUP, Single Use Plastic, o più precisamente “Direttiva europea (UE) 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente”, recepita anche in Italia con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Legislativo 196/2021.
Questa direttiva è stata studiata per stimolare gli stati membri a una transizione verso un’economia circolare, abbandonando la plastica monouso.
Le eccezioni italiane alla direttiva sull’abbandono della plastica monouso
In Italia la direttiva europea ha stabilito tre eccezioni francamente enormi, imputando la questione all’assenza di forniture adeguate in materiali sostitutivi. Invece di incrementare la produzione di materiali biodegradabili, cosa che avverrebbe spontaneamente con una legge che vieti le plastiche monouso, hanno dato delle giustificazioni all’utilizzo di questa.
In particolare, in Italia, sono state escluse queste categorie di prodotti
In Italia sono esclusi dalla direttiva (UE) 2019/904 come stabilito dal Decreto legislativo 196/2021:
- tutti i rivestimenti in materiale plastico presenti in quantità inferiore al 10% del peso dell’articolo e che non costituiscano un componente strutturale principale dei prodotti finiti;
- gli articoli monouso in plastica biodegradabile e compostabile destinati al contatto con alimenti (come piatti, posate e contenitori) e certificati in base agli standard europei (UNI EN 13432 o UNI EN 14995)
- i prodotti con almeno il 40% di materia prima rinnovabile (60% dal 01/01/2024) se non ci sono alternative riutilizzabili dei prodotti in plastica monouso destinati al contatto con gli alimenti.
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Foto di Volodymyr Hryshchenko su Unsplash