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Una delle domande che mi rivolgono più spesso sulla cucina a legna è che cosa siano tutti quegli sportellini. Una ragazza mi ha chiesto addirittura se fossero dei cassetti per le posate! Se ne sa così poco di questi oggetti che la fantasia cerca di riempire gli spazi vuoti. Vediamo allora come funziona una cucina a legna e perché tutti quegli sportellini sono essenziali al suo funzionamento.
Il pannello o paraschizzi incluso con le vecchie cucine a legna e serviva a non sporcare il muro retrostante. Di solito è in acciaio smaltato come questo, oppure in acciaio rivestito in maioliche. Nel mercato dell’usato si trovano anche spaiati. Dopo gli anni Sessanta ha smesso di essere un pezzo incluso ed è diventato per tutti un accessorio da comprare a parte, motivo per il quale la maggioranza ha preferito piastrellare il muro dietro la cucina a legna. La piastrellatura sul retro non è sempre una scelta migliore perché il calore sviluppato dalla cucina a legna richiede delle piastrelle con bicottura e di un certo spessore, altrimenti si crepano.
Bianca, nera o marrone, si immette nella canna fumaria principale. L’attacco tra la canna e la stufa è un pezzo speciale in acciaio o ghisa, che diventa rovente e permette al tubo di non deformarsi con il calore del piano cottura. Un pezzo molto importante che montato male o, ancor peggio, infilato nella canna fumaria di un caminetto chiuso, può provocare fughe di monossido. Va smontata e pulita saltuariamente, un lavoraccio. Se la frequenza si intensifica, cioè la canna fumaria si riempie di fuliggine molto velocemente, bisogna controllare il tiraggio e il tipo di legna che si stanno utilizzando: o il tiraggio è esagerato (ma ce ne si accorge anche dalla quantità di legna consumata) oppure la legna è molto verde/umida, brucia poco e male, generando incrostazioni e fuliggine.
Lo scalda-acqua è una vasca con una parte sottostante più stretta che scende in profondità, arriva fin sotto allo sportello del forno. L’acqua in questo modo si scalda e resta sempre calda mentre la cucina a legna è in funzione. Ha anche la funzione di umidificatore. L’acqua si preleva con il primo mestolo da sinistra, quello in alluminio che ha una forma adatta a raggiungere il fondo del contenitore.
Il forno comunque è di solito una camera in acciaio con uno o due livelli su cui appoggiare le teglie. Si sviluppa più in lunghezza che in largezza e cuoce in modo uniforme senza avere la funzione “ventilato”: basta il ricircolo interno dell’aria calda. In genere non hanno termostati e solo le versioni più recenti hanno il vetro. Si può aggiungere un termostato da appoggio all’interno, io ne avevo messo uno con il quale mi bastava socchiudere lo sportello per verificare la temperatura. Come dicevo sopra, rivestendo il forno di malta refrattaria si può ottenere una maggiore coibentazione e temperatura interna.
Sui dettagli del suo utilizzo ci tornerò parlando di come si utilizza la cucina a legna.
In genere la legna si tiene fuori, in un posto riparato. Si usa quella tagliata l’anno prima e seccata durante l’estate, al sole. Per renderla ancora più secca e quindi farla bruciare meglio con più calore (e meno fuliggine nei condotti!), si inserisce in spazi appositi vicino o sotto alla cucina economica.
Nelle cucine a legna c’è sempre un apposito vano in basso, uno sportello grande e profondo, in cui va riposta la legna di prossimo utilizzo. Non serve per mettere tutta la legna che abbiamo, ma solo quella che si utilizza in due o tre giorni. Il vantaggio di questo vano è che, stando lì al caldo, la legna si secca meglio e avrà una resa migliore.
La camera di combustione e il cassetto per raccogliere la cenere (si vede aperto nella foto più sotto). Nel primo cassetto in alto si infila la legna e si accende il fuoco. Niente di più semplice e di più complicato. Se volevo piantare zizzania in un posto di montagna, mi bastava fare la cittadina ingenua e chiedere “qualcuno ha un metodo veloce per accendere il fuoco nella stufa?”. Dopo dieci minuti stavano già dando vita a delle faide familiari.
In realtà, ognuno ha la sua stufa e il suo metodo di accensione, devi trovarlo. Io, dopo molti tentativi (un eufemismo per crisi isteriche incontrollate seguite da monologhi stizzosi ai ciocchi di legno), ho adottato il metodo della pila svizzera anche detto “metodo a torcia”, che è anche il più ecologico. Al link trovate come si fa.
C’è un cassetto della cenere. La camera di combustione è dotata di una griglia alla base, dalla quale la cenere che si forma man mano, cade nel cassetto sottostante.
Il cassetto della cenere andrebbe sfilato almeno ogni paio di giorni, svuotando la cenere in un secchio apposito, così da poterla riutilizzare.
Se non sei una casalinga ossessivo-compulsiva, il tuo cervello archivierà la questione in “vabbé dopo lo faccio, è cenere, mica è dinamite”. Così rientrando ti ritroverai più volte al freddo perché da sotto al fuoco non arriva abbastanza aria, visto che il cassetto è strapieno di cenere. Oppure, quando finalmente ti decidi a sprecare questi due minuti nello svuotamento, ti ritrovi con il cassetto incastrato. Di nuovo troppo pieno. Quando riuscirai ad aprirlo grazie alla posizione del tiro alla fune con piede puntato, lancerai tre chili di cenere per tutta la cucina e su te stessa. Non ci sono soluzioni avveniristiche: gli aspirapolvere appositi per la cenere sono più rognosi da pulire che il cassetto della cenere.
In pratica, dopo un po’ di tempo accetti l’inevitabile e ti abitui a svuotare il cassetto della cenere ogni cavolo di maledettissima sera, senza mai saltarne una, anche quando stai barcollando dal sonno di ritorno dalla ciaspolata di capodanno, che è l’equivalente di stanchezza di un rave party di tre giorni.
Per la mia esperienza, di tutte le parti della cucina a legna, le più importanti e quelle che danno più da fare sono i tubi della canna fumaria e il maledetto cassetto della cenere. Il resto va da solo.
Con la leva di tiraggio. Il fuoco si alza e si abbassa tramite la leva di tiraggio. Di solito è un ferro lungo con una manopola finale, che spunta da sotto il piano di cottura, ma può essere anche in altre posizioni. C’è sempre, è essenziale. La leva di tiraggio determina quanta aria viene immessa nella camera di combustione e nella canna fumaria. Con più aria, la fiamma si alza e sviluppa più calore, con meno aria si abbassa e sviluppa meno calore. Si regola a mano, semplicissimo. Io per esempio la tenevo a metà quando dovevo alzare la temperatura nella stanza o cuocere qualcosa di impegnativo tipo la pizza nel forno, mentre la tenevo quasi chiusa per mantenere la temperatura senza alzarla o fare una cottura lunga a bassa temperatura. La stessa cucina a legna in un’altra casa potrebbe funzionare diversamente, perché dipende tutto dalla canna fumaria, dalla posizione dei tubi ecc.
Questo articolo ti è stato utile? Nel precedente ho spiegato quando vale la pena di utilizzare una cucina a legna, mentre nei prossimi troverai quali sono i vantaggi e svantaggi della cucina a legna e come comprare una cucina economica usata, se vale la pena di riutilizzare una cucina economica antica, quali accessori e pentole si possono utilizzare e alcune pratiche di cucina ecologica con la cucina a legna!
8 Commenti
Il cassetto della cenere! 😀 Ecco una cosa che potrebbe spegnermi un pochino l’entusiasmo… Ho smesso l’uso del camino per due motivi: primo, non mi riusciva di trovare uno spazzacamino per pulire la canna fumaria (che presumo abbia decenni di zozzeria incrostata, anche se nonostante questo tira che è una meraviglia); due, pulire quel casino la mattina dopo. Immagino che tirare fuori un cassetto e vuotarlo in un secchio non sia molto più faticoso che scopettare via la cenere e i resti carbonizzati dal camino (spargendo polvere e zozzo ovunque), ma mi aspetto sempre di essere smentita 😅 (lo so che il camino è tutt’altra storia, infatti una delle nostre idee, all’epoca di sistemare questa casa, era se tenere il camino o mettere una stufa al suo posto. Poi abbiamo visto che ci veniva di meno a rifare il camino – che in effetti è bello, sono stati bravi i muratori – però usato pochissimo. Col senno del poi potevamo pure risparmiarcelo del tutto, anche se probabilmente da più valore alla casa).
I camini a legna aperti ormai non si possono più usare per le emissioni… e comunque sono molto più rognosi delle stufe e cucine a legna! Sporcano tanto di più. Con la cucina a legna e una canna fumaria fatta bene, basta abituarsi a svuotare la cenere e muovere le braci con il ritmo necessario. Diventa una routine. Noi avevamo una cucina a legna come quella di Grazia nella casa in affitto, adesso che abbiamo comprato ne abbiamo presa una moderna che durerà almeno cinquant’anni. Rispetto all’altra non c’è paragone, sporca molto meno, é da svuotare meno spesso, si regola meglio il calore del piano cottura e del forno.
Ne sono felicissima! 😅
concordo, io il camino l’ho acceso poche volte e ho passato il pomeriggio a muovere legna e cercare di andarmene … ma ogni volta dovevo tornare a sistemarlo o pulire qualcosa che cadeva. Tra l’altro nella mia prima casa c’era un caminetto di quelli moderni ma enormi, ed era stato posato su un pavimento in parquet verniciato lucido, senza nemmeno un pezzetto di pietra protezione attorno… non so quale mente criminale avesse ideato l’accoppiata per andare a fuoco il più velocemente possibile 😅 Comunque dopo un pomeriggio a rianimarlo e rabbrividire a ogni cosa che partiva verso il parquet, ho lasciato perdere. Mi sono rifatta in montagna 😉
Al cassetto della cenere sono morta! 🤣 Avventure che ho avuto anch’io con la precedente cucina a legna! Che ricordi… ma vogliamo parlare anche dei lapilli sparati all’apertura della camera di combustione? 🙃 ero diventata specialista nel saltar via in tempo! Un abbraccio Grazia, grazie che ci strappi una risata persino con una spiegazione tecnica!
I lapilli… sì! Ricordo bene i primi maglioni a buchi!!! Poi ho imparato a stare lontana 🙃 un abbraccio Federica!
Per rispondere alle varie su emissioni & c. della cucina a legna, ho pubblicato anche il post a tema! 😀 Buona domenica! https://erbaviola.com/2022/11/06/vale-la-pena-acquistare-una-cucina-a-legna-antica.htm
buonasera, articolo molto interessante. ho “ereditato” una stufa a legna che usiamo da qualche anno per cucinare sulla piastra. non abbiamo mai utilizzato però il forno, la prima volta che l’ho pulita ho trovato del materiale sabbioso sul fondo del forno, essendo molto sporco l’ho asportato e buttato ma non so come fare per sostituirlo, di che materiale si tratta o di quali altri accorgimenti devo fare uso, tipo quello che indicava Lei la malta refrattaria. ho il dubbio che così come è non si sprigioni calore sufficiente nel forno.
mi faccia sapere qualche dettaglio in più per cortesia.
grazie,
Marco