[Foto sopra: provvisoriamente cucio in cucina, si nota?]
Il cucito in generale ha molte finalità, dal modellare un abito sartoriale al passare la vita a comporre coperte con pezzettini minuscoli di stoffa come gli Amish. L’eco cucito invece ha finalità precise di riciclo, riuso e confezione di capi con stoffe sostenibili e quanto più possibile locali (usate, nuove, in fibre naturali o provenienti da plastica riciclata). In pratica, con l’eco cucito si tolgono così i tre fattori più pesanti della fast fashion: il trasporto intercontinentale, la bassa qualità e la schiavizzazione dei lavoratori del tessile nei paesi del Terzo Mondo, dove tutti questi colossi impiantano le loro produzioni. Anche un certo minimalismo, perché facendo da sé ci vuole un bel po’ per riempire un armadio – anche questo non è un aspetto da sottovalutare!
In pratica, chi fa una scelta ecologica, a tutela del pianeta, può scegliere tre vie per abiti, accessori e biancheria della casa: solo pochi acquisti consapevoli e sostenibili, i vestiti usati e il refashion, oppure l’eco cucito.
Perché preferisco l’eco cucito agli altri metodi sostenibili
Tutti e tre i metodi sono efficaci, non esiste un metodo migliore dell’altro e, anzi, spesso si prende un po’ dall’uno e un po’ dall’altro. Personalmente, sull’usato e il refashion (trasformazione di vestiti usati) trovo molti limiti quindi scelgo più spesso l’eco cucito o acquisti molto sostenibili. Il mio non è un blocco solo sul fatto che l’oggetto sia usato ma anche sul tempo. Ammiro chi trova tutto quello che gli serve nell’unico negozietto vintage sotto casa ma non conosco queste persone di cui faccio un gran leggere su Instagram. Persino un paio di proprietarie di questi negozi mi dicono che non hanno clienti che si vestono completamente da loro… e nemmeno per metà! Sebbene le tagghino su Instagram affermandolo. Misteri.
Io ho pochi vestiti come raccontavo un po’ di tempo fa, ma oltre alla questione ecologica, devono piacermi, starmi bene e essere adatti a me. Probabilmente, per comprare abiti usati e rispettare questi punti, dovrei passare tutte le giornate a vagare tra tutti i negozi vintage della regione. Un po’ troppo impegnativo per me. Forse qualcuno con taglia da saldi (38-40) e meno esigenze estetiche può farcela. Tipo una modella rockabilly con molto carattere.
L’acquisto sostenibile, invece, è una strada che ho cercato di percorrere per molto tempo, che saltuariamente percorro ancora, ma è spesso estenuante come quella degli abiti di seconda mano. Bisogna controllare il produttore, il materiale, scandagliare l’archivio di Altraeconomia, i quotidiani delle aree del tessile e la memoria esagerata della mia amica Greta che si ricorda anche di quando hanno beccato Tizio Stilista a fabbricare tutto in India mentre si vantava del Made in Italy dei suoi capi (ce ne sono parecchi purtroppo e non tutti abbiamo un’amica Greta!).
A volte trovo indicazioni come “Cucito a mano con amore in Italia“. Stanno per partire i cuoricini dalle pupille quando il cervello frena: ok, l’avete cucito in Italia. Dove? Perché anche in Italia ci sono delle fabbriche schiaviste con gente che vive lì giorno e notte. E poi la stoffa da dove viene? Come è tinta? Se non è possibile saperlo, occhio. Perché ormai nella fast fashion si vantano anche di darti l’etichetta compostabile, figurati quanto si vanterebbero se la stoffa fosse in fibre naturali o se avessero pagato il giusto agli operai! Troveremmo i vestiti ricoperti di etichette (compostabili) in cui ci raccontano quanto sono bravi e sostenibili – in genere proprio per nascondere l’aspetto insostenibile.
[Foto sopra: o troppa luce o troppo poca… o azzurro mare!]
La mia soluzione per meno stress: l’eco cucito
Alla fine, a me vengono dei gran mal di testa e detesto perdere tutto questo tempo a rincorrere etichette che non dicono nulla. I produttori realmente sostenibili non fanno tutto quello di cui ho bisogno e, anzi, spesso lo fanno nella versione “figli dei fiori” e mi vogliono sempre vestire con il camicione in lino d’ordinanza. Non amo le divise, l’ho già detto. Così alla fine l’eco cucito è da molto la mia soluzione principale: impari a cucire una volta e ti dura per tutta la vita. Una macchina da cucire di base, magari usata come tutte le mie macchine da cucire, costa quanto una maglietta di H&M che ti dura due lavaggi.
Con una macchina da cucire base, un po’ di filo e un paio di forbici, ci si può fare un guardaroba intero, accessori e tutto quel che serve in casa. In realtà si potrebbe fare anche cucendo a mano ma io non gradisco tempi così lunghi. Ho anche un lavoro e una vita, i vestiti che faccio vorrei metterli in questa di vita.
Come mi organizzo adesso per cucire i miei vestiti
Attualmente il mio spazio in casa dedicato al cucire è zero. Quindi, come la maggior parte di chi cuce in casa, quando arriva il momento di cucire, devo tirare fuori tutto, occupare il tavolo della cucina e poi mettere via di nuovo per poter cenare. Uno spasso, proprio. In questo momento ho due cassettiere e diversi contenitori nel ripostiglio. Da lì prendo quel che mi serve (poi devo sempre fare almeno tre giri per quello che ho dimenticato). Infilo tutto nel borsone rosso della macchina da cucire principale e trascino il mastodonte sul tavolo della cucina.
Nel giro di dieci minuti la cucina assume questo aspetto inutilizzabile. Se arriva qualcuno devo difendere la cucina piazzandomi sulla porta e placcando chi cerchi di entrare. Ah vuoi il caffé? Stai lì che te lo porto io. No, non puoi venire in cucina a chiacchierare intanto che lo faccio. No, anche il giardino è chiuso, è chiuso tutto quello che passa per la cucina. No, niente spuntino, mi sbricioli sul lavoro. Dai, non si può cucire così.
In più il tavolo rotondo è proprio comodo per cucire, non so perché le sarte si ostinino a usare dei tavoli rettangolari. Con il tavolo rotondo, vicino a te non c’è spazio per nulla ma continui d’istinto ad appoggiare le cose di fianco sentendole cadere a terra. Dovunque metti gli spilli, ti dovrai alzare ogni due minuti per fare il giro del tavolo e prenderli. Lo tesso per le forbici. Se poi devo tagliare un telo rettangolare, con il tavolo tondo devo togliere tutto quello che c’è sopra, allargarlo fino ad arrivare dai vicini di fronte e nel vigneto dietro, poi forse posso avere una misura ovale sufficiente a contenere il rettangolo che devo tagliare.
Per non parlare poi dell’appoggio della macchina da cucire, ho lasciato il meglio per ultimo! Comunque io la metta, c’è un pezzo di tavolo che sporge e mi arriva nello stomaco. D’altra parte è anche lei un rettangolo in un cerchio, come il telo. “La geometria non è un reatoooo”.
Tutto questo, unito alla comodità della sedia La Marie progettata da Philippe Starck con una speciale formula autoadesiva per chiappe, efficace specialmente in estate, rende l’eco cucito qualcosa di parecchio godevole.
Non c’è da stupirsi che ultimamente, piuttosto che fare un orlo, cambio vestito. Sono rimasta con un solo paio di pantaloni.
I grossi limiti del cucire sul tavolo della cucina
Non ne ho ancora dette abbastanza sull’utilizzare un tavolo in cucina per cucire? C’è anche il fattore luce. Grazie all’esposizione a sud, la peggiore per cucire, quando comincio c’è di solito una bellissima luce che entra dal giardino e mi acceca. I quadretti del tessuto scompaiono nel bianco abbagliante, vedi foto dimostrativa. Non ci si potrebbe vedere meglio e peggio. Tutto sovraesposto: gli aghi li infili benissimo, ma per seguire la linea di taglio su un piccolo quadretto vichy… lascia ogni speranza.
Però non preoccupiamoci troppo, perché appena ho finito di tagliare…
… arriva la sera o la nuvola di Fantozzi. La foto è realistica.
Sono lì finalmente pronta alla parte migliore, quella in cui faccio andare il bolide della cucitura e niente, sono al buio. Buio buione.
Nel caso sopra, reale, ho passato un’ora ad aprire il tavolo, dividere e tagliare una tovaglia per trasformarla in tovagliette americane e tovaglioli. Una cosa micragnosissima perché il tessuto ha dei quadretti piccoli in grigio chiaro su bianco e vanno seguite le linee per non far venire il motivo storto rispetto al taglio. Finita l’impresa, con ormai la schiena di un minatore di Birmingham, mi consolo pensando al divertimento che mi attende con la parte di cucitura. Perché sì, le macchine da cucire sono molto divertenti, a me piace un sacco il momento in cui lavoro con la macchina, il resto è solo fatica necessaria per arrivarci.
Il tempo di rispostare tutto, chiudere il tavolo, ritraslocare la macchina e il resto della mercanzia sul tavolo. Mi reincollo al policarbonato della sedia e sono pronta. Nel frattempo però è diventato inspiegabilmente buio e mi sembra di essere Laura Ingalls che cuce sulla Singer di fine ottocento a lume di candela (per chi non lo sa, la vera Laura Ingalls è l’autrice de La casa nella prateria, il libro che ha ispirato la serie cult degli anni ’80. Era una scrittrice a cui piaceva cucire a macchina).
Foto di Darling Arias on Unsplash
Come ho organizzato l’eco cucito in altre case
L’eco cucito, con i problemi logistici che vi ho appena raccontato, ha avuto poco spazio da quando ci siamo trasferiti in Romagna. Potete notarlo anche nelle foto dalle mie tende a pacchetto tenute su con le mollette da bucato. Non le ho ancora finite perché solo l’idea di mettere gli occhielli per i meccanismi a pacchetto su tende da due metri e mezzo… sul tavolo ovale… Non ci posso pensare!
Nonostante questo, non è stata la soluzione più rocambolesca che ho avuto negli anni. Un paio potrebbero essere utili a qualcuno che ha poco spazio. Una soluzione la potete vedere in una foto orrenda di un post di molti molti anni fa. Due cassettiere metalliche, un piano di recupero e la postazione improvvisata era pronta. Una volta finito, mettevo nello stesso posto il piano di lavoro (contro il muro di piatto), le due cassettiere davanti e la macchina sopra. Una porta che restava sempre aperta nascondeva l’insieme che comunque risultava … due cassettiere rosse con sopra una macchina da cucire. Niente di brutto o disordinato. Onestamente, era comodo. Ma avevo un grande tavolo rettangolare per il taglio lì vicino, una scrivania che veniva usata raramente.
Un’altra soluzione che ho trovato funzionale era quella di una cassettiera grande di legno, a rotelle, con sopra la macchina da cucire. Trasportavo tutto fino al tavolo della sala che non serviva per i pasti di tutti i giorni. Con cassettiera più macchina avevo tutto il necessario pronto in due minuti ed era altrettanto veloce mettere via tutto.
Il mio futuro laboratorio per eco cucito e altro
In questo periodo in cui ero in convalescenza e per la maggior parte del tempo ferma seduta o sdraiata, ho cercato una soluzione che risolvesse il disagio e mi desse un posto attrezzato e stabile per i miei lavori. Sì, non ho fatto indigestione di serie tv, anche se ho visto la nostra Marie Kondo in una serie in cui mi ha fatta rabbrividire, preparatevi, di questo vi parlo un’altra volta.
Nel mio laboratorio, dicevo, deve entrarci non solo il cucito ma anche il restauro, la tappezzeria, tutto quello insomma che mi piace fare per me e per gli amici (come dicevo non autoproduco tutto ma solo quello che mi piace, barattando). Ho spostato la mia attenzione sull’ex garage. Gli ex proprietari l’avevano già trasformato in un locale con coibentazione, riscaldamento e serramento blindato, con approvazione del comune. Noi l’abbiamo fatto imbiancare come il resto della casa. Poi l’abbiamo trasformato nel deposito di qualunque cosa avanzasse dopo il trasloco o non sapessimo dove mettere. Noi quando vogliamo far casino, lo facciamo bene, con criterio. Qui lo vedete già nella forma in cui si può arrivare alla portafinestra, perché dopo il trasloco era pieno fino al soffitto e non si arrivava la fondo. Ho avuto degli incubi in cui la dottoressa Zasio mi chiedeva se dormivo lì in mezzo, con quella sua aria misto pietosa e schifata.
Siccome ci sono avanzate anche due scrivanie, un carrello da cucina, un baule della bisnonna, qualche cassettiera spaiata… questi saranno la base del mio laboratorio. Per ora stiamo svuotando (regalando, vendendo, riciclando) e intanto io cerco idee su come organizzarlo al meglio per farne la mia postazione fissa per tutto. Il mio laboratorio. Il nome “craft room” preferisco lasciarlo alle americane, anche perché io non faccio i ritagli con i foglietti di carta di ottantamila colori. Ho finito l’asilo a cinque anni magna cum laude. Il mio concetto del cucito è che se non devo fare qualcosa di utile e necessario, vado in spiaggia o in giro per boschi, non mi interessa una stanza perfettamente arredata per uno stand di Abilmente.
Foto di Annie Spratt on Unsplash
Le mie ispirazioni per uno spazio di eco cucito
Dove mi sono ispirata quindi? Ok, lo ammetto, le craft room e sewing room super eleganti delle americane le ho guardate anche io. Ve ne ho messa una sopra per farci venire tutti insieme l’invidia e il senso di inadeguatezza verso Barbie. In Italia costano come arredare l’intera casa. In più guardo solo le foto, non leggo perché mi deprime sentire di stanze super-attrezzate, di macchine da cucire da tremila euro per fare il poggiapentola quilting con centordicimila pezzettini microscopici di tessuto che hanno tagliato apposta da tessuti interi nuovi. Viviamo in mondi troppo distanti, perdonatemi amiche americane con le meravigliose Sewing room. Io mi sento già fortunatissima perché riesco a ricavare un laboratorio in un ex garage.
Allora ho guardato a come si sono organizzate le persone reali, quelle che cuciono davvero, quelle che realizzano davvero abiti, accessori e cose utili in genere. Mi limito alle tre che mi hanno ispirata di più e sono vere miniere di idee sensate e di sfruttamento millimetrico dello spazio.
Prima di tutte, Sara di Stoffe nel cassetto. La seguo da diverso tempo perché ha modi molto gentili. Non amo molto chi fa filmati urlando “Ciao amiche cucirine ciccineeee” e non ha nemmeno idea di cosa deve mostrare. La maggioranza purtroppo. C’è un’invasione di video di gente che spiega cose che non sa, filmandole sfocate con il cellulare. Sara invece è una di quelle che mi piacciono di più, perché spiega in modo ragionato, organizzato e tranquillo. Tra l’altro vi consiglio di cuore il suo corso base sulle macchine da cucire, che ha un costo piccolissimo per una quantità di contenuti. C’è sia in presenza nella zona di Rimini-Sant’Arcangelo che online. Io farò tra poco il suo nuovo corso online di cartamodelli per gonne. Lo sta preparando da molti mesi, ce l’ha anticipato sui social e son qui che scalpito all’idea di potermi fare finalmente i miei cartamodelli per il resto della vita, senza dipendere dall’acquisto continuo di roba tradotta con fantasia o pubblicata male! (Se interessa anche a voi, guardate da martedì 28 sul sito perché ha annunciato uno sconto per i primi giorni di iscrizione).
Comunque qui la volevo citare per un altro motivo e ho divagato sull’onda dell’entusiasmo per il nuovo corso. La cito perché il suo tour degli spazi in cui cuce mi ha dato l’idea di quanto si possa fare in uno spazio molto contenuto. E’ molto interessante l’idea di staccare la postazione in cui si cuce dal posto in cui si conservano stoffe e cartamodelli, che occupano sempre la maggioranza dello spazio. Le ha messe in due stanze diverse, più tante altre idee per organizzare i vari attrezzi.
Folgorazione poi con CreativaMente che ha trasformato una cabina armadio di soli due metri quadri in una perfetta stanza da cucito. Questa è magia! In questi due metri ci sono tante di quelle idee che ho dovuto prendere appunti. Inoltre, vedere che persone che cuciono così bene, a livelli alti, lavorano in spazi piccolissimi, è stato un incentivo notevole! Se mi avessero posto la domanda, avrei scommesso che lei era una di quelle con un’intera stanza dedicata al cucito. Il video della sua postazione di cucito nella cabina armadio.
Infine, una super esperta, Leimomi Oakes di The Dream Stress. Lei è neozelandese, storica della moda all’università e costumista teatrale, con uno spazio di lavoro piccolo. Riproduce antichi abiti per la tv e il teatro, inoltre crea dei cartamodelli di abiti antichi che si possono acquistare dal suo sito. Un mostro del cucito, insomma. Vi invito quindi a guardare le foto del suo piccolo spazio del cucito sul suo sito. E’ in inglese ma le immagini si capiscono ugualmente. Assomiglia molto al laboratorio delle costumiste, con mobili di recupero, stoffe accatastate ovunque e macchine da cucire vintage, solide, indistruttibili. Non ha quelle librerie ordinatissime con tutti i quadratini di stoffa in ordine cromatico, da postare su Instagram.
Foto di Maria Krasnova on Unsplash
Le vostre ispirazioni per uno spazio di eco cucito?
Ho condiviso le mie ispirazioni per questo nuovo progetto. Condividerò passo a passo la trasformazione da “stanza rebelot” a laboratorio, ma intanto… chi di voi cuce come si è organizzata o organizzato?
Fatemi sapere le vostre idee e, se avete voglia, le foto di quello che avete fatto. Mandatele a grazia@erbaviola.com.
Mi piacerebbe fare un post condividendo le foto di spazi reali, non allestiti solo per il fotografo, perché credo che sarebbero di grande incentivo a chi vuole cominciare. Vedo che molti pensano invece che ci voglia un’attrezzatura esagerata e interi appartamenti. I racconti e le foto sarebbero interessanti anche per chi lo fa già… un grande scambio di idee e accorgimenti per renderci la vita più semplice e il mondo un po’ più libero dagli stracci sintetici made in Cina! Cosa ne dite?
Aspetto le vostre idee e realizzazioni!
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Credits: Le fotografie, dove non altrimenti indicato, sono di Erbaviola.com
22 Commenti
BENTORNATAAAAA!!!! Sono contenta di sentirti così carica e con tanti nuovi progetti! E guarita visto che leggo che sei in convalescenza! ti abbraccio forte cara Grazia!!!
Ti seguirò passo a passo su questoprogetto del trasformare il garage in un laboratorio (anche io non amo l’inglesismo “craft room”!). Mi hai appena dato un’idea geniale. Anche noi abbiamo convertito un garage tanti anni fa, però non è riscaldato come il tuo e nemmeno imbiancato. Anche nel nostro caso è diventato il magazzino della casa… l’idea all’inizio era di fare una camera in più per i figli o una zona palestra, ma hanno così tante attività fuori che le camerette sono più che sufficienti! XD Ora vado ad avvisare mio marito di cosa lo attende durante le ferie… il mio laboratorio in garage!
Grazie Melissa!
Ora mi sentirò in colpa per aver sottratto una stanza ai ragazzi e … per il lavoro estivo del marito… spero che non vengano a lamentarsi!
Ti abbraccio forte anche io!
Scusa scusa scusa… ma che è quel nuovo “mastodonte” come l’hai chiamato? Dove sono le macchine vintage che usavi?Cioè, mi salti fuori così con sta astronave senza presentarla?! Non si fa amica, non si fa!
Un abbraccione e grazie come sempre per le risate… sono poche a non prendersi sul serio nel cucito creativo!
Uh, che argomento! Ho pensato di dedicargli un post perché la questione riguarda proprio l’acquisto delle macchine da cucire usate. L’astronave (LOL) è anche lei un usato, ma questa volta mi sono fatta aiutare da esperti. Mi sono voluta fare questo regalo perché stavo iniziando ad essere molto contrariata dalle macchine precedenti, lo racconterò presto insieme a dove sono finite (happy end!), perché ho scelto questa astronave (o lei ha scelto me!) e come comprare un usato facendo un affare vero.
Ti spoilero solo questo: Elna Experience 620, meccanica Elna ed elettronica Janome. Non aggiungo altro.
E’ lunedì mattina è lunedì mattina è lunedì mattina e c’è il post di Erbaviola! Ma c’è solo il post o mi sono persa io la newsletter? non ce l’ho nemmeno nello spam… mi è arrivato solo il post negli rss…
Oh là, finalmente ho fatto il viaggio in treno al lavoro con il post di erbaviola del lunedì…eccheccavolo, mi sei mancata! Ora non te ne andare di nuovo eh, devi stare bene, capito? E scriverci tanti post per sollevare chi è ancora legato mani e piedi a un lavoro da pendolare. Non cucio nemmeno un bottone però scritto da te leggerei anche il manuale di sartoria completo. Se ti può consolare ho gli stessi problemi di luce/spazio lavorando a maglia!!! consigli zero, tutta la famiglia sopporta pazientemente che sgombri il tavolo della cucina,.. quindi attendo i tuoi di consigli! Già la cosa delle cassettiere… interessante.
Ciao Serena, non hai perso la newsletter, l’ho mandata alle 13.30!
Ti mando un abbraccione, grazie per il messaggio davvero simpatico! Mi piace essere la compagnia di inizio settimana per il tragitto al lavoro. Sui post di organizzazione lavoro… contaci!
Un abbraccio!
Buongiorno Erbaviola e bentornata!!
Quando sparisci per un po’ peso subito … ops! cos’è successo? Sempre sperando in accadimenti felici….
Spero che il momento difficile sia passato e quasi dimenticato e che tutto vada per il meglio!
Continuo a leggerti e aspetto un prossimo corso di “cambio vita”!
Un abbraccio
Ciao Cristina, grazie!!! D’ora in poi mi impegno a non sparire o a farlo solo per cose estremamente piacevoli!
per il corso, stavamo proprio ragionando oggi per una data a Bologna in settembre… sarà telepatia! Un abbraccio!
Attendo speranzosa! Come faccio a essere sicura che non mi sfugga?
Avviserà nelle newsletter?
Grazie
Sì Cristina, avvertirò sicuramente nella newsletter e molto prima di aprire le iscrizioni, così gli iscritti alla newsletter saranno avvantaggiati e avranno una data certa di apertura delle iscrizioni. L’ultima volta purtroppo sono esaurite in pochi giorni e sono rimaste fuori alcune persone che attendevano da tanto. Stiamo lavorando per avere qualche posto in più ma sempre mantenendo il corso per un gruppo ristretto, in modo che sia un’esperienza di crescita appagante e significativa, senza confusione.
Ciao Grazia, è bello trovare una tua newsletter. Anch’io sto facendo un po’ di ordine e ripensando al mio “spazio felice”. Ho ereditato la sala della nonna di mio marito a moduli, l’ho portata in soffitta l’ho divisa tra dispensa e cucito, ricamo maglia. Dopo questo tuo post mi sento motivata anch’io e cercherò di organizzarmi al meglio così da poterti inviare la mia foto. La foto in realtà è la scusa per spronarmi a sistemare. Buona guarigione.
Ciao Fiorella, che bella definizione “spazio felice”!
La foto la aspetto con trepidazione… questo è utile come motivazione? 😀 La aspetto davvero!
Un abbraccio di buon lavoro!
Ciao Grazia, che bel post! Io per il momento recupero soprattutto i vestiti delle mie figlie con toppe multicolor ricavare da vecchi vestiti (sempre delle bambine) e rammendo i calzini da lavoro del marito usando l’uovo di legno della sua bisnonna che ho ereditato quando mi sono sposata. Seguirò i tuoi suggerimenti perché vorrei imparare a cucire a macchina ma non ho spazio dove tenerla!
Ciao Chiara, che immagine romantica il rammendo con l’uovo di legno della bisnonna!
Di sicuro parleremo spesso di cucito d’ora in poi e secondo me, con questo uso intensivo delle toppe, già una macchina base ti divertirebbe tantissimo! Sul dove tenerla… lo vedremo per prima cosa 😉
Ciao Grazia, la mia prima idea di dove organizzare una postazione del cucito, è stata quella di riciclare un armadio vecchio di legno ad un’anta che ho in cantina eredità di qualche prozia. Uno di quelli che hanno una notevole profondità. Lo avrei allestito con tavolino a scomparsa e vari ripiani per riporvi il necessario compresa la macchina da cucire. Si apre nel momento del bisogno e poi si richiude come un semplice armadio di arredo. Poi però mi sono resa conto del motivo per cui è rimasto tanto tempo in cantina…non mi passa dal cancelletto di casa…quindi ho accantonato l’idea ed ho dovuto trovare altra soluzione. Allora che fare? ho sfruttato l’altezza della mia vecchia casa ed ho creato un piccolo soppalco, un pò basso per la verità… ma lì ho finalmente accorpato tutto il necessario dei miei vari hobbies creativi che erano dispersi un pò in tutta la casa. Ti ho inviato le foto. A presto, Roberta
Ciao Roberta, ho guardato anche nello spam ma non ho ricevuto le foto… puoi controllare l’invio? Grazie, ci tengo! Tra l’altro dalla descrizione mi sembra una soluzione geniale e sono certa che possa aiutare chi ha soffitti alti a sfruttare meglio questo spazio. Un abbraccio!
Re re-invio, sperem che stavolta arrivino..! Un abbraccio anche a te. Roberta
“Il nome “craft room” preferisco lasciarlo alle americane, anche perché io non faccio i ritagli con i foglietti di carta di ottantamila colori. Ho finito l’asilo a cinque anni magna cum laude.”
GRANDEEEE!!! 😂😂😂 Mi hai divertita tantissimo con questo post, grazie per le risate e per avermi fatta sentire “a casa” con qualcuno che finalmente non fa del “cucito creativo” una questione di stato, sentendosi pari a Van Gogh!!! Io ho la fortuna di avere mia mamma che cuce e anzi ha trasformato la mia vecchia camera nella sua stanza del cucito! Adesso quando torno in Italia mi tocca dormire tra macchina da cucire, manichino e asse da stiro… però vengo ricompensata del disagio con abiti su misura e allora sopporto 😜 Magari al prossimo giro le chiedo di darmi qualche lezione, mi hai fatto venire voglia!
La mia idea per riprendere (a studiare) a cucire a macchina era utilizzare una cameretta che, con la ristrutturazione della cucina al piano sotto sarebbe rimasta libera. Purtroppo i lavori si sono arrestati e niente, la cameretta ora è il salottino della tv, molto carino (c’è pure una libreria, il tavolino, è un ambiente fresco in estate e caldo in inverno, non fosse per la mancanza di luce solare sarebbe perfetto) però io ancora non ho un piccolo laboratorio. La mia scrivania è attualmente occupata dal pc. -_- Confido nella prossima casa (e comunque devo riprendere seriamente a cucire, lo so, uff. Aspetterò settembre e il ritorno di mia madre. Dopotutto avere una come lei è meglio di qualsiasi corso online (oddio, con la sua leggendaria pazienza mica lo so, eh…)
Mi sono persa con le fasi del progetto, lo ammetto! 😀 Quindi da quello che capisco, ora devi tirare fuori la macchina e rimetterla via come prima? Santa pazienza!!! Le lezioni di mamma sarta professionista devi assolutamente farle, armati di pazienza… tutti quelli bravi hanno un caratteraccio 😉
Sono certa che se ti ci metti lo trovi lo spazio in casa per una scrivania con sopra la macchina da cucire! oppure valuta nelle prossime puntate, condividerò il mio vecchio metodo della cassettiera. Un abbraccio!
Quando alla fine di ogni tuo articolo c’è scritto “ti è piaciuto questo articolo” io mi rispondo da sola … siiiiii!
Bentornata Grazia!!! Invidio molto chi sa cucire, io sono un po’ “ciospa” … nel senso che parto sempre con progetti fantasmagorici, tipo un tailleur, un abito da sposa, una gonna con mille piegoline …. poi ovviamente faccio un disastro dopo l’altro.
ahahah Cri mi fai morire! Grazie del bentornata, benritrovata anche tu! Io avevo il tuo stesso problema sai. Infatti mettendo a posto ho trovato ‘reperti bellici’ di una certa datazione, tra cui (qui la Kondo mi morrebbe davanti, secca)… Un abitino estivo iniziato almeno 15-18 anni fa a giudicare dalla taglia, probabilmente uno dei miei primi lavori in stile “parto oggi e domani sono stilista”. Mi ero persino dimenticata di questa stoffa, adesso ne ricaverò una maglietta (questo temo sia molto indicativo della taglia XD ) perché non si spreca niente. Però lo farò con i miei nuovi tempi: prima imparo e poi parto.