Teoricamente, viaggiando attorno a un buco nero supermassivo rotante, potresti andare avanti e indietro nel tempo. Interessante, vero? Soprattutto perché si ritiene che in ogni galassia, compresa la nostra, ci sia almeno un buco nero supermassivo. Dico “in teoria” perché stiamo parlando di fisica teorica: ci sono i calcoli, che grossomodo saranno corretti, ma un giorno potrebbe succedere (come è successo pochi anni fa con la teoria delle stringhe), che ci si accorga che l’ipotesi iniziale non è del tutto esatta o che il calcolo non è stato sviluppato così bene e il tutto viene rielaborato, migliorato, compreso meglio.
Cosa c’entra il buco nero supermassivo con la mia quotidianità è presto detto.
Non vi lascerò qui a trastullarvi con facili giochi di parole sui buchi neri, sebbene si prestino meglio di altri a qualche risata. Non sarò nemmeno così antipatica da fare giochi di parole sulla misurazione dell’entropia dei buchi neri e del calore: chi non conosce la questione non troverebbe niente di cui ridere. Basti sapere che è un caos imprevedibile, però è un caos che è stato validato con delle formule precise.
La mia invadente quotidianità del buco nero supermassivo, invece, non gode di formule così precise pur essendo un altrettanto incontrollabile caos entropico. Ma pace, tanto a cosa serve avere una formula che dice solo che non ci sono regole predittive nella tua vita? Intendo al di fuori della fisica teorica, ovvio. Sei in un sistema caotico a tratti entropico, in pratica il mondo è un gran caos con tue limitate possibilità di intervento, fattene una ragione e prendila come viene.
Se poi aggiungiamo l’entropia…
L’entropia stessa, in realtà, sarebbe la misura di un sistema: è la misura del suo disordine. Il doppio senso di questa parola, entropia, mi ha sempre creato del disagio. In letteratura e nella comunicazione in genere, l’entropia è solo uno stato caotico in cui non è possibile comunicare, mentre nella fisica è una funzione, o una formula, una qualche misurazione di cosa sta facendo e verso cosa si avvia un sistema. Da una parte è caos, dall’altra è una misura precisa. In ogni caso, sono ormai convinta che la mia realtà ruoti attorno a un buco nero supermassivo e ne venga sporadicamente risucchiata, fatta vorticare e buttata fuori in forma diversa, con risultati alquanto allucinogeni. Una prova? Vedo cose che teoricamente non dovrebbero esistere, eppure sono lì e le vedono anche gli altri. Possono essere uscite solo dal buco nero supermassivo della nostra galassia.
Il buco nero supermassivo in cui mi gettano gli agenti immobiliari
L’invadente quotidianità di questo buco nero supermassivo ultimamente si è concretizzata nell’esigenza di guardare di nuovo le case in vendita. Appena finito il mio ultimo trasloco, ho festeggiato il giorno in cui non avrei più guardato un’inserzione immobiliare per anni, in cui non avrei più fatto gli esercizi di respirazione prima di entrare in una casa pericolante, in cui avrei smesso di vedere foto di wc aperti e di ricevere proposte oscene prive di contenuti sessuali.
Invece no. Il buco nero supermassivo mi ha risucchiata un’altra volta sbatacchiandomi avanti e indietro nel tempo, tra realtà parallele ma convergenti, e mi sono ritrovata nelle vesti di “amica sul posto”, “consigliera esperta” e “scovatrice di occasioni imperdibili” per ben tre coppie di amici che si sono innamorati della zona.
Memo per me: la prossima volta me ne sto zitta e rispondo a tutti “No, si sta malissimo qui, umido da morire e tutti antipatici, la spiaggia è più bella a Coccia di Morto. Si vivacchia e male, non venire, vengo io a trovarti a Milano, anzi ci vediamo sotto il ponte della Ghisolfa che ho bisogno di vedere posti belli.”. Invece no, mi faccio coinvolgere dal loro entusiasmo. (Dai, dai, mi diverto).
Al di qua dell’invadente quotidianità del buco nero supermassivo
Quindi, da aggiungere sulla tabella di marcia della mia quotidianità attuale (quella per cui non pubblico nuovi post per un mese e mi dimentico anche di cliccare invio sulle newsletter già pronte) ci sono diversi impegni.
Primo tra tutti un grosso cambiamento nel lavoro – e già questo basterebbe per scombinare la vita a una persona normale. Poi c’è il libro che sto riscrivendo da cima a fondo (la quarta edizione di Scappo dalla città). Qualche problema di salute, ma in via di risoluzione. E infine sì, lui, il mondo degli agenti immobiliari in cui mi hanno ri-catapultata questi amici aspiranti possessori di casette romagnole.
Mentre il buco nero supermassivo mi sbattacchia fuori e dentro con risultati surreali, lascio dietro di me queste briciole di caotico stupore per dirvi che ci sono, che stiamo quasi per tornare all’assiduità precedente di post e libri e che mi siete mancate, mancati, mancat*, mancat@, mancatu. (Non so se ho dimenticato qualche altra aberrante proposta pseudo-linguistica di neutralizzazione della lingua italiana).
Genti che escono dal buco nero supermassivo.
Gustavo, agente immobiliare con quarant’anni di carriera, intuì subito che per esaltare lo stile Vagon Lit, sarebbero stati necessari degli scatti con wc aperto e un dubbio rotolo di carta abbandonato sul lavandino.
Gianrico si ricordò della visita dell’agente immobiliare nel momento in cui lo sentì salire le scale con sua moglie. Mentre cercava di camuffarsi velocemente sotto le lenzuola con Chico, il loro giardiniere messicano, si ricordò della presenza del sombrero e pregò che fosse finito sotto il letto.
Francesco aveva sempre desiderato fare il critico d’arte, ma un padre padrone gli aveva imposto di lavorare nell’agenzia immobiliare di famiglia. Un giorno però la fortuna gli sorrise. La scoperta del bagno di Maurits Cornelis Escher lo fece vacillare dall’emozione. Trascorse il resto della giornata immaginandosi ospite al Costanzo Show. Avrebbe illustrato i dettagli del rinvenimento a un invidiosissimo Vittorio Sgarbi.
Katiuscia non era una comune agente immobiliare che fotografava le stanze a caso, magari con il cellulare. Era molto scaltra nel dare un’aria vissuta agli ambienti, in modo che il cliente si potesse immaginare nella sua futura casa. A questo scopo, una mutanda appesa ad asciugare sul calorifero funzionava sempre, anche con un bagno molto sobrio e impostato come questo.
Quando l’agente immobiliare Ettore giunse nell’appartamento con qualche minuto di anticipo, Buddha stava ancora guardando “Un posto al sole”. Con un cenno, lo invitò ad accomodarsi in una delle otto sedute da cui non guardare il televisore. Purtroppo i posti comodi per guardare la tv erano già stati occupati da Buddha e dai suoi amici alieni.
Genti che entrano nel buco nero supermassivo.
Martina, agente immobiliare e home stager, era elettrizzata dal risultato del suo primo restyling per la vendita. Aveva letto da qualche parte che il rosso papavero trasmette allegria e fiducia. Adesso, a lavoro ultimato, era sicura che l’effetto sarebbe stato garantito.
Paolo, agente immobiliare che detestava gli home stager, si sentiva perso. Per la seconda volta nella sua lunga carriera, un cliente aveva pulito e lucidato da cima a fondo la casa prima del suo arrivo. Ora era lì in piedi indeciso, in evidente difficoltà davanti alla cucina immacolata. Nell’imbarazzo di non dover schivare giocattoli, avanzi di cibo e mucchi di vestiti, decise di normalizzare l’insieme con una foto inclinata a destra, tagliata dalla colonna portante e con in primo piano un vecchio televisore economico. Così andava meglio. Maledetti home stager.
Filippo era rientrato alle sei del mattino dal rave party in Val di Cecina. Era riuscito a fare una doccia e infilarsi giacca e cravatta per l’appuntamento con la famiglia Berardi, ansiosa di liberarsi della casa del nonno e reduce da lotte intestine per l’eredità. Ancora sotto gli effetti di varie sostanze, aveva scattato decine di foto con l’iPhone e ora, in agenzia, si stava maledicendo perché non ce n’era una che andasse bene. Questa per esempio era troppo importante per non essere pubblicata, così decise che con un suo piccolo e sapiente lavoro di fotoritocco non ci sarebbero stati problemi.
(Soluzione: agente immobiliare che non si accorge di essersi fotografato in uno specchio che ha di fronte e rimedia con le sue grandi abilità di grafica vettoriale).
Piervincenzo, armato di fotocamera del suo cellulare Huawei del 2015, trattava solo immobili di pregio nelle zone più ricche del riminese. Sapeva già che questa foto avrebbe catturato l’attenzione dei suoi clienti, convincendoli probabilmente a rilanciare da 780mila fino a un milione di euro. Sarebbe stata una guerra al rialzo, già la annusava nell’aria. I balconi in cemento ammuffito e le grondaie colme di pigne attraevano i clienti come poco altro al mondo.
Giuseppe, agente immobiliare novellino, aveva preteso che la signora Carlina aprisse le tende per mostrare che dietro c’era una libreria e non una grande porta-finestra. Lui preferiva essere molto onesto con i suoi clienti: niente sorprese, niente trucchi. Ma la signora Carlina era mortificata dall’imbarazzo. Ora doveva pubblicamente ammettere che, sebbene la sua prima soluzione per non fare impolverare i libri fossero state le tende, la seconda era stata chiudere i libri in cantina fingendo che fossero ancora dietro le tende. Così adesso le sue amiche e l’intero paese avrebbero conosciuto il suo sporco segreto: la libreria tendata vuota.
Genti che sono un buco nero supermassivo.
Veruska, agente immobiliare e imprenditrice presso se stessa, aveva finalmente trovato i due sempliciotti di città a cui vendere il B&B più sfigato della zona. Era quello che, essendo alla fine di due chilometri di mulattiera accidentata, non aveva mai avuto successo. Con l’aria di chi la sapeva molto lunga, aveva suggerito ai novellini di città di ampliare il numero di posti letto con il trucco dei letti a castello, cosa di cui si erano subito dimostrati entusiasti firmandole seduta stante la proposta di acquisto. Avevano realizzato dei letti matrimoniali a castello con le travi per pergolati del Leroy Merlin, idea che li aveva portati in breve tempo a un grande successo. Si erano specializzati in weekend per coppie scambiste.
Carlo, agente immobiliare sensibile, aveva capito che le piastrelle della cucina erano state scelte per un motivo speciale. Alla signora Filomena ricordavano i pigiami del suo povero marito Peppuccio, il quale riposava da tre anni nell’urna sul piano cottura.
Calogero, conosciuto come Kal il bello, ex bagnino, aveva iniziato a fare l’agente immobiliare il giorno in cui aveva sentito la contessa Albafica Di Torrecotta dire alla vicina di ombrellone che aveva sborsato cinquantamila euro di commissioni per la vendita della sua vecchia villa a Gatteo. Adesso era qui, emozionato, nella residenza estiva dei marchesi Poppolini a fotografare gli interni con il suo Nokia 7650, un gioiellino del 2000, dono proprio della marchesa Poppolini dopo una notte infuocata. La vertigine dell’emozione era pari alla vertigine della fuga di alberi sull’angolo del lavello, impossibile da fotografare dritta: o dritta lei o dritti gli alberi o dritti i mobili. Il mondo cominciò a vorticargli attorno. Kal fu rinvenuto sul pavimento della cucina dei Poppolini, che ancora delirava con la bava alla bocca e implorava di tornare bagnino.
Jennifer, agente immobiliare venticinquenne, capiva subito quando una coppia voleva vendere a causa di un imminente divorzio. Per esempio, era indicativo che la signora Pegotti avesse trovato finalmente il modo per impedire a quell’eterno ragazzino di suo marito di saltare dalle scale sul divano.
Enea credeva di aver visto tutto nella sua carriera di agente immobiliare. Fino al giorno in cui i proprietari di una villa gli mostrarono la sala del consiglio di amministrazione della loro setta satanica. Le tracce di Enea si persero qualche tempo dopo tra i boschi di Morciano di Romagna.
Genti che si mangiano il buco nero supermassivo.
Tommaso aveva studiato all’Accademia del Cinema e aveva passato anni a fare i lavori più umili, aspettando la sua occasione da regista. Era infine diventato agente immobiliare per far contente la mamma e la fidanzata. Ma nel profondo del suo cuore, continuava a sognare che un giorno Dario Argento avrebbe avuto bisogno di una villa in Romagna. Vedendo le sue foto ne avrebbe riconosciuto l’indubbio talento per l’horror, lo spavento e il terrore, chiamandolo almeno come direttore della fotografia.
La famiglia Cocconettoli stava cercando di vendere la meravigliosa villa in Val Marecchia da ormai cinque anni. Non ricevevano offerte, nonostante Adelaide Porzia Cocconettoli avesse provveduto a decorare ogni centimetro della magione con allegri mosaici colorati. Il problema della mancata vendita le era noto. Purtroppo suo marito Arturo Berardo Cocconettoli perseverava in questo hobby disturbante di sciogliere gli agenti immobiliari nell’idromassaggio in veranda. Era successo anche con l’ultimo che si era appena presentato in un completo di tweed verde e scarpe di vernice, un outfit che Arturo Berardo Cocconettoli aveva trovato insopportabile.
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Credits:
La prima foto dall’alto: tramonto a Marina di Ravenna – Grazia Cacciola 2022
Tutte le immagini di interni case provengono da Casa.it
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