La sesta delle dieci piccole cose da cambiare nel 2022: quelli della coda in Posta

da Grazia Cacciola
Ufficio postale - Photo by Tommaso Pecchioli on Unsplash

Giro di boa, siamo oltre la metà delle dieci piccole cose da cambiare nel 2022. Il che vuol dire che a breve la smetterò di importunarvi con le mie chiacchiere ridanciane e mi uniformerò allo stile adirato di massa. No, scherzo, non preoccupatevi. Siamo allora alla sesta delle dieci piccole cose da cambiare nel 2022, secondo il mio irrilevante parere.
Finora mi sono appellata per un cambiamento a Mascherino Solitario,  ai produttori di farine senza glutine, ai nostri fantastici amici agenti immobiliari, all’infestante Sòra Fanfara e alle app finto anti-spreco.  E la sesta delle dieci piccole cose da cambiare nel 2022? Eccola qui. 

Nell’era analogica, ovvero quando non facevamo tutto con smartphone e computer, mi era capitato di invidiare alcuni paesi stranieri in cui soggiornavo. I britannici hanno il culto delle file ordinate, ammetto che è uno dei tanti motivi per cui ho amato vivere lì. Senza alcun obbligo, si mettono ordinatamente in fila per uno e formano code dritte immediatamente comprensibili all’ultimo arrivato. Tu vivi lì e sai per certo che se ti metti in fila nessuno farà il furbo dribblandoti al fianco, che nei pub non c’è servizio al tavolo se bevi e basta ma c’è se mangi. Uniformità ovunque, dovunque vai. 

Il mostro sacro delle dieci piccole cose da cambiare nel 2022: la coda in Posta

Noi italiani invece abbiamo sempre voluto contare di più sulla creatività e l’improvvisazione. Entri in un bar e devi scoprire con le tattiche di Sherlock Holmes se c’è o no il servizio al tavolo. Se ti sbagli nell’intuizione puoi anche ricevere una risposta piccata del tipo “no, non facciamo servizio al tavolo!”, come se avessi appena chiesto a Queen Elizabeth II di portarti la colazione in camera. Oppure un “glielo porto io, ovvio!” e scema tu che non hai saputo dedurre cosa facessero nello specifico in quel bar, dovevi capirlo dal colore della tappezzeria incrociato al numero di sedie.

Noi siamo un popolo che non ama uniformarsi. In Italia abbiamo posti in cui ci si mette in coda e altri identici in cui no, a discrezione di chi dirige il posto. In un ufficio postale in Emilia Romagna, quelli ancora senza le macchinette con i numerini, puoi sentir urlare dal fondo “chi è l’ultimo?” e scatenarsi una granola di risposte “Io”, “lui”, “lei”, “loro”, “mio cugino”, “non lo so”, “perché lo vuole sapere?”, “cosa deve fare?”, “da dove viene?”, “ma chi è?”, “boh”. Gli emiliano-romagnoli sono partecipativi. Alla stessa domanda a Trento saresti stata guardata con sdegno, la povera troglodita che non conosce la pratica del rotolo di numerini di carta all’ingresso di tutti gli uffici postali (i loro, solo i loro).

A Milano, prima delle macchinette, se chiedevi chi era l’ultimo ti guardavano male perché era chiaro che in qualche modo, con la tua domanda tendenziosa, stavi mettendo in discussione la loro posizione all’interno dell’ufficio postale e della fila. Ma poi che confidenze sono? Abbiamo mai mangiato il risotto insieme?
A Roma chiedevi a tuo rischio e pericolo: il rischio era di dover ascoltare tutte le opinioni dei presenti su quanto funzionassero male le Poste e il pericolo è quello tutt’ora costante con i romani. Mentre parlano ti devono toccare il braccio, la spalla, la mano, non stanno mai fermi… un discorso con un romano è boxe! (Chiariamo: loro sono simpaticissimi, sono io che sono una mezza milanese antipatica e allergica al toccamento del braccio mentre si parla).

La coda in Posta con evento surreale ripetitivo

Comunque, in Italia non c’è mai stata una pratica unica per tutti. Puoi entrare in Posta e indovinare da sola chi è l’ultimo, oppure accodarti a caso a sei persone che poi scopri che stavano solo misurando le piastrelle del pavimento. Oppure puoi chiedere chi è l’ultimo ed estrarre a sorte la risposta. A me alcuni anni fa capitava una cosa surreale, per cui sono felicissima di aver cambiato ufficio postale con il trasloco: era una persecuzione.

Le poche incombenze burocratiche in cui sono necessarie le Poste, le sbrigavo online. Salvo un paio che erano proprio cartacee e per cui ancora oggi devo rispolverare la fila in posta. Esempio: gli enti pubblici hanno la mia pec, potrebbero mandarmi le comunicazioni via pec, ma trovano più divertente mandarmi le raccomandate cartacee con precisione scientifica negli unici momenti in cui non sono in studio, obbligandomi alla fila in Posta per ritirarle. Secondo me c’è un impiegato all’INPS che mi tiene d’occhio, poi telefona alla Camera di Commercio, all’INAIL, all’Agenzia delle Entrate e gli dice “Ragazzi,  ho saputo per certo che la Cacciola il 31 gennaio non sarà a casa! Se ce la giochiamo bene, facciamo partire tutte le raccomandate il 28, così il 31 sono in consegna, lei non c’è e deve ritirarle tutte in Posta. Se non avete niente da mandarle, fate un riassunto dei contributi, noi all’INPS facciamo così: quando non sappiamo cosa mandarle, facciamo un faldone da cinquanta pagine con tutti i contributi stampati solo fronte, funziona sempre. Poi vede che la busta è grossa, si prende anche paura… che ridere… ah avete le buste verdi? Usatele! Dai che quest’anno le facciamo fare Capodanno con l’ansia e il 2 gennaio in coda in Posta!”. 
Lo so, lo so che non lo fanno. Ma un po’ di dubbio ce l’ho. 

Bene, ogni volta che mi avviavo a ritirare qualche raccomandata in questo ufficio postale sui colli bolognesi, mi facevo sempre un’ora buona di fila sparsa e incomprensibile, tra gli stessi anziani che avevano sempre bisogno dello sportello, tutti i santissimi giorni. L’assurdità si palesava con precisione ogni volta che finalmente arrivava il mio turno allo sportello. Facevo per avvicinarmi ma, con l’agilità di un giovane giaguaro, mi saltava davanti una tizia arrivata in quel momento, urlando “Precedenza disabile” e scansandomi con una stampella. Ogni volta. Sempre lei.

Inutile dire che aveva sempre delle questioni lunghissime da farsi spiegare e rispiegare. Una volta l’ho vista che mi curava dal bar di fianco alla Posta. Era evidente che fosse lì che aspettava che io arrivassi allo sportello, facendo la fila al suo posto, per poi entrare urlando le parole magiche.
Perché proprio io e non altri? La risposta è facile. Come d’uso sull’Appennino Bolognese, tu non nata lì devi soffrire e pagare caro per il disturbo che si devono prendere tutti per farti soffrire. Se non sei del posto da almeno ottantaquattro generazioni, tu sei lì solo per soffrire. Stante che lì non si trasferiva nessuno da tempo immemore, io ero rimasta l’unica a cui poter fare lo sgarro del sorpasso della fila senza scatenare una faida tra parenti. E comunque un parente avrebbe avuto la confidenza sufficiente per mostrarle l’alloggiamento corretto della stampella passando per dietro.

Ode alla prenotazione con salto della coda in Posta! (O forse no)

Potete quindi capire perché, tornata nella tecnologica pianura, abbandonati i luoghi in cui l’incesto secolare tra parenti è un valore, una delle cose che ho infinitamente amato è quel totem di macchinetta delle prenotazioni in Posta. Ma ancor di più ho amato l’app per le prenotazioni. Prenoto da dovunque la mia visita nell’ufficio gialloblu, con data e orario certi, mi ci reco cinque minuti prima del mio appuntamento, confermo al totem che sono arrivata e voilà, niente coda. 

La coda è stata eliminata, sì, ma persevera la presenza dei polemizzatori a oltranza, soprattutto se di una certa età. Arrivi in Posta per il tuo appuntamento, mostri il cellulare al totem e qualcuno da dietro “Noooo, devi schiacciare e prendere il biglietto”. Intanto il mio biglietto esce da solo, senza schiacciare, magia. Iniziano a guardarmi con sospetto. Avrò truccato la macchinetta? “Ho sentito che c’è della gente che trucca i videopoker con il telefono, adesso vuoi vedere che truccano anche la macchinetta della Posta? …E infatti, guardala là, ci sta passando davanti! Fermala!”

Credevo succedesse solo a me, invece succede a parecchi. C’è una spaccatura generazionale con questa faccenda degli smartphone e della prenotazione in Posta. Una signora piuttosto arrogante, con in mano un iPhone ultimo modello, alla risposta “Signora, ho prenotato dall’app, si scarichi l’app delle Poste e prenoti anche lei”, mi ha urlato che è un’ingiustizia perché così “passa prima chi ha il telefono più costoso”. Cioè lei, signora cara. Il mio ha degli anni e costa un decimo di quello che ha in mano, ma inventare complotti è uno sport nazionale. Li fa sentire importanti. Non sono nessuno, non se li fila nessuno, ma tutti i potenti del mondo sono riuniti per complottare contro di loro. 

Sorvolo per pietà su quello che sosteneva che avessi hackerato il tabellone delle file inserendo il mio “strano numero”. Non c’è stato verso di fargli capire che lo “strano numero” compare solo quando è l’ora giusta per l’appuntamento. Fossimo stati nel Medioevo, mi avrebbe denunciata all’Inquisizione come strega enormissima, quella che fa apparire strani numeri sul tabellone di attesa. 

Il dramma totale si è raggiunto però dall’anno scorso, con la prenotazione unita alle norme Covid. Sarebbe veramente semplice se tutti prenotassero, si farebbe tutti in fretta, senza bisogno di fare la conta di quanti sono dentro, quanti fuori, quanti in mezzo. Invece no, non siamo il popolo della semplicità, della linearità. Non ci piace. Addirittura chi prenota diventa la vittima sacrificale degli improvvisati.

La sesta delle dieci piccole cose da cambiare nel 2022: i fondamentalisti della coda in Posta

L’ultima volta, pochi giorni fa, entro cinque minuti prima del mio appuntamento, sto avviandomi al totem per confermare la presenza e sento da dietro “Signorinaaaaa”. Sono sempre quelli con una vita misera che distinguono tra signora e signorina, l’avete mai notato? Va bene, mi dica, cosa può fare per lei questa non ammogliata secondo la Sacra Romana Chiesa, questa concubina stagionata?
“Guardi che qui siamo già in cinque!”.
“Bravi… fate una briscola a chiamata?”
“Cinque è la capienza massima, lei deve stare fuori”
È dall’asilo che la gente con scarsa logica vuole che io stia dove dice lei. Cederò ora?
“No signora, ho l’appuntamento tra un minuto, devo stare dentro. Devo mettermi lì dove c’è il cartello Attesa con appuntamento, vede?”
“Sì ma siamo già in cinqueeeee”. Posso affermare che, secondo recenti studi scientifici condotti da me medesima, chi urla trascinando le vocali finali merita che una mosca di stalla gli si posi sull’ugola. 
“Capisco. Allora esca lei, così dentro ne restano cinque”.
Invece di uscire si altera. 
“No io ero qui da prima di lei! Lei è entrata dopo, l’hanno vista tutti!”
“Tutti” sarebbero gli altri quattro, due agli sportelli che ci ignorano e due seduti in rassegnata attesa a venti metri. Si voltano solo in quel momento delle urla, notando la mia esistenza nell’Universo e chiedendosi se magari ci può scappare qualcosa da raccontare al bar.

Nel frattempo si libera uno sportello e il sistema fa comparire il mio numero sul tabellone. La gentildonna sobbalza, si aspettava un avanzamento del suo numero. Invece compare questa sigla strana. Colei che divide ancora il mondo tra sposate e nubili mi urla alle spalle, mentre raggiungo lo sportello, “Non è il suo turno! C’era prima il signore là!”. Il signore in questione si sente chiamato in causa e vuole capire se davvero qualcuno gli stia sottraendo il suo posto, questa sì che è da raccontare al bar! Troppo tardi, accidenti, la direttrice dell’ufficio è saltata fuori a calmarli, lo fa giusto quelle tre volte al giorno quando parte la sommossa contro il malcapitato che ha civilmente prenotato il posto. Succede tutti i giorni.

Epiloghi surreali della coda in Posta

Il signore vittima del non-abuso non protesta, è soddisfatto, è già a posto per il bar. Ero lì in fila, arriva un’amica della direttrice, quella nuova, si capiva che si conoscevano se no non succedeva… e la fa passare prima di me! Per fortuna se n’è accorta la Marisa sai la figlia di Orazio il biciclettaio, la piccola, quella che ha sposato Giovanni dei Mulini che hanno avuto tre figlie, due gatti e il pesce rosso, quelli che stavano dopo il ponte… ecco, lei è saltata su e gliene ha dette quattro… allora sono arrivate le complici…

Nel passaparola paesano la vicenda continuerà a ingrandirsi fino a che, il giorno dopo, qualcuno verrà a sapere che la signora Marisa, vedova di Giovanni quello dei Mulini, è stata assalita in Posta da una comitiva di signorine milanesi, amiche della direttrice, le quali volevano rapinare le Poste usando i cellulari. Hanno sparato al tabellone che adesso infatti dà i numeri a caso. Il furto però è stato sventato da Athos Borgozzoli, 94 anni al momento dei fatti. Sebbene molto provato dalla lotta a mani nude con le signorine, l’ha raccontato al bar. Un comitato di cittadini sta interessando il sindaco per dargli una medaglia al valore civile. 

Mentre me ne vado, la gentildonna ancora in fila mi borbotta alle spalle, rivolta a un’amica immaginaria “Comunque eravamo dentro già in cinque, non è corretto! Una, anche se ha l’appuntamento, deve dare la precedenza agli altri che sono arrivati prima!“.
Chiaro. Logico. Mi raccomando, quindi: se prendete l’appuntamento in Posta, mettetevi ordinatamente in fila con quelli che non l’hanno preso e fate passare prima la signora Marisa. 

Auspico, per il 2022, un’opera di sensibilizzazione alla pratica della prenotazione in Posta. O almeno di cessazione dei maltrattamenti a chi prenota. 

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Foto credit: Tommaso Pecchioli on Unsplash

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11 Commenti

Vale Febbraio 7, 2022 - 6:31 pm

Bene, non sono la sola che pensa che gli uffici postali siano qualcosa da incubo. 🙈

Reply
GRAZIA CACCIOLA Febbraio 7, 2022 - 8:32 pm

Mi sa che siamo una foltissima compagnia!

Reply
Eliana Febbraio 11, 2022 - 10:22 pm

io sono quella che urla “chi è l’ultimo?”
Risposta “sei te!”
Risata generale !!!
… son simpatici …

Reply
chiara Febbraio 8, 2022 - 5:58 pm

ecco, ho rinnovato questa mattina la carta d’identità di mia figlia che arriverà per raccomandata (ovviamente io non sarò in smart working quel giorno lì) e mi toccherà andare in posta a ritirarla. Adesso so cosa mi aspetta

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Grazia Febbraio 8, 2022 - 6:00 pm

Cara Chiara, mi raccomando: prenota online l’appuntamento e poi mettiti in coda con quelli che sono andati quando pare a loro! Un abbraccio

Reply
chiara Febbraio 8, 2022 - 6:00 pm

Lo farò sicuramente! 😂

Reply
Eliana Febbraio 11, 2022 - 5:07 pm

io sono quella che urla “chi è l’ultimo?”risposta
“Sei te ”
Risata generale …

Reply
GRAZIA CACCIOLA Febbraio 11, 2022 - 5:16 pm

ma che simpaticoni…!

Reply
Eliana Febbraio 13, 2022 - 10:22 pm

Ecco io sono quella che urla “chi è l’ultimo?”
Risposta “sei tu!”
Risata generale 🙄
Son simpatici da queste parti

Reply
GRAZIA CACCIOLA Febbraio 14, 2022 - 7:29 pm

vedo…. molto simpatici, proprio dei fini umoristi 😂

Reply
daniela Febbraio 27, 2022 - 8:03 pm

ho rinnovato la patente al mio babbo novantenne ad una agenzia di pratiche auto…dieci viaggi…e alla fine la patente verrà spedita…SI MA A LORO!!!!! e io dovrò andare a ritirarla lì 🙁

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