Come gestire autoproduzione e lavoro

da Grazia Cacciola
serra con pomodori, autoproduzione

Come gestire autoproduzione e lavoro? Se lo chiedono in tanti che sono sottoposti a ritmi frenetici e non sanno come rinunciare al cibo già pronto o ai vestiti preconfezionati. Oggi ho voluto parlare del mio metodo personale per gestire un lavoro a tempo pieno e l’autoproduzione di gran parte di quello che utilizziamo. Il riuscire a gestire autoproduzione e lavoro non è così difficile, adottando alcuni semplici metodi.

Si sa, è storia nota, a molte cose già pronte ci siamo abituati e non le notiamo nemmeno. Al dado pronto, alla pasta confezionata e ai vestiti in serie si erano già abituati i nostri nonni, quando non i bisnonni. Tutto sembrava più veloce, meno costoso, più pratico e sembrava che facesse risparmiare tempo e denaro. Oggi sappiamo che non è così, che quel tempo e denaro lo pagheremo molto più caro, altrove. L’autoproduzione è infatti anche un gesto di tutela della nostra salute, del nostro mondo domestico, del nostro buon vivere rispetto al vivere di corsa per comprare cibo pessimo in confezioni di plastica da buttare o vestiti tossici cuciti da schiavi dall’altra parte del mondo.

Riuscire a gestire autoproduzione e lavoro = più tempo

Però noi abbiamo molto meno tempo dei nostri nonni e bisnonni. Abbiamo una quantità di elettrodomestici che dovrebbero aiutarci a risparmiare tempo e sforzi, eppure di questo tempo non ne abbiamo mai abbastanza. Come si può quindi pensare che tornare a fare tante cose a mano, invece di comprarle, sia un bene per la nostra vita?
Lo è. Io lo faccio da tanti anni e ho constatato che fare tanta autoproduzione è sostenibile anche con i ritmi di lavoro moderni e, anzi, rende molto di più di quello che costa in termini di impegno. Inoltre, con un minore bisogno di denaro dato proprio dall’autoproduzione, possiamo decidere di diminuire i carichi lavorativi, per esempio passare a un part-time o andare in pensione con molto anticipo.
Ho un’amica (ciao Stefy!) che fa già molta autoproduzione in casa e ha un lavoro canonico, con stipendio. Da quando ha messo in piedi un orto di mezzo ettaro, continua a ripetermi che potrebbe vivere tranquillamente con la metà del suo stipendio attuale e …ha già un part time per una precedente scelta di leggerezza! Così sta lavorando in quella direzione. Nel maggiore tempo libero che avrà tra poco, farà quello che le piace. La chiave del progetto, per lei, è stato scegliere un tipo di coltivazione naturale che non richiedesse cure quotidiane. Alla fine il gestire autoproduzione e lavoro insieme le sta regalando una vita molto più leggera.

saponi prodotti a mano, autoproduzione

Come gestire autoproduzione e lavoro

Nel mio caso, ho un lavoro a tempo pieno, anzi due. Ho un lavoro che non c’entra nulla con questo sito e l’autoproduzione, un lavoro che richiede la mia presenza e attenzione per i clienti. La maggior parte della mia giornata lavorativa è dedicata a questo. Poi c’è quello che gravita attorno a Erbaviola: lo studio e la redazione di libri e articoli, insieme alla redazione di questo sito e ai corsi.
Nel mio caso, la soluzione è stata pensare a come gestire autoproduzione e lavoro in momenti ben distinti e che non entrassero in conflitto. Le soluzioni che ho trovato e che mi hanno accompagnata finora sono quelle che vi racconto di seguito. Spero possano essere utili anche a voi. Spero anche che vogliate condividere le vostre tecniche organizzative perché… Non si smette mai di migliorare! Sono qui sull’attenti che aspetto di imparare di più dai vostri commenti!

Autoproduzione di grandi quantità = meno lavoro

Questa è la mia regola aurea, la principale. Che si tratti di marmellate, semine, vestiti, detersivi o pasti quotidiani, non produco mai una sola cosa per volta. Ci sono cose come i detersivi e i profumi per la casa che produco una sola volta all’anno. Per esempio, il mese scorso in un’ora ho schierato tutte le mie quattro bottiglie di vetro per le ricariche del deodorante casa. Le riempio con la mia miscela di oli essenziali e le metto nel ripostiglio. Travaso ogni quindici giorni in due boccette spray di vetro, una per piano. Un’ora all’anno in tutto, compreso il lavaggio micragnoso delle boccette spray.
Applico lo stesso metodo a tutto quello che può avere una lunga durata, questo evita di ripetere inutilmente la stessa azione cinquanta volte in un anno, visto che ne consumo in media due ogni quindici giorni. In alternativa, ci metterei almeno tredici ore (circa mezz’ora ogni volta per tirare fuori tutto, riempire due boccette e rimettere via tutto).
Lo stesso vale anche anche per i pasti: non cucino mai una sola cosa per volta. Se sto cucinando, ci sono almeno due preparazioni in più che vanno in frigo o in freezer o nell’essiccatore o in barattoli. In questo modo ci sono sempre giorni in cui non cucino, ho già tutto pronto. Questo tra l’altro ci evita anche una quantità di pasti fuori quando rincasiamo tardi o non abbiamo voglia di preparare.

Molti ritengono che sia necessario molto spazio, ma non sono d’accordo. Come dicevo, ho una casa piccola, dove l’organizzazione è la chiave di tutto. Negli anni mi sono studiata metodi per ridurre ingombri, impilare meglio, sfruttare zone strambe. Per esempio, nessuno vieta di utilizzare un armadio in corridoio o all’ingresso per conservare le proprie scorte, anzi, c’è addirittura chi ha felicemente ridotto il guardaroba a metà e riempito l’altra parte di sacchi di cereali e legumi (ciao Alice!).

autoproduzione di un maglione ai ferri

Nell’autoproduzione il baratto è una salvezza, se fatto bene

Non baratto con persone che non conosco, non lo faccio online e non utilizzo le spedizioni. Mi sembra che a volte le persone decidano di fare dei baratti sull’onda dell’entusiasmo per il baratto stesso. La mia idea di baratto nell’autoproduzione è invece una semplice idea di scambio locale o con amiche di cui conosco bene filosofia, valori e metodi di produzione. Per esempio, io non faccio i saponi perché è un’attività che non mi piace. Però faccio altre cose come candele di cere naturali, maglioni, sciarpe, cappelli e lavori di cucito che scambio con le due amiche che fanno saponi. L’anno scorso la nostra scorta di saponi solidi e liquidi è stata barattata con due maglioni in bamboo su misura. Due anni fa, una fornitura di passata, da pomodori coltivati in proprio, è stata barattata con il restauro di un mobile di famiglia. Questa è la mia idea di baratto.

Puntare sull’organizzazione personale

Ognuno deve trovare il suo metodo e i suoi spazi, l’importante è non andare a casaccio, altrimenti ci si arena. Il mio metodo per esempio varia a seconda delle stagioni. Oggi, in estate, relego tutte le preparazioni a caldo e in grandi quantità a prima delle sette del mattino, quando fa ancora fresco. Qualcun altro preferirà la sera tardi.
Non lo faccio tutti i giorni ma so che, almeno a giorni alterni, preparerò qualcosa prima delle sette. Stamattina ho fatto una torta al limone per le colazioni che ci durerà in frigo circa 4 giorni e, intanto che cuoceva, ho pulito e tritato verdure per un pentolone di dado vegetale che, suddiviso in vasetti, ci durerà per 6-7 mesi. Infine ho travasato il kombucha che devo portare a un’amica e messo a fermentare un litro di yogurt di soia (con il latte di soia che avevo già fatto l’altro ieri). In tutto ci ho messo tre quarti d’ora, infilandoci anche la colazione. So già fare tutto, vado con il pilota automatico ormai. A volte ci infilo qualcosa di nuovo ma mai più di una, altrimenti è l’anticamera del disastro.

Probabilmente, se dovessi fare le stesse cose durante il giorno, ci metterei molto di più. Questa è una legge del Cosmo di cui non ho ancora trovato la spiegazione, ma esiste da qualche parte.
Al momento ho anche in lavorazione una maglia per me per l’autunno, che porto avanti come piacere nei momenti di pausa. C’è chi gioca alla Playstation, chi fa la Settimana Enigmistica, io mi rilasso calcolando a mente i punti complicatissimi… e alla fine ho una maglia nuova!
Sto progettando di migliorare e ridipingere la cucina. La voce numero uno del progetto è: organizzazione. Fa la differenza tra un lavoro in due giorni e un lavoro di una settimana rasentando la crisi di coppia! Credetemi, il fai da te può mettere a dura prova le coppie più rodate, specialmente se una si impunta di saper usare la sega circolare e, mentre lo fa, l’altro le urla in un orecchio che secondo lui no. Un esempio a caso su un’anta nuova che, in seguito allo psicodramma auricolare, ho tagliato a zigzag e ho dovuto riciclare come mensola in garage. Adesso nel mio piano organizzativo c’è anche di fare testa o croce su chi taglia e il perdente deve andare a mangiarsi un gelato tre paesi più in là.

In pratica: che si preferisca la sera, la notte, il mattino, l’alba o il pomeriggio, secondo me avere un piccolo spazio di tempo costante, di tre quarti d’ora, rende l’autoproduzione una parte della vita invece che una fatica improba una volta ogni tanto.
(Sul come faccio a sapere o ricordarmi cosa fare, ci torno prossimamente!)

donna che cuce con tagliacuci, autoproduzione abiti

Poca autoproduzione sui social

I social sono invasi da gente che parla di fare autoproduzione. La vedo come una spinta ottima a queste pratiche. Ci sono però degli accorgimenti da adottare prima di deprimersi davanti agli account di quelle che chiamo “Le Faso-tuto-mi“, le terribili faccio-tutto-io (non so perché nella mia mente siano interpretate da una vecchia contadina veneta). Persone che declamano di far tutto da sé, con l’unico scopo di far venire la depressione anche al nonno di Heidi.
Meglio seguire maggiormente persone vere che fanno una vita simile alla nostra: sarà più facile trarre spunto. Magari le foto saranno meno belle e i post meno frequenti, ma ci arriveranno informazioni concrete. Se io seguissi una casalinga che spignatta tutto il giorno vestita impeccabilmente e con una casa perfetta, alla fine mi deprimerei perché non riuscirei a fare un terzo di quel che fa lei, oltre al tempo per infiocchettarlo online.
Nello stesso modo, una una casalinga si annoierebbe con me, perché non posto una preparazione tutti i giorni e nemmeno una a settimana. Riflette la mia vita vera: non ho tre ore al giorno da dedicare ai social (e se le avessi non le dedicherei ai social!). Le preparazioni che faccio nella vita reale sono ripetitive, hanno uno scopo pratico: non ho ricette nuove e mirabolanti scoperte sui detersivi autoprodotti ogni giorno. Grazie al cielo.

Secondo, ed è un consiglio spassionato: seguire il meno possibile chi continua a parlare di prodotti e produttori. Inutile che vi spieghi chi sono gli influencer, lo sapete anche voi, nell’autoproduzione ce ne sono una quantità imbarazzante e tutti i produttori sono sommersi di richieste di omaggi e sponsorizzazioni da queste signore dell’autoproduzione. Il loro fine è solo guadagnare facendoveli comprare, il che non è proprio il fine dell’autoproduzione. Più si seguono questi profili pensando di ricavarne delle ricette, più la spinta all’acquisto “eco” inutile aumenta. Inizierete a pensare che non potete assolutamente fare a meno del portasapone solido compostabile che dura un mese di appiccicamento al lavandino, quando invece il portasapone di ceramica nel bagno di tutti dura anche cinquant’anni. Io ne ho uno in terracotta ormai maggiorenne e i miei “solidi” li fa nel tempo libero una mia amica, di professione insegnante. Le dovrò dedicare almeno cinque stories su Instagram o i suoi saponi si sentiranno meno belli!
(Le aziende vanno benissimo, ma per fare cose utili e sostenibili che non possiamo fare da soli, non per ampliare la gamma dell’inutile o di quello che va smaltito dopo poco).

autoproduzione: impasto del pane a mano

Non cercare di imparare tutto subito, ma una cosa all’anno

Nessuno di noi è la dea Kalì con dieci braccia e, anche lo fosse, resterebbe sempre un unico cervello a dirigerle. Meglio fare poco, anzi pochissimo, in grandi quantità e farlo con amore e molto bene.
Come avevo già raccontato, io mi prefiggo di imparare solo una cosa all’anno in materia di autoproduzione. Un anno ho imparato a cucinare, ero giovanissima. Cucinavo al ritorno da scuola, per me. All’inizio bruciavo quasi ogni cosa e pranzavo con panini di emergenza. Poi ho iniziato a capire le logiche e, alla  fine dell’anno, ho messo in tavola una diplomatica perfetta. Mia nonna, che aveva osservato i miei progressi come assaggiatrice ufficiale, mi regalò la mia prima pentola seria, una WMF che uso ancora e che mi ricorda l’entusiasmo di raggiungere una meta, di chiudere un cerchio.
Molti anni dopo, licenziandomi dall’ultimo lavoro in azienda, mi è venuta voglia di imparare a fare il pane e solo quello, in tutte le forme, mi sono divertita per qualche mese con la panificazione e ora ne conosco molti segreti. Me li porterò dietro per sempre, anche se poi magari per un anno preparo sempre lo stesso pane, in automatico, solo perché serve.

In questo modo, anche se il procedere sembra lento, si acquisiscono delle competenze per la vita. Nessuno vieta di imparare due cose in un anno, l’importante è solo il concetto: non cercare di fare tutto subito perché ci si stanca e si genera solo frustrazione. Si può cominciare gradualmente: quando volevo una casa con un grande orto e giardino, ho cominciato a coltivare fiori e verdure sul balcone del mio appartamentino in affitto. Quando abbiamo comprato la casa di campagna con l’orto, sapevo già molto, non sono partita da zero.

Entusiasmo, soddisfazione e apprezzamento

Fare ciò che piace, non ciò che fanno tutti. Se la moda è tingere i tessuti con le foglie secche ma a noi piacciono i tessuti in tinta unita, perché dovremmo interessarci di questa tecnica?
Fare ciò che piace e che è utile per noi. Se non mangio pasta o ne mangio poca, sarà inutile imparare a farla. Sarebbe un lungo percorso per qualcosa di marginale. Nello stesso modo, se mi piace mangiarla ma non mi entusiasma farla, meglio ricorrere al baratto o a un buon produttore bio, magari con imballaggio non in plastica.
L’entusiasmo e la cura per quello che si fa sono una parte importante per riuscire a gestire lavoro e autoproduzione.

Concentrarsi sul bello del percorso è altrettanto importante: stamattina, mentre preparavo la torta, il dado e lo yogurt, canticchiavo e mi sono goduta tutti i tre quarti d’ora facendo un’attività manuale che mi piace. Quando vado a innaffiare l’orto o a seminare qualcosa, starei lì delle ore a guardare le piante, studiarmi meglio i microclimi, lavorare con la terra e i profumi che sprigiona. Alla fine sono molto soddisfatta delle mie coltivazioni, anche quando sembrano spellacchiate, e apprezzo l’intero processo, non solo il raccogliere i pomodori quando sono maturi.
Bisogna cercare questo percorso piacevole e cominciare da quello che risuona nella propria vita. Se ti piace cucire ma detesti cucinare, scambia grembiuli bellissimi con conserve! Apprezza fino in fondo quello che fai e goditi la soddisfazione del risultato finale.
Un’ora di cucina ogni tre giorni può fornire tre cene tranquille e senza corse in cui non si prepara alcunché. Non è tempo liberato per rincorrere altro, è tempo da godere, è il risultato dell’autoproduzione: più tempo, più salute e minori costi. Ci vuole tempo anche per fermarsi e apprezzarlo, altrimenti diventa una corsa sfiancante che prima o poi si abbandona.

E voi, quali sono i vostri trucchi per organizzare autoproduzione e lavoro? Mi piacerebbe imparare qualche nuova tecnica!

 

Foto credit: www.zanda. photography, Kelly Sikkema, Tomáš Petz, Rebecca Grant, Nadya Spetnitskaya on Unsplash

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23 Commenti

Carmen Luglio 25, 2021 - 9:43 pm

Condivido in pieno le tue dritte. Io da circa 10 anni ho l’orto di circa 100 mq (oltre ad una discreta area di prato e cespuglio/fiori) e lavoriamo entrambi a tempo pieno (io pure con un bel tragitto per andare e tornare), Anche io cucino più porzioni alla volta (magari metà congelo e metà utilizzo nel giorno stesso o nei gg subito dopo).
Ho semplificato la cucina, scoprendo che le zucchine dell’orto sono buonissime passate in padella senza soffritto o aggiunte complicate di erbe e erbette. Se proprio capita che voglio fare una ricetta elaborata non pretendo più di farla in concomitanza con gli “eccessi” dell’orto (non è solo questione di tempo, anche di testa, mi deconcentra, mi disturba pensare agli acquisti al supermercato mentre mi godo il raccolto del mio orto), quando la vorrò fare utilizzerò verdure acquistate se proprio sono senza quelle dell’orto (anche solo perché sono state congelate nel momento dell’eccesso).
Anche il prezzemolo, finisco per raccoglierlo in quantità al momento giusto, pulirlo, tritarlo e congelarlo: troppo “sbatti” ogni volta perdere un tot di minuti x 10 steli (lava, asciuga, trita, pulisci attrezzo per tritare…).
Grazie per tutto ciò che scrivi
PS. (O.T.) = qs anno siamo già alla terza grandinata… che si fa? Si investe su struttura/rete antigrandine????

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 30, 2021 - 4:47 pm

Cara Carmen, grazie a te e… concordo su tutto! In estate, poi, secondo me, c’è proprio bisogno di semplicità e di una cucina facile e veloce, senza elaborazioni particolari.
Per la grandine, sì, io non ho delle strutture ma ho un telo antigrandine bello grande, da anni. Lo tiro fuori se sono a casa quando sta per arrivare una pioggia molto forte che potrebbe trasformarsi in grandinata. Lo metto solo sulle parti che potrebbero essere più delicate (piante in fiore, pomodori ecc.). Non lo metto ovunque perché tutte le verdure a foglia verde, dopo una grandinata, o bloccano comunque la crescita o si riprendono da sole. Magari butto qualche insalata e tengo le biete. Finora per fortuna, a parte un allagamento un anno che mi aveva rovinato l’orto tre volte (che avevo documentato sul sito), non ho avuto danni particolari da grandine. Continuerò a incrociare le dita!!!

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La Gio Luglio 25, 2021 - 10:16 pm

Cara Grazia,
ammirazione a mille per quante cose hai imparato a fare da sola, anche se come dici tu, una all’anno.
In questo anno, ho cominciato diverse cose nuove, forse troppe, infatti non vanno benissimo (adesso ti dico) ma sono una abbastanza costante e prima di smettere deve proprio arrivare il disastro totale.
Dunque, a gennaio ho iniziato il lievito madre, il peggior momento dell’anno per farlo, ma tant’è.
Il pane è venuto acido per mesi, non so se era il lievito che non era maturo o se è perché uso farina integrale, comunque quei poveretti dei miei familiari lo mangiano lo stesso, cari, ma gran buono ancora oggi non è, benché meno acido. Bagnetti di zucchero praticamente sempre, neanche un neonato, ma quel sottofondo di acido non va mai via del tutto.
A febbraio ho preparato i vasi in balcone e trabiccoli vari per impilarli, fatti col bambù. A marzo ho piantato le prime piantine del mio orto. Le insalate sono cresciute bene fino a giugno, poi appena arrivati i 30 gradi si sono cotte tutte. I pomodori anche, sono cresciuti fin troppo, ma ora le foglie stanno tutte seccandosi, cioè gradualmente, non tutte insieme, soprattutto in basso e nelle parti che appoggiano al muro. Il balcone è orientato a sud ovest e per 25 anni ci ho tenuto praticamente solo cactus. La combinazione di piastrelle e muro intonacato col sole che ci batte sopra crea un ambiente sahariano, per quanto io dia molta acqua. Hanno anche la clorosi ferrica, foglie screziate di verde chiaro/giallino; ho già raccolto molti pomodorini ma non credo che arriveranno all’autunno come dice la mia amica contadina che raccoglie pomodori fino a novembre.
Meglio è andata con le officinali, qui non ero novizia, le ho sempre avute in balcone ma quest’anno ho iniziato a seccarle e metterle in vasi di vetro, e vorrei usarle per fare tisane e tè il prossimo inverno.
Uno sportello della cucina è pieno di vasetti, se lo apri ti investe un profumo di erbe, un po’ lavanda, un po’ menta, un po’ timo, non so se verrà qualcosa di passabile, però mi piace molto; se hai qualche consiglio da darmi sull’orto in un torrido balcone lo prendo volentieri, grazie dei tuoi bellissimi post, un abbraccio.

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 30, 2021 - 4:55 pm

Cara Gio, sicuramente per molti quest’anno c’è stato più tempo per iniziare cose nuove 🙂 E poi ognuno ha i suoi metodi, per fortuna, l’importante è sapere cosa funziona per sé stessi.
Per l’acidità della pasta madre…ehm… a me il leggero retrogusto acido piace molto! non mi sono mai industriata per toglierlo. Di sicuro dipende tanto dal modo in cui è stata fatta e dalla sua maturazione, più che dai bagni di zucchero. Per le piante invece direi: Una stuoia di bamboo tra il muro e le piante, tanto tanto nutrimento e se si può l’irrigazione a goccia. Oppure usa un ombrellone per proteggerle nelle ore più calde.
Grazie dell’immagine delle tue officinali, mi immagino questo armadietto profumato e mi sembra bellissimo! Un grande abbraccio!

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Monica Luglio 26, 2021 - 8:02 am

Grazie, è stato molto utile questo articolo, soprattutto a lenire il senso di frustrazione che ho ogni giorno. Vorrei autoprodurre mille cose ma alla fine mi ritrovo sempre al supermercato.. Quest’anno ho imparato a fare con il pilota automatico il ciambellone vegan, il latte d’avena ed il chili veg. Da settembre mi cimentero’ con alcuni detersivi ed altre ricette veg (vorrei imparare a fare i burger); pochi obiettivi alla volta e ben raggiungibili. Grazie ancora.

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 30, 2021 - 4:56 pm

Cara Monica, è sicuramente la via giusta! Tra l’altro se continui così ti ritroverai a fare davvero tutto in poco tempo 😀 Un grande abbraccio!

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Rosanna Luglio 26, 2021 - 8:34 am

Ciao Grazia, ti ammiro veramente per tutto ciò che riesci a fare, sei una forza della natura!
Volevo dirti che il tuo metodo della cottura angelica per i legumi mi ha svoltato la vita: con un minimo impegno di tempo mi sono fatta una scorta di vasetti di legumi diversi che durerà un bel po’. Sto anche facendo esperimenti con i formaggi vegan. Il dado vegetale non l’ho mai fatto, ma dato che lo uso tantissimo voglio provare, ho visto che avevi pubblicato la ricetta. Grazie mille, è sempre un piacere leggerti.

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 30, 2021 - 4:59 pm

Cara Rosanna, bene, anzi benissimo! Avere una scorta di legumi già pronti, secondo me, è fondamentale per mangiare davvero bene. Sono la cosa più noiosa da affrontare quando si vorrebbe preparare qualcosa e c’è di mezzo quel 24 ore di ammollo e l’ora di cottura! Fammi sapere come ti viene il dado allora! Un abbraccione

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MARIAROSARIA LUONGO Luglio 26, 2021 - 8:37 am

Grazie per i suggerimenti che trovo veramente utili, alcune cose cerco da tempo di metterle in pratica, ho smesso di cucinare tutti i giorni ho lasciato il tempo ” fornelli ” per i giorni corti, quelli che smetto alle 13,30 e non alle 17,30. mi piacerebbe riuscire a dedicare un pomeriggio al mese per autoproduzione di detersivi per bucato e pulizia casa, ma faccio fatica… prima perchè è una cosa nuova per me, e poi non sono riuscita a trovare ( sicuramente ho guardato nei posti sbagliati ) delle preparazioni valide da poter fare in poco spazio ( il mio cucinotto è veramente micro) si accettano eventuali suggerimenti. Credo che pianificare le cose da fare, aiuti anche ad avere meno dispersione di tempo ed energie queste ultime con il passare degli anni diventano sempre più preziose. Grazie tante

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 30, 2021 - 5:06 pm

Cara Mariarosaria, davvero, la dissipazione del tempo è una delle cose peggiori e l’organizzazione aiuta davvero tanto. Per i detersivi fatti in casa, io inizierei da un multiuso, ovvero l’acido citrico. Comprati una grossa confezione di acido citrico e poi in un’ora (e sto abbondande) puoi fare una quantità di prodotti per la casa, dal multiuso per le superfici fino all’ammorbidente per la lavatrice. Per esempio, l’ammorbidente è facilissimo: 1 litro di acqua calda e 50 g di acido citrico. Sbatti bene ed è pronto. L’acqua calda serve solo per far sciogliere più velocemente la soluzione. Per l’uso, bastano 50 ml nella vaschetta ammorbidente. La stessa soluzione la puoi utilizzare anche per lavare i vetri. Come multiuso per la cucina, metti questa soluzione in uno spruzzino e aggiungi magari qualche goccia di tea tree oil (igienizzante) e la tua profumazione preferita. Gli stessi prodotti li faccio anche con aceto di kombucha, che produco io, ma quando non ne ho uso ancora l’acido citrico.
Semplicità, questo è il mio motto. Non serve fare pozioni elaborate. Con bicarbonato, aceto e/o acido citrico si sostituiscono la maggior parte dei detersivi per la casa. Un abbraccio!

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Fiorella Luglio 26, 2021 - 10:09 am

Ciao Grazia,
il mio giorno dell’autoproduzione è il sabato, esco di casa alle 8.00 e rientro a casa alle 19.00 durante la settimana e quindi ho il tempo necessario solo per “imbastire la giornata” ai mie figli e marito la mattina. Il sabato è il mio giorno di relax, faccio quello che mi piace. Anche se devo dire che durante la settimana lavoro a maglia, all’uncinetto per rilassarmi la sera. Da diversi anni mi porto il pranzo da casa, mangio meglio e si risparmia (un tris di verdure da portar via – in vaschetta di plastica sigillata con altra plastica a caldo, ‘na bontà- arriva a costare €8.50 a Milano) e finito di mangiare prendo il mio lavoro a maglia e sferruzzo. Al momento ho trovato questo compromesso con me stessa, è quello che mi stressa meno, anch’io ho un’amica che mi autoproduce le saponette, io le compro il necessario e lei quando fa le sue fa anche le mie, ma un c’è un baratto vero e proprio, sai quei rapporti dove se hai bisogno chiedi e se hai dai? Fortunatamente esistono ancora persone così.
Posso chiederti dove hai acquistato il filato in bamboo? ho cercato in rete ma l’ho trovato in siti che non rispondono proprio alla mia idea di commercio, quindi ho desistito. Tu che sei sicuramente più sgamata in queste cose, mi puoi essere d’auto.
Grazie per la condivisione dei tuoi pensieri, Fiorella

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 30, 2021 - 5:22 pm

Fiorella, ridi pure ma mi sto stupendo della poca inflazione delle insalate da pranzo a Milano 😀 Nel 2001 per varie ragioni contingenti ero costretta ogni tanto a non-nutrirmi con una tremenda insalatona al bar che costava la bellezza di 8 euro. Sapere che sono arrivate a 8,50 plastica compresa … le fa sembrare quasi economiche! XD (no, terribile, ci sarà un ricarico del 70% credo).
Il tuo non-baratto è il frutto di conoscenze antiche e di rapporti solidali… io girando qui e là non ho mai sviluppato delle familiarità così profonde e le invidio molto! Quando mi sono messa nella posizione di “tra vicini ci si aiuta” mancava poco che mi succhiassero anche il sangue, quindi sono tornata al metodo del baratto classico. Magari un giorno incontrerò persone più simili e… Sì, fortunatamente esistono ancora!
Filato in bamboo: ovunque. Nel senso che quando lo intercetto, ne compro in quantità. Tra i produttori italiani ci sono Mondial e Lane Gatto che hanno venduto per un po’ il bamboo e bamboo+cotone, alcune mercerie ne hanno ancora ma queste due marche non sono né eco né bio, non li ho mai provati. sono solo i più facili da trovare. Altrimenti dall’estero, purtroppo, ma con più etica di produzione, per esempio da Vegan Yarn (ci sono siti francesi che li vendono e che per noi hanno la stessa distanza che comprare in Italia). Dal vivo: mercatini alternativi. Ci sono persino artigiani che lo filano a mano, ne ho trovata una in toscana a una fiera, le ho comprato un quarto di banco e non ha nemmeno un profilo social, non vende online. Purtroppo sul bamboo c’è un po’ da sbattersi ma vedo che stanno arrivando filati sostenibili di altro tipo come la canapa e il cotone di soia.

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Vale Luglio 26, 2021 - 12:41 pm

A me per esempio piace scoprire le cose nel mio cortiletto. Sto fantasticando a mente su come sistemarlo perché i lavori vanno a rileeeeeento e il cortile è ancora ingombro di roba. Intanto nella mia testa faccio piantine e schemi per il futuro (ho appena letto un articolo che parla di questo, sulla filosofia Ilaria Gaspari) in modo che quando avrò di nuovo il mio cortile saprò già cosa fare. Nel frattempo però continuo a osservare le piante. Avevo delle rucole defogliate dalle rapaiole, ed è stato un piacere rivederle belle prospere dopo aver eliminato gli sterpi, ora stanno andando a seme.

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 30, 2021 - 5:28 pm

Cara Vale, credo che coltivare la mente e coltivare un orto si equivalgano. Intanto che il cortile è inagibile, coltiva la mente e pianifica, non può essere che positivo! Non ho capito cosa c’entri “l’astra nascente della filosofia italiana” portata in pompa magna e onnipresente su tutti i media, ma tant’è XD Sempre meglio dell’onnipresente criminologa bellona che chissà cosa ci vedrebbe nelle tue rucole bistrattate! Un abbraccione :-*

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Vale Luglio 30, 2021 - 6:36 pm

In realtà ho solo letto un articolo in cui afferma che fantasticare non è il male assoluto, come invece hanno sempre detto in tanti che non sto qui a citare. 😅 Generalmente non leggo filosofia (non me ne sto vantando, eh) quindi non la conosco proprio. 🤷🏻‍♀️

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GRAZIA CACCIOLA Agosto 1, 2021 - 10:22 am

Sarà che seguiamo filoni diversi e questo è molto interessante nel confronto 🙂 Io avrei detto che parecchi invece sostengono la necessità di visualizzare il proprio futuro, di dare una forma ai sogni e coltivarli.
(L’affermazione sulla filosofa è solo un mio momento di noia nel sentirmi nominare continuamente questa persona per l’unico motivo che Einaudi ha speso il solito capitale umano-monetario per piazzare l’autore ovunque… e di conseguenza tutti a nominarla, tutti a leggerla… ma è il mondo 🙂 )

Reply
cri Luglio 26, 2021 - 1:36 pm

io ancora non riesco a capacitarmi del fatto che a te non piace autoprodurre il sapone!!!
Ti perdono, perchè sei sempre la numero Uno!

Reply
GRAZIA CACCIOLA Luglio 30, 2021 - 5:31 pm

ahahah! E non mi piace anche fare la passata! Sono pessima.
Ma chi lo sa. Forse tutto quell’olio caldo, o la soda caustica, i pentoloni… non so. O forse perchè in un certo momento facevano tutti i saponi, solo i saponi e io sono una bastiancontraria eccezionale. Se tutti fanno una cosa, perdo l’interesse.
Un abbraccione!

Reply
Stefania Maronese Luglio 26, 2021 - 2:51 pm

Grazie e sono onorata per essere stata citata nel tuo post! Ma a me sembra sempre di fare poco…e così ci pensa la mia cana che facendomi cadere mi ha costretto a fermarmi! Ottimo il tuo proposito di imparare una cosa all’anno, voglio copiarti, Da te c’è sempre da imparare!

Reply
GRAZIA CACCIOLA Luglio 30, 2021 - 5:32 pm

Cara Stefy, tu fai tantissimo e non te ne rendi mai conto! Un abbraccione grande!

Reply
FLAVIA LAURENTI Luglio 26, 2021 - 7:23 pm

Ciao sempre belli e interessanti i tuoi articoli! Ho preso il libro “L’autoproduzione è la vera rivoluzione” il prossimo mese me lo leggo con calma. anch’io ho un orto, piano piano sta dando i suoi frutti. A marzo ho messo delle patate che avevano i butti, sia in vaso che in terra, stiamo raccogliendo e sono proprio buone, le zucchine 1 al giorno, pomodorini e cetrioli stanno producendo, non abbiamo messo le insalate…lo scorso anno un disastro……devo cambiare il frigo che mi sta congelando le verdure……..qualche consiglio? Grazie ancora per queste belle letture!

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 30, 2021 - 5:36 pm

Cara Flavia, grazie! Fammi sapere poi cosa ne pensi!
Consiglio per frigo: se sei in un paese, cerca uno di quei personaggi che aggiustano tutto, di solito basta cambiare il termostato (credo che si chiami così). Se chiami l’assistenza, capace che costa come un frigo nuovo. Invece sui tipi di frigo mi astengo, non sono soddisfatta di quello che ho preso l’anno scorso e mi auto-censuro.
Insalate: hai detto niente… sono una delle verdure più difficili da coltivare!!! Bisogna procedere a tentativi, da una zona all’altra cambia molto. Prova con la misticanza che è più semplice e si raccoglie per mesi 😉 Spero sia utile.
Un abbraccio grande!

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Michela F Agosto 3, 2021 - 5:42 pm

Grazia hai proprio ragione, tante volte si vuole strafare presi dall’entusiasmo poi c’è troppa “carne ” al fuoco e si abbandona tutto. Almeno a me capita così troppo spesso, devo davvero imparare ad implementare un’attività nuova alla volta, farla mia e poi passare alla successiva. Grazie sempre utili i tuoi articoli

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