Un orto in crescita e ortensie giganti, un tempo che non si sa com’è e che io capisco ancor meno dopo questo cambio di ecosistema. Dalla montagna alla riviera marittima. L’orto in crescita ma con molte difficoltà, che mi fa disperare. Delle ortensie giganti che rischiano sempre di seccare ma catturano l’occhio dei passanti. Si potrebbe riassumere con: è tutto in crescita e le speranze sono inossidabili.
Le ortensie giganti
Parto dalla soddisfazione di questa estate 2021. Le ortensie giganti. L’ultimo a notarle è stato il tapparellista, tornato per un aggiustamento alla portafinestra del mio studio. Andandosene, si è fermato ad ammirare le mie ortensie giganti, chiedendomi come le potavo e cosa gli davo e se facevo delle talee… ho finito per promettergliene un paio per la prossima estate. L’orgoglio della giardiniera è stato appagato.
Le ortensie in realtà non sono mie, me le ha lasciate la precedente proprietaria, appassionata di giardinaggio. Un regalo davvero benvenuto perché avere delle ortensie di tanti anni, già acclimatate, solo da potare e nutrire …è davvero un gran regalo! Sto cercando una terza hydrangea da affiancargli, magari paniculata come la Vanilla Fraise che completerebbe questa fila di rosa e bianchi, oppure una più composta e particolare come Libelle. Ho tempo fino a ottobre per decidere, perché con il caldo che c’è qui le interrerò non prima di novembre, giusto per trovarle già attive in primavera. Si tratta solo di un’aiuola d’ingresso, che comincia con un gelsomino e una nandina domestica, per finire con un’area nascosta, umida, in cui ho messo a riposare tutti i miei ciclamini.
I dubbi sull’aggiunta di altre due ortensie derivano da due fattori e… qui mi aspetto un aiuto tra i giardinieri di zone marittime! Il primo problema è che le ortensie qui tendono a bruciarsi. Se guardate bene la foto, in alto a destra, notate alcuni fiori bianchi con delle parti secche: e questa è l’esposizione a nord, con l’ombra della casa! A sud non potrei mai piantarle. Continuo a rimuovere i fiori secchi, ma è un lavoro impari. L’altro aspetto, l’unico, che non mi piace delle ortensie, è che d’inverno si spogliano completamente, lasciando scoperto il muro con davanti questi rami secchi e potati… non è un gran bel vedere. Potrei ovviare coprendo il muro di edere… sono in dubbio. Proposte?
L’orto in crescita
Eravamo rimasti ai lavori di dissodamento nell’orto in crescita, necessari per questi pochi metri di argilla compattissima. Le prime piante di pomodori e cetrioli le avevo messe in vaso, in attesa di finire i lavori. Ci abbiamo messo così tanto, che son cresciuti i pomodori in vaso!
Una volta finiti questi lavori, individuate le zone migliori grazie alla portabilità dei vasi e alle varie prove che mi hanno vista aggirarmi come una penitente, trascinando pesanti vasi ai quattro cantoni del giardinetto, ho interrato tutte le piante che avevo già in crescita.
Questa settimana ho trapiantato l’aloe vera che ormai stava soffocando nel suo piccolo vasetto (lo vedete sotto l’ulivo nelle foto seguenti, in quella con i cetrioli è sullo sfondo ai piedi dell’ulivo), dove aveva prodotto così tanti getti apicali che non c’è stato bisogno di ricorrere alle talee: ho semplicemente diviso il grosso cespo, tolto i getti più piccoli e… ci sono voluti tre grandi vasi per alloggiare tutto! Si tratta di un’aloe vera davvero molto esuberante!
I bastoni li ho messi per tenerla dritta durante le piogge battenti degli ultimi giorni. Non ho comprato canne e supporti: sto impiegando gli sfalci della nandina domestica, una pianta di cui mi sto innamorando per i molteplici utilizzi e le variazioni di colori nelle stagioni.
Nuove semine nell’orto in crescita
Ho iniziato anche a seminare qualche verdura invernale da trapiantare in seguito. Qui mi metto le mani nei capelli perché, con questo caldo, il terriccio secca subito e non sto trovando soluzioni. Le vaschette di recupero con la semina delle insalate le ho messe addirittura sotto il mio banchetto da giardinaggio, ma niente, seccano anche lì. Temo che dovrò costruire una piccola serra per mantenere almeno l’umidità ma forse scalderebbe troppo. Navigo tra i libri, alla ricerca di soluzioni.
Stesso problema con le semine in vasetti più grossi (anche questi tutti di recupero, sono anni che li raccolgo e li riutilizzo stagione dopo stagione!). Nonostante siano più grandi e quindi dovrebbero seccare meno, nonostante abbia aggiunto anche torba… niente da fare, dopo due ore dall’annaffiatura sono così, anche stando all’ombra. Comincio a disperare… Qualcuno ha soluzioni per semine in climi caldissimi? Vorrei evitare di seminare in terra direttamente, almeno quelle piante che ci mettono mesi a crescere. Lo spazio è poco, un utilizzo ideale sarebbe giocare tutto su crescite in vaso e trapianti.
Qui sopra: cavoli cappuccio, zucchine tardive, cavolo nero toscano e rabarbaro. Non ne è germogliato uno! I semi sono tutti biologici e biodinamici, di distributori con cui mi sono sempre trovata bene, tranne il rabarbaro che arriva dall’Irlanda, dove ne fanno largo uso, regalo di una lettrice, Beatrice (ciao cara!) che lavora lì e aveva letto del mio amore per il rabarbaro. Io le ho mandato il profumatissimo basilico menta (basilico napoletano) e il basilico genovese vero, entrambi introvabili tra le verdeggianti colline del Connemara.
Ed eccoli qui i miei basilici! Manca il basilico menta che prima o poi riuscirò a recuperare da qualche amico a cui l’ho passato negli anni. Ho messo a dimora le piantine dei diversi basilici che avevo e gli sto facendo fare i semi per prepararmi alle semine del prossimo anno. L’orto insegna molto anche in questo: mettere da parte, sacrificare magari il raccolto di un anno (si ottengono più foglie togliendo i fiori che poi daranno la semenza) per ripartire alla grande l’anno dopo.
Da sinistra a destra abbiamo: basilico genovese da semenza di basilico genovese DOP, che però venendo coltivato in Romagna non si può più dire DOP. Questa pianta è quella che uso in cucina e a cui non faccio fare i semi. Profumatissima.
Poi procedendo verso destra: peperoncino jalapeno, peperoncino calabrese, due piante di basilico limone (Ocimum basilicum citriodorum) già in fiore per semenza, più una senza infiorescenze, per l’uso in cucina. Dietro queste altri due cespi di basilico genovese, quelle che stanno solo facendo i semi. In mezzo, il cespo impossibile da togliere di nandina domestica, che magari lascerò lì e tenuto basso a livello muretto, per le piante che hanno bisogno un po’ di ombra. Infatti l’unica cosa di cui sono ormai sicura è che l’ombra qui non basta mai, come il sole. Finirò i miei giorni in Romagna pazza, urlando alle piante come Moretti. Vogliono il sole, però al sole si bruciano, allora mettiamo un po’ d’ombra, no però è troppa non crescono, allora meno ombra e quindi si bruciano… e siamo solo ai basilici e peperoncini, tra le piante a prova di pollice nero!!!
Un orto in crescita… minimalista!
Il resto della settimana scorsa l’abbiamo impiegato per interrare le piante di pomodoro e cetriolo cresciute nei vasi. Come dicevo, per fare i supporti ho utilizzato i rami della nandina domestica che, essendo una specie di bamboo, si adatta benissimo allo scopo. Sono resistenti e abbastanza ruvidi da tenere bene le varie legature che invece con i bamboo lisci tendono a scivolare.
I cetrioli devo dire che sono quelli che mi stanno dando delle soddisfazioni, sebbene questa crescita incurvata sappia tanto di terreno povero e troppo compatto, cosa che si nota anche dal colore chiaro delle foglie, più chiaro di quel che dovrebbe essere. C’è anche un accenno di clorosi ferrica (puntini gialli), quindi ora che pare si siano date una calmata le grandi piogge, tornerò ad arricchire il terreno. Per ora lo sto facendo con un preparato biodinamico già pronto che mi è stato mandato per provare: se i risultati saranno buoni ve ne parlerò in dettaglio.
I pomodori sono i vesuviani, Pomodorino del Piennolo del Vesuvio, con la caratteristica puntina alla base e la crescita in grappoloni. Da me in grappolini, per la già citata problematicità del terreno. Se guardate online le foto della produzione di questo pomodoro, vi viene da ridere con la mia! Ecco che differenza fa il terreno.
Tutta questa documentazione passo a passo la sto facendo anche per mostrare come un terreno arido e giudicato incoltivabile può diventare invece un buon terreno trattandolo con gentilezza e preparati naturali. Le aree che vedete più scure sono solo quelle del terriccio da rinvaso, rimaste dal trapianto.
Questa è una pianta di pomodori cuore di bue che mi stanno letteralmente mortificando. La pianta, nonostante le mie amorevoli cure, ha fatto solo questi due pomodori che sono così, verdi e pesantissimi, quasi idioti, da fine giugno. La mia vicina raccoglie settimanalmente i suoi cuore di bue rosso fuoco e grandi come melanzane, me ne ha anche regalati.
Io i miei due li annaffio, provvedo che siano inondati di sole, li concimo, gli parlo, vado ai colloqui con gli insegnanti… niente. Per ora restano immaturi.
A destra si intravede una delle insalate di cui parlavo nel precedente post e che avevo salvato in extremis. Non c’è una foto migliore perché nel frattempo ce le siamo mangiate. Mi sento come il conte Ugolino.
Questo è un esuberantissimo peperoncino habanero (sì, ci piace il peperoncino, non si fosse capito!) che sta svettando e producendo nonostante il terreno povero, d’altra parte è una pianta resistentissima che cresce ovunque basta che ci sia tanto sole. Anche qui, però, dalle punte delle foglie e da alcune puntinature, notiamo qualche problemino di carenza. Non di parassiti perché ho controllato più volte e non ce ne sono.
Qui arriviamo al dramma: queste sarebbero le zucchine a metà luglio in Romagna. Madddaiiii. Senza nemmeno chiocciole che si pappino le foglie! Dire che sono asfittiche, è poco. Probabilmente, per le loro radici il terreno è ancora troppo compatto, duro e pesante. Oltre che poco nutriente. Crescono lentamente, come bonsai e ce n’è una che ha provato a fare due fiori, giusto per posa. Sto cercando di nutrire anche lì, ma tra il terreno duro e il trapianto… staremo a vedere. D’altra parte sono Zucchine varietà Genovese, quelle piccole e chiarissime. Saranno sorprese e intimidite di trovarsi qui. Insomma, quest’anno il pesto di zucchine me lo sogno!
Grande soddisfazione invece per le aromatiche, che tranne la menta glaciale son tutte in vaso, quindi c’era meno tribulazione. Tra origano, timo e maggiorana, svetta la mia amata stevia che invece in Romagna si è ambientata alla grande, ha anche già fatto fiori e semi (si intravedono ancora i rametti secchi della semenza) e sta continuando a produrre foglie che andranno a dolcificare le mie tisane.
Sullo sfondo, la parte di giardino a cui devo ancora mettere mano… magari la prossima settimana!
Sto tenendo il conto di quello che raccolgo che, detta così, è da ridere. Però sarà interessante a distanza di qualche stagione per vedere da dove sono partita e a cosa arrivo. Piccoli spazi, grandi raccolti!
Per ora, ridiamo pure, siamo a un’insalata, in pratica:
100 g di basilico
300 g di insalata
250 g di pomodorini
160 g di cetrioli
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