Perché ho scelto di vivere in una casa piccola

da Grazia Cacciola
piccola casa, nido di pappagallini in un albero

Dopo lo scorso post, ho ricevuto alcune reazioni strane, soprattutto sul fatto che adesso abbia un piccolo, anzi piccolissimo, giardino. Lo stesso per il fatto che non sia più una casa singola e indipendente ma una villetta a schiera, considerata non adatta a me. Motivo? Chi lo sa. Me l’ha scritto una persona stizzita, cancellandosi dalla newsletter.
[Aggiunta del 16.07.2021: siccome molte persone hanno chiesto spiegazioni su questo punto, perchè giustamente non avendo un profilo pubblico non sanno (beate loro!) che chi ce l’ha è spesso il bersaglio delle rabbie altrui, questa è una breve spiegazione, o almeno quella che ho.
Chi si adira lo fa prima di tutto con sé stesso. Magari li infastidisce il cambiamento in sé o il miglioramento o chi lo sa. Magari volevano vedermi in eterno nella casa in mezzo al bosco e non capiscono che un gruppo solidale in campagna non ha niente di diverso, anzi, consuma meno. Temo che alcune persone abbiano solo bisogno di far pace con sé stesse. Magari un giorno saranno migliori.]
Poi magari sono le stesse persone che seguono quelle instagrammer con poetiche foto di campi in fiore, che in realtà vivono in appartamenti riscaldati a gasolio. Succede anche questo. Ce n’è una in particolare che mi salta fuori dappertutto, con alle spalle sempre l’ecologica cucina del MondoConvenienza, Made in China. Quanta autoproduzione serve per abbattere quel footprint di multistrati laccati importati da Shanghai? Ma non importa, passa per vero quel che si mostra, non quello che è la realtà. Basta fare i sacchettini di lavanda. A me è sempre piaciuta di più la realtà, perché da lì si trovano soluzioni vere, concrete. Si cambiano davvero le proprie coordinate nel mondo, a volte anche quelle degli altri. 

Ne approfitto allora per affrontare un discorso che avevo accantonato da un po’ di tempo: perché ho scelto di vivere in una casa piccola. Con un giardino piccolo! Se Ridsdill Smith di VerticalVeg è riuscito a coltivare mille euro di frutta e verdura nei contenitori del suo piccolissimo cortile londinese, direi che io sono già a posto. Ma, come vi dicevo nei post precedenti, più avanti mi farà piacere affrontare un discorso sociale al di fuori del mio giardino, regalare qualcos’altro al mondo. L’avere anche un giardino esteso da manutenere sarebbe solo un freno, un impegno in più. 

piccola casa, piccolo nido con cuccellino

Vivere in una casa piccola è ancora un taboo

Per queste persone che si sono sentite destabilizzate non vedendomi più con una grande casa o con la stufa a legna… mi fa davvero piacere che mi abbiate seguita tra i vari orti e giardini della mia vita, quelli che ci sono stati fin qui, e sarete le benvenute quando vorrete curiosare tra quel che si può fare con un piccolo giardino. Per me, è solo un altro modo, l’ennesimo, di mettere in pratica quello in cui credo.
Non capisco il motivo per cui dovrei possedere ettari di terreno se ci viviamo solo in due. D’accordo che mangiamo tanta verdura, ma non siamo un branco di daini. Cinque o sei cespi di insalata a settimana sono più che sufficienti, qualche chilo di altra verdura e frutta ed è fatta.

Le mie scelte di decrescita, di vita sostenibile per me stessa e per l’ambiente, oggi si attuano su spazi piccoli, come lo era anche la casina in mezzo al bosco. I grandi giardini sono bellissimi ma sono un lavoro a tempo pieno che io in questo momento non posso fare: li lascerei diventare una selva incolta. Negli ultimi giorni, tra un impegno e l’altro, ho faticato persino a trovare il tempo per uscire ad annaffiare. Ieri mattina l’ho fatto in catalessi, alle sette, alzandomi con non poco sforzo dopo una serata fuori che è diventata nottata. Poche ore di sonno, un risveglio forzato solo perché dovevo annaffiare e alle otto andavamo già in spiaggia, abbandonandoci al rilassamento del mare prima dell’arrivo di un altro pomeriggio impegnativo. Stamattina ero di nuovo in catalessi con la canna in mano (quella dell’acqua!) che cercavo di salvare le ortensie perché ieri sera me ne ero ricordata troppo tardi, quando era già troppo buio. 
In pratica, in questo momento, non potrei proprio avere un giardino più grande e non vorrei assolutamente una casa più grande rispetto ai nostri bisogni. 

nidi con uccellino, casa piccola

La casa a propria misura e quella a misura degli altri

Questa casa è stata scelta a nostra misura: ha tutti gli spazi che ci servono e non ne ha in più, cosa successa spesso con altre case in passato. Persino nella casina in mezzo al bosco c’era una stanza che si usava poco e niente, perché conteneva una serie di ammennicoli tecnologici del mio compagno, teoricamente lì per vedere dei film o giocare. Ci avremo visto due o tre film, perché nelle brevissime estati eravamo sempre fuori e nei lunghi inverni era impegnativo scaldare anche questa sala in fondo. Così io guardavo i film in camera da letto, al caldo sotto le coperte e lui giocava dal suo studio che era attrezzato meglio. Sì, lo so, molti preferirebbero sentir parlare di lunghe serate di lettura davanti al camino scoppiettante. Mi spiace, ma succedeva solo ogni tanto, sebbene d’inverno spesso io leggessi sotto le coperte, con il fuoco come compagnia. Per tornare alla stanza inutilizzata: alla fine quella stanza si usava solo come stanza degli ospiti. Però questa stanza costava lo stesso: in tasse, in riscaldamento, in manutenzione, esattamente come tutte le altre che venivano utilizzate. Parte del nostro lavoro copriva anche le spese per quella stanza inutilizzata.

nidi con uccello multicolore

Minori consumi e minore lavoro portano alla libertà

Ora, per quel che mi riguarda uno può scegliere di vivere in ottocento metri quadri e sono egregiamente fatti suoi. Se è felice così, va benissimo. Io invece, per me stessa, ho deciso di non lavorare tutta la vita per pagare spazi che non mi servono. Minori consumi significano minore lavoro per me e più divertimento, più spazi di vita vera. Minore impegno mentale, oltre che di lavoro e denaro: le case grandi richiedono tanto arredamento, tante pulizie, interventi continui per mantenerle e per non parlare delle case singole, quelle libere su quattro lati. Ne ho avute due finora e richiedono costi di riscaldamento e manutenzione esagerati per il tipo di vita che faccio io: non voglio lavorare per mantenere una casa con spazi che non mi servono. 
Nell’appartamento che abbiamo avuto provvisoriamente, mi sono ritrovata con un living di 40 mq e uno studio di 25. Contando che ci vivevamo in due e che nel mio studio lavoravo prevalentemente seduta alla scrivania, era davvero tanto, tantissimo spazio sprecato. Tra l’altro, da studentessa, ho avuto un mini appartamento di 25 mq in un campus a Vienna e c’era tutto, organizzato benissimo e con tutti gli spazi utili. Se vivessi da sola, probabilmente oggi cercherei una soluzione del genere, quelle che si chiamano Tiny House. Quando stavo cercando questa casa, mi sono rivolta proprio a quel settore: ho guardato a come vivessero altri nelle Tiny House e mi sono appuntata una serie di osservazioni e riflessioni. Non tanto delle questioni pratiche perché sapevo già di non poterlo fare, sia perché abbiamo gli studi dentro la casa, sia perché in Italia è un delirio di leggi e leggettine per cui si rischia di venire assimilati ai campeggiatori abusivi. Ho guardato invece alla filosofia delle persone che le sceglievano e mi ci sono ritrovata molto. 

piccola casetta per uccelli

Chi decide di vivere in una casa piccola

Non sono sola in questa scelta e non è solo una questione di denaro: c’è anche chi avendone tanto sceglie una piccola abitazione. Leggevo proprio settimana scorsa che Elon Musk vive in una tiny house prefabbricata che è costata solo 50mila dollari (beato lui!).  Eppure è uno degli uomini più ricchi del mondo. La realtà, è che anche quando si ha molto denaro, le case occupano una importante quantità di tempo mentale che viene tolto ai propri progetti. Lo occupano anche mentre ci si è dentro, perché ciò che vedi è ciò che percepisce la tua mente

Sicuramente viviamo in una società che ci spinge a pensare la casa come uno status, qualcosa che deve far vedere la nostra potenza al mondo.  Sei in base a quello che hai, al tipo di lavoro, al job title addirittura. La casa deve essere in una certa zona, con un certo contesto, di una metratura che rifletta la propria potenza economica. Ma io sono io, non ho bisogno di farmi rappresentare da un domicilio o da un immobile. Sono scesa da questa ruota del criceto tanti anni fa.

Ho scelto di vivere in una casa piccola e per me riflette una cosa essenziale: non ho debiti. Non ho mutui, prestiti e quant’altro, nemmeno per l’auto. Questa è una parte della mia idea di benessere: una casa a nostra misura, facile e veloce da mantenere, che mi accolga con calore e mi permetta di vivere in modo sostenibile. Lo trovo coerente con le mie scelte. Se parlassi di sostenibilità ambientale da un casale di 300 mq abitato da due sole persone e con sei ettari di giardino attorno… beh, sarei piuttosto ipocrita, non trovate? 

nido su un albero, piccola casa

Sei quello che hai?

Nell’italiano medio noto un impeto a tenere il passo con i conoscenti o addirittura con l’idea di quello che hanno gli altri. Un po’ l’idea di una volta dell’operaio che comprava il Mercedes a rate. Con lo stesso denaro avrebbe fatto dei viaggi felici con tutta la famiglia e una macchina dignitosa, ma l’apparire diventava l’esigenza primaria e tutta la famiglia si doveva piegare a questo sacrificio. Cosa si ricorderanno un giorno quei figli? Le estati in cui hanno pagato le rate del Mercedes?
In una società sempre più diseguale, i pochi ricchi in cima stanno consumando molto, mentre le persone in basso lottano per tenere il passo e si caricano di costi a cui dovranno far fronte con entrate che non sono commisurate a quello che gli fanno desiderare. Una corsa folle, che consuma la vita.

Il mio consiglio: spegnere la televisione. Intendo quella degli show e dei tg, non la poca televisione informativa. Guardate Report o documentari come The Social Dilemma (solo due esempi e non sono sempre d’accordo con quello che dicono) ma lasciate perdere i talk show, i giochi a premi, tutto quel chiacchiericcio di tristi pagliacci siliconati. Lasciate perdere le pettegole perché le donne insoddisfatte vivono per attaccarvi la loro insoddisfazione e questo vi farà comprare sempre più cose per cercare di piacere. 

Tanti anni fa, quando ero ancora una bambina, mandavano in onda una vecchia sit com americana, I Robinson. A me piaceva, mi facevano ridere. Non si sapeva ancora chi fosse davvero Bill Cosby. Mia madre invece era sempre contrariata da questa serie, non riuscivo a capire perché le desse così fastidio. Finché un giorno è sbottata dicendo che mancavano due personaggi, ovvero le “almeno due domestiche” che tenevano pulita e in ordine quella casa con quattro figli e due genitori liberi professionisti. Io, da piccola cultrice della serie, ho ribattuto che no, si sbagliava, era la signora Robinson che faceva tutto, dopo il lavoro! Mia madre, da lavoratrice con vari aiuti domestici, ha commentato che poteva succedere solo in una sit com americana che un’avvocatessa tenesse pulita una magione di sei camere da letto, preparasse pranzi e cene e fosse sempre vestita e pettinata impeccabilmente, soprattutto con quel marito lavativo e perennemente seduto sul divano. Non ebbi il coraggio di aggiungere che la signora Robinson aveva anche un piccolo orto di aromatiche sul retro! 
La signora Robinson era il mostro inimitabile per le donne che lavoravano negli anni ottanta. Oggi lo sono una quantità di Instagrammer che cercano visibilità attraverso immagini di case perfette, alla moda, nascondendo spesso che sono casalinghe frustrate con un marito che sovvenziona il loro sogno di diventare influencer dell’home decor. Le donne vere, o reagiscono come mia madre negli anni ’80 demolendo la signora Robinson, o si fanno ammaliare e cadono vittime delle mille necessità di una casa dichiarata ‘perfetta’ e che è solo l’idea di casa di un marketer.
Mentre scrivo, sento rimbombarmi in testa “nordic style, nordic style” e la personalità che si annulla. 

casa piccola, nidi di uccelli

Perché non comprare una casa più grande del necessario, anche se ce la si può permettere

Quello che ci fanno vedere, dalla tv a Instagram, è spesso una vita finta, per ottenere la quale però molti corrono e corrono in una ruota da criceti che non li porta da nessuna parte. Si stancano, accumulano beni da mantenere, che occupano tutto il loro spazio mentale. Questo è l’unico risultato. Comprare una casa più grande di quello che si ha bisogno, solo perché ce la si può permettere, è stare nella ruota del criceto. Ereditare una casa molto più grande delle proprie necessità e viverci nonostante si abbia bisogno di molto meno spazio, solo perché c’è, vuol dire spendere gran parte del proprio lavoro nella manutenzione della casa.
Vedo tante persone che lo fanno, ci spendono una quantità di tempo e denaro, privandosi di piaceri come un viaggio, un concerto, qualcosa che gli piace davvero. La casa per loro non è un porto sicuro, dove proteggere la propria famiglia, ma un mostro che li insegue, li vuole mangiare, chiede sempre di più. Nel tentativo di massimizzare il loro benessere con un’abitazione importante o di dimostrarlo agli altri tramite un bene costoso, in realtà questo benessere lo abbattono. 

Quando vivevo in Lomellina, vedevo un fenomeno strano. Forse esiste anche in altre parti d’Italia, io l’ho visto lì per la prima volta. Parecchie ville costruite negli anni ’50 e ’60 del Novecento, in pieno boom economico, grandi e maestose… erano abitate solo nel seminterrato! La sera, andando in giro, si vedono tante di queste case che si illuminano solo nelle fondamenta, si rischiaravano solo quei finestrini dei seminterrati. Molte coppie, andati via i figli, si ritirano a vivere nel seminterrato, arredandolo come un piccolo appartamentino. Avendo anche soffitti più bassi, costava meno sia riscaldarlo che mantenerlo. Il resto della casa, sopra alle loro teste, continuava a stare lì, file di stanze e saloni vuoti.
Mi è sempre sembrata una scelta bislacca. Dal mio punto di vista, se la casa ha ormai spazi eccessivi, si può vendere e utilizzare il ricavato per un bell’appartamentino o una casetta più piccola che non dia pensieri, godendosi il resto. Invece stanno lì, nell’umidità di seminterrati costruiti per essere solo garage, con poca luce, continuando anche a mantenere i piani sopra, vuoti. Un mostro che li divora lentamente.

nido di cicogna, casa piccola per la covata

Cucirsi una casa su misura

Ho un’amica, a Milano, che ha smesso di lavorare a quarant’anni. Ha lavorato e risparmiato per comprare due immobili che ha messo in affitto, quello è il suo stipendio. Oggi sta cercando di acquistare il terzo che le garantirà in futuro un’altra rendita. Però ha una cucina degli anni ’80 che ha trovato già nella casa. L’ha sistemata e ha cambiato gli elettrodomestici con nuovi modelli a risparmio energetico.
Dal punto di vista della media dei lavoratori dipendenti, anche di alto livello, la mia amica è una persona più che benestante. Ha uno stipendio da dirigente senza lavorare e questo aspetto le permette di risparmiare molto di più di un dirigente che ha bisogno tutti i giorni di abiti di un certo tipo, auto o mezzi di trasporto e tutto quello che è legato a una vita d’ufficio. Eppure, lei non ha una nuova bellissima cucina di design e nemmeno un appartamento tutto ristrutturato di fresco. Ha quella cucina degli anni ’80 che per altri sarebbe insostenibile, quasi una vergogna. Ha i  pavimenti degli anni ’50 che nel frattempo sono anche tornati di moda, Terrazzo style. Si tratta di un piccolo appartamento molto accogliente, io ci vado con piacere. Sicuramente potrebbe permettersene uno più grande e anche un arredamento nuovo.
Un giorno parlavamo proprio di questo e un’amica architetta è intervenuta dicendo che ormai non si riesce a riciclare nulla, i suoi clienti vogliono solo cucine nuove e piuttosto fanno anche dieci anni di rate, ma deve essere tutto nuovo. Ci parlava di una coppia che aveva buttato una cucina molto costosa di nemmeno cinque anni, solo perché era dell’inquilino precedente. Sono pieni di debiti, ma con la cucina nuova.
Noi invece siamo quelle strane, ma anche quelle che hanno viaggiato tanto, deciso dove vivere bene ben prima della pensione, con una vita intensa e “opulenta di bellezza e pensiero”, come mi piace dire. La mia amica con la cucina anni ’80 adesso è in Puglia per quattro mesi, mentre due anni fa è stata sei mesi in giro per gli Stati Uniti. Quando è a Milano si occupa di due associazioni, solo perché le fa piacere, frequenta tutti i corsi, gli eventi e le persone che le interessano. Quando parlavamo quel giorno di chi fa dei debiti per cambiare un arredamento ancora funzionale, che magari basterebbe solo adeguare un po’, ci siamo rese conto che quella è rivenduta per normalità. Una normalità che spesso ha il solo fine di mostrare agli altri la propria possibilità economica o quella che si vuol far credere. Ci siamo trovate d’accordo sul non aver bisogno di dimostrare niente, per fortuna. Anzi, aggiungo io: è una bellissima selezione naturale in cui frequento persone che sono perché pensano e non perché possiedono.
“Un giorno quando mi avanzeranno quindicimila euro rifarò la cucina” ride pacifica l’amica.
“Io con quella cifra prenderei una barca a vela usata, sei mesi di ferie e donerei il resto” le rispondo. 
“Io darei l’anticipo per una casa da affittare” interviene l’architetta “perché la vita che fate voi due mi sembra molto meglio di quella dei miei clienti più ricchi!”.

nido con uccellino, casa piccola

La casa più grande del bisogno è consumo competitivo

La casa e il suo arredamento rientrano da anni in quello che i sociologi chiamano “consumo competitivo“, ovvero  il fenomeno per cui le spese vengono fatte non in base a un reale bisogno ma in base al confronto con gli altri. Gli standard aumentano ed è sempre più difficile tenere il passo. Ma allora non sarebbe più facile scegliere gruppi di riferimento diversi? 
Quando abbiamo deciso per una casa più piccola, qualcuno ci ha chiesto “E le cene con gli amici? E gli ospiti?”. Fino a otto amici posso metterli al tavolo allungabile della cucina, ma tendenzialmente in otto si esce. Amo pranzi in casa contenuti e uscite di gruppo al ristorante. Per i pochi che erano di passaggio e dormivano a casa nostra, userò un B&B: mi costa molto meno che mantenere una stanza per gli ospiti e loro stanno ben più comodi. 

Negli USA c’è un movimento che si chiama FIRE, in Italia non se ne parla ancora. Sta per Financial Independence Retire Early. Indipendenza finanziaria e pensionamento anticipato. Si tratta di un movimento che punta sull’estrema frugalità per liberarsi il prima possibile dal lavoro-necessità e acquisire spazi di tempo vitali, da godere. Quello che ho fatto io finora, ma non sapevo che avesse anche questo nome.
Non a caso, per FIRE l’abitazione è un nodo cruciale. Questa parte di mondo si sta staccando dal pensiero di comprimere la vita dentro a poche ferie, fino ai 65 anni. Si può scegliere di vivere in un altro modo. C’è gente come me che l’ha fatto, vive bene e ha considerato che nell’equazione ci entrasse una casa adatta alle proprie esigenze reali, sia dal punto di vista della sostenibilità che dal punto di vista umano. In quest’ottica, una casa adatta alle proprie esigenze e nulla di più è ottimale, come è anche un’ottima soluzione restaurare una cucina invece di comprarla nuova. Mille euro contro quindicimila: per molti è un anno di lavoro. 

E voi, cosa avete scelto o cosa sceglierete? Quali sono stati i vostri ragionamenti nel sognare o trovare la vostra casa ideale? 

____________

Nota: non ci sono foto mie in questo post perché – ridete pure! – ho fatto un nuovo corso di fotografia e mi sono allenata così tanto che ho mandato in tilt il corpo della mia Canon. La attendo trepidante di ritorno dalla riparazione, dopo di che vi mostrerò la mia piccola dimora… almeno fino a dove ho sistemato 😉
Ho scelto le foto di questi nidi perché gli animali sono grandi maestri di essenzialità. 

Credit foto: Maurice Schalker, Irina Blok, Sagar Kulkarni, Sagar Kulkarni, Jesper Aggergaard, Mariko margetson, Michael Heng, Ben Mullins, Roi Dimor on Unsplash 

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35 Commenti

Ale Luglio 11, 2021 - 8:18 pm

Intanto grazie perché sul tuo sito scopro sempre argomenti molto interessanti! Non conoscevo il movimento FIRE e andrò subito ad approfondire. Il “consumismo competitivo” invece ha dato un nome alla vita dei miei genitori, ossessionati dall’avere tutto quello che hanno gli altri. Non sono mai riuscita a spiegargli che potrebbero vivere un po’ più tranquilli.
Per rispondere alla tua domanda: io ho scelto una casa molto piccola, la nostra tana che va benissimo com’è e ci permette di vivere felici. Per mia madre è (cito testuale) “un buco da poveracci” XD

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Grazia Luglio 12, 2021 - 8:24 am

Purtroppo il giudizio e il consumismo competitivo sono strettamente legati. La rabbia verso il fatto che la figlia non abbia un’abitazione competitiva per i suoi canoni, riflette solo la rabbia che ha per se stessa per non avere tutto ciò che ritiene necessario. In pratica, é un lungo infinito lavori nel demolire sé stessa che esterna nel demolire gli altri. Non si può fare niente, solo salvarsi e proseguire per la propria strada, come hai fatto tu.

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Antonella Toniolo Luglio 16, 2021 - 3:14 pm

Da quanto tempo ti seguo Grazia! Non mi sono mai permessa di commentare nulla prima d’oggi. Ma dopo aver letto questo post non mi sono potuta trattenere… Sto vendendo la casa ricevuta in eredità: 120 mq piano terra, 120 mq primo piano e quasi 5000 mq di giardino (o, per meglio dire, di foresta…). Tutti mi dicono che sono matta, che è un peccato. Ma quella casa è una macchina infernale mangiasoldi e mangiatempo-energie-vogliadivivere! Lo è sempre stata, anche per i miei che, pure, l’hanno voluta proprio così! Sto acquistando appartamento di 75 mq, luminoso, arioso, bello, con piccolo terrazzo ad est e…… orto condiviso dagli abitanti del piccolo condominio!!!!!! La cosa che più mi piace è che non sarò più sola a fare l’orto: mi vedo già a far due chiacchiere con il vicino, a condividere segreti orticoli, a scambiarci consigli… nn vedo l’ora! La casa giusta per noi, la casa che finalmente ci restituirà il tempo per una pausa, una chiacchierata, una passeggiata, una visita ad un bel giardino storico!

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Eloisa Luglio 11, 2021 - 8:19 pm

“La casa per loro non è un porto sicuro, dove proteggere la propria famiglia, ma un mostro che li insegue, li vuole mangiare, chiede sempre di più. Nel tentativo di massimizzare il loro benessere con un’abitazione importante o di dimostrarlo agli altri tramite un bene costoso, in realtà questo benessere lo abbattono. ”
Hai descritto perfettamente come mi sento nei confronti del mutuo. Dieci anni fa, prima di tante scelte migliori… e ora ne restano altri VENTI! Il mostro mangiasoldi della mia vita!!!!

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Vale Luglio 11, 2021 - 11:36 pm

Sai che ho sempre avuto l’ossessione della casa. Beh, grazie per questo post. Mi farà riflettere molto, ho voluto leggerlo adesso (sono le undici e mezzo di sera) per pensarci bene e rileggere a mente fresca domani. Intanto posso già dire che non sono più ossessionata come un paio di anni fa… Non che voglia restare ad Artena, eh, voglio sempre andare via! Però sto ripensando a molte mie posizioni. Beh, tornerò per la seconda lettura!

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Vale Luglio 11, 2021 - 11:37 pm

Ops, scusa, come al solito lo smartphone mi ha mandato dentro il commento di qualcun’altra. 🤦🏻‍♀️

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 12, 2021 - 9:28 am

Non preoccuparti, succede spesso! Da settembre avremo un nuovo meraviglioso sito, più funzionale, anche nei commenti. Pazienta per poco 😉
Per la casa, penso che ci siano esigenze diverse in diversi momenti della vita. Una casa grande con molto terreno mi è andata bene quando ho lasciato Milano, anzi avevo bisogno di mettere continuamente le mani nella terra e toccare tutte le mie piante. Oggi preferisco una dimensione più piccola e sarebbe un peso una casa così grande. Forse dobbiamo staccarci dall’idea della ‘casa per sempre’ e vederla come un guscio che si adatta alle nostre diverse età ed esigenze, che sia Artena o un altro luogo.

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 12, 2021 - 9:24 am

Cara Eloisa, il mutuo non è un male di per sé, ma lo diventa quando è un peso troppo grande come mi pare di capire nel tuo caso… conta che le case possono essere vendute anche quando è ancora in corso l’ipoteca. Magari una casa più piccola o in un posto diverso potrebbe sollevarti un po’? Un grande abbraccio, forza!

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Diana Luglio 14, 2021 - 3:44 pm

Sono in parte d’accordo. Scegliere una casa, in acquisto o affitto, più grande delle proprie esigenze solo per soddisfare un bisogno di apparire o di status è inutile e dannoso.
Ma assumersi la responsabilità di una casa che contiene secoli di storia della tua famiglia, cercando un equilibrio fra ricordi e vita, senza trasformarla in un museo ma dando valore ai ricordi. Questo è un altro impegno, sicuramente oneroso sia in termini economici che di fatica, da assumere con coraggio, con rispetto verso chi ha lavorato e costruito ricordi e speranze e cercando di portare alla nuova generazione un altro pezzo di storia.

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raffaella Luglio 11, 2021 - 10:55 pm

Mi piace questo che scrivi, mi ci ritrovo. Il mio compagno e io abbiamo lasciato la grande città (bye bye, Madrid!) e ci siamo trasferiti in al nord della Spagna, in un appartamentino con orto, bosco, mare e paesino nel raggio di pochi metri (il più lontano è il centro del paese, a piedi ci arrivo in nemmeno 15 minuti). Qui ci abbiamo passato le vacanze degli ultimi 6-7 anni, e qui abbiamo scelto di venire. L’appartamento era ammobiliato e abbiamo tenuto l’essenziale, portandoci alcune cose fondamentali, ma non più di tanto, all’insegna della frugalità, che non significa austerità. Chiuderei gli occhi ogni volta che entro in bagno, dotato di improbabili piastrelle verdi, ma poi li apro perché dalla finestra c’è una vista magnifica. E questo è il presente, ed è la nostra scelta.

Poi c’è la casa che ho ereditato dai miei, grande grande grandissima, in Italia, in un posto anche turisticamente appetibile ma che da tempo per me non è più “casa”. L’edificio, che ho denominato “il monumento al lavoro” è costato sacrifici economici, incomprensioni, liti e disaffezioni a ogni singolo membro della famiglia. Ora ci pago le tasse e le spese (…), è fonte di ansie e angosce (si sarà allagata la cantina? Avranno tagliato l’erba? Saranno da potare gli oleandri?) e sto valutando se affittare o vendere. Per la prima opzione dovrei prima fare qualche investimento, per la seconda ho qualche remora personale che non sto a snocciolare qui).

Il mio bilancio, dopo una ventina di traslochi: adesso, per me, grande no, piccolo nemmeno (soffro di claustrofobia 😁), ma su misura è un gran bello.

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 12, 2021 - 9:35 am

Se ti può servire, la mia esperienza con le case in affitto è che anche il bagno più orribile acquista punti se si asseconda la sua personalità. Un bagno verde lo riempirei di bamboo e piante appese. Diventerebbe un’oasi felice, finestra panoramica inclusa. Complimenti per la scelta comunque, “su misura” è l’ideale sempre!
Sul vendere o affittare… se resti in Spagna forse è meglio lasciar andare questa casa che ha anche così tanti pesi familiari. Ma più che altro per una ragione pratica: affittare da lontano è raramente un’esperienza felice. A volte – e te lo dico da una che l’ha fatto – è meglio lasciar andare alcuni immobili, anche a prezzi non alti, perché il valore di leggerezza e fine delle spese che se ne ricava è decisamente superiore.

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raffaella Luglio 12, 2021 - 3:12 pm

Hai ragione, Grazia, non avevo pensato al bambù per il bagno – avevo pensato a dipingere le piastrelle ma mi veniva l’orticaria, e difatti, dopo un anno, sono ancora lì. “Assecondare” è proprio la parola giusta.
Quanto alla casa in Italia, l’anno scorso l’avevo messa in vendita, poi è successo il finimondo (“Come OSI vendere la casa di famiglia?!”), mi sono rotta e ho deciso di lasciare la questione in sospeso almeno per un po’, anche a costo di rimetterci. Ci sono tante variabili (tra le quali un figlio che studia a Bologna) e ho deciso di prendermi questo anno per valutare bene cosa farne. Ci riuscirò.
Grazie ancora per le belle letture che proponi, sono sempre molto interessanti e invitano alla riflessione, oro puro sempre.

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 13, 2021 - 10:48 am

Grazie a te Raffaella! In effetti le dinamiche familiari sono sempre una complicazione estenuante… ti auguro di cuore di trovare una soluzione leggera, per te soprattutto e per una casa che forse merita un po’ di amore e di abitanti felici, in qualunque modo ci arrivino. Un abbraccio!

Reply
Elisa Mecchi Luglio 12, 2021 - 9:52 am

Grazia che dire..mi piacciono i tuoi post perchè sono sempre di grande spunto e riflessione. In questo caso, come si dice quando giochiamo a battaglia navale, mi hai “colpita e affondata. Sono andata ad abitare nella casa dei miei genitori soprattutto perchè volevo che i miei due figli avessero ognuno la propria camera, il loro spazio. Abbiamo speso diversi soldi per pavimento riscaldato, cappotto e caldaia nuova per far sì che negli anni potessimo abbattere i costi di mantenimento. Però questo ha voluto dire un mutuo di 25 anni. Fino a due anni fa mi era sembrata la scelta migliore. Ad oggi non ne sono poi così convinta. Mi piace vivere lì, è la casa della mia infanzia, c’è un grande giardino a metà con i miei genitori che vivono al piano di sotto e il grande orto che coltiva mio padre. Vedere i miei figli felici è la cosa più importante, mi dico, però non ti nego che quel macigno di 25 anni mi pesa più di quanto avrei mai pensato. E’ sempre bello leggere i tuoi post schietti e sinceri. Buona giornata Grazia. un abbraccio

Reply
GRAZIA CACCIOLA Luglio 13, 2021 - 10:59 am

Cara Elisa, mi fa piacere che sia stato utile. Il ragionamento che ho fatto era su due persone, è ovvio che con due figli le cose cambiano parecchio, così come anche nell’avere vicini i genitori se ci si va d’accordo. Probabilmente tra verdure dell’orto, babysitting, giardinaggio & c. avresti speso la stessa cifra del mutuo. Ci sono sempre vantaggi in tutte le scelte. Dal mio personale punto di vista per quattro persone sono sufficienti anche 60 mq se sono gestiti bene e non si vive perennemente in casa. Però altri avranno idee diverse, probabilmente per qualcuno saranno sufficenti 40 come 120 mq o più. Credo che alla fine, la misura giusta è solo frutto delle nostre riflessioni personali sulla nostra vita in particolare… articoli come il mio servono solo da spunto o da supporto per chi decide di ridurre i consumi e vivere più leggermente 🙂 Un abbraccio!

Reply
cri Luglio 12, 2021 - 10:13 am

bello, mi piace molto questo articolo perchè sento “mio” questo pensiero sino in fondo. Io amo la casa, anzi amo le case in generale … fosse per me farei un trasloco ogni 15 giorni solo per affrontare le “sfide” dell’arredamento. Però non mi affeziono a nessuna casa in particolare e l’unica volta che mia madre mi ha (costretto) fatto fare un mutuo ero presa dall’ansia notturna, non per la rata da pagare ma solo perchè con una casa “mia” mi sentivo obbligata!!
Altra cosa: il nordic style mi ha veramente sfrantumato gli zebedei (si può dire???). Ebbbasta con questi appartamenti tutti uguali che sembra siano stati invasi da un’ondata di latte!!!
adesso ho una nuova sfida: il camper!!! e non è detto che se mi appassiono (ed imparo a guidarlo!!!) non decida di viverci stabilmente!

Reply
GRAZIA CACCIOLA Luglio 13, 2021 - 11:06 am

Ho visto su Instagram le foto del camper! Ti aspetta un lavorone! Sono curiosissima di vedere come lo restaurerai e …di vederti arrivare in Romagna con questa tua casa mobile, almeno per una vacanza! 😀

Reply
barbara Luglio 12, 2021 - 11:21 am

Quanto, ma quanto sono d’accordo con questo post!
Lo dico da sempre, che più si possiede e più si è schiavi dei beni mobili e immobili che abbiamo.
E lo vedo da sempre nella mia famiglia, ma anche in quella del mio compagno: la CASA costituisce sempre il pensiero più grande, la CASA non va lasciata sola, va accudita come un figlio, ha sempre il nostro primo pensiero. Non è vita, lo dico sempre a chi vorrebbe che seguissimo la stessa sorte.
Avevo la nonna materna ossessionata da quelle quattro mura, e ora l’ossessione è passata a mia madre, insieme a quella casa; speriamo di spezzare questa catena quando, tra 50 anni, la casa passerà a me e mio fratello.
In questo momento abbiamo lasciato il nostro appartamento di 65 mq (senza cucina ma angolo cottura) per appoggiarci in una casa di famiglia, poco più grande ma meglio organizzata (soprattutto perché ha una cucina).
La nostra casina, acquistata con tanti sacrifici, non va più bene per tantissimi motivi, in primis le brutte energie emanate da vicinato rabbioso e spesso molto poco educato.
Sarà un processo lungo, vendere la casa per riacquistarne un’altra a nostra misura (in questo caso però avremo bisogno di qualcosa leggermente più grande di quanto avevamo, dal momento che lavoreremo per parecchio tempo da casa), ma stavolta sceglieremo con calma, raziocinio, e soprattutto con la certezza che non abiteremo in 200 mq di casa.
Soprattutto, vorrei che questo periodo costituisca l’occasione per rivedere la smania ad accumulare oggetti che da sempre ci accompagna, perché anche se abitassimo in 6000 mq, riusciremmo a riempirli di cose inutili o poco utili.
Nella casa dove ci siamo appoggiati, ci sono due bellissimi mobili degli anni 50, che volevano buttare ma che noi speriamo ci verrano regalati quando avremo la nostra casa nuova: materiale solido e resistente, e impatto ecologico zero.
Per quanto riguarda la casa che abbiamo lasciato, sono combattuta tra il desiderio di tenerla per farne una rendita come la tua amica, e la voglia di non avere pensieri e preoccupazioni e lasciarmi alle spalle questa proprietà; staremo a vedere nei prossimi mesi, ma intanto, viva le case che non ci ostacolano il cammino!

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 13, 2021 - 11:20 am

Cara Barbara, mi spiace che il vostro trasloco sia stato un po’ “forzato” dalla situazione, capisco benissimo questo tipo di stress… e ce l’ho avuto solo per due anni!!! Se però ci sono quel tipo di problemi, la vedrei molto dura ad affittare, avresti un turnover molto alto con inquilini che poi si vengono a lamentare con te… non è un bel vivere. La mia amica affitta un appartamento a lungo termine, in una palazzina molto tranquilla, e un appartamento con airbnb che le dà un po’ da fare tra cambi ecc. ma ci rientra anche pagando in regola una persona per la gestione. Entrambi però sono senza problemi, altrimenti avrebbe chiamate continue dagli affittuari e … anche disdette continue. L’inquinamento acustico è giusta causa per la rescissione di un contratto senza preavviso. Tu pensa prima di tutto al tuo benessere, poi se posso darti il mio consiglio… io in una situazione così venderei. Perché l’immobile renda, deve avere pochi o nulli problemi di gestione. 😉 La mia è solo esperienza. Ti mando un abbraccione di buon nuovo inizio!

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Rosanna Luglio 12, 2021 - 11:27 am

Ciao Grazia, mi sono ritrovata completamente nel tuo articolo. Le mie scelte di vita e di abitazione corrispondono perfettamente a quanto hai scritto. In breve, quando è mancato mio marito ho scelto di lasciare la villetta con piccolo cortile e piccolo orto dove vivevamo, perché per me era troppo gravoso il lavoro di manutenzione (dovevo occuparmi anche delle zone confinanti che nessuno curava, per non essere invasa dai rovi). Ora vivo in un appartamento medio-piccolo (niente mutuo), ma pieno di luce, con vista mare e balcone dove coltivo un po’ di erbe aromatiche e qualche piantina. Mi ritengo una minimalista “funzionale”, nel senso che ho solo quello che uso abitualmente per la vita di tutti i giorni e per i miei hobby artistici. Sono molto attenta a quello che faccio entrare in casa, che sia un vestito piuttosto che un elettrodomestico, prima di acquistare devo essere sicura che lo userò molto. E ho fatto la scelta di andare in pensione in anticipo ( con una penalizzazione economica), perché a questo punto della mia vita preferisco la libertà, di fare ciò che amo e viaggiare il più possibile. Grazie per farmi sentire parte di una comunità di persone che hanno una visione simile della vita.

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Grazia Luglio 13, 2021 - 11:39 am

Cara Rosanna, mi spiace davvero tanto per la tua perdita! Le tue scelte sono state fatte a tua misura, quindi assolutamente ottime! Per me è grandemente condivisibile la scelta della pensione anticipata per vivere davvero invece di aspettare l’ultimo momento quando magari non si hanno più le stesse forze e entusiasmi di quando si era più giovani. Grazie di cuore per la tua testimonianza, sono sicura che sarà utile a molti che passano di qui! Un abbraccio grande.

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Vale Luglio 12, 2021 - 12:52 pm

Beh, rieccomi! Sui Robinson devo dare ragione a tua madre 😀
Sul nordic style do ragione a Cri, qui sopra. E io parto come un’amante dello stile nordico. Ma forse solo come risposta inconscia al buio di casa mia (finestre piccole, esposizione nord-ovest, tutto l’inverno con qualche lampada accesa. Ma in estate si sta bene).
Le marmette! Pensa che questa casa aveva le camere da letto con le marmette. E non erano nemmeno brutte, anzi, con una bella lucidata… peccato che i precedenti proprietari avessero rovinato inesorabilmente tutto. Le piastrelle mancanti: invece di sostituirle hanno spalmato delle “belle” toppe di cemento (senza manco levigarlo, peraltro).
“[…] tendenzialmente in otto si esce. Amo pranzi in casa contenuti.” Anche perché, aggiungo io, se volevo cucinare per più di otto persone aprivo una taverna. 😀

Confermo l’impressione di ieri notte. Davvero un bell’articolo pieno di spunti di riflessione. E sì, il punto non è più nemmeno tanto Artena (anche se le criticità restano) ma proprio costruirmi, anzi: costruirci – siamo tre umani e svariati gatti, e bisogna tener conto delle esigenze di tutti e tutte – un guscio che ci somigli. Per intanto abbiamo una lista su cart… ehm, foglio elettronico. Cioè che ci diciamo più spesso, Ale e io, è che la prima casa che uno abita dovrebbe essere come una prova generale, per scoprire cosa va bene e cosa no. Per esempio, io vago tra il bisogno di possedere ettari di montagne e boschi e lo scog*****mento di dover bagnare le mie piante. Insomma, ho un piccolo cortile cementato, non dovrebbe essere difficile da gestire, e invece… penso che la grandezza del giardino non sarà poi una discriminante, una volta che riusciremo a spostarci da qui.

Beh, adesso condivido l’articolo e poi vado a cucinare.

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 14, 2021 - 6:14 pm

Tranquilla, sui Robinson oggi le do ragione anche io! 😀 E posso anche immaginare l’esasperazione!
Le marmette a me piacciono tanto, così come le maioliche coloratissime, ma sono esattamente le due cose che detesta la mia metà. Non ha grandi esigenze di design, di solito scelgo io, ma ha proprio messo il veto su queste due 😅 Comunque la riparazione con cemento dovevo ancora vederla, sebbene abbia visto “creazioni” da incubo con pezzi diversi!
Io credo, cara Valentina, che abbiamo bisogno di case diverse nei momenti diversi della nostra vita. Io tendo ad assecondare questa esigenza, le generazioni precedenti invece sono ancora legate all’idea di una casa che dura per tutta la vita e a volte finiscono per sovraccaricarsi di costi e disperdere tempo vitale nella cura di spazi che non servono più.
Comunque puoi avere ettari e boschi attorno senza doverli coltivare tu personalmente 😉
Grazie di cuore della condivisione!

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Elena Luglio 12, 2021 - 4:34 pm

Tanta carne al fuoco e spunti interessanti, questo movimento FIRE mi interessa assai! Dalle mie parti, i “vecchi” che vivono nel seminterrato ci stanno benissimo, il sotto è arredato meglio del sopra (conosco persone che si sono fatti bagno gigante, forno in pietra e mega lavanderia..) e la casa sopra non è lì a marcire, ma sarà per i figli. Normale vedere fratelli che hanno diviso in due case obiettivamente enormi. Rispetto alle pettegole, beh.. io conosco molti più pettegoli maschi che femmine, Is It just me? Le donne”pettegole” che conosco sono persone che”grazie” alla famiglia o al contesto non hanno potuto realizzarsi, fortunatamente il mondo sta cambiando e sinceramente spero che domani nessuno releghi in cucina nessuno solo perché ha “la patata” 😅

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 14, 2021 - 6:25 pm

Cara Elena, non ho molta esperienza di pettegoli maschi, anzi veramente poca, ma non dubito che esistano 😅 Le donne però sanno essere tremende, specialmente verso le altre donne e credimi, non solo perché sono relegate da qualche parte. La maggior parte delle pettegole cattive che conosco sono persone che hanno un lavoro se non proprio una carriera e potrebbero godersi la vita invece di passare il tempo a malignare su quella degli altri. Vogliono essere infelici, non è che devono. Il discorso sarebbe molto ampio. Ce n’è una che è una mia stalker ormai, che sta facendo scontare a tutti il fatto di aver incastrato il compagno con il classico ‘ops, sono rimasta incinta’ (e la mia non è un’affermazione maschilista…era il terzo con cui adottava la stessa tecnica, la casualità si esaurisce alla seconda volta!). Comunque ora è inevitabilmente infelice con un compagno che né la ama e né la stima, che lei non ama né stima… come sfogo ha trovato quello di malignare alle spalle di altre, specialmente se sono felici. In tutta onestà, pur lavorando con più uomini che donne, non ho mai visto queste dinamiche tra gli uomini, ma magari mi sono sfuggite.

Non ho capito bene la cosa degli anziani nei seminterrati: tengono la casa vuota per lasciarla un giorno ai figli? Se è così, non sarebbe meglio venderla e dare qualcosa ora ai figli, adesso che sono giovani? Non so, è solo una mia idea personale, ma cosa te ne fai di una casa datata e immagino non aggiornata negli impianti, a sessanta o settant’anni? Non sarebbe meglio dare qualcosa ora ai figli, per esempio permettendogli di estinguere un mutuo o di avere un reddito in più?

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Daniela Luglio 13, 2021 - 4:35 pm

Non potrei essere più d’accordo! Ho appena venduto il mio appartamento di 150mq (+ 2 garage e cantina) proprio per questo motivo… in 3 persone ci potevamo nuotare dentro!
Tra l’altro avere più spazio a disposizione del necessario porta anche ad accumulare oggetti inutili; il senso di sollievo che mi ha accompagnato nel momento in cui ho lasciato andare tantissime cose è stato veramente meraviglioso!
Questo post è pieno di spunti interessanti, di cui condivido totalmente l’approccio di vita.

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 14, 2021 - 6:33 pm

Cara Daniela, condivido il tuo sollievo! So benissimo di cosa parli, facciamo insieme una danza virtuale della liberazione!
Sì, più spazio c’è e più si riempie. Ma soprattutto: per come viviamo noi, più è grande la casa e più ci si perde, più si sta in casa senza stare insieme. Un abbraccio e buona leggerezza!

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alice Luglio 13, 2021 - 7:38 pm

sto appunto cercando di ridurre la dimnsione della casa attuale, e udite udite, la titubanza arriva da mio marito.Mah

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 14, 2021 - 6:35 pm

ahahah! Alice, tranquilla, a volte lo fanno. Si affezionano alla casa, hanno paura del cambiamento, pensano che gli altri li percepiranno come impoveriti… Però poi vedrai che mostrandogli i vantaggi si convincerà 😉 Tutto sta nel rassicurarlo sulla permanenza dei suoi spazi personali!

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La Gio Luglio 24, 2021 - 10:31 pm

Cara Grazia,
una frase che mi sono tenuta a mente da quando ero una liceale è questa ” vivere è cambiare, essere perfetti è aver cambiato spesso”, ovviamente non si applica a tutto, né mi importa nulla, se mai fosse possibile poi, di essere perfetta, che sciocchezza, era solo per dire che voi, per tutte le volte in cui avete cambiato casa, siete sicuramente parecchio avanti in un ipotetico cammino di perfezione. E infatti quello che tu dici è molto sensato, molto saggio, dal punto di vista economico e ecologico, viaggiare leggeri insomma.
Eppure l’idea della casa spaziosa, accogliente, non smette di piacermi.
Ho ancora il sogno di riuscire a conservare la casa di famiglia, metterla un po’ a posto, andarci quando voglio scappare dalla città, ma non solo per falciare l’erba, anche per oziare o leggere o cucinare. Per ora è un sogno, so quasi per certo che sarebbe il mostro mangia energie che tu descrivi con grande lucidità, ma ho troppi ricordi d’infanzia legati lì e non posso ancora rinunciare al sogno.
Come vedi sono ben lontana dal tuo livello di perfezione ahah

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 25, 2021 - 4:04 pm

Cara Gio, che bella questa frase! Senza caricare troppo di significato il termine “perfezione”, come dici tu, è molto bella.
Dalle tue parole, si percepisce il grande attaccamento ai ricordi e alla vita che c’era e che potrebbe esserci in quella casa. Quanto ha a che fare tutto questo con la casa vera? Io a volte ripenso alla casa di mia nonna, che era il posto più accogliente: non ho bisogno di possederla per tornarci con la mente e il sorriso. Intanto che è ancora tua, prova a farlo, magari vedere le due versioni di quel che può essere ti aiuta e magari deciderai per tenerla, ma con convinzione e strategia per mantenerla. Un grande abbraccio!

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Benny Luglio 15, 2021 - 1:45 pm

Ciao Grazia,
i tuoi post sono veramente interessanti, li seguo con molto interesse e soprattutto in questo della casa piccola mi sono ritrovata molto! La mia è una piccola casina indipendente con cortile ed un mini orto/giardino, io e il mio compagno la stiamo sistemando piano piano e questo ci ha consentito di non fare un mutuo esagerato ma rate sopportabili. Ora non mi resta che liberarla da tante cose superflue accumulate nel tempo per sentirmi finalmente più libera!

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Grazia Luglio 17, 2021 - 10:47 am

Che bel quadretto Benny! Si sente dalle tue parole che c’è già tanta leggerezza in più! Ti. Andò un grande abbraccio di buona vita!

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Emanuela Panichi Luglio 20, 2021 - 10:46 am

Cara Grazia,per fortuna che ci sei.
Ci sono momenti in cui riesco a perdere la via,ma leggendoti,riesco a rientrare in carreggiata e questo articolo capita a fagiolo,perché stavamo per fare una cavolata ed imbegarci con un pezzo di casa in più…per fortuna ci abbiamo ragionato bene,anche se siamo nel mezzo di un casolare,con meno servizi,chi se ne frega,è più raccolta,ci faremo delle migliorie funzionali e spenderemo sempre meno che comprare e mantenere un pezzo in più,anche noi siamo in due con due cagnoni e ci avanza pure questa. Non ci indebiteremo,saremo liberi e,passato questo mio periodaccio,rifaremo il nostro orto,che la terra(purtroppo non ci manca 😅).
Grazie di tutto cara.
Emanuela P.

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 24, 2021 - 7:23 pm

Ciao Emanuela, che piacere sentirti! Sono certa che la vostra, casa raccolta e intima, sarà una scelta che apprezzerete per tanto tempo. La libertà e la leggerezza sono seriamente impagabili. Se la casa vi sembrasse mai troppo stretta, credimi che basterà uscire, fare un giro e tornerete ad amarla! Le case a volte ci sembrano piccole solo perché passiamo troppo tempo all’interno (o in altri casi le si riempie troppo). Basta davvero solo uscire… e lo spazio esterno non vi manca, appunto! 😀 Ti mando un grande grande abbraccio per questo momento tutto in salita, ti ammiro davvero tanto, per la tua forza d’animo, il tuo spirito e questa grande resilienza che stai dimostrando. Non vedo l’ora di sentire del nuovo orto… ma anche solo di giri, viaggi e quotidianità. Ti abbraccio forte forte!

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