Ultimamente, a chi mi chiede come va la nuova vita in Romagna e nella nuova casa, rispondo serafica: è come vivere in vacanza. Anzi, scusatemi se questa settimana siamo a un unico post, ma c’era il sole e la spiaggia chiamava.
Sono indietro di quanti post? Non li conto più, preferisco contare sulla vostra pazienza: quelli trascorsi sono stati anni molto duri, anche solo per due traslochi completi in tre anni. Noi in mezzo ci abbiamo messo anche varie amenità, tra cui un’intossicazione da monossido, un mese al gelo, due anni in cui per quattro mesi era impossibile dormire grazie a un bar minuscolo che si era reinventato karaoke all’aperto… insomma, facile non è stata. Quindi ora, finite le corse, finite le ricerche surreali della nuova casa, finito il trasloco e gli annessi, il tutto sempre lavorando… sono un po’ provata. Un po’ tanto. Sono arrivata al punto di dover ricorrere a degli specialisti perché mi sono spinta molto oltre le capacità di sopportazione di una persona molto rodata. Mi è stata diagnosticata una sindrome da stanchezza cronica, conseguenza di uno stato traumatico perdurante. Morale: se non dormi per quattro mesi di fila, ti si incasina tutto, comprese le capacità motorie. Continuavo a inciampare e cadere, cosa che se sono stressata mi capita già normalmente. Ma qui proprio esageravo, c’è stato un momento in cui non avevo un solo arto senza lividi che ricordassero qualche mia prodezza, tipo una spallata alla porta della doccia, una slogatura da ritrovarsi tutto il piede blu, vari spigoli di mobili che imprimevano la loro posizione su una tibia, un fianco, un gomito… Ho scritto a mano un foglio in cui dichiaravo che, nel caso mi avessero dovuta soccorrere e trovata piena di lividi, dovevano rivolgersi al mio neurologo che avrebbe confermato che non ero vittima di abusi ma così esaurita da non avere più il coordinamento necessario per una vita normale. Per non parlare del lavoro: il triplo del tempo a fare tutto. Quindi vi sono molto grata per tutta questa pazienza nell’aspettarmi. Per me è una grande conquista il riuscire di nuovo a scrivere almeno un post a settimana. Quando ne scrivo due o tre, festeggio.
A parte l’iter farmacologico, una prescrizione è stata: prendersi una vacanza, staccare da tutto per almeno un mese. Prima di traslocare è stato impossibile. Uno che accende la musica a tutto volume alle cinque del mattino non dipende da te e dalla tua volontà di rilassarti. I tappi poi non servono a niente quando il volume è così alto che tremano anche i vetri. Insomma, era venuto il momento di cambiare perché non era possibile sopportare gli abitanti dell’Appennino bolognese, cosa che peraltro gli amici bolognesi ci avevano detto, ripetuto e sottolineato innumerevoli volte. Amen, ci è piaciuto il panorama, ora via con un altro trasloco. Siccome noi giochiamo solo con livelli di difficoltà da alta a impossibile, oltre a due anni in carenza di sonno e la sindrome da stanchezza cronica, ci abbiamo messo anche il lockdown. Acquisto casa e trasloco durante il lockdown del 2020. Ganzi, eh?
A questo punto ho ricominciato con le mie tipiche avvisaglie da super-stress, tipo scendere le scale con il sedere, inciampare nei bordi dei marciapiedi, finché non sono arrivata a nuovi sintomi, tipo bloccarmi fissando il vuoto. Cosa che, sia chiaro, io non percepivo nemmeno e anzi litigavo con la mia metà sostenendo che mi ero distratta solo un attimo. Il neurologo mi ha dato una cura sottolineando che stavolta però non dovevo fare la brillantona che non usa farmaci e se li sostituisce con le sue erbe, perché non avevo proprio il tempo di aspettare l’effetto degli integratori naturali. Era urgente rimettermi in sesto prima che la cosa sfuggisse del tutto. Mi ha prescritto anche una vacanza di almeno un mese e che la facessi davvero.
Ora, chi è un libero professionista e ha attraversato il periodo Coronavirus-lockdown-chiusure, con i generosissimi ristori dello Stato (la mia categoria ha preso zero tondo, noi paghiamo e basta), sa che la parola ‘vacanza’ quest’anno è da soppesare bene. Da quando s’è ricominciato a circolare, si fa tutto il lavoro che arriva. Non si risponde “ah no, guardi, ho riaperto da due mesi e ora vado un mese in ferie che me l’ha prescritto il medico”. Perderesti i clienti. Così io gli ho detto “Senti neurologo, ma se io ho bisogno di te e non ti trovo per un mese intero, ci stai che vado da un altro? Ecco, ti parrà incredibile ma lo fanno anche i miei clienti!”. Ha capito e mi ha suggerito allora di “vivere in vacanza” facendo solo lo stretto indispensabile, ma per più tempo. Devo provare a vivere in vacanza tre-quattro mesi, lavorando lo stretto indispensabile. Così, visto che già negli anni scorsi riuscivo a fare un po’ di lavoro dalla spiaggia o da dovunque quando venivamo da queste parti, ho deciso di ampliare e passare alcune mezze giornate lì, a lavorare ma anche a rilassarmi. Poi mi sono fatta una lunga lista di cose vacanziere che mi piacciono e ho messo da parte altre cose che non farei mai in vacanza, tipo sistemare il garage o leggermi un plico di cinquecento pagine per decidere se mettere i pannelli fotovoltaici. Ho rimandato tutto a dopo il vivere in vacanza.
Il mio vivere in vacanza, quindi, è cominciato da tre settimane. Dalla spiaggia riesco a lavorare discretamente, ma solo a progetti e articoli che ho già impostato prima e per cui non servano grandi ricerche. Questa settimana ne avevo diversi da consegnare e il tempo è volato, tanto che non sono riuscita a scrivere nient’altro per Erbaviola. Devo attrezzarmi meglio o mettermi nello stato mentale giusto per scrivere post più vacanzieri? Lascio a voi la soluzione, un aiuto mi farebbe piacere.
In ogni caso, ho notato che in spiaggia sono quella che scrive di più senza scattare foto. La modalità ormai consolidata della gente attorno a me (invero piuttosto distanti, ma osservabili) è: scatto foto, scrivo breve testo. Mi chiedo a volte se esistano persone che scrivono e basta, senza includere foto. O se la scrittura sia ormai solo il corollario alle immagini e io sia rimasta all’età della pietra. Mi immagino questi parenti e amici che, al caldo canicolare delle città, ricevono aggiornamenti ora per ora sulle prodezze dei bambini prodigio che fanno castelli di sabbia e buche. Tutto viene documentato, fotografato, inviato, postato e tutto richiede un like, almeno. Nonostante abbia avuto anch’io la mia dose di parenti scoccianti con le foto di figli e vacanze (mito assoluto un’amica di mia madre che mi regalò il duplicato della cassetta del suo viaggio in nell’Australia centrale, tre ore di cammino nei deserti), non so immaginare il peso di quelli attuali, al punto che mi compiaccio di essere la pecora nera della famiglia, esclusa da queste ritualità. Niente foto di bambini tutti uguali che fanno castelli di sabbia tutti uguali o buche tutte uguali a cui devo mettere like e commenti tipo “ooooh, un futuro architetto!”, “oh è nato il nuovo Leonardo!”.
Sarà che io ho la stanchezza cronica, ma mi pare un sacco di lavoro in più invece di vivere davvero.
Giorni fa si è posizionata vicino a me una famiglia veneta. Io ero lì a vivere in vacanza, quando zac! Mi si piazzano di fianco, con il resto della spiaggia deserta. Un po’ troppo vicino, a dirla tutta. Devono essere stati calamitati dal nostro evidente bisogno di udire tutti i fatti loro. Dovevano redimerci, dimostrarci come si vive oggi. Gli strani siamo noi, due orsi muti con il naso nel computer a lavorare che ogni tanto si alzano per una nuotata, invece di fare del sano divertimento da spiaggia come loro.
Per questa mia scelta di vivere in vacanza, ho dovuto farmi i fatti loro per metà pomeriggio, dato che avevo dimenticato a casa sia i tappi che le cuffie, strumenti vitali di sopravvivenza sulle spiagge contemporanee. Mi sarei potuta spostare, ma ho valutato che stava vincendo su tutto la mia poca voglia di raccogliere tutte le mie cose, nella canicola e sulla sabbia rovente, per andarmene a debita distanza. Mi sono data come motivazione la logica dell’inutile spostamento: tra la loro abbronzatura bianco neve, l’ombrellone piccolissimo e l’imminente ora di cena in campeggio, non sarebbero durati lì più di tanto, quindi potevo resistere. A breve sarebbero risaliti con la pelle a fuoco.
L’allegra famiglia bianco neve si è posizionata tutta sotto il minuscolo ombrellone, di schiena come gli elefanti africani sotto l’unico albero della savana: madre con il cellulare incollato alla faccia, due figli entrambi con cellulari in posizione orizzontale-gioco, padre con cellulare a distanza nella tipica posizione del presbite di mezza età che crede di essere in incognito, ovvero lui sotto l’ombrellone e il braccio proteso con il cellulare fino all’ombrellone dei vicini.
In un primo momento madre cerca di parlare con i figli, che sono impegnati altrimenti e non rispondono. Bravi, così si fa, fatela tacere e che si arrostisca in muta rassegnazione. Ma niente da fare, lei ci riprova e ci riprova, sempre guardando il suo cellulare pieno di foto simpaticissime, a quanto pare. Guarda questa foto, guarda questo video. I figli sono dei grandi, non alzano nemmeno lo sguardo, la evitano con veloci mosse di distacco craniale. Marito è ormai con il braccio a due ombrelloni di distanza cercando di leggere non si sa cosa.
Madre decide allora di telefonare alla propria madre. Telefonata uno. Come stai, cosa stai facendo, cos’hai mangiato, ah sì? No, noi siamo arrivati e ho fatto solo gli spaghetti… sì, avevamo già mangiato all’autogrill quando ti ho chiamata… eh sì, infatti. Sì fa fresco, c’è un bel venticello, eh infatti… così almeno ci togliamo una settimana dall’afa. Sìsì ti lascio, così esci, infatti infatti, ciao.
Uh che interessante! Oggi è andata male, come vicini-calamitati abbiamo italiani medi e medio-bassi. In genere invece si siedono troppo vicino a me degli scrittori della Adelphi che telefonano a Calasso per discutere sul postmodernismo italiano. A volte anche politici internazionali che telefonano alla loro ambasciata per problemi di alta diplomazia, tutte questioni urgenti che non possono attendere, bisogna sistemarle dalla spiaggia. Una volta anche Jason Momoa che mentre discuteva con il suo agente di Los Angeles se interpretare lo spin off del Signore degli Anelli nel ruolo di Frodo, mi ha chiesto in prestito la crema protezione 50. Nei miei sogni.
Nella realtà, sono assediata da donne insoddisfatte che chiamano la loro madre insoddisfatta per generare loop di insoddisfazione, un’economia circolare dell’insoddisfazione a cui sono impermeabile e che guardo con l’occhio dell’entomologa nella foresta delle Galapagos. Ricapitoliamo l’eto-tipo della signora troppo vicina a me. Donna apparentemente adulta, con dei figli. Ha chiamato sua madre poche ore prima dall’autogrill in un viaggio che, dal suo accento, non sarà durato più di due ore. Ora la sta richiamando per aggiornarla sul niente, facendosi aggiornare sul niente, nell’intento di non percepire il vuoto: e siamo solo al pomeriggio. Ci sono bambini che scavano con le mani nelle miniere di cobalto per farle avere quel cellulare a tariffa illimitata, un mezzo che ha deciso che ha l’unico scopo di riempire la sua vita sfinendo quella degli altri. Moglie Media, sappi che mi sembri un animale più strano dell’axolotl, quella salamandra praticamente immortale che rigenera tutti i pezzi che le si lesionano e non si è ancora capita la sua funzione nell’ecosistema.
Nella conversazione di Moglie con le successive due vittime (sorelle inchiodate al lavoro nel caldo afoso, pare di capire), ripercorro l’interessante giornata. Partenza con disagi per far alzare i figli dal letto, sosta all’autogrill per la Rustichella che prendono sempre, arrivo in campeggio con sistemazione bagagli, spaghetti al sugo e poi in spiaggia. La sera andranno in centro a passeggio per un gelato.
Nel frattempo Marito con braccio teso si è alzato e ha lasciato l’ombra condivisa con la famiglia, inseguendo il suo braccio con cellulare: camminando raggiunge una maggiore estensione del braccio? La luce diretta del sole sul display lo aiuta? Mistero. Fingendo di posizionare meglio il mio telo, mi allontano dall’altra parte del mio ombrellone, più lontano dalla Moglie Media che ormai ho identificato per una che non è capace di stare zitta un minuto e ripeterà allo sfinimento le stesse cose ad altre venti vittime. Riprendo il computer e mi rimetto al lavoro. Nel frattempo Madre mi osserva con la coda dell’occhio e con l’altra scorre su e giù la rubrica. Una che se ne sta zitta e non deve telefonare ad alcuno deve sembrarle molto strana.
Scorre ancora su e giù i suoi contatti… So cosa vuol dire nel complesso linguaggio del corpo di Moglie Media: urge un’altra cavia per sconfiggere il vuoto cosmico. Deve telefonare a qualcuno per non sentirsi sola in mezzo alla sua famiglia media. D’altra parte, Marito Medio all’inseguimento del suo braccio è già quasi al porto. Attende fiduciosa gli squilli e finalmente l’urlo di giubilio “Ciaoooo come staiiii? Cosa faiiii?”. Puzza di allegria simulata e percepisco persino lo sconforto della poveraccia che le ha risposto. Mi torna in mente “Viaggi di nozze” di Verdone: che fate? ‘ndonnate? che famo? n’donnamo? Sempre le stesse domande, sempre meno risposte, sempre più vuoto.
Purtroppo la prima vittima designata è di corsa, la telefonata si chiude senza nemmeno aggiornarla sugli spaghetti in campeggio, arriva solo alla Rustichella all’Autogrill. Chiude la chiamata e si guarda in giro, Marito è ormai invisibile. Ripercorre la sua lista contatti e parte un’altra chiamata. “Ciao, sono Michela, zia!”. Ahi, brutto segno. Quando si devono qualificare per nome, sono arrivate ai parenti di grado mediocre, quelli che non ti riconoscono dalla voce o cavalcano ormai la senilità smemorata. Infatti una voce femminile urla dall’altro capo chiedendo se è già Natale. Ecco, ci avevo preso. La lontana zia ci sta ad essere aggiornata con dovizia di particolari. Moglie Media spiega che sono in vacanza a Riccione una settimana.
Eh?! Come a Riccione?! Sono certa di essere qui e non a Riccione… mi guardo in giro, ok che sono un po’ esaurita… però dai, non è Riccione. Mi tranquillizzo, non siamo decisamente a Riccione, mi stava prendendo un colpo. Probabilmente preferisce dire alla zia che è in un posto più modaiolo, interessante… Finalmente Moglie Media mi interessa. Intanto noto che il racconto viene riconfezionato per la zia: omette “in campeggio” che farebbe sembrare la cosa meno lussuosa, parla omettendo, come se alloggiassero al Grand Hotel. Sono qui perché i bambini avevano bisogno di mare, spiega. In effetti, per il mare che stanno godendo i suoi figli, basterebbe sederli sul balcone, ma la zia non può saperlo e sicuramente si immagina adolescenti che sguazzano e si tuffano. La progenie di Moglie Media intanto non rileva nemmeno di essere stata nominata, sono rannicchiati nell’ombra dietro la schiena della genitrice, gli occhi incollati al display.
Sono qui “per un po’ ” (a questa non le dice “una settimana”, farà brutto?), sono subito venuti in spiaggia, neanche il tempo di posare le valigie. Sì, hanno pranzato all’Autogrill, era più comodo, ai bambini piace. Eh no, signora mia, vorrei dirle: e la spaghettata in campeggio? Dove la mettiamo? Non saltiamo i dettagli! Prosegue invece imperterrita dimenticando la spaghettata, con mio grande disappunto, detesto i buchi narrativi. Seguono informazioni dettagliate su tutti gli esami e malattie della zia, con lei che alza gli occhi al cielo mimando segni di insofferenza ai familiari: due figli che non sanno della sua esistenza e Marito all’inseguimento del suo braccio, che ormai sarà arrivato davvero a Riccione. Convenevoli di rito e chiude.
La osservo mentre seleziona freneticamente un altro contatto, è di nuovo la mamma. “Questa te la devo dire subito!” esordisce. “Ho sentito zia Clara, sì… le ho telefonato per una gentilezza… così, per sapere come sta, visto che avevo tempo… e sai cosa ha avuto il coraggio di dirmi?!”. Seguono brevi ipotesi che non sento, questa zia Clara dev’essere una con un passato di cose dette male, si capisce. “No no, peggio, senti cosa mi ha detto!” Abbassa il tono di voce “Cosa fate al mare che siete pieni di debiti! Hai capito?!”.
Dall’altra parte la risposta è lunga e mi sto mangiando le unghie perché non la posso sentire… non si fa così! Voglio sentire anch’io! Finché Moglie Media la interrompe: “No no, gliel’ho detto! Sì, per i bambini, gliel’ho detto, siamo venuti per i bambini! Ma infatti chi si crede di essere? Al mare ci va solo lei?! Eh infatti… no, no, adesso tra poco saliamo, sì, devo preparare la cena… no, non so, ci sono ancora un po’ di spaghetti…ma quindi la chiami tu la zia? Eh fammi sapere cosa ti dice, sì, voglio proprio vedere se lo dice anche a te! Ah, guarda che le ho detto che siamo a Riccione… eh sì, perché poi sembra che solo le sue figlie vanno a Riccione… sì, dille così, vediamo cosa ti dice! Sìsì a Riccione ci facciamo delle foto, l’avevo pensato anch’io”.
Adesso sono agitata. Zia Clara, ti stanno tendendo un’imboscata! Oddio, come si può avvisare la povera zia Clara? Queste due la vogliono tirare in un tranello per farle dire non ho capito che cosa. Santo cielo, che tensione… intanto Moglie Media si spalma di crema con soddisfazione e malcelata fierezza, guardandosi in giro. Marito Medio dove sarà? Minimo in Salento, ormai. Fa niente, tanto all’ora di cena rincasa sempre. Io sono in trepidazione, come starà andando la telefonata con zia Clara? Ecco che suona il cellulare, Moglie Media risponde al volo, ascolta, fa molti cenni di assenso. Poi sbotta in un “Ti ha detto così?! A te?!”. Cosa le avrà mai detto?! Lo voglio sapere. Moglie Media si alza in piedi, si allontana dall’ombrellone e parla gesticolando, arrivano parole a caso che non vogliono dire nulla. Ritorna sotto l’ombrellone, sembra furente. Secondo l’etologia della Moglie Media, adesso telefonerà a un’amica per raccontarle l’intera faccenda. Mi preparo all’ascolto, chiudo il portatile, mi preparo vicino la bottiglia termica con l’acqua fresca, fingo di prendere il sole, attendo lo spettacolo. Pura suspence.
Fa due numeri, non rispondono. Al terzo ha successo, dal tono trova un’amica o almeno una conoscente. Partiti stamattina, ragazzi difficili da far alzare, Rustichella, Autogrill, spaghetti al pomodoro in campeggio (quindi, deduco, non è una da impressionare come zia Clara), afa, venticello, una settimana… uff… sembra il giorno della marmotta, dai… arriva a zia Clara, che ti ha detto zia Clara?! No, finisce così. Ricompare Marito Medio, smontano l’ombrellone e se ne ritornano in campeggio trascinandosi dietro i due virgulti ancora incollati ai loro display. Non hanno guardato un gabbiano, non hanno fatto un bagno, assaporato il profumo del mare, non hanno infilato i piedi nella sabbia calda e disteso tutti gli arti svuotando la testa, appagati. Non hanno fatto nulla e soprattutto mi hanno lasciata qui con una storia a metà, con zia Clara che non saprò mai se ha risposto per le rime o è stata sconfitta. Soprattutto, questo vivere in vacanza mi stressa. Facciamo che domani lavoro alla scrivania in silenzio.
E voi, da quante Donne Medie cellulare-dipendenti venite assediati quotidianamente? Non sarò la sola, dai…
39 Commenti
Carissima! Mi dispiace moltissimo per la tua sindrome. Fu diagnosticata anche a me dopo l’anno in cui contemporaneamente organizzai il mio primo matrimonio e terminavo l’Universitá. In effetti passò solo dopo due mesi di assoluta vacanza. Per cui mi permetto di dirti che ti converrebbe occuparti molto di te, del tuo giardino (e sí, io vorrei articoli sui tuoi mille trucchi e segreti per coltivare) e quando vai in spiaggia portati un materassino gonfiabile e fatti cullare dalle onde del mare, appena si avvicinano soggetti molesti!
Grazie Monica! Le tue parole mi danno molta fiducia sul futuro! Penso che farò ‘assoluta vacanza’ per un periodo di agosto, quando si potrà fare. Altrimenti lo farei sicuramente da subito. Intanto faccio “vivere in vacanza”, che comunque un po’ di sollievo l’ha dato. Ho integrato anche con una dieta che mi sono studiata appositamente e anche quella sta dando qualche beneficio 🙂
Molto volentieri per il giardino/orto anche se ultimamente… devo contare molto sul mio compagno e mi dispiace perché ci sono da fare tutti i “primi lavori” per dare una forma a un pezzetto di terreno che era abbandonato da qualche anno. In pratica… facciamo grandi buche per estirpare piante molto coriacee che ormai erano più morte che vive. Ok, in qualità di prima commentatrice e prima risponditrice al sondaggio della newsletter: il prossimo è il post sul micro-orto in preparazione e ce n’è un altro in arrivo sulle talee di … sorpresa!
Un grande abbraccio, vado a comprare un materassino, ottima idea!
Io sono una brutta persona, mi metterei a tossire come Lady Oscar prima di tirare le cuoia.
ahahah bellissima! Non sei una brutta persona, anzi, sei una persona che sa tutelare i suoi spazi! Un abbraccio Ilaria
Cara Grazia, innanzitutto ti auguro di stare di nuovo bene prestissimo. Riguardati, prenditi cura di te perché sei preziosa e ci sono un sacco di persone che tengono a te (e fra queste ci sono anch’io).
Per quanto riguarda le proposte, io voto per autoproduzione e vita quotidiana.
Grazie per il divertimento con ľarticolo di oggi. Un abbraccio.
Azz… mi spiace per la tua magagna ma comunque risolvibile con un po’ di pazienza e del sano e sacrosanto ozio.
Anche se, immagino l’ozio non rientri nei tuoi parametri e così potresti dilettarci con articoli su vita quotidiana e su come migliorare l’organizzazione e la mente. Così, per non farti annoiare … 😁😀
Mi chiedi esperienze di vicini di ombrelloni molesti?! Mmm … in genere abbiamo sempre cercato posti un po’ selvaggi e scomodi, così già una buona parte di umani vengono selezionati, comunque ottima l’idea della tua amica che ti suggerisce il materassino e via a galleggiare lontano dalle molestie uditive!
Caspita però non sapere la fine della storia di zia Clara e compagnia bella …
Stai su di morale cara Grazia e prenditi cura di te e non importa se non riesci “per ora” a stare dietro a tutto … scialla zia 😘 ti abbraccio
Ma sai che davvero… che ingiustizia non sapere la fine della storia! Uffi! Mi voglio comunque immaginare zia Clara che rifila una delle sue risposte sagaci.
Spiagge appartate… ehm, sì. Anche io. Ma tra le conseguenze del continuare a cascare e inciampare, ci sono i postumi di una slogatura che mi fanno zoppicare, quindi per ora niente posti selvaggi e scomodi. Però devo dire che la maggior parte delle volte, qui, (non certo a Riccione, LOL!) sono piacevolissime anche le spiagge più raggiungibili.
Ti mando un abbraccione Eliana, grazie!
Devo darvi una notizia: cercare il posto tranquillo e isolato non mette al riparo dal vicino di ombrellone molesto. E, Grazia, visto che sei esperta nel classificare le persone, ti ricordo l’esistenza del “milanese in vacanza al mare in Sardegna”. Una delle peggiori specie viventi al mondo. Io sono sarda, vivo in Sardegna, amo la mia regione e sono asociale il giusto: in spiaggia preferisco evitare il contatto con altri bipedi, se è possibile. Ma il “milanese in vacanza al mare in Sardegna” ti trova sempre. Arriva per vie misteriose anche nei luoghi più impervi e poi si lamenta della mancanza di servizi. Qualche anno fa rischiai seriamente di risolvere il problema con il bastone dell’ombrellone. Il luogo non era particolarmente impervio, anzi, direi piuttosto vicino alla “civiltà”. Spiaggia libera, a Chia (https://www.sardegna-villa.it/spiaggia/chia giusto perché chi non c’è mai stato possa farsi un’idea), giugno, poca gente, ombrelloni distanziati di almeno 50 metri, arrivano loro: i milanesi in vacanza al mare in Sardegna e si piazzano esattamente davanti a me (vuoi mettere, guardare loro e guardare il mare?)
Nei 10 minuti che ho resistito ho scoperto che i 4 si erano conosciuti il giorno prima in aereo, alloggiavano nello stesso resort famoso per i campi da golf e che soffrivano tutti di una sindrome definita: “ansietta da primo giorno di vacanza”. È stata l’ansietta da primo giorno di vacanza a farmi sbroccare male. Lo ammetto, ho perso la trebisonda e non l’ho vista con il dovuto umorismo. Ho iniziato a inveire contro la loro maleducazione, contro la loro incapacità di rispettare le altre persone imponendo la loro ravvicinata presenza senza necessità e senza rendersi conto di essere fastidiosi e inutili per l’esistenza del pianeta. Ho usato il residuo autocontrollo per non picchiarli col bastone dell’ombrellone intanto che lanciavo le mie cose una trentina di metri più lontano mentre il mio compagno di allora mi guardava come se fossi pazza. In effetti, dovevo sembrarlo, pazza. L’ansietta da primo giorno di vacanza… non hanno capito niente: è l’ultimo giorno di vacanza a creare ansia. Perché è l’ultimo. Gente che non sa vivere…
Ornella, prima di tutto mi scuso perché mi sono accorta solo oggi che questo commento era andato in moderazione… più di due mesi dopo!
Ehm, i milanesi in vacanza sono tremendi ovunque e non solo loro. Se però ti può consolare, non invadono solo la Sardegna, ma anche la Romagna, anzi qui la prevalenza è milanesi-romani. Sono così abituati a stare stretti come sardine che ti si appiccicano addosso anche se ci sono 2 km liberi di spiaggia. Il motivo secondo me è proprio l’abitudine. Lo noto anche nei negozi, chi abita in spazi compressi ti si attacca alle natiche. Tempo fa, pre-pandemia, a una signora che mancava solo mi salisse sulle spalle da tanto era vicina, ho detto “Se sta qui con me, paga lei eh”. Si è allontanata borbottando. Adesso devo ammettere che mi bullo con le leggi sul distanziamento.
Comunque, tornando ai milanesi al mare, temo che – ahimé – ce ne siano di provenienti da ogni dove… siamo assediate! Un abbraccio, cara.
Grazie a te Rosanna, di cuore! Sto facendo del mio meglio per curarmi, ho capito che non sono indistruttibile come pensavo. Sui nuovi post contaci, voto registrato. Un grande grande abbraccio e grazie ancora per la tua vicinanza.
Mia cara, la mia domanda è: con tutto quello che hai dovuto passare negli ultimi anni ( anni, non mesi, non settimane, non giorni!!! ) stupisce che tu te la sia “cavata” con solo la sindrome da stanchezza cronica…ovviamente non dico questo per sminuire la tua situazione, anzi, tutto l’opposto: non so davvero come hai fatto a reggere. Va beh, sicuramente per la mia amicizia!!! Dai, visto che tu non perdi mai l’ironia nemmeno nei momenti più duri, ci provo anche io…😁
La descrizione della spiaggia mi ha fatto rotolare in terra…e mi sembrava di essere li…forse in quel bel parco vicino casa con le nanette potresti essere meno disturbata? Si spera che le nanette ancora non abbiano il cellulare!! Per quanto riguarda i tuoi post futuri, la prima cosa che mi viene da dirti è fai come faresti. Questa pillola di saggezza toscana è fantastica eh? Io se scritto da te leggerei anche le istruzioni per montare un assembla-niente-con cromature e ali rientrabili!!! Però se l’hai chiesto vuol dire che ti interessa quindi: sicuramente consigli di coltivazione e foto e commenti del tuo giardino work in progress ( siamo una manica di stalker, rassegnati!) Poi vita vissuta e sicuramente autoproduzioni ( questo non per sminuirti ma perché tu fai davvero e quindi mi interessa sempre). Io ieri ho raccolto i fiori di tiglio…li vogli far seccare e farci un cuscinino da mettermi accanto quando dormo…boiata? Sii spietata!! Un abbraccio a te, il silenzioso e i moffoli
Ma scherzi, certo che è per la tua amicizia! Le amiche e anche chi si riunisce su questo sito, persone che non conosco magari dal vivo ma che sento molto vicine, spesso da anni. Le amiche sono linfa vitale per riuscire a passare questi periodi. Per me lo sono state, lo siete state tutte e lo è stata la mia famiglia, in cui metà dei componenti hanno la coda… ma sono grandemente empatici e di grande supporto! Ne sai qualcosa?! 😛
Fiori di tiglio: assolutamente sì! Se è per rilassamento aggiungerei anche un pochino di lavanda. In Trentino fanno questi sacchetti di stoffa con dentro erbe essiccate tra cui anche il tiglio. Se non sei allergica al tiglio (io sì, sigh!), è ottimo. Per mia esperienza i cuscini di erbe sono meglio con doppia fodera, io almeno li faccio così. Quella esterna si impolvera inevitambilmente, se vuoi tenerlo vicino al viso è meglio poterlo estrarre e lavare la fodera esterna. Spero sia utile!
Un grandissimo abbraccio Daniela e grazie per tutto il supporto!
Oh, innanzitutto un abbraccio. Poi devo dirti che i tuoi articoli sono diventati un appuntamento che aspetto con trepidazione, irrinunciabili. Certo che se devi esaurirti no, prima la salute! 😅 Sono abbastanza asociale da dribblare questo genere di situazioni, quindi non ho aneddoti da raccontare.
Comunque mi piace tutto quello che scrivi, va bene tutto. 😂
Grazie Valentina, mi fa davvero tanto piacere, soprattutto sapendo bene quanto sei selettiva nelle letture! Ti sto abbracciando forte, virtualmente! Non preoccuparti, qui scrivo solo per piacere, grandissimo. Magari una volta di più e una di meno, ma solo per piacere 🙂
Ciao Grazia, mi dispiace molto per il tuo problema di salute, spero che riuscirai a venirne fuori al più presto e più energica di prima.
La prossima volta che vai in spiaggia prendi le cuffie o scappa al largo! 🙂
Più informazioni sul coltivare sostenibile mi interesserebbero molto, grazie.
A presto!
Ciao Serena, grazie! Sono sicura che andrà sempre meglio, piano piano vedo già dei bei miglioramenti. Sicuramente ora non dimenticherò più le cuffie, puoi contarci! Anche se… metti che si possa sapere la fine dell’imboscata a zia Clara… me le tolgo al volo 😉 Ti mando un grande abbraccio! (Coltivazione è il più votato, benissimo! Segnato!)
Se mi chiedi che argomenti preferisco che tu tratti ti dico: vita quotidiana, autoproduzione e poi tutti gli altri. Ma solo dopo che ci avrai raccontato come sei uscita da questo brutto periodo. Vivi intensamente l’ozio benefico e poi potrai vivere intensamente tutto il resto. Se prima non ci sei per te stessa, non ci sei per nessuno. Se il tuo corpo ti dice che non ti riesce più a stare dietro, che corri troppo e non riesce più a tenerti in piedi, ascoltalo. Lui sa cosa ti serve.
Spero che tu possa rigenerarti presto (ma senza troppa fretta).
Grazie di cuore Sabina! Ne sto già uscendo e scrivere sul sito è sempre solo un piacere. Il come per ora è stata una cura d’urto, allopatica, che mi ha rimessa in piedi e adesso da un mese circa sto seguendo una dieta apposita più fitoterapici e sta dando dei risultati. Per ora, guardo cosa mi viene spontaneo e seguo quella via. Lavoro a parte, che non posso lasciare, ho limitato molto tutti gli altri impegni pesanti: se ho sonno dormo, se non ho sonno mi rilasso, cucino pochissimo e solo cose molto semplici, ho messo in stand by parecchi lavori per la casa nuova (anche se ora mi sta prendendo la voglia di fare qualcosa, ed è buon segno!). Vado lenta persino con il giardino, ma pace, non deve essere un ulteriore stress. Tanto sarà sempre lì quando sarò pronta.
Mi ascolto, insomma. Ti abbraccio e ti ringrazio dei consigli, sei molto cara!
Beh se fosse capitata a me Moglie Media prima l’avrei brusciata coll’occhi poi se continuava me ne sarei andata ammollo in mare! Mi sa che il mio cuboide fratturato il 2maggio voleva proprio farmi prendere una vacanza forzata e non programmata. Ho molto da imparare ancora. Sei il mio esempio migliore. Da te s’impara sempre!
Devo venire da te a fare lezioni “da romanaccia” tipo la “lezione di brusciata coll’occhi”! Non sono credibile, sembra solo che il sole mi dia fastidio agli occhi…
Il tuo piedino fratturato sta urlando che sono ANNI che ti devi fermare o finirai a ridurti come me! Ci voleva Tilda per buttarti a terra e farti stare ferma… io te l’avevo detto che accogliere questa cagnolona sarebbe stato un grande miglioramento di vita. Hai visto? 🙂 Ci ha pensato lei. Ora fanne tesoro perché quella se ti rivede stressata ci mette un minuto a bloccarti di nuovo!
Cara Grazia, mi è dispiaciuto sentire che stai così. Ma non preoccuparti perché hai avuto dei buonissimi motivi per ammalarti e ora che sono stati rimossi ne uscirai più forte e motivata. Quando c’è una causa che si riesce ad individuare è molto più facile guarire. Mi ricordo che dopo il trasferimento nel paesino eri contenta perché pur avendo dovuto lasciare la casina nel bosco, dopo aver rischiato la vita, ti eri ben disposta a vivere i lati vantaggiosi del trasferimento. Non dover fare tutto quel lavoro con la legna, non rischiare blocchi per la neve, avere più tempo per goderti le pause, et voila….raffinate esibizioni canore diurne e notturne sotto le finestre!
Anche se uno si indigna perché c’è da indignarsi l’amarezza e la delusione scavano nell’anima. E il riposo è fondamentale, lo so bene io che faccio i turni. Ma adesso è passato.
Hai la prospettiva di fare tutte cose che ti piacciono e come meglio credi.
Sto riflettendo su se e come persone come la tua vicina di ombrellone possano influenzarci anche se sono di passaggio. Influenzarci nel senso che anche se sopra sopra ne ridacchiamo lascia una certa amarezza vedere la gente che si perde dietro queste cose. Ma forse è la normalità, in fondo stanno meglio di quanto sembri e andare a smuovergli le coscienze farebbe peggio, in un mondo come questo. Ammesso di riuscirci.
Riguardati e scrivi quello che ti va.
A noi piace tutto.
Bacini
Cara Adriana, sì, hai ragione, tutto passa e tutto insegna. Il passaggio dalla casina in mezzo al bosco all’appartamento (che invero era 200 mq… più della casina!) ci ha fatto capire che volevamo meno giardino e orto ma non niente del tutto. Ci ha ricordato che i nostri gatti amano molto i balconi e poco gli spazi esterni, quindi erano necessari. Ci ha fatto concludere che il tempo degli esperimenti di vita in decrescita e isolata era arrivato al termine: siamo esseri sociali, che amano coltivare rapporti umani in vicinanza e non vogliono passare lunghi inverni di 9 mesi a trascinare legna per riscaldarsi. La casina ci ha “curati” dalla metropoli, ci voleva, così come l’appartamento ci ha fatto riflettere molto sul vicinato e sulla qualità delle persone di un dato posto. Purtroppo ci sono luoghi in cui la cattiveria e disonestà si insediano più che in altri: i colli bolognesi sono stati per secoli luoghi in cui si sopravviveva con il brigantaggio, derubando e maltrattando chi era costretto a passare di lì per andare da Bologna a Firenze. Non è cambiato molto. Tutto però ha contribuito a farci scegliere un luogo ideale, non contando solo sul panorama ma anche e soprattutto sulla qualità delle persone e un tipo di abitazione che fosse a nostra misura per come siamo ora. Una casa che vent’anni fa non avremmo mai considerato e che oggi è il luogo perfetto.
Per fare eco ai tuoi pensieri: sì, le persone vicine ci influenzano molto, non solo energeticamente. La vicina di ombrellone passa e va, ne puoi sorridere, così come un disservizio, una cosa che non funziona. Ma tanti come la vicina, tanti disservizi o tante cose che non funzionano, cambiano la nostra realtà perché ci influenzano negativamente e noi la cambiamo, anche senza accorgerci.
Detto questo, nessuna amarezza per la vicina di ombrellone: ognuno ha il suo percorso, tutti hanno una logica nel loro esserci, anche quelli che sembrano inutili. Tutto sta nello spostare lo sguardo (e tendere l’orecchio!) su chi ci è più simile.
Un grande abbraccio!
Sono d’accordo quando dici che tante persone come la vicina e tanti disservizi alla fine ti cambiano, è anche la mia paura e la mia sensazione. Anch’io mi sono imbattuta in diverse disavventure simili alle tue: vicini invivibili, ambienti di lavoro tossici a volte… il problema è quando si ripetono spesso, in maniera ravvicinata, e il fatto che capitino sempre è perché il Paese è composto da una maggioranza fatta così. Gli italiani sono questa roba qua. Sono sempre più invivibili in ogni frangente, te li devi andare a cercare quelli “sani”, non medi-mediocri, autentici. E’ la mia lotta negli ultimi anni e anch’io sono stanca come te. Ho lottato con molto ottimismo ed entusiasmo, ma il contesto generale non si può cambiare. Puoi cercarti di farti la tua isola, dove scegli le cose migliori per te, ma arriva sempre qualcuno dall’esterno a rovinartela. E’ un continuo. Ti auguro di riprenderti dalla tua stanchezza cronica e lo auguro anche a me, dovremmo cercare di unirci tutti noi, perché siamo un po’ sparsi in mezzo a questa maggioranza di abbruttiti.
In bocca al lupo, e riguardati. Noi facciamo a meno di qualche post finché non ti sarai rimessa :-*
Grazie Ornella, ti abbraccio! Sto già meglio, il percorso è iniziato tempo fa… ma è una strada lunga. Mi conforta molto la vostra vicinanza!
Cara Grazia, interessante questo metodo del “vivere in vacanza”. Forse non sostenibile per lunghi periodi ma sicuramente d’aiuto quando le due settimane di ferie canoniche non sono sufficienti per riposarsi del tutto. A volte l’organizzazione della vacanza, della famiglia e di tutto il contorno non aiuta il riposo assoluto. Il “vivere in vacanza” può essere un metodo per entrare nello spirito delle ferie e una sorta di camera di decompressione per non tornare subito alla vita frenetica che, nonostante i buoni propositi, tocca un po’ a tutti.
Al di là di questa mia considerazione ti auguro davvero il meglio e mi dispiace che tu non sia stata bene. Di qualunque argomento tu scriva ti leggiamo con piacere. A me però piace molto l’argomento dell’autoproduzione e vita quotidiana che è un po’ quello per il quale ero approdata a questo blog anni fa: per esempio non sapevo di sacchetti di erbe aromatiche come ho letto su qualche commento a questo post. Mi piace sapere che c’è un altro modo di vivere oltre al passare il tempo attaccati al cellulare come la famiglia del tuo incontro in spiaggia.
Buon tutto e al prossimo post, quando avrai voglia di scriverlo, ovviamente.
Grazie Giorgia! Mi sto segnando tutte le preferenze e prevale la tua devo dire! In effetti ho smesso per un po’ di parlarne perché ormai ne parlano così tanti che mi sembra ridondante, mi dà l’aria di essere tutto già presente, già detto, già fatto. O forse semplicemente ero solo un po’ stanca 🙂
“vivere in vacanza” è un metodo che sto imparando e contemporaneamente cercando di applicare, anche se davvero la vita lavorativa è un po’ invadente in questo senso. Non posso nemmeno dire che da dipendente le cose sarebbero andate diversamente, perché in tutte le aziende in cui ho lavorato era già tanto osare prendere le ferie, figuriamoci un periodo di malattia per “riposo”… al ritorno avrebbero trovato il modo di licenziare o ancor peggio di demansionare e fare mobbing.
Mi sono segnata i cuscini di erbe per un prossimo tutorial! Non vicinissimo perché devo prima finire di fare le tende, lavoro che sta andando mooolto a rilento, poiché vivo in vacanza 😛 Un abbraccio, cara!
Cara Grazia,
Avrai pure la sindrome ma lo humour non ti abbandona mai, ho riso molto, mi sono identificata con marito medio perché anch’io allungo il braccio fino a Riccione, rimandando gli occhiali più in là. Per fortuna il tempo guarisce bene i segni del troppo, troppo sopportare, troppo lavoro, troppa incomprensione ecc. Fai cose belle, che ti piacciano.
I tuoi post a me piacciono tutti, dai funghi nei garage parigini, alla bella artigiana di borse che ci ha lasciati, in tutti trovo spunti belli, di interesse o comunque di anima. Certo, vita quotidiana e autoproduzione sono quelli in cui è più facile identificarsi.
A proposito di vita in vacanza, questo anno in cui per forza abbiamo dovuto lavorare meno e occuparci di più delle cose piccole, a me ha fatto sentire proprio così, in vacanza a casa, e devo dire che spero di non abbandonare questo modus, cioè di continuare a lavorare con le mani, a fare l’orto in balcone, il pane e i biscotti, i ricami e il cucito, forse è un po’ da nonna papera sì, ma che me ne importa se sono contenta nel farlo? Finché si può ci provo a continuare così, poi si vedrà. Ti auguro un’estate di relax e spero che vi troviate bene nel posto dove siete ora, un abbraccio
Nonna Papera è un gran personaggio! Indipendente, sa fare tutto, sempre allegra e amorevole… e con gli occhiali da lettura! XD Facciamoci compagnia, tra un po’ dovrò tornare dall’ottico anche io e se voglio continuare la carriera da nonna papera autoproduttiva, dovrò rinforzare gli occhiali o decidermi per l’intervento (sigh) visto che non allungo braccia ma sono fortemente miope e senza occhiali o lenti sono persa. I momenti migliori sono il vapore della pentola sull’occhiale e quando questo scivola dal naso in mezzo all’orto… con conseguenti ricerche a tentoni, piante schiacciate e richiami della mia metà in stile gabbiana-isterica per ritrovare le preziose lenti!
Sarà sicuramente un’estate di relax, cara Gio!
Un grande grande abbraccio!
Ciao,
vita quotidiana perche scrivi benissimo.
Grazie Alice! Un abbraccio!
(stanno vincendo autoproduzione e vita quotidiana parimerito!)
sono contenta
Ohibò …. mi sa che la mail del tuo nuovo post mi sia sfuggita completamente, leggo solo ora. Quello che è importante è la salute, perciò prenditi tutte le pause che ritieni giuste (poi magari recuperi scrivendo 2365 post tutti insieme, vero?).
N.B. ho passato a Riccione praticamente 3/4 di vita: da giugno a settembre di tutti gli anni da quando ero nella pancia di mia madre per almeno 30 anni o forse più; non mi sono mai sentita una VIP, forse dovrei????
Mi raccomando Grazia RIPOSATI e STAI BENE IN SALUTE, te lo scrivo in maiuscolo perchè te lo sto proprio urlando!!!!! Un abbraccione grande
Sto valutando infatti di cambiare newsletter perché ormai gli iscritti sono tanti e tanti anche quelli che mi segnalano di non riceverla o di ripescarla continuamente dallo spam.
Riccione temo che sia “cool” per quel tipo di utenti 🙂 Ma ognuno di noi ha un’idea diversa di ricchezza ed eleganza. Per me il massimo sono le spiaggette deserte da scovare attraversando le pinete, quando sono lì nel silenzio e con attorno solo mare e verde, mi sento ricchissima. Per altri l’idea di ricchezza è la spiaggia attrezzata in cui si spende tanto e c’è un sacco di gente, gli animatori, i balli di gruppo, quelli di Radio DJ in vacanza… Punti di vista.
Ti mando un grande abbraccio!
ah e ti giro la newsletter perché mi interessa la tua opinione sugli argomenti 🙂
Cara Grazia, riposati, riprenditi e soprattutto… scrivi quello che vuoi quando sarai di nuovo in forma! Non voglio ripetere quello che hanno scritto altri prima però devo: tu hai la rara dote di rendere interessanti anche le istruzioni del frullatore. Scrivi benissimo, è un piacere leggerti e nel nostro gruppo di lettura non vediamo l’ora che pubblichi un altro libro. “L’autoproduzione è la vera rivoluzione” è stato il nostro libro del mese e l’abbiamo eletto nostro “libro dell’anno 2020”. Ok, siamo un piccolo gruppo di trentadue lettori e lettrici ma … tosti! E che ti aspettano per una presentazione di persona!
Per la domanda della newsletter: tutto. A me interessa tutto, se proprio devo fare una classifica metto prima vita quotidiana e poi motivazione. Le ricette mi piacciono ma il web e la tv ormai sono tutti una ricetta, dove ti giri stanno facendo ricette. Se sono però come quel bellissimo post della ribollita di quarantena… anche ricette!
Sicura di non averti aiutata ma grata di tutti i post che ci regali, ti mando un abbraccio di incoraggiamento: riposati bene, guarisci quando è il momento, ti aspettiamo!
io vivo in cima ad una collina, lontana dalla cosiddetta civiltà (c’è chi mi dice anche ‘distacco dalla realtà’, mah, come se la realtà fosse l’esselunga?).
ma in questa stagione arrivano i cosiddetti turisti, non fin quassù, al massimo qualche sparuto passeggiatore che coglie impeterrito le tue susine chiamandole albicocche (la famosa realtà) visto che non hai una RECINZIONE (altra realtà), ma infestano la valle e si mangiano la banda (qui non eiste adsl, si viaggia con chiavetta) probabilmente scambiandosi foto e video e via dicendo.
col risultato che io magari devo fare un pagamento, insomma qualcosa di serio, magari anche urgente, e non mi va internet grazie a loro….
é un piacere leggere i tuoi post arguti e divertenti, ti auguro di riprenderti presto e goditi quest’estate nel mood più rilassato possibile. Un abbraccio
Grazie Michela, contaci! Un grande abbraccio anche a te e che lo stile rilassato sia sempre con noi!