Da chi vuole passare a un lavoro migliore, a chi desidera andare a vivere in campagna, fino a chi vuole imparare a dipingere o seguire una dieta, sembra che ci sia un momento in cui il cambiamento presenta un ostacolo, apparentemente insormontabile.
Questo ostacolo c’è, c’è per tutti, la questione è che la maggioranza non riesce a saltarlo. Così, sul lungo periodo, come raccontavo nel post precedente su Castel Merlino, succede spesso che trenta famiglie progettano due anni l’apertura di un cohousing e alla fine ci andranno a vivere solo in due. Perché e come quelle due hanno saltato l’ostacolo al cambiamento, mentre le altre non ci sono nemmeno arrivate vicine?

L’ostacolo per il cambiamento che c’è per tutti
Durante gli anni in cui ho tenuto il corso Cambio vita, mi reinvento, ho notato che per tutti ci sono tre ostacoli principali che intervengono subito dopo il primo entusiasmo, quando si decide di cominciare qualcosa di nuovo e si parte con grandi aspettative a fare qualcosa. O anche solo a immaginarselo.
Noto lo stesso procedere in molte persone, da chi vuole aprire una nuova attività a chi vuole pubblicare un libro. Così, in questa nostra chiacchierata della domenica, ho pensato di parlare di questo primo ostacolo al cambiamento, dando qualche strumento per saltarlo e lasciarselo alle spalle. Non è tutto il lavoro che facciamo nel corso, altrimenti diventerebbe un post formato libro, ma secondo me queste indicazioni possono già essere utili a chi ha le sue risorse personali e non capisce però perché a un certo punto di un nuovo progetto si areni o si fermi del tutto.
Come si presenta il più grande ostacolo al cambiamento
Lo so, all’inizio di un progetto siamo tutti convintissimi di essere sulla strada giusta e non vediamo l’ora di realizzarlo. Poi la questione diventa faticosa, rimandiamo al giorno dopo che diventa la settimana dopo, il mese dopo, quando avrò tempo e a un certo punto il progetto sparisce dal nostro radar. Alcuni, per evitare di percepire la presenza di questo progetto-zombie nell’armadio, ne iniziano un altro. Progetto scaccia progetto. Man mano uno andrà a coprire l’altro, formando una piccola montagna di progetti iniziati e mai finiti, di strade cambiate dopo poco o a cinque metri dalla meta. Attività sognate e mai aperte, ecovillaggi progettati per anni e mai attuati, libri rimasti al secondo capitolo o alla prima pagina, quell’idea di imparare a dipingere o a suonare il pianoforte che ormai rimandiamo da anni.

L’asta per saltare il primo ostacolo al cambiamento: il sincero interesse
Sembra banale. Non lo è affatto. Prenditi due minuti per elencare i tuoi progetti non avviati e non portati a termine, poi leggi quanto di seguito.
Spesso queste persone, progetto dopo progetto, non si fermano mai a chiedersi cosa non ha funzionato con i precedenti, convinte che il progetto in corso, nutrito dall’entusiasmo della novità, sarà quello vincente, questo sì che lo porteranno a termine, gloria e onore! Ma il sincero interesse è il primo degli ostacoli per il cambiamento.
Proprio ieri mattina stavo parlando con una persona molto carina che sta seguendo il corso e mi ha fatto venire in mente questo esempio. Molti vogliono scrivere un libro. Diversi di questi aspettano a scriverlo in attesa di situazioni di vita migliori, magari una casa silenziosa in campagna, magari non dover più lavorare e dedicarsi solo a quello, magari che i figli siano cresciuti e anche fuori di casa. Il libro non lo scriveranno mai. Eppure, se tutte le mattine si fossero alzati due ore prima per scrivere, avrebbero scritto un libro all’anno, almeno. Oppure, se tutte le mattine si fossero alzati un’ora prima per scrivere, avrebbero scritto un libro in due anni. Perché non l’hanno fatto? Perché non era un sincero interesse. Probabilmente gli piacerebbe l’idea di aver già scritto un libro e portarlo in giro per fiere e presentazioni, prendendosi gli allori del Premio Strega. Ma non funziona così. Funziona solo quando hai un interesse così sincero, così grande in quello che vuoi fare, da farlo nonostante tutto. Kafka aveva un lavoro a tempo pieno in città, nel pochissimo tempo libero doveva anche scrivere lettere quotidiane alla fidanzata in cui si lamentava del caos in casa e del rumore dei vicini e della strada. Eppure continuava a scrivere.

Come saltare l’ostacolo più grande al cambiamento
Ho appena messo in soffitta la mia chitarra classica da studio, dopo anni che girava per casa insieme a leggio, pedale e spartiti. Ho studiato chitarra classica quando ero una ragazzina, mi piaceva così tanto che volendo riuscire in alcuni virtuosismi di Segovia mi sono fatta venire una tendinite e ho dovuto fare i compiti con la mano sinistra per una settimana. Nessuno doveva ricordarmi di fare gli esercizi di chitarra, perché appena potevo la prendevo in mano. Poi l’idillio è finito e per anni mi sono detta che appena avessi avuto un po’ di tempo, l’avrei ripresa in mano. Non è mai successo, eppure ho avuto tempo di fare tantissime cose, di impararne tante nuove e ho anche avuto tempo di oziare in spiaggia o di far compagnia al divano per lunghe serate. Evidentemente mi piace la musica ma non sono portata all’essere una musicista, nemmeno dilettante. Non ho un sincero interesse.
Tempo fa chiacchieravo con un’amica che mi ha detto che si era regalata un pianoforte a coda. Lei suona il piano fin da piccola ma non è la sua attività. Aveva desiderato per anni una casa con un pianoforte a coda, non aveva grandi sogni su altro, sull’arredamento o il numero di stanze, ma sognava questa casa in cui vedeva un bellissimo un pianoforte a coda davanti a una portafinestra che dava su un giardino. Ha continuato a suonare, casa dopo casa, su tastiere digitali e piani verticali, quello che poteva permettersi per non disturbare i vicini e per non invadere tutto lo spazio della famiglia. Finché, finalmente, ha raggiunto la casa giusta e ha sistemato il suo nuovo pianoforte a coda davanti a una vetrata che dà sul giardino, suonando all’ora che le pare senza disturbare nessuno. Non ha aspettato di avere un pianoforte suo e questa casa per cominciare a suonare. Il sincero interesse.
Io, mentre me lo diceva, ho esclamato “Che bello! Che meraviglia, sono molto contenta per te! Come mi piacerebbe imparare a suonare il pianoforte, l’ho sempre desiderato. ” Poi mi sono messa a ridere da sola e le ho dovuto spiegare perché. In realtà mi piace molto l’idea di me seduta al pianoforte che suono producendo la musica che amo. Ma non ho nessun interesse per tutto quello che sta nel mezzo: gli esercizi lunghissimi, ore di scale, andare a lezione. Mi piace la musica, continuerò ad ascoltarla con grandissimo piacere e non vedo l’ora che riaprano i teatri, ma suonare il pianoforte, come suonare la chitarra, come suonare uno strumento in generale, non sono un mio sincero interesse oggi. Altrimenti non mi staccherebbe nessuno dalla tastiera in ogni minuto libero, fino a farmi venire la tendinite, di nuovo.

Come riconoscere l’ostacolo più grande al cambiamento e saltarlo
Questo ostacolo al cambiamento, la ricerca del sincero interesse, è il primo che bisogna abbattere, nemmeno saltare. Bisogna proprio abbatterlo prima di cominciare qualsiasi progetto. Nel corso, per esempio, la prima parte di lavoro è tutta sul capire quale sia il talento personale. Credetemi, è rarissimo che le persone lo sappiano, abbiamo troppi carichi sociali ed emotivi che ci schiacciano sotto le aspettative altrui.
Queste aspettative vanno dall’essere sempre coerenti con noi stessi (hai studiato chitarra classica, devi continuare a suonarla tutta la vita), all’impegno già profuso (vuoi buttar via anni di studio?), all’amarcord di chi ci riversa addosso le sue frustrazioni (se ti fossi impegnata maggiormente saresti diventata una musicista). Di conseguenza, mi sento in colpa, nemmeno troppo inconsciamente, e cosa faccio? Appago l’idea di vedermi applaudita a un concerto o tra gli amici e mi rimetto a studiare uno strumento che non mi dice più nulla, oppure apro un negozio di chitarre perché ho tanta esperienza nel settore, mi piacciono le chitarre. Sto estremizzando per fare un esempio di quello che può succedere quando si instaurano questi ostacoli. Nessuno tra i miei conoscenti avrebbe trovato strano se avessi aperto un negozio di chitarre o una scuola di chitarra (a parte che i miei amici ormai non troverebbero strano nemmeno se aprissi un centro di ufologia metafisica). Ma il mio talento non è suonare o vendere chitarre, anche se ne so molto, anche se mi ci vedo mentre porgo a Keith Richards la nuova chitarra che sta comprando da noi e la proviamo insieme facendo un assolo memorabile. Ignorando, siccome è un sogno, che la maggioranza dei clienti saranno ragazzini brufolosi che ambiscono ad essere selezionati da una bellona siliconata e un cantante strafatto in qualche reality nostrano. Proprio il tipo di persone con cui voglio condividere la quotidianità!
Così, il nostro talento, che magari è qualcosa di simile ma altro, oppure di totalmente diverso, se ne sta lì coperto dalle convenzioni e da anni di abitudini. Il nostro talento, quello vero, è l’unico che produce sincero interesse. Il mio talento è quello che mi fa sedere qui, da ventidue anni, a scrivere questo blog, a scrivere libri, a costruire orti e speranze. Il mio primo orto è stato un balconcino striminzito, non ho aspettato la casa in campagna che non sapevo neanche se e quando sarebbe arrivata. Il mio primo libro l’ho scritto, con altri autori, stando alzata la notte mentre facevo due lavori. Il secondo anche, perché mi interessavano gli argomenti e scrivere. Jacopo Fo, durante un’intervista anni fa, mi ha detto “Non hai idea di quante persone mi chiedono di collaborare a un libro, io gli dico di sì e loro spariscono”. Oh sì che ne ho idea! Gli piace un sacco l’idea di un libro scritto con te, come a me piace l’idea dell’assolo con Keith Richards. Ma loro avranno sempre qualcosa che gli impedirà di scriverlo e io invece, che ho già capito quali sono i miei veri talenti, non ho intenzione di farmi venire la tendinite sulla chitarra per altri vent’anni (anche perché il povero Keith a quel punto avrebbe cent’anni). Comunque, anche maturassi l’insana idea di studiare per altri anni, non durerei molto perché, non essendo un mio sincero interesse, troverei tutte le scuse ambientali, di vita e logistiche per smettere e rimandare.
Se svolgi un’attività che non vorresti mai smettere e che nonostante gli alti e bassi ti dà grande entusiasmo: stai usando il tuo talento, hai scavalcato il primo ostacolo, il maggiore per il cambiamento. Il sincero interesse. Se invece sogni di fare qualcosa ma non l’hai ancora cominciata per mille ragioni: lascia perdere, è il mio negozio di chitarre. Se ti fosse davvero interessata, avresti già fatto qualcosa, anche minima, come il mio orto sul balcone.
Non si può fingere di essere qualcosa. Sforzarsi di fare qualcosa di distante dai propri veri talenti provoca solo frustrazione e interruzione dei progetti. Ha scritto pochi decenni fa Chögyam Trungpa
Non dovete fingere di essere qualcosa. Siete qualcosa. Avete alcune tendenze già presenti in voi, in ogni caso. È solo questione di metterle in luce.
Credits: Photo by Viktor Forgacs, David Gabrić, Tadeusz Lakota, Frans Vledder, Danielle MacInnes, Anna Claire Schellenberg on Unsplash
21 Commenti
Come hai ragione cara Grazia ! Quanti progetti iniziati a mille e accantonati più o meno velocemente….e in effetti era più l’idea di me che faceva una detrrminata cosa a piacermi…più che fare la determinata cosa. E i condizionamenti sociali e personali sono tantissimi: ma non hai nessuna costanza? Non devi mollare! …apro una parentesi: in vita mia ho incontrato tantissime persone per le quali cambiare rotta o decidere che una cosa non fa piu per noi è un peccato mortale! Ti assillano e ti biasimano e ti massacrano perché non devi mollare. Ecco io negli anni finalmente me ne sono liberata. Il concetto che le cose una volta iniziate vanno portate avanti ad ogni costo per me è uno dei piu grandi sabotatori di felicità nella vita. Le cose vanno PROVATE. E questo è importante, sennò non sappiamo se fanno veramente per noi. Poi se non ci piacciono o non ci fanno sentire bene o troviamo sempre le scuse per non farle…..vanno lasciate andare..
Poi c’è il problema vero e reale di capire cosa fa per noi. E come hai detto te, in tanti non lo sappiamo, in tanti non riusciamo ad ascoltarci, a capirci…un augurio a tutti per riuscirci e riuscire a tealizzare i propri sogni…magari con l’aiuto di Grazia! ?
Grazie Daniela! Io credo che tu alla fine ci sia riuscita pienamente, giusto? 😀 Sarebbe bellissimo un mondo in cui ognuno può usare il proprio talento per vivere, sarebbe un mondo tanto più ricco.
Sui condizionamenti sociali… alcune persone evolvono, altre hanno bisogno più tempo. Ma spesso, anche a livello inconscio, siamo condizionati da queste loro credenze e ci possono frenare se non siamo più che attenti alla nostra di vita 😉 Un grande abbraccio cara!
Grazie per questo post. Arriva proprio nel mezzo di una crisi esistenziale. Ho pensato fino a oggi che i miei tentativi di cambiare vita fossero andati male a causa della mia pigrizia e del mio autosabotarmi in continuazione. Di solito dopo il primo entusiasmo mi ritrovo a dire “ma chi me lo fa fare…tanto non riuscirò mai a cambiare lavoro”, “ma dove vuoi andare, con due figli perdi tempo con queste cose”, “hai un lavoro a tempo indeterminato, ma perchè non riesci ad essere contenta?”. Forse non ho ancora capito quale sia il mio vero talento. Non lo so…farò tesoro però delle tue parole. Ciao Elisa
Bene Elisa, sono contenta che sia stato utile! Magari pensa anche a quanti ostacoli ti costruisci da sola 🙂 Se non ci credi tu per prima in quello che vuoi fare, non ci crederanno nemmeno gli altri. Ovviamente devi credere solo nel tuo talento! Se non sai bene quale sia, c’è solo un po’ di lavoro di pulizia da fare, ma ci riuscirai sicuramente! Ti mando un grande abbraccio di incoraggiamento.
“a parte che i miei amici ormai non troverebbero strano nemmeno se aprissi un centro di ufologia metafisica”
Confermo! ??
rifuggo la noia 😀
Come hai ragione!! Quando ho fatto il tuo corso “Cambio vita, mi reinvento” non sono stata in grado di definire i miei talenti. Non riuscivo a trovarne uno, figurati uno da cui partire per cambiare! Una mia bassissima autostima non mi ha mai permesso di guardarmi e di trovare qualcosa di valido in me. Ma il tuo corso mi ha permesso di capire che c’erano molte cose che mi piacciono, che ho degli interessi, e che non mi ero mai permessa di seguirli. Ora che ho veramente cambiato vita ho ogni giorno la possibilità di coltivarmi e crescere nella direzione che voglio. Anche se, devo dirlo, non è sempre facile e ci sono momenti di scoraggiamento. Ogni tanto, eh.
Ogni tanto i momenti di scoraggiamento arrivano per tutti, cara Monica, anche per me! 😀 Solo i falsi sono sempre con l’umore alto e la motivazione a mille. Però se guardi il tuo percorso dall’inizio del corso a oggi… che cambiamento! E non puoi che farti grandi complimenti da sola :-* I complimenti te li faccio anche io perché stai veleggiando sempre più luminosa! Un grande grande abbraccio cara, ci sentiamo presto!
Che belli questi post. Però mi mettono l’ansia. Io sono anni che cerco di capire quale sia il mio vero talento, senza riuscirci… A parte oziare con un libro in mano o le parole crociate (quelle difficili senza numeri, però).
mmmhhhh. Secondo me, se hai un libro in mano non stai oziando. 🙂 Forse dovresti partire da lì 😉
Un abbraccione cara, stai già facendo tante cose!
E’ proprio vero, sincero interesse, capire chi siamo, quali sono i nostri migliori talenti, e liberarsi dalle tirannie emotive o sociali.
Tutti, familiari, amici, conoscenti, mi hanno sempre detto come mi vedevano bene a fare l’insegnante, quanto sarei stata brava, perché sono precisa, paziente, sorridente, bla bla bla. Io ho preso anche l’abilitazione, ho fatto una supplenza di due mesi, giusto per dire che avevo provato, e poi quando mi hanno chiamato per il ruolo ho detto no e ho fatto altro. E questo altro mi diverte e mi piace, anche se non mi chiamano professoressa, ma va bene lostesso ? Lavorare in una scuola mi metteva tristezza, tutte quelle regole assurde, le cose più ovvie non si possono fare, i bagni orribili, l’aria viziata una costante. Certo i ragazzini sono meravigliosi ma mica 30 alla volta! No no, è andata bene così ?
Che bella storia Gio, grazie di averla condivisa! Sarà sicuramente un’ispirazione per chi passa di qui. Molto vero quello che dici sulla scuola, ho avuto la stessa esperienza. Brava tu che hai avuto il coraggio di seguire il tuo istinto in un’età in cui non è così facile farlo, anzi! Ti mando un grande abbraccio e… che la felicità per l'”altro” ci faccia sempre compagnia!
Mi piacerebbe avere uno o più talenti per poter cambiare vita ma purtroppo non è così. Non ho passioni non ho interessi, ho solo una monotona esistenza casa-lavoro-casa-lavoro. Sono vecchia e triste, Vorrei svegliarmi un giorno senza dover più fare un lavoro orribile per sopravvivere. Ti ammiro, i tuoi post sono molto belli ma per me molto amari.
cara Arkady, mi spiace davvero per la tua prostrazione, ma ho un’ottima notizia. Tutti abbiamo dei talenti, nessuno è sprovvisto. Proprio nessuno. Non puoi essere tu l’eccezione di millenni di storia, giusto? Il problema semmai è non vedere questi talenti, non riconoscerli. In molti casi, specialmente per le donne, questi talenti vengono sepolti da una montagna di doveri e necessità che gli si posano sopra. Dopo tanti anni che la montagna è lì, sembra che ci sia sempre stata solo lei, le cose che piacevano davvero vengono dimenticate.
Non vorrei che fosse passata un’informazione travisata: i talenti non sono solo qualità artistiche, non ha talento solo il musicista o il pittore, ce l’ha anche il mio commercialista che è il primo, dopo una lunga serie di pessimi commercialisti, a spiegarmi tutto perbene e farmelo capire, perché sono un po’ una testa di legno con la burocrazia. Lui è fantastico, ha un talento innato nel ricordarmi le scadenze senza farmi sentire un’imbecille, soprattutto quando sono le stesse tutti gli anni. Ha capito la mia avversione alla contabilità e la sa gestire. A lui piace mettere a posto le cose con ordine e comprendere tutti i cavilli, gli piace spiegarli in modo semplice per non addetti ai lavori, è un suo talento. Così da anni mi ha fatto fare la pace con questo aspetto della vita lavorativa. Fa il lavoro perfetto per lui e infatti ne è molto soddisfatto. Non credo che lo sarebbe facendo il chitarrista in un gruppo rock, perché lì non c’è mai niente che va secondo le previsioni e tutto è artisticamente disordinato.
Solo per dirti che i tuoi talenti da qualche parte ci sono e ne puoi vivere. Devi trovarli e usarli. L’età e la situazione economica non c’entrano nulla, se non l’hai ancora letto ti consiglio questo articolo precedente su alcune persone che hanno completamente cambiato vita: https://erbaviola.com/2019/05/27/cambiare-vita-35-80-anni-oltre-storie-ispirazione.htm
Ti mando un grande grande abbraccio e spero di risentirti che parti alla riscoperta del tuo motivo per essere qui ora 🙂
Cara Grazia
avevo letto il tuo articolo precedente, anni fa comprai il tuo libro scappo dalla città, poi quello dell’orto sul balcone fino alla prima stampa dell’ultimo tuo libro. Ti seguo da diverso tempo e negli anni ho cercato di fare miei alcuni tuoi “insegnamenti” ma purtroppo l’unica cosa che so fare è il mio lavoro attuale che odio profondamente. Trattasi di noiosissima contabilità (da oltre vent’anni) e al contrario del tuo commercialista ogni ora passata alla scrivania è un supplizio. Al mattino la sola idea di dovermi alzare per recarmi al lavoro mi da la nausea, mi prende uno sconforto totale, ma dal momento che non ho ancora trovato il modo di vivere di sola aria, lo stipendio mi serve. Ho cercato negli anni un altro lavoro ma non sono interessante per nessuno.
Ho letto molti articoli, fatto dei test, ecc su come trovare i propri talenti ma sempre senza nessun risultato. Non ho nessun interesse o passione particolare.
Ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato ma sono davvero senza speranze.
cara Arkady, ti scrivo in privato nei prossimi giorni perché già da quello che hai scritto si intravede molto 🙂 Abbi fiducia. Un abbraccio!
Daje, Arkady!
(commento inutile, ma un po’ di tifo fa sempre bene).
Che post illuminante! Uno dei più belli che tu abbia mai scritto…e direi che tu ne abbia scritti molti davvero belli. Mi ha fatto molto riflettere e confido di farne tesoro. Mille idee ma alla fin fine occorre fare selezione anche per evitare di disperdere inutilmente le forze per poi avvilirsi nel non vedere nulla di concretizzato. Grazie mia cara per questa perla di saggezza.
Grazie!!! E io che vedo questo commento solo adesso! Ti mando un grande abbraccio Silvia, grazie a te!
Articolo illuminante, inizio un nuovo progetto pressapoco una volta l’anno dicendomi: ” questa è sicuramente la volta buona per cambiare finalmente vita”. Poi l’entusiasmo passa, mi impigrisco e dimentico di proseguire.
Ho sempre pensato di avere poca forza di volontà invece probabilmente non ho trovato il talento che mi fa battere il cuore e muovere il c**o. Grazie
O anche come utilizzare al meglio quel talento, a volte è anche questo il problema. Io adoro le parole, la comunicazione, la letteratura, insegnare. Se facessi la professoressa di inglese (cosa che ho provato per poco tempo) sarei il ritratto della disperazione, eppure c’è tutto il mio talento. Invece la soluzione è dividermi tra content strategy, giornalismo e scrittura di libri. Saltuariamente corsi, perché è un lavoro che mi riesce bene solo se ha una durata contenuta e non ripetendo le stesse cose ogni anno, ancor peggio se stabilite da altri. Come vedi, stesso talento ma poi ci sono anche le attitudini personali e i piaceri del singolo 🙂 Spero che ti sia utile Michela! Un grande abbraccio!