I marginal gains sono famosi tra chi pratica sport come ciclismo e corsa, un po’ meno per chi come me soffre della sindrome da pigrizia motoria (l’ho inventata io), una sindrome che prevede un allenamento estenuante ed entusiastico del cervello, accompagnato dal disinteresse per qualunque muscolo e tendine.
Cos’è la teoria dell’1% o marginal gains theory
Marginal gains sono letteralmente i guadagni o i risultati marginali. Sostanzialmente, il miglioramento o il raggiungimento dell’obiettivo non avviene puntando tutto e solo sull’obiettivo ma occupandosi in maniera prevalente dell’1%, ovvero degli aspetti marginali che possono concorrere a far raggiungere l’obiettivo. Per esempio, per una studentessa che deve sostenere un esame, i marginal gains sono una lunga notte di sonno (sì, sì, anch’io ho fatto tutti gli esami universitari con delle tirate notturne e ho sbagliato, avrei fatto meno fatica con lunghe notti di sonno), una sedia comoda, un ambiente riscaldato, abiti morbidi.
Ma cosa mi stai dicendo, Grazia? Ti pare che questi aspetti siano fondamentali?!
No, sono appunto marginali ma migliorano molto la prestazione al momento dell’esame. Prendiamo sempre la studentessa: diamole una notte di studio, la conseguente nausea mattutina con ulteriore nausea da caffé, la sensazione di avere la testa di piombo in un sacco di ovatta. Poi facciamole indossare un bel paio di jeans stretti che non appena seduta le trancino a metà il bacino, magari anche delle scarpe scomode e sediamola su di una sedia traballante. Il suo cervello sarà impegnato al 50% sull’esame e al 50% sul restare nel mondo dei vivi, che lo voglia o meno. Il tuo cervello deve farti sopravvivere, è il suo compito primario. Se gli dai degli ostacoli, si focalizza in parte su quelli.
Com’è nata la teoria dei guadagni marginali
Chi segue il ciclismo starà pensando da due paragrafi al perché mi interessi una tecnica che riguarda in gran parte i corridori della nazionale inglese e in particolare Dave Brailsford, il general manager del team sportivo di INEOS. Mi sono messa a praticare ciclismo? Datemi cinque secondi per ridere all’idea di me stessa alle prese con una bici da corsa e una tutina aderente. Io sono più vicina a Jessica Fletcher in bicicletta con i fiorellini nel cestino, una sacca di libri appesa al manubrio, che pedalo allegramente ma lentamente per i sentieri del villaggio. Tornando a Dave Brailsford, la sua teoria dei guadagni marginali è questa:
Se una persona riesce a migliorare anche solo l’1% in specifiche aree, noterà che la somma di questi piccoli miglioramenti darà come risultato un notevole miglioramento.
Dave Brailsford ha fatto miracoli con una squadra di ciclisti brocchi che non vinceva mai una medaglia. Nel 2003 era il responsabile della corsa su strada, con un team a dir poco sgangherato. Però nel 2004, alle Olimpiadi di Atene, il team britannico conquista ben due medaglie d’oro. Com’era successo che i brocchi si trasformassero in professionisti da medaglia d’oro? Guadagni marginali. Al suo arrivo, infatti, Brailsford fece un’analisi di tutti i fattori marginali di disturbo nell’allenamento e nelle gare della squadra, un’analisi minuziosa che andava da quanto e cosa mangiavano fino ai giorni di malattia, alle ore di sonno e al tipo di tessuto delle magliette. Una delle prime cose di cui si accorse fu che la squadra tendeva ad ammalarsi di influenza più volte l’anno, specialmente nei momenti pre-gara, il che è ovvio essendo momenti di stress in cui il sistema immunitario ha già un bel lavoro da compiere. Era evidente tra l’altro che il primo che si ammalava di influenza, contagiava gli altri. Brailsford allora per prima cosa ingaggiò un chirurgo che tenne delle lezioni pratiche a tutta la squadra su come lavarsi le mani continuamente prima e dopo gli allenamenti, come evitare di toccare i compagni, come gestire le distanze per evitare il dropping e come individuare i primi sintomi di influenza in famiglia. In questo modo, ci furono solo un paio di casi singoli che vennero circoscritti per tempo e senza che l’intera squadra sospendesse gli allenamenti per un mese.
Come si lavora sull’1% o guadagni marginali
Dave Brailsford affrontò tutti gli aspetti marginali, ottimizzandoli. Il Team Sky (oggi Ineos Grenadiers), a cui Brailsford fa usare le italianissime biciclette Pinarello, viene seguito in ogni dettaglio della vita. Per esempio, siccome il Tour de France prevede ventuno tappe e di conseguenza ventuno diversi alberghi, ci sono dei responsabili che preparano le camere per gli atleti sempre nello stesso modo, così che non devano subire fastidi o sensazioni sgradevoli: si assicurano una pulizia perfetta, accendono gli ionizzatori ore prima che gli atleti ritornino in albergo, garantiscono il silenzio al piano per un sonno ottimale con un servizio in tutto l’albergo, rifanno il letto con il materasso e il cuscino realizzati su misura per ogni atleta, facilitano insomma ogni 1% che entri nell’esistenza degli atleti quando sono in gara e molti 1% quando sono in allenamento. I risultati di questa squadra hanno fatto in modo che molti altri allenatori adottassero il metodo dei guadagni marginali.
E l’allenamento? L’allenamento non cambiò, era giusto, anche gli atleti erano bravi, non erano certo dei brocchi. Stessi atleti, diversi risultati. Semplicemente, come può accadere a molti di noi, una quantità di fattori marginali ostacolava il loro successo. Tolti questi fattori marginali, la prestazione migliorò esponenzialmente. Inoltre, trattandosi di una squadra, non sono trascurati nemmeno i membri dello staff che ricevono altrettante attenzioni perché, banalmente, se le persone sono a loro agio sono più serene e possono concentrarsi meglio.
Come si applica la teoria dei marginal gains nella vita quotidiana o sul lavoro
Vi farò alcuni esempi che mi riguardano personalmente, perché l’1% non è un lavoro universale ma individuale. A me potrebbe dare molto fastidio un cassetto che si apre male ma non l’avere i capelli spettinati dal vento. Ci sono alcune cose che invece sono applicabili a tutti, anche a quelli che sostengono che non gli interessi nulla e che preferiscono essere un po’ hippie. Noi percepiamo continuamente l’ambiente attorno, anche senza volerlo. Se ci restituisce una sensazione negativa, sarà un peso in più nel raggiungimento dei nostri obiettivi, in qualsiasi caso. Quindi la prima mossa è creare un ambiente che non ci stressi. Se un cassetto che apro tutti i giorni cigola, questo può influire, per quanto sembri assurdo, sulla pubblicazione del mio prossimo libro. Lo farà. Se invece miglioro tutti gli aspetti marginali che sono alla mia portata, sicuramente otterrò una via facilitata al raggiungimento della concentrazione per occuparmi del mio obiettivo e delle mie prestazioni.
Io, negli uffici in cui ho lavorato, ero quella un po’ eccentrica che arrivava con il suo personale set da scrivania e il suo spray per pulirla. Tutte le mattine, appena arrivata, per prima cosa levavo quell’odoraccio di disinfettante chimico e sporcizia che spandono su tutti i tavoli di tutti gli uffici italiani, grazie a quelle imprese di pulizie di poveretti sottopagati che con un solo cencio puliscono un palazzo. Mi assicuravo che fosse pulita la mia sedia, la finestra vicino a me e le superfici che mi stavano attorno. Anche in posti in cui lavoravo un giorno solo. La polvere, le muffe e l’aria appestata da quei diffusori a cui nessuno cambia mai i filtri sono problemi con cui si deve confrontare qualunque essere umano che entra in un ufficio. Non potevo incaricarmi di cambiare i filtri dell’aria (ma è uno dei motivi per cui sono felicissima di non lavorare più in un ufficio) ma potevo cambiare tutto il resto. L’aromaterapia tra l’altro spiega benissimo come i profumi influiscano sulla psiche.
Il mio studio a casa, nei primi tempi dopo il trasloco, è diventato un deposito di pacchi che non potevano stare altrove e ho cercato almeno di piazzarli alle spalle in modo da non vederli e, metà pacco alla volta, li ho svuotati. Non era pensabile fare tutto in un giorno o due, avremmo continuato a rimandare vista la mole del lavoro. Così ho deciso per un approccio da marginal gains: mezzo pacco al giorno, appena finito il lavoro, qualunque ora fosse. Siccome mi secca parecchio non poter uscire dallo studio alla fine del lavoro, ho cominciato a fare questo lavoro mentre parlavo al telefono, in quelle telefonate in cui devi passare da cinque persone diverse che non si sono informate a vicenda sul palleggiarti e far quindi caricare più ore di consulenza alla loro azienda. Se prima alzavo gli occhi al cielo nonostante il tempo mi fosse pagato (io detesto lo spreco!) adesso se capita giro per lo studio sistemando dei libri o archiviando documenti o giocando con i gatti visto che hanno qui la loro palestrina.
Insomma, alla fine: hai un cassetto bloccato? Una porta che cigola tutti i giorni? Una cucina invivibile in attesa di qualcosa di meglio in futuro? Una sedia da ufficio che ti fa venire la lombosciatalgia? Un materasso che è diventato così-così? Risolvili e il risultato di questi marginal gains sarà molto più ampio di quello di un cassetto funzionale, una porta silenziosa, sonni ristoratori, una cucina funzionale e una sedia comoda.
Da cosa cominciare? Quali sono i marginal gains più importanti?
Quello che usi di più, quello che fai tutti i giorni ed è in tuo potere cambiare. Ricordati che dormi diverse ore al giorno, quella è un’ottima partenza. Una camera da letto pulita, ordinata, con meno cose possibili in vista, un materasso e un cuscino molto comodi, coperte leggere ma calde o fresche a seconda della stagione (non quelle che costano meno perché tanto gli altri non le vedono!), luci soffuse meglio se regolabili e aromi adeguati a favorire il riposo. E poi occupati della colazione e di quello che indosserai il giorno dopo. Vedrai che la giornata parte tutta in un altro modo e i risultati di maggiore concentrazione, piacere e qualità li verificherai da subito.
Dato un obiettivo che chiamiamo A, dobbiamo chiederci: quali sono i fattori imprescindibili e quelli marginali che concorrono alla sua realizzazione?
Se A è vincere una gara, il fattore imprescindibile sarà l’allenamento e quelli marginali saranno: il riposo, l’abbigliamento tecnico, la respirazione, non ammalarsi per non sospendere l’allenamento.
Se A è un nuovo lavoro, i fattori imprescindibili saranno acquisire i titoli per il nuovo lavoro e inviare i curriculum. I marginal gains saranno invece: un abbigliamento che ci faccia apparire al meglio per quel ruolo, un curriculum che ci faccia notare in mezzo a tutti gli altri (per esempio una foto professionale che dica “io ci sto investendo e ci credo” e non il ritaglio della foto al mare o al matrimonio, che miseria!), qualcosa di molto particolare da dire al primo colloquio nel caso si creasse un momento di silenzio, delle lunghe notti di sonno.I marginal gains non sono a sé stanti, riguardano un progetto preciso, che sia vincere una gara o cambiare lavoro.
A questo punto ho anche già spiegato perché questo sia un post che precede i tutorial su come ho stravolto un vecchio rottame di cucina da buttare, trasformandola in una cucina pratica e moderna per utilizzarla solo due anni. “Perché sistemi questa cucina se tanto hai già deciso che te ne andrai e non la vorrai certo riciclare un’altra volta?” è stata la domanda di una mia amica arrivata in un pomeriggio in cui rimontavo gli sportelli dipinti di fresco. Primo, marginal gains. Due anni in una cucina disfunzionale avrebbero influito molto sulla mia vita, visto anche che lavoro da casa e che in quel momento ero ancora in montagna, con mesi di isolamento per la neve.
Secondo, quella cucina da discarica è diventata così carina che… l’ho venduta! Quindi il mio 1% si è anche ripagato e ha fruttato un guadagno, oltre a togliermi l’incombenza di farla portare in discarica. In realtà, una volta sistemata, l’avrei anche tenuta io, ma nella nuova casa ce n’era già un’altra e la comodità di una cucina già montata e funzionante la può capire solo chi ha fatto diversi traslochi a distanza dovendo cambiare anche la cucina.
Terzo, ecologia. Se si può riparare e non buttare, io ci sto. Peraltro, dopo il mio restauro sembrava nuova. La cucina, venduta, è già in funzione e amata.
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Credits: foto di Thom Holmes – David Marcu – Laura Davidson – Haley Truong da Unsplash
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