Ammetto spudoratamente che quando ho scritto il titolo di questo post, ho pensato a qualcosa che volevo leggere, non a qualcosa che volevo scrivere. Era un mese e mezzo fa. Poi sono stata fagocitata dal trasloco stesso, quello vero, e ho abbandonato l’articolo a un metro dalla fine.
Eccoci qui, lo riprendo a due passi dal trasloco, in mezzo alle scatole. Dopo i pesanti mesi del Covid, dopo i precedenti mesi a cercare una nuova casa nonostante l’ultimo trasloco risalisse solo al 2018, dopo le peripezie con gli agenti immobiliari… ci risono, rieccomi alle prese con l’organizzazione dell’ennesimo trasloco di casa e studio. Si spera fortemente sia l’ultimo… e qui parte la risata satanica.
Se vi state chiedendo invece se ho comprato casa con un agente o da sola, la risposta è: sì e no. Ho comprato senza agenzia perché ho trovato la casa perfetta per noi in vendita da un privato, ma con la consulenza di un’agenzia molto speciale a distanza, un metodo che ho trovato il migliore di sempre. Ve ne parlerò prossimamente, a scatoloni fermi, perché anche io avrei voluto sapere anni fa che si poteva fare così!
Trasloco con leggerezza, dunque. Quello che vorrei questa volta, mi sono detta, è affrontare il trasloco con leggerezza: non tanto materiale, quello è impossibile sebbene abbiamo dato via una quantità di mobili. Si tratta più di leggerezza organizzativa e mentale che, credetemi sulla parola se non avete mai fatto un trasloco, è la questione principale. Da lì dipenderà tutto.
Chi nel trasloco cerca leggerezza e chi si complica la vita
Quando, ormai quattro anni fa, vi ho parlato dell’arte sottile di traslocare in sei facili lezioni, stavo uscendo dalla modalità del trasloco perfettamente organizzato per entrare in quella del trasloco in scioltezza. Nell’ottica di migliorare quest’ultima forma mentale e gli annessi più pratici, negli ultimi mesi ho cercato in rete e ho trovato tutto tranne che leggerezza. Pare che il trasloco sia diventato una questione da proporre all’Esercito e far gestire alla NASA. Però non sono nel momento giusto per darmi a metodi estremamente complicati o ancor peggio a leziosi quaderni in cui tracciare tutto con i pennarelli colorati mettendoci il triplo del tempo. Vi avverto subito: se volete fare i quaderni colorati perché magari è l’unico trasloco della vostra vita e volete godervelo tutto, saltate questo mio articolo e atterrate invece nei pressi dell’inossidabile Laura Smith. Lei, se non la conoscete ancora, è una guru della pianificazione con i quaderni colorati pieni di adesivi. In questo video sul trasloco vi mostra come arrivare a ottant’anni rimpiangendo di non aver vissuto, però vi regala anche i suoi adesivi per scatole, scaricabili gratuitamente e personalizzabili. Se poi riuscite a trovare dei traslocatori che si leggano tutti questi adesivi di Barbie sui vostri scatoloni, chiamatemi. Li voglio conoscere.
Nel trasloco, come nella vita, conta molto l’esperienza. Sull’esperienza, secondo me, ci dobbiamo lavorare per trovare leggerezza, non per complicare ulteriormente le cose, altrimenti tutta la vita diventa un caos. Quando traslocate, credetemi, è un attimo far diventare tutta la vita un caos. Leggerezza, esperienza e leggerezza. Il Graal del trasloco è lì.
Le basi del trasloco in leggerezza… forse!
Tanto per farvi un esempio sul concetto di leggerezza secondo me. Per volturare le tre utenze che quasi tutti abbiamo e che il precedente proprietario della mia casa aveva fatto con tre operatori diversi, ho demandato tutto a un solo operatore italiano con call center in Italia che si occuperà anche delle tre volture. Perché non ho nessuna voglia di passare ore incollata al telefono con tre call center in Albania che mi spediranno tre contratti diversi con tre modalità diverse e l’aspettativa che io li insegua finché non mi attiveranno la luce a Roma e il gas a Bologna. Quindi facciamola semplice: tutto in uno, unico operatore che si fa carico di tutto e poi se mi conviene o meno lo vedrò con calma a trasloco finito. A parte che con questo mercato libero in cui tolgono da una parte e mettono dall’altra, alla fine hai sempre la stessa tariffa… cosa rischio, 20 cent in più al mese? Li vale! Addio Svetlana, non ho tempo di aspettarti al telefono un’ora e darti i miei dati per altre due, facciamo la prossima vita.
Questo è il mio primo e più prezioso consiglio: far diventare semplici e leggere le cose che possono esserlo. Delegare. Delegare un’infinità di cose. Leggerezza!
Ero in cerca di consigli così, sul genere tre-in-uno, ma ho trovato l’opposto. Ho guardato diversi video su YouTube, scartando ovviamente tutti quelli ispirati all’odioso metodo Konmari per aspiranti donnine perbenino. Ho fatto pace da anni con il fatto che non sarò mai una donnina perbenino che parla con le mutande mentre le piega. Pensavo però di scovare il metodo-pepita, qualche sistema che ancora non conoscevo che mi regalasse leggerezza e scioltezza durante il trasloco. O almeno qualcuno che mi regalasse sane risate sulla questione (le segnalazioni sono benvenute).
Ho trovato invece una marea di video di studenti che devono impacchettare solo la loro cameretta da fuorisede. Carucci, loro, lo chiamano anche trasloco! Due libri, quattro console e venti oggetti giapponesi, tutti uguali. Due settimane di riprese mentre si lamentano che non hanno voglia di impacchettare tutto e allora impacchettano le quattro console una ad una, con quattro fogli di imballaggio ognuna, filmando l’operazione una ad una. A questa epopea di noia e vuoto mancherebbe solo Margherita Buy nella parte della vicina di stanza con problemi esistenziali. Ma insomma, studente-traslocatore! Se non puoi essere leggero a vent’anni, sappi che la gente e la vita ti schiferà a quaranta!
Io da studentessa universitaria avevo zero metodi di trasloco, il che è indice di sanità mentale per quell’età. Anzi ne avevo uno di metodo per il trasloco: tutto dentro, tutto fuori, tutto dentro. La maggior parte dei miei bagagli erano per le trasferte all’estero e dovevano pesare il meno possibile perché i voli low cost non esistevano ancora (c’erano i charter, voli tremendi su aerei vecchissimi con i sedili in plastica rigida e che perdevano pezzi in decollo). Ho ancora in mente l’ultima sera a Vienna: nessun bagaglio pronto, sono uscita a festeggiare con gli amici fino alle quattro del mattino, ritornata ho buttato tutto nelle valigie, libri, vestiti, radio, tutto quel che c’era in bagno. Tanto avrei riaperto le valigie in Italia dopo meno di dodici ore. Alle sette lasciavo una poltrona e una lampada in regalo alla vicina di appartamento nello studentato e alle nove ero puntuale al check-in per tornare a Milano. Vent’anni. Se non hai la leggerezza a vent’anni… ragazzo-traslocatore, tu la devi trovare questa leggerezza, devi rigare quella Playstation! Rigala, non imballarla in otto fogli di pluriball per un’ora: saranno segni di vita vera, cosa te ne farai di una vita da museo?
Proseguendo, ho trovato una quantità di video in cui vengono proposti sempre gli stessi consigli sul trasloco, sempre uguali e monocordi – e non ho avuto il tempo di sentire podcast e leggere riviste amene, ma scommetto che ci saranno gli stessi suggerimenti anche lì. Lasciatemelo dire, signori blogger e youtuber, che è palese che abbiate copiato e non abbiate idea di come sia un trasloco vero. Non so chi sia il paziente zero in tema di articoli e video sul trasloco (immagino qualche rivista femminile di quart’ordine) ma, gente, mi sento di darvi questo punto di vista originale: ragionare un attimo prima di copiare. Ispirarsi è un conto, ma copiare porta al lato oscuro. Quindi, per esempio, smettetela di scrivere tutti che è meglio fare le scatole già due mesi prima: non è vero, è l’idea folle di qualcuno che non ha mai traslocato e non sapeva cosa scrivere. Vedi più avanti il perché.
Allora, dicevo, emersa da cotanta e ripetitiva scienza del trasloco, ho deciso di andare in leggerezza e grande scioltezza, perché i vent’anni e l’immaturità continuo a portarmeli dietro – è per questo che la mia vita si riduce spesso a un vulcano in eruzione. Visto che i consigli sbagliati imperversano in rete, ho pensato di proporvi la mia versione del trasloco partendo proprio da quei consigli orrendamente pericolosi che si trovano ovunque. Tanto dell’arte di traslocare in sei facili lezioni ho già parlato. Lì c’è tutto quello che dovete sapere sul serio, qui parliamo invece di quali consigli bisogna sforzarsi di ignorare.
Non dare istruzioni verbali ai traslocatori un mese prima del trasloco
Partiamo subito dal mito delle case nuove, Paola Marella. Parliamo del suo consiglio di fornire istruzioni ai traslocatori tre mesi prima del trasloco, nel video qui sopra. Chiariamo, io adoro Paola Marella. Sono affascinata dal fatto che riesca a trovare un appartamento gigante a Parigi per le tasche di una traduttrice italiana di libri di danza giapponese che traduce un libro all’anno (questa è la vera trama di una sua puntata). Ho sentito i traduttori americani di bestseller piangere miseria, ma lei è divina e riesce nell’impresa di far comprare alla nostra traduttrice una magione nella città più cara d’Europa, dove persino i magnati russi vivono nei monolocali. Io sono molto invidiosa perché avrei voluto averla come agente immobiliare, in proporzione avrei potuto comprare la Reggia della Venaria Reale.
Comunque per me lei è fantastica, mentre i suoi autori devono proprio farci sapere cosa bevono prima di scrivere le puntate. Mi riferisco proprio al video sopra, I consigli di Paola, il trasloco. Un video che all’apparenza sembra utile e pieno di consigli intelligenti. Nel video, l’incarnazione dell’eleganza secondo una shampista di provincia ha già fatto un po’ di scatole. E anche una piccola allegoria con robot-pirati all’arrembaggio del pianeta Leopardo, una cosa che è sempre utile per traslocare.
All’inizio lei è al telefono che dà le istruzioni di Downton Abbey alla servitù e poi ci suggerisce in confidenza: “Mi raccomando, questa telefonata fatela almeno tre mesi prima!“. Certo, se volete che i traslocatori non si ricordino niente, fatela anche l’anno prima. Se invece volete che si ricordino di qualcosa, telefonategli il giorno prima: “Sì, esatto, il trasloco di domani. Sì, non venite prima delle nove perché sono una donna elegante con degli autori sciroccati!“. Ci sono buone possibilità che se lo ricordino, ma ottime possibilità che arrivino comunque alle otto, perché non pagano gli operai per stare un’ora al bar ad aspettare che vi pitturiate le strisce pedonali nei capelli. I traslocatori arrivano quando arrivano e comandano loro per tutto il giorno, fatevene una ragione. Sconsiglio di cuore di auto-nominarsi condottiero della traversata e del montaggio, ancor meno dargli orari e tabelle di marcia, perché rischierete di aprire i pensili a rovescio per il resto della vita. O fino al prossimo trasloco.
Datemi retta, io sono una maniaca del controllo eppure con i traslocatori obbedisco come una bimba, è gran parte della ragione per cui i miei traslochi finiscono bene. Loro sanno come farlo al meglio, se gli cambio le loro modalità operative, non sanno più come farlo al meglio, semplice.
Il mio metodo.
Contatto la ditta di traslochi. Mi assicuro che nel giorno proposto nella mia strada si possa fare carico e scarico, che non ci siano lavori in corso. Questo è molto importante nell’organizzare un trasloco. Basta telefonare al comando della Polizia Municipale e chiedere se la via è libera quel giorno. Se oltretutto devo occupare una strada pubblica in una città, dovrò chiedere i relativi permessi al comune. Se sono in un paesino di montagna, anche, con l’unica variante che la Polizia Municipale potrebbe rispondervi di non preoccuparvi e fare tranquilli, basta che garantiate il transito delle auto. Assolte queste incombenze fondamentali di cui non parla nessuno nei duecento video e post finora visionati, incombenze che vi salvano da multe garantite, potete accordarvi sull’orario. Nel senso che vi dicono loro, i traslocatori, a che ora arrivano. Cercate di andare d’accordo con l’ora che vi dicono perché sarà una lunga giornata, come dice giustamente la nostra Paola. Non fate saltare i nervi al primo minuto ai traslocatori se no diventa una lunghissima giornata e un futuro di mobili sghembi.

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Non cominciare a fare gli scatoloni due mesi prima del trasloco.
Lo so, lo so, l’ha detto anche Paola Marella che bisogna cominciare trent’anni prima. Ma io vi parlo di fisica, di scienza: se togliete gli oggetti dai mobili e li riponete al di fuori, dentro degli scatoloni, raddoppiate il volume di occupazione dello spazio nella vostra casa. Mobile vuoto più scatolone pieno, uguale doppio volume occupato. Ora, se vivi con tuo marito lo sceicco nel Sultanato del Brunei, puoi mettere tutti i vostri 50 metri cubi di scatoloni nell’ingresso del palazzo reale per tre mesi. Ma se vivete in 60 mq a Milano, non potete passare due mesi con 20 metri cubi di pacchi in sala. Soffocate.
Le cose della casa, appena escono dai loro contenitori, complicano la vita. In due mesi gli scatoloni di cartone saranno diventati degli attira-polvere fenomenali, perché ogni più piccolo pelo e capello della casa finirà nei loro tremendi angolini, ricettacoli di ogni schifezza. Volete passare due mesi con la casa inagibile? Allora fate gli scatoloni due mesi prima.
Obiezione del sognatore illuso e saccente: “Ma io impacchetto e rimetto nei mobili!“. Davvero? Tu hai delle scatole a forma di mobile? Delle scatole che entrano dappertutto? Fai dei pacchi che pesano così poco da non incrinare alcun ripiano interno? Per caso stai traslocando con le scatolette da gioielleria? No? Allora non fare le scatole due mesi prima. O manda il curriculum agli autori di Paola Marella.
Il mio metodo.
Si tratta di un metodo per il trasloco in leggerezza, ormai perfezionato in diversi traslochi normali e pure in quelli mastodontici (casa a due piani, casa e due uffici, casa e due uffici in mezzo a una nevicata). Il metodo è il seguente. Un mese prima del trasloco raccolgo gli scatoloni vuoti e li sistemo nel ripostiglio, perché sembra che il mondo sia pieno di scatoloni solo fino a un minuto prima che tu li abbia bisogno. (Sulla scelta degli scatoloni ci torno più sotto).
Il mese prima del trasloco lo passo a regalare o vendere tutto quello che non mi serve nella nuova casa. Riordino il contenuto di tutti i mobili. Lascio dentro nei mobili solo quello che voglio portare via. Il settore <<forse>> che tanto piace agli organizzatori professionisti in tv non esiste: o se ne va o mi serve e resta.
Poco prima del trasloco prendiamo tre giorni di ferie e facciamo tutti i pacchi in quei tre giorni, in velocità. Tre giorni di casa e ufficio pieni di pacchi è sopportabile. In caso non possiamo prendere ferie, uso il fine settimana e tutte le sere della settimana prima del trasloco. Questo metodo funziona molto meglio, riempio i pacchi velocemente, per forza, perché non c’è tempo di soffermarmi sulle foto delle elementari. Alla fine ci sarà molta meno stanchezza.

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Non utilizzare la biancheria intima per impacchettare le stoviglie, grazie!
Non avrei mai immaginato di doverlo scrivere, ma urge. Al terzo filmato di piatti nelle mutande e di metodi per infilare bicchieri nei calzini, ho iniziato a guardare con sospetto gli amici che hanno traslocato da poco e da cui sono stata ospite. Ho accertato che loro non l’hanno fatto, con mio grande sollievo. Però in questa pratica della “mutanda da imballaggio” vedo ben altre insidie, oltre il disgusto personale.
Primo problema: dovrete rilavare tutti i vestiti e la biancheria dopo il trasloco. Almeno spero. In ogni caso è un lavoraccio.
Secondo problema: dovrete rilavare anche le stoviglie. E ci contiamo tutti sul fatto che laverete i piatti dopo averli imballati nelle vostre mutande, abbiate pietà.
Terzo problema: le tarme. O le stoviglie che olezzano di anti-tarme. Quindi golf bucati o piatti al retrogusto canfora. Rimpiangerete di sicuro di non aver utilizzato del banale imballaggio, datemi retta.
Quarto problema: si verificherà sicuramente un evento per il quale la prima visione che avranno di voi i vostri nuovi vicini saranno degli slip scoloriti tra i piatti della cucina. Contateci. Se voi date questa occasione all’Universo, proprio a lui che ha un senso dell’umorismo epico, secondo voi la sprecherà? Ma su!
Il mio metodo. Ci sono metodi ecologici migliori per imballare le stoviglie in un trasloco: carta riciclata (così poi lavate solo le stoviglie e la carta la riciclate), imballaggi riciclati (basta chiedere ai negozi, ne regalano a bracciate), cartoni appositi con divisori antiurto che si potranno utilizzare dopo il trasloco, in garage o in soffitta.

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Non spedire i pacchi del trasloco per meno di cinquecento chilometri
Chiariamo: se abitate a Milano e dovete trasferirvi a Tokyo, non c’è altra scelta (anzi, c’è: partite con il minimo e ricomprate sul posto tutto quello che è poco costoso. La reflex la portate, i piatti dell’Ikea li ricomprate là). Ma se dovete traslocare da Milano a Bologna, quando spedite i pacchi state già pagando di più.
Eppure sembra essere la nuova moda, tutti a fare il trasloco spedendo i pacchi. Mistero risolto: c’è un noto portale di spedizioni che si è fatto fare una quantità di marchette da altrettanti blogger e youtuber. Mi sono soffermata a sentire una deliziosa ragazza che faceva i conti di quanto avesse risparmiato per traslocare da Bergamo a Milano. Una decina di pacchi con 200 euro. Ah però, che risparmio! Ma santa ragazza, a vent’anni dieci pacchi li metti in auto con un’amica, le paghi una pizza e ti restano almeno 150 euro (e solo perché l’autostrada Bergamo-Milano è una ladrata). Se poi ti fai amico l’altro youtuber, quello che da un mese confeziona le sue quattro console, smezzate anche la spesa (ma non te lo consiglio, è un futuro Furio).
Ok, lo so, era solo una marchetta del portale di spedizioni. Però. Però parecchi di quelli che girano in cerca di consigli non hanno il mio occhio professionale nello stanare la pubblicità occulta (seh! risata!), quindi li dovevo avvisare: non spedite i pacchi del trasloco.
Mi è rimasto un ulteriore dubbio su questa pratica. Io a volte per il lavoro devo inseguire i corrieri minacciandoli di cause legali e macumbe dal mio stregone di riferimento se non fanno saltare fuori il pacco che dicono di aver consegnato/perso/mai visto. Se penso a trenta pacchi con tutti i miei averi in mano a GLS… li devo attendere immersa in una vasca da bagno di valeriana in cui alla fine mi suiciderò, già lo so.
Il mio metodo. Non spedisco i pacchi.

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Non prendere tutti gli scatoloni nei supermercati
Scegliere gli scatoloni è importantissimo. La maggior parte degli scatoloni contengono detersivi con profumi artificiali che sono molto persistenti, eterni. Se volete che i libri odorino per sempre di Dixan, chiudeteli per un mese nel suo scatolone. Posti come il Tigotà sono quindi esclusi dalla mia richiesta scatoloni.
Il mio metodo. Scegliere lo scatolone è una scienza. Datevi un mese rilassato e seguite queste poche regole che vi salveranno da tutto (queste non le dice nessun altro, ora abbeveratevi pure alla fonte della mia sapienza, autori di Paola Marella):
- Solo due misure, massimo tre. Sarà più facile ottimizzare lo spazio in casa e sul camion. Se gli dai 30 scatoloni di 29 misure diverse si adirano, giustamente. Non è il campionato di Tetris, è un trasloco. Facilita la vita ai traslocatori e loro la faciliteranno a te.
- Preferire cartone a doppia onda. Regge gli urti e si può chiudere senza nastro adesivo, incastrando i quattro lembi superiori. Si può fare anche con quelli con un’onda sola, ma poi si aprono nel trasporto.
- Solo cartoni per alimenti secchi o articoli per la casa: pasta, cracker, gallette, spazzolini da denti sono i cartoni migliori perché fatti per proteggere dagli urti, non troppo grandi e non puzzano di smacchiatore chimico.
- Solo supermercati dove avete chiesto il permesso e vi conoscono: ci sono magazzinieri pronti a uccidere se qualcuno entra per prendere dei cartoni destinati al cassonetto.
- I negozianti spesso sono più gentili e attenti: io prendevo la maggior parte degli scatoloni nei negozi locali e alla Bottega Solidale. Le scatole sono pulite e profumate di erbe, oltre ad essere più solide di quelle dei supermercati. Ovvio che è un favore ai clienti, quindi se fate ancora la spesa al supermercato… vedi sopra.
A questo giro però i negozianti che frequento avevano altro per la testa e nessuno si è ricordato di tenermi gli scatoloni (tanto sono la cliente che non tornerà più perché va ad abitare lontano. Bella gente di montagna, i valori di una volta ecc.). Morale: ho chiesto alla locale Coop e mi hanno dato addirittura l’appuntamento per ritirarli, già pronti piegati e appiattiti. In due appuntamenti ho raccolto abbastanza scatoloni, al secondo anche con una ragazza gentilissima che si è messa a selezionarli apposta per misura mentre ci diceva quanto le dispiacesse che ce ne andassimo. Sapete che io sono onesta: stavolta ha vinto la grande distribuzione, anche se locale e cooperativa.
In alternativa, comprate i cartoni appositi e poi regalateli a qualcuno che deve traslocare o riciclateli per contenere il vostro guazzabuglio di cose minimal in soffitta. Mi sembra una scelta anti-ecologica con tutti gli scatoloni che finiscono al macero, ma se proprio ci tenete…

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Attenzione allo scatolone guardaroba dai traslocatori (o fatelo con cautela)
Lo so che questo scatolone ve l’ha suggerito Paola Marella nel video sopra, lo so che sembra la quintessenza della volpaggine e che anche l’agenzia di traslochi te l’ha proposto come servizio-fighezza. Ma pensaci, dai. Quello scatolone con l’appendiabiti sta girando da almeno seicento traslochi se non di più. Ci sono stati dentro i vestiti di altre seicento famiglie, non tutte dei campioni di pulizia, ognuna con i suoi odori. Volete ancora metterci i vostri vestiti, sì?
Il mio metodo. Il cartone porta-abiti lo prendo, anzi ne chiedo tre, uno per abiti appesi e due per metterci tutti i giacconi e cappotti (il resto va piegato in sacchi per vestiti). MA. Preparo i vestiti e le giacche che devono stare appesi negli scatoloni guardaroba già dentro dei porta-abiti chiusi con cerniera. All’arrivo mi faccio mettere tutto su un porta-abiti e poi tolgo i vestiti dai porta-abiti e solo allora li metto negli armadi. Paola mia, tu che sei così elegante e poi… i tuoi vestitini li infili brutalmente in quella scatola zozza! Mi cadi proprio sulle basi! (Leva la bottiglia ai tuoi autori, dammi retta!)

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Non scrivete liste di informazioni sulle scatole
Tutte le annotazioni per noi stessi, tipo “Forchette da dolce della nonna Dianora, spiedini bbq rossi e verdi con le fragoline” è meglio lasciarle in una parte non visibile (o non metterle proprio) e lasciare bene in vista altre informazioni. Curiosi di sapere come si identificano gli scatoloni?
Per parlare di cosa scrivere sulle scatole dobbiamo prima togliere di mezzo un’idea idiota che viene a chiunque al primo trasloco e di cui i traslocatori si approfittano abbondantemente se intuiscono che ci state. Ovvero lasciarvi tutti gli scatoloni impilati in una stanza o in garage. Vero, cari principianti, che vi era sembrata intelligentissima? Non lo è, stateci molto attenti. Per loro è più facile accatastare tutto lì e per voi sarà un delirio di spostamenti di scatole. Apparentemente lo vedete come “ho la casa libera, vado a prendere una scatola, ne svuoto una alla volta in serenità e il disordine resta in quella stanza là“, in realtà è l’idea con più perdita di tempo e con più fatica da parte vostra. Meglio che ogni scatola venga già portata nella stanza a cui appartiene. Sarà più semplice riordinare tutto e saremo anche più stimolati a farlo. Se poi la casa è a due piani, è tassativo evitare l’accatastamento al piano terra o peggio in garage, altrimenti a fine trasloco vi aspetta un mese di mal di schiena, il triplo della fatica e i bicchieri frantumati nell’ultimo scatolone sotto a tutto.
Veniamo ora al non scrivere sugli scatoloni cosa c’è dentro e non attaccare leziose etichette, perché? Per tre ragioni tutte validissime. Primo, costa una quantità di tempo in più per essere funzionale andrebbe fatto sui quattro lati. Secondo, nessun traslocatore fa attenzione a impilarvi gli scatoloni con il lato dell’elenco ben visibile. Quindi dovete scrivere su almeno quattro lati. Terzo… voi non avete una vita da vivere? Intendo invece di produrre etichette e elenchi per gli scatoloni? Io sì, quindi sotto vi propongo più sotto il mio metodo della velocità e scioltezza.
Infine, esistono un sacco di metodi altrettanto fallimentari che però vedo proporre ovunque: etichette piccole, etichette in genere (lo stamparle è un sacco di lavoro e inquinamento in più) fino al metodo più fallimentare, quello dei colori. Dividere le scatole in base a dei colori che poi vengono attribuiti alle singole stanze non funziona perché in Italia tutti i traslocatori sono uomini. Gli uomini sono in gran parte daltonici. Il mio compagno per esempio è convinto che la nostra camera da letto sia stata verde per due anni, in realtà era azzurro polvere. Usate il metodo dei colori e vi troverete tutte le scatole del bagno in camera e quelle dei libri in soffitta perché non vedono differenze tra rosso, arancione e rosa. Alcuni nemmeno tra rosso e verde, è scienza.
Il mio metodo. Scrivo il nome delle stanze della nuova casa su dei cartelli che appendo sopra lo stipite alto di ogni porta: sala, cucina, camera 1, camera 2 ecc. So che è facile da capire e sembra una cosa da scemi: sicuramente quella stanza con i fornelli è la cucina, chi non lo capirebbe? Ok, fatelo lo stesso, perché poi quando troveranno <<camera 2>> saranno abituati ad orientarsi con i cartelli. Questi cartelli sono già pronti da tempo nella nuova casa mentre attendiamo il trasloco.
A questo punto come abbiniamo gli scatoloni alla stanza di destinazione? Facile e leggero. Con un pennarello indelebile a punta grossa (meglio quelle piatte e grandi) scriviamo direttamente sullo scatolone in grandissimo:
– sui quattro lati il nome della stanza, corrispondente al cartello appeso all’ingresso della stanza
– sopra, in caratteri piccoli, dove c’è l’apertura della scatola, il contenuto. Lì leggeremo solo noi.
– se contiene cose molto fragili, ma proprio tanto, e non posso portarle in un borsone prima del trasloco (metodo che preferisco per le cose fragili) attacco un giro di nastro con scritto Fragile, il classico nastro bianco e rosso che conosciamo tutti. Più semplice, meno tempo e facilissimo per i traslocatori.
– Importantissimo: il giorno del trasloco una persona resta sempre, tutto il tempo, davanti al portellone del camion aperto e controlla due cose. La prima è che nessuno rubi qualcosa, perché ci sono ladri specializzati in traslochi che vanno dal prendere al volo delle scatole a caso fino a scienziati che rubano l’intero camion. Non sottovalutate, anche se il danno può essere piccolo. Io sto ancora piangendo la scomparsa di due scatole di accessori cucina che mi ha costretta a buttare due robot, inservibili senza quei pezzi. Insieme a un matterello antico da sfoglina che spero nottetempo gli si sia infilato da solo nell’orifizio più basso.

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Non improvvisate il trasloco per gli animali di casa
Ho letto una quantità di consigli al limite della follia e mi sono rattristata per questi poveri animali. Se lasciare il cane a casa dei genitori è sicuramente un’ottima soluzione (ammesso che li conosca e conosca già la casa), mentre lasciare il gatto da amici in una casa che non ha mai visto, senza le sue cose, per poi portarlo in un’altra casa nuova è un disastro. Magari ha un buon carattere ed è abituato agli spostamenti, quindi ci sta. Ma io per esempio ho un gatto che ha già fatto due traslochi vivendo molto bene il cambio casa ma malissimo il trasporto. Koi che sale in auto è l’ansia fatta gatto, quindi uno scherzetto del genere potrebbe farlo agitare tantissimo. Uno dei problemi conseguenti l’ansia, nei gatti, è il blocco renale, bisogna starci davvero attenti.
Il mio metodo. Siccome io non ho posti e case conosciute vicine in cui lasciare i miei tre gatti mentre trasloco, mi organizzo così e devo dire che la prendono bene, l’ansia viene contenuta. Un mese prima del trasloco, tiro fuori i trasportini e li lascio aperti in casa. Loro ci entrano, escono, ci fanno qualche pisolino e ci giocano. Tutto questo contribuisce a familiarizzare con il mezzo e lasciarci i propri odori, cosa molto importante per i felini. Ovviamente lavo ciclicamente trasportino e tappetini interni, ma mai meno di una settimana prima del trasloco, li lavo di nuovo dopo. Molti comportamentisti suggeriscono di lasciare i trasportini sempre a disposizione ed è sicuramente un’ottima abitudine. Ma io ho tre gatti e i trasportini in giro sono davvero troppo ingombranti, vanno bene solo prima di traslocare. I due gatti più anziani lo prendono quasi come un avviso del fatto che cominciano le grandi manovre.
Seconda cosa importantissima, gli faccio fare un check up generale e chiedo a Francesca Maiuri, la nostra veterinaria omeopata di fiducia, qualche indicazione su cosa dargli per tranquillizzarli nel viaggio e nel cambio di abitazione. In genere i preparati omeopatici vanno presi da un mese prima, quindi intervenite per tempo. Non vi dico cosa mi ha suggerito perché vanno prescritti a seconda delle condizioni del singolo animale. Il vantaggio con Francesca è che, in caso di questioni non gravi come questa, è possibile chiederle una consulenza a pagamento online, anche se si è molto distanti come me. Fantastica!
Infine, suggerimento che arriva sempre da Francesca Maiuri, spruzzo gli ormoni Felyway in auto e nella nuova casa già da un mese o venti giorni prima. L’errore che fanno in molti è infatti pensare che questi feromoni siano ad effetto immediato. Invece fanno effetto nel tempo. Ricordarsi comunque è facile: io li tengo in auto nel cruscotto e quando saliamo in auto spruzziamo un po’ di Feliway nell’abitacolo, così al momento del trasloco sono efficaci.
Già che ci sono, se per caso siete in zona Bologna, affidatevi alla cara e bravissima Claudia Filipello, naturopata per umani e animali, che ha una grande sensibilità e competenza anche sul versante comportamentale e potrà intervenire con fitoterapia e Fiori di Bach. Io a questo giro sono andata di omeopatia perché i miei avevano altri problemini che rispondono meglio a questo tipo di cura. Altrimenti in altri traslochi, solo per la questione ansia e stress, ho utilizzato i fiori di Bach con ottimi risultati, contando soprattutto il micione super-ansioso e traumatizzato che con i fiori di Bach ha almeno evitato di sporcarsi nel trasportino e ha viaggiato più tranquillo.
Trasportiamo i gatti nella nuova casa giorni prima del trasloco e stiamo lì con loro per aiutarli ad adattarsi. In genere se noi siamo presenti ci mettono poco e partono subito in esplorazione. In questo modo si adattano alla nuova abitazione senza avere attorno sconosciuti che fanno rumori forti, tipici di un trasloco, in un ambiente che oltretutto gli è estraneo. Qualche giorno dopo, il giorno del trasloco, solo all’arrivo del camion che deve scaricare, li chiudiamo in una stanza con trasportini, lettiere, pappe e acqua. In quella stanza non entra nessuno fino alla fine. Io di solito chiudo la porta con la chiave e metto sulla porta il cartello Non entrare. Nonostante ciò, c’è sempre qualcuno che cerca di entrare lo stesso o che si sbaglia: una girata di chiave ferma tutti in modo provvidenziale.
Finito il trasloco e andati via i traslocatori, dò una pulita almeno ai pavimenti e poi li lascio uscire, liberi di esplorare e di ritrovare le vecchie cose della vecchia casa, con i loro personali odori che riconoscono.
Ora mandatemi tanti pensieri di leggerezza perché sono nel mezzo delle grandi manovre e raccontatemi dei vostri traslochi… come sapete è un argomento che mi appassiona!
La prossima volta scriverò dalla nuova casa. Intanto vi mando un grande grande abbraccio!
21 Commenti
Oddio… a Paola Marella ho riso cinque minuti! Ho sempre pensato le stesse cose di quel programma e tutti quegli atteggiamenti di finta eleganza che più finta non si può! Grazie come sempre per la tua concretezza e per le risate! Traslocherò tra un mese, mi hai dato i consigli più pratici, specialmente la sorveglianza del camion. Non ci avevo pensato, recluto mio babbo, grazie! Sei speciale!!! sempre un piacere leggerti!
Cara Grazia,
incredibile ma vero, il tuo metodo è anche il mio metodo. Sottoscrivo tutto, Perché è sicuramente vero quello che scrivi in apertura dell’articolo: il metodo si impara solo con l’esperienza. E io, come te, di traslochi ne ho diversi alle spalle. Io come te, ho cominciato a farne da studente fuori sede, quando il livello avanzato erano le valigie con le rotelle che ti permettevano di trascinare le pesanti valigie piene di libri e carta. Sì perché da studenti, noi i traslochi ce li siamo fatti tutti rigorosamente a piedi, in autobus e in treno.
Cambiare case e traslocare sono sempre l’inizio di un’avventura! Buon inizio e un abbraccio
*Davvero Serena… i traslochi fai-da-te degli studenti, che belli! 😀 Ma anche dopo, ho un ricordo divertentissimo di me e una mia amica con il comò dei miei trisnonni sul pandino … comò sopra, cassettoni dentro con i sedili tutti giù e via… poi quasi ci tira indietro in una salita! XD
Sì, è davvero sempre un’avventura… anche se ora vorrei che fosse proprio l’ultimo per un bel po’! Mandami energie positive che ne ho bisogno… energie sopratutto!
Grazie cara Silvia! Sì, assolutamente, sorveglianza del camion aperto, è una necessità primaria! Tra l’altro chi fa questa sorveglianza guarda bene anche il carico e se c’è qualcosa di fragile che rischia di finire sotto, quindi il babbo sarà occupatissimo!
Ho riso, riso, riso tantissimo! La tua ironia mi fa troppo ridere! Come sempre però mi hai dato milioni di consigli utili, soprattutto per la gestione dei quattro zampe: fantastica!, averle sapute prima certe cose…ma chissà perché quelle informazioni, che sono estremamente importanti, non le trovi da nessuna parte, accidenti. Grazie.
Non ti so rispondere, ma visto che mi sono arrivate email ulteriori di richiesta su questo argomento, ho pensato che magari più avanti recluto le due intrepide vet e naturopata per un post dettagliato dedicato solo al trasloco con i pelosetti 🙂 In effetti alcune cose non le avrei sapute se negli anni non avessi chiesto a queste due belle persone!
“operai per stare un’ora al bar ad aspettare che vi pitturiate le strisce pedonali nei capelli” ……..morta, sono morta!!!
ho fatto tre traslochi nella mia vita ma due erano nello stesso palazzo perciò sono andati abbastanza bene. A dire il vero anche l’ultimo di 4 anni fa non è stato malaccio; mi sono trasferita in una casa vicino al posto di lavoro mio e di mia sorella (che vive con me); il proprietario della casa, gentilmente ci ha lasciato le chiavi due mesi prima dell’inizio dell’affitto, così praticamente tutti i giorni portavamo nella casa nuova le cose che potevamo non utilizzare. Visto che la mia casa è su tre piani, ogni scatolone era già nella stanza giusta.
volture, residenza e tutte le parti burocratiche sono andate incredibilmente lisce … cioè è proprio bello quando chiami un operatore che capisce al volo che stai facendo una voltura!!! mi sono quasi emozionata!!!
Il traslocatore che ho scelto – fortunatamente – ha anche un funzionale magazzino dove vende tutti i mobili che non ti servono più, così i vari tapis roulant e cyclette che in casa mia servivano come appendiabiti ci hanno fruttato qualche soldino, stessa sorte è capitata anche a lampadari e suppellettili.
Nel frattempo per la vecchia casa ho contattato uno sgombratutto che mi ha vuotato le cantine, dove ancora c’erano mille mila bottiglie di quando mio nonno “faceva” il vino.
Cani e gatto hanno passato la giornata dal dog sitter, e credo che si siano divertiti molto più di noi. Il mio gatto (che purtroppo ora non c’è più) era un tipetto cazzutello e per abituarsi alla nuova casa ci ha messo circa 8 minuti. I cani ancora mi guardano inebetiti chiedendomi dove siamo.
A me poi mi piacciono le novità, che devo dire? sarò malata ma io farei un trasloco al mese!!!
ahahh bellissimo! anche se il trasloco al mese lo eviterei davvero!
In effetti i gatti sono un po’ tutti a modo loro, c’è chi si abitua subito e chi passa giorni miagolando perchè non le va bene niente. Io ho una gatta che mi fa ammattire se sposto la scrivania, figurati con il trasloco, viene a chiamarmi di continuo perchè secondo lei probabilmente non ho notato che siamo nella casa sbagliata. Al contrario, il super-ansioso di cui parlo nel post è giorni che mi indica il trasportino e si fionda dentro ogni volta che mi vede mettere le scarpe 😀 Non lo associa alla macchina, solo alla casa nuova e lui ci vuole essere, mica che me lo dimentico nella vecchia casa! Io invece so che saranno due ore intere di suoi deliri da auto… spero di uscirne con i nervi saldi!
Invidio moltissimo il tuo trasloco di una scatola alla volta in bell’ordine, sappilo! 😀 In questo momento, mentre scrivo, sono nella nuova casa ma devo tornare nella vecchia per aspettare le persone che hanno comprato diversi mobili e consegnarglieli (doppia invidia cocente per il tuo traslocatore con showroom!) e lì però dovrò farmi due giorni di dieta pizza-e-frutta visto che la cucina è già stata venduta giorni fa 😀 Le cose indispensabili divise tra due case sono micidiali!
Grazie della condivisione della tua avventura, un abbraccio!
Ma quanto ho riso con questo post? A tratti esilarante davvero! 🙂 E a far ridere con il trasloco ce ne vuole! Io, che sto cercando di cambiare vita e quello che mi pare giusto adesso diventa sbagliato e folle tra un’ora, sudo già al pensiero del trasloco. Sarebbe un passaggio necessario, anzi diciamo la spinta propulsiva di tutto, ma, si sa, come ci autosabotiamo noi stessi, nessuno mai…
Intanto ti auguro un felice nuovo inizio nella casa nuova (e auguro a me di traslocare presto, seguendo le tue linee guida, con buona pace di Paola Marella).
Grazie mille dell’augurio Valentina, me lo prendo tutto! Se posso risponderti basandomi sulla mia esperienza… nonostante la stanchezza e le paure (il trasloco è al secondo posto degli eventi traumatici, dopo i lutti!) quando avrai trovato il tuo posto ideale ti aiuterà moltissimo l’entusiasmo! In bocca alla lupa per tutto quello che ti aspetta!
ogni tanto vengo a rileggere il tuo blog, cercando di infondermi coraggio 🙂 non funziona, non funziono. Però leggerti è sempre un piacere e fonte di tantissimi spunti.
p.s. ti avevo scritto un’e-mail, lo dico solo per “identificarmi”, dato che sono una lettrice recente
Grazie, è sempre bello leggerti. E poi, se tutto va come deve (ma ovvio che non sarà così), anche io fra un pochino affronterò il trasloco e questo post capita a “fagiuolo”.
Tanti pensieri di leggerezza per te, per la tua famigliola traslocante e per la nuova casa! Attendo gli aggiornamenti!
Che bellezza Roberta, nuova casa o anche nuovo luogo di vita? Ti mando anche io tanti pensieri di leggerezza e … aggiorniamoci a vicenda, dai! Un abbraccio!
Ho perso il conto dei traslochi “veri” che ho fatto nella mia vita, compresi quelli da studente all’estero. L’anno scorso a luglio ho chiuso casa e sono andata finalmente a vivere con il mio compagno. Undici mesi dopo abbiamo semi-chiuso casa, abbiamo lasciato la grande città e ci siamo spostati in un paesino vicino al mare, dove abbiamo preso in affitto un appartamento ammobiliato, con una vista magnifica da tutte le finestre, bosco, acqua e orto (yessss) – un primo passo per capire se è la scelta giusta e fare il passo del trasferimento definitivo. Quando ho letto il titolo del tuo articolo ho pensato “No grazie, niente articoli sul trasloco pliz” e invece la curiosità ha vinto e ho fatto bene. Sei fantastica, grazie! Buon trasloco in leggerezza e buon inizio!
Cara Raffaella, ma che bella la descrizione di questo luogo di vita, sembra un idillio bucolico, quindi immagino che stia andando tutto bene e sia proprio la scelta azzeccata! Grazie dell’augurio, me lo prendo tutto… ci vuole!
Ciao Grazia, che piacere leggerti di nuovo!! Mi sei mancata, la tua scrittura mi cattura! Un abbraccio
Grazie cara, che gentile!!! Conto di tornare più presente a trasloco ultimato, è l’augurio che mi voglio fare per i prossimi mesi!
io aspetto solo notizie della tua nuova casa, sperando che sia l’ultima
DEVE essere definitiva! Se sarà l’ultima, non lo so. Chi sono io per dirlo… Sicuramente dovrà durare tanti tanti anni! Sugli aggiornamenti contaci, stiamo riemergendo dagli scatoloni e annessi!
Ah quanto amo questo post! Veramente… spesso sembra che le persone pagate per darci consigli su come organizzare la nostra vita siano in realtà prodighe di consigli che la complicano (vedi bullet journal, belli per carità, ma posso io perdere ore solo per organizzare un organizer?)
Essendo reduce da un trasloco internazionale, appena dopo la fine del lockdown, con due gatti, niente auto e dovendo fare tutto da sola, grazie per questo post, che so per certo salverà tanti poveri cristi. La mia filosofia guida in questo trasloco, come nei precedenti che però erano meno impegnativi, è stata praticamente la stessa tua, con tanto di cernita molto aggressiva di tutto quello che non mi serviva più (e sospetto di non aver ancora finito).
Marta, hai assolutamente ragione! Io sono una grande oppositrice del bullet journal anche se trovo geniale il marketing di chi riesce a vendere dei quaderni a puntini a prezzi esorbitanti. Se proprio non se ne può fare a meno perché nessuna agenda elettronica o app può adeguarsi ai nostri impegni, almeno che sia un bullet journal digitale. Se invece lo scopo è disegnare e pasticciare… trovo più interessante un blocco da disegno, la carta da acquerelli, la tela…
Complimenti per il trasloco internazionale con due mici e niente auto… questo è un livello super-avanzato!