Maglia top-down con meditazione, come iniziare un anno sottosopra

da Grazia Cacciola
collo maglia topdown, con candela aromatica lavanda ed eucalipto, tazzona di té green chai e lucine per l'allegria

Nella newsletter di gennaio 2018 chiedevo: hai fatto progetti per quest’anno? Rispondevo che io di solito non ne faccio, almeno non i classici progetti di inizio anno, sul genere “mi metto a dieta“, “corro tutti i giorni“, “terrò la casa in perfetto ordine“, “mangerò solo cibi sani – quindi ora mi faccio le patatine fritte di addio“. Con me non funziona, non so perché ma non riesco a farmi pervadere dal meraviglioso spirito d’iniziativa utopica del primo dell’anno. Attendo pacatamente questo periodo in cui la maggior parte dei propositi degli altri sono ormai naufragati nella normalità del quotidiano e solo allora lancio il mio salvagente: fai come me, conta dodici mesi, cinquantadue settimane, per imparare una cosa all’anno. Lo faccio da tanti anni. Un anno ho imparato a cucinare (sì, mica pensavate che fossi partita a scrivere libri di cucina, dai!), un anno ho letto tantissimi libri di orticoltura, tutti quelli che ho trovato in biblioteca, solo per fare il mio primo orto sul balcone. Un anno ho imparato le basi per lo yoga (poi è un percorso di vita, per me molto personale e individuale), un anno mi sono auto-insegnata a cucire a macchina, un altro anno ho seguito un corso di sartoria base. Sembro una grande utilitarista, lo so, ma sono tutte cose che mi piacciono, frutto di ispirazioni del momento, cose che poi mi porto dietro e si evolvono man mano, con naturalezza. Quell’anno che ho imparato a restaurare, non volevo fare il restauratore di professione, volevo solo restaurare un mobile dei miei tris-nonni per cui avevo ricevuto un preventivo astronomico. Così invece di andare a saltellare a vuoto in palestra, cosa che detestavo, mi iscrissi a un corso amatoriale del Comune di Milano, tenuto da un bravo maestro di bottega. Da allora, restaurare i mobili è una passione e mi ha dato modo di recuperarne di bellissimi.

Non sai mai come potranno servirti le cose che impari. Anni fa ho barattato il restauro di un grande tavolo in radica in cambio della legna che ci serviva per l’inverno, ben ottanta quintali di legna di quercia e castagno, più o meno il valore di uno stipendio. Un’estate di molti anni fa, in attesa di partire per il mare, ho imparato le basi del lavoro a maglia da mia nonna che sapeva fare solo dritto-rovescio e il resto praticamente da autodidatta, sulle riviste. Poi man mano negli anni la passione è cresciuta o si è spenta. Ma è lì: quando mi serve qualcosa di particolare, lo so fare, anche lavori complicatissimi se sono divertenti.  I miei maglioni sono di fibre naturali non animali e durano anni di lavaggi e abbracci.


Ho imparato anche cose divertenti che per ora non si sono rivelate utili ma restano lì in attesa. Parecchi anni fa, approfittando di un lavoro in una scuola di volo, ho preso il primo brevetto di volo… non mi è ancora servito. Ma magari un giorno mi servirà, chi lo sa. Per ora preferisco camminare sulla terra.
Nella vita, se calcoliamo quanta distanza ci separa da quello che vogliamo, veniamo travolti dal numero delle difficoltà e dalla noia di vedere un lunghissimo percorso davanti a noi e la nostra meta, troppe cose da fare, da cambiare. Ma se impariamo a tenere focalizzato il nostro desiderio e cogliere intanto quello di divertente che ci arriva, diventa un percorso di piccoli passi e senza nemmeno rendercene conto ci ritroviamo alla fine del percorso, essendocelo anche goduto pienamente. La cosa fondamentale, secondo me, è divertirsi da subito. Corri perché ami correre, non per dimagrire, altrimenti sarà sempre una questione di lotta con la stanchezza, l’attrito della pigrizia e del sottrarre tempo a qualcosa di migliore.

I momenti di caos sono i migliori. Per esempio, il momento migliore per la meditazione è proprio quando sei completamente sottosopra e non hai nemmeno quei cinque minuti la mattina, mentre la sera crolli sul letto in preda al sonno pesante della stanchezza. Non sono suonata, è davvero quello il momento per cominciare qualcosa. Intanto perché se aspetti il momento giusto, quando avrai tempo, non arriverà. Siamo sempre pieni di cose da fare, specialmente le persone molto creative e quelle molto paurose. Se sei entrambe, è il caos. Trovi sempre cose da fare che hanno priorità e altre che tiri fuori per paura di affrontare qualcos’altro, mentre altre ancora te ne vengono in mente perché… ehi, è una mente creativa, lo sai come funziona! Palate di pensieri generati da pale eoliche in un paese ventoso. Quindi strappa 15 minuti al giorno, anche a costo di doverti alzare prima o convincere il resto della famiglia che per 15 minuti possono assolutamente e tranquillamente fare a meno della tua presenza. Ignora telecomando, cellulare e recupera 15 minuti per fare quello che ti piace, ti rilassa ed è la tua meditazione attiva. Cominciare, è tutto qui. Un gesto semplice e potente per innescare l’ordine in mezzo al caos. Il cambiamento.

L’anno passato mi ero prefissa solo di imparare la maglia top-down. E’ un sistema di lavoro con i ferri circolari che permette di realizzare dei capi, soprattutto maglioni, in un pezzo unico, senza lavorare separatamente dietro, davanti, maniche, collo ecc. Il motivo era quello di superare un mio grande limite con la maglia: mi piace lavorare, mi rilassa molto, ma non mi piace per niente unire i pezzi. Unire davanti, dietro, maniche e lavorare qualche altro pezzo è un momento noioso, cavilloso, pieno di insidie e diciamocela tutta: delle volte ti accorgi solo a capo finito che è troppo largo in vita o troppo stretto di spalle. Una persona normale disferebbe tutto ricominciando da capo, ma siccome io detesto ancora di più dover disfare i poco abili punti che ho usato per unire il tutto… certi miei lavori passati giacciono lì abbandonati nel  cassetto dei lavori: due golf di misura errata, un lavoro che mi sono accorta essere sbagliato solo verso la fine delle maniche e due lavori che devono essere ancora assemblati, uno dei quali (non scherzo!) di cinque anni fa, che non so più a che modello corrisponda e guardandolo sono in dubbio se dovesse essere un cuscino con le maniche o un golf esagonale per Barbapapà. Il che rende impossibile assemblarlo, anche se volessi fare questo lavoro noiosissimo.

Così ho deciso di gestire l’attuale caos della mia vita (cambio casa, cambio lavoro, quasi niente tempo libero, corse da mattina a sera per recuperare i ritardi e le scadenze) con 15 minuti al giorno di sana pausa in cui lavoro a maglia e basta. Punto dopo punto, come un mantra. Ho preso uno dei lavori abbandonati, il maglione con le maniche sbagliate, che doveva essere un dolcevita in bamboo, e l’ho disfatto. E’ quello delle prime foto. Lo so, piange il cuore dopo aver fatto tutte quelle belle treccioline ai bordi. Ma è la vita: se una cosa non funziona, anche dopo averci messo tanto impegno, è meglio disfarla e farne qualcosa che può essere utile, altrimenti sarà solo un ingombro. Non male come pensiero per soli 15 minuti al giorno di maglia. Il giorno dopo, appena entrata in studio, ho buttato metà dei plichi che c’erano nella cassetta “esaminare” e convogliato gli altri tra le cassette “archiviare” e “azione”. Ogni seduta di maglia e meditazione in mezzo al caos della vita, mette un po’ di ordine nel tutto. Piccola azione dopo piccola azione, il caos sembra più gestibile e meno spaventoso.

collo maglia topdown, con candela aromatica lavanda ed eucalipto, tazzona di té green chai e lucine per l'allegria

Come vi dicevo, il 2018 doveva essere l’anno in cui imparavo il top-down ma mi sono arenata su quei due “problemini di vita” che son capitati. In più, una delle conseguenze dell’intossicazione da monossido di carbonio è la stanchezza cronica e quella devi aspettare pazientemente che se ne vada insieme alle tossine. Per mesi, capitava che la sera fossi sempre nello stato di una madre di sei gemelli di tre mesi, quindi niente maglia. Niente di tutto. Io, l’insonne gaudente (sempre stata felicissima di dormire poco), atterravo sul letto alle 21 e facevo fatica ad alzarmi alle 7. A poco a poco, migliorando la situazione verso maggio-giugno, sono lentamente tornata verso i miei ritmi abituali e con un arretrato notevole da recuperare. Appena ho potuto, anche non tutti i giorni, ho ripreso possesso della mia isoletta di meditazione e felicità: i 15 minuti sul divano con i gatti e la maglia top-down. Se la vita è un caos di tempeste, devi avere uno scoglio su cui riposarti almeno una volta al giorno. 15 minuti sono nulla, a volte li buttiamo via solo per prendere un caffé. Sono tornata anche alla mia meditazione del mattino presto, ma quella è dedicata all’evoluzione personale, alla comprensione. Questi quindici minuti di maglia e meditazione invece sono molto meno impegnativi, sono dedicati al rilassamento. Controllo del respiro, focalizzazione sui punti, uno dopo l’altro, diffusione di aroma di lavanda ed eucalipto. Anche solo la ripetizione meccanica di un gesto manuale è provato che sia molto rilassante e terapeutica. La maglia non è altro che manualità, ripetizione e matematica.

Per imparare il top-down inizialmente ho guardato dei tutorial online, mi pareva che bastassero per cominciare. In particolare ho trovato molto utili quelli di Garn Studio. Io sapevo già lavorare con i ferri circolari, due anni fa sono partita dal fare un golf con i ferri circolari ma utilizzando la tecnica dei ferri dritti, giusto per impratichirmi dei nuovi ferri senza annoiarmi. Ho fatto una cosa apparentemente assurda: un golf in 5 pezzi (dietro, 2 davanti e 2 maniche) con i ferri circolari con cui avrei potuto farlo in un pezzo solo. Ma è una tecnica completamente diversa, quindi prima ho fatto pratica con il mezzo, i ferri, e poi sono passata al percorso (il top-down). Si tratta di questo golf-kimono che avevo postato su Instagram, è quello che qualcuno si ricorderà dal vivo perché lo indossavo al corso Cambio Vita a Rimini l’anno scorso. Poi ho usato i ferri circolari per fare un volume chiuso tubolare, il classico cappello e cappello dopo cappello ne ho fatto uno complicatino. Fin qui, mi sono bastati i tutorial di Garn Studio, come dicevo. In particolare, se vi serve per cominciare con i ferri circolari, questo tutorial video su come usare i ferri circolari e questo schema più video per lavorare un berretto semplice. Consiglio prezioso: acquistate i ferri con cavi intercambiabili, non quelli fissi che vendono nelle mercerie di paese perché sono veramente la morte della pazienza, si lavora malissimo. Si ostinano a venderli perché ormai le mercerie piccole sono mono-fornitore e gli passano quelli, ma sono davvero terribili. Oltretutto è assurdo il concetto di cavo fisso: per fare un maglione vi servirebbero almeno tre paia di ferri della stessa misura con cavo da 40 – 60 -80/100 per fare collo, maniche, busto. Invece con un kit base della KnitPro di 3 misure di ferri + 3 misure di cavi e vari accessori sto lavorando da tre anni, dal cappello al kimono extralarge! Il mio è il kit base in legno, è la versione legno del famoso kit in metallo che forse è più agevole per il colore chiaro, ma che per gli allergici alle leghe metalliche come me non va bene. Quello in legno che ho preso è stupendo ma non è ottimale con i filati molto scuri.

Come in tutte le storie, c’è il momento della crisi. Dopo svariati tutorial online guardati di corsa in treno o tra un appuntamento e l’altro, ho deciso che ci capivo a grandi linee ma sostanzialmente non avevo tempo di raccattare informazioni in giro per tutta la rete e magari rifare un lavoro trenta volte prima di capire come farlo bene. Frustrante. E io detesto la frustrazione, mi piacciono solo le cose che danno soddisfazione (che originale, eh! Ma vi stupirebbe sapere quanta gente si nutre di frustrazione e auto-fustigazione).
Da qui la decisione: voglio rilassarmi un po’ durante le feste e quindi ho bisogno qualcosa di già strutturato. Così ho cercato un po’ online, un po’ ho chiesto alle amiche appassionate, ho sbirciato in qualche gruppo a tema e ho tirato fuori la mia soluzione per imparare in modo rilassato, semplice e subito. Ho acquistato (mi sono auto-regalata per Natale) il libro La maglia top-down della bravissima Emma Fassio, il libro che vedete nelle foto. Ho scelto questo perché invece di proporre tanti modelli diversi, come altri, ha un metodo che mi piace di più: un golf fatto per capitoli dall’inizio alla fine, con tutte le varianti per trasformarlo in altri modelli. Al primo golf, sto seguendo le istruzioni base e devo dire che ho già capito molto di più della tecnica top-down, anche come modificare da sola alcuni dettagli. Poi, capitolo per capitolo, viene spiegata ogni variabile. Per esempio: fare il collo in un modo piuttosto che in un altro, doppia costa, aperto, senza collo, cardigan ecc. In pratica, questo libro permette di fare centinaia di modelli diversi, scegliendo di volta in volta il tipo di collo o scollo, il tipo di maniche, di raglan, di sagomatura e anche di lunghezza perché si possono fare anche vestiti e cappotti, ci sono anche alcuni esempi. Il fatto che fosse di un’autrice del settore che conosco e stimo, ha veicolato la scelta: Emma ha accuratezza e una semplicità nello spiegare, mi fa capire sempre tutto velocemente.
Il libro non è per chi comincia da zero a lavorare a maglia, ma può andare benissimo anche per chi sa fare giusto dritto-rovescio con i ferri dritti, è anzi un modo per passare subito a una tecnica di lavoro molto interessante e soddisfacente senza stare anni a fare i maglioni con gli scalfi manica sbagliati. (Ma davvero, avete notato quante istruzioni sbagliate girano anche su libri patinati del settore? Una sciatteria che fa solo perdere tempo!). Il libro è tutto fotografico, con tutti i singoli passaggi illustrati, l’ho trovato utilissimo.

Così, eccomi, il mio inizio anno un po’ sottosopra per nuovo lavoro, tre progetti importanti arrivati a termine, le presentazioni e il corso da organizzare e seguire… tutto questo, per quei 15 minuti al giorno, mi naviga attorno mentre sono sul mio divano-isola-scoglio-in-mezzo-alla-tempesta a respirare profondamente, snocciolare punti come mantra, tisana a portata di mano, aroma di lavanda ed eucalipto, senza pensare ad altro che ai punti, vedendo crescere piano piano il mio maglione … giusto in tempo per l’arrivo della nevicata, pare. 15 minuti al giorno in un mese e mezzo sono un maglione e 12 ore di meditazione.

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11 Commenti

FRA Gennaio 18, 2019 - 10:38 pm

Grazia questo post è bellissimo. Quanto mi piace leggerti e rileggere per soffermarmi meglio sugli spunti che ci dai.

P. S. Ma la tazza con “l’appoggialabbra”???
P. P. S. Ho voglia di riabbracciarti
P. P. P.s nella newsletter parli dello yoga ormonale per noi donne.. Caspita deve essere interessante da matti… Come mi piacerebbe… Mmm

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Grazia Cacciola Gennaio 19, 2019 - 12:37 pm

Grazie cara! Guarda, ti ho proprio pensata perché mi è capitato per caso del bamboo nocciola chiarissimo e ho detto “Questo se lo vede Francesca…” XD La tazza ti farà ridere! E’ una tazza da té del primo novecento con salvabaffi. Siccome i signori portavano il baffo impomatato, questo pezzetto gli evitava di bagnare i baffi bevendo e di spargere brillantina nel té. I britannici, inutile dirlo, sono spettacolari nelle invenzioni per il té!
Lo yoga ormonale è davvero molto interessante, sopratutto se penso alle quantità di farmaci inutili che mi hanno fatto prendere da ragazzina! Le terapie ormonali sono spesso pericolose, molte stimolano la formazione di tumori o hanno effetti collaterali tutt’altro che trascurabili. Dimentichiamo sempre che il corpo ha un grande potere di autoguarigione, lo yoga ormonale è una delle vie.
Un abbraccione cara!

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Rosa Gennaio 19, 2019 - 5:39 am

Post fantastico, anch’io mi ritaglio i miei minuti tutti per me… ricamo, grazie per esserci ?

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Grazia Cacciola Gennaio 19, 2019 - 12:26 pm

Che meraviglia Rosa! Io arrivo al massimo al punto croce che mi diverte e qualche punto base del ricamo, ma dovendo quasi sempre relegare alla sera, mi stanca troppo gli occhi. Mi piacerebbe ricamare all’ombra, in un giardino di fiori, idea molto romantica! Tu che tipi di ricamo utilizzi?

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Isabella Gennaio 19, 2019 - 11:06 am

Mi piace tantissimo quello che scrivi e come lo scrivi! Adoro lavorare a maglia ma mi fermo “solo” agli insegnamenti ricevuti da bambina-adolescente da zia e nonna, d’estate, al riparo dal caldo nella veranda di casa loro riparata dagli alberi…Ricordi indelebili

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Grazia Cacciola Gennaio 19, 2019 - 12:23 pm

Quando ci sono ricordi così belli e di cuore, sicuramente prima o poi salta fuori anche la voglia di riprendere! Andare avanti, più avanti degli insegnamenti ricevuti intendo, è molto semplice: oggi ci sono libri ben fatti (e molti “fuffa” purtroppo) e imparare è divertente, anzi, l’unico rischio è appassionarsi 😀 Un abbraccio cara, grazie delle belle parole!

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Rosa Gennaio 19, 2019 - 1:11 pm

Io ricamo di tutto un po’… ma al momento sto facendo dei semplici quadratini di cotone bianchi con fiori gialli che dovranno essere inseriti in un quilt… faccio Patchwork da vari anni e ho tanti lavori iniziati e mai finiti… le quilter li chiamano “ufo” …sto pure indegnamente cercando di imitare Van Gogh con piccoli girasoli… pensa te ??? ti abbraccio

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Cristina Gennaio 20, 2019 - 10:14 am

Bellissimo post. Anch’io quest’ Ho fatto trasloco, cambio lavoro e nuove scuole e i miei cari lavori di meditazione ( ricamo e merletto ad ago soprattutto) sono fermi negli scatoloni. Mi mancano molto e penso proprio che per questo 2019 li riprenderó in mano. Mi manca tanto il rumore dell’ago quando passa il telo di lino teso nel telaio…..grazie per avermi ricordato quanto mi piacciono i lavori manuali

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Vale Gennaio 20, 2019 - 10:31 pm

“Se una cosa non funziona, anche dopo averci messo tanto impegno, è meglio disfarla e farne qualcosa che può essere utile, altrimenti sarà solo un ingombro.” Da stampare e appendere su una parete che ci capita spesso sotto gli occhi, direi. Bellissimo il racconto sulla maglia, farebbe quasi venir voglia di cominciare… 😀 Non lo farò mai, però, non fa proprio per me. Invece la meditazione operosa dovrei proprio provarla, quella nuda e cruda non mi riesce, e forse con la scusa di un quarto d’ora per fare qualcosa… però non so cosa! 😀 Vabbe’.

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Vale-naturalentamente Gennaio 21, 2019 - 12:02 pm

Leggerti è un piacere ed un dono che non rinuncerei mai di concedere a me stessa. Grazie per insegnarci sempre qualcosa di saggio, per mostrarci un nuovo punto di vista e incoraggiare la nostra motivazione a fare.
Vogliamo parlare di queste foto?! Sono aria pura e fresca, luce luce luce! (come te, del resto)
Una delle meditazioni attive che preferisco è pulire e riordinare la cantina senza pensare a nient’altro che a creare nuovo spazio: decluttering terapeutico, lo chiamo. Un’altra è sistemare il bucato nei vari cassetti ed armadi, dividendo prima sul letto maglie, magliette, maglioni, calzini etc. per poi aprire uno alla volta cassetti e sportelli riporre dentro gli indumenti con cura: è una cosa che mi rilassa tantissimo e mi alleggerisce la mente.
Adesso, però, posso dirti una cosa?! L’idea dite vestita da aviatore, che curi l’orto sul balcone in compagnia di Barbapapà con su il maglione pentagonale è semplicemente fantastica! ahahah!!! Tia doro :*

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cristina Gennaio 23, 2019 - 1:25 pm

Buongiorno Grazia, posso chiederti dove trovi gomitoli di fibre naturali senza animali? Tanti anni fa una mia amica mi regalò diversi gomitoli di canapa, bamboo e altri filati ma purtroppo non so dove reperirli adesso.
P.S.: anche io come te: punti base imparati dalla bisnonna, conseguito la “laurea” su riviste e giornali con tutti i punti possibili e immaginabili e odio assemblare i pezzi (per non parlare di fermare i fili …arghhhh)

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