Piccola storia ecologica di una cappa volante e di una scrivania danese

Una piccola storia ecologica, perché a volte è proprio l’impegno nell’essere sostenibili che viene inaspettatamente premiato dall’Universo.

Una cappa della cucina che mi stava facendo disperare. Una scrivania di cui avevo bisogno ma che non era proprio il momento di comprare. Un giorno di metà luglio, mentre cercavo di sistemare la casa dopo il trasloco, con a disposizione solo pochissimi ritagli di tempo.

Quello che è successo, parte da un fatto quasi banale tanto è scontato: come avevo già spiegato a proposito dei traslochi, succede spesso che i traslocatori professionisti compiano delle scelte surreali, dettate in genere dal voler fare il lavoro con il minimo sforzo. In questo trasloco, a causa di forza maggiore e pochissimo tempo, non è stato possibile trovare qualcuno che venisse a fare il trasloco senza essere un traslocatore professionista. Come dicevo nell’articolo citato sopra (L’arte di traslocare in sei facili lezioni),  io preferisco gli autotrasportatori perché sono più precisi e non mi rompono niente. Ma non era destino trovarne al volo, così ci siamo affidati a un mobilificio della zona che fa anche traslochi. Gli operai professionisti hanno deciso professionalmente che tutta la cucina ci doveva stare sul primo giro di camion. Così li abbiamo visti spingere forsennatamente questo e quello per farcelo entrare, compresa una cappa che è stata fatta letteralmente volare sopra il resto, probabilmente sbatacchiando per tutto il viaggio. Mi è rimasta impressa quest’immagine della cappa volante e mi è sorto qualche dubbio sul fatto che fosse il modo corretto di traslocarla. Ma loro erano la ditta di professionisti…

A fine giornata, stanca morta e più attenta a un rubinetto che avevano rotto e che dovevano riparare, ho notato solo di sfuggita che tra la spazzatura c’erano due pezzi della cappa. Uno era una parte che copre il tubo di scarico fumi, la parte alta con le grigliette di aerazione. Alla mia domanda come mai fossero lì da buttare, ho ricevuto una delle cento risposte di superiorità di quel giorno da parte degli espertissimi traslocatori professionisti: “Quel pezzo non le serve per come ci ha fatto posizionare la cucina” (cioè nella stessa identica posizione in cui era nell’altra casa). Il secondo pezzo non l’ho identificato, ho capito solo in seguito che faceva parte della cappa e che era un copriventola interno. I professionisti del trasloco hanno provato la cappa volante e ogni altra cosa elettrica, andava tutto e ci siamo salutati. Maledizione a me, gli ho anche lasciato una mancia sostanziosa, per poi scoprire nei giorni seguenti che avevano rotto una quantità di cose, nascondendole di proposito.

Dopo una settimana, attaccati fornelli e forno, posso finalmente cucinare e, voilà, accendo la cappa. Parte un boato che fa accorrere il mio compagno, scandalizzato: “Stai guardando gli Avengers senza di me?”. No, non è Infinity War, è la cappa. Proviamo un paio di mosse da babbei, ben sapendo che non sono mai risolutive, tipo schiacciare tutti pulsanti insieme, insultare la cappa… ma niente (con i computer a volte funziona!). Allora telefono all’assistenza Ikea e una gentilissima ragazza cerca di non farmi capire che sono una rintronata, visto che alla mia cappa mancano due pezzi e uno è bello grosso, come faccio a non averlo visto, sono proprio i pezzi che attutiscono il rumore, specialmente quella parte con le grigliette! Chiedo se si possono acquistare i pezzi sostitutivi, ma no, ovviamente, perché mai dovrebbero vendere due pezzi che non si rompono mai? Concordo.
I traslocatori professionisti probabilmente non sapevano come montarli o avevano rotto gli attacchi smontandola, così hanno deciso che potevamo tenerci una cappa che simula l’urlo di Hulk quando sbatte il mignolo contro lo spigolo del letto. Così, anche per renderci subito simpatici ai vicini.

Alla fine di tutte le considerazioni è emerso che o facevo costruire su misura la copertura mancante per la modesta cifra di uno stipendio, oppure abbassavo il soffitto e mettevo un diffusore per il rumore. Oppure cambiavo la cappa. Ho deciso per la terza soluzione a patto che portassimo la cappa volante all’isola ecologica dove altri con un soffitto più basso la potevano riutilizzare o riutilizzarne i pezzi. Così in un giorno di metà luglio siamo partiti baldanzosi alla ricerca dell’isola ecologica del paesino, ma per due volte ci siamo persi tra i boschi. Alla terza volta, decido di chiedere notizie ai passanti per capire dove fosse stata piazzata per l’uso agevole dei cittadini, come scritto sul sito, ma scopro invece che un sacco di persone non sanno dov’è. Sorvolo sul chiedermi dove mettano gli elettrodomestici rotti e i materiali che non possono andare nel cassonetto, mentre il mio compagno brontola “nel cassonetto, li mettono tutti nel cassonetto!” e sospira all’ennesimo giro alla ricerca dell’isola mentre stiamo facendo tardi a un appuntamento. Alla fine trovo informazioni sull’ubicazione dell’isola ecologica al telefono, tramite un’amica di un’amica – quest’isola ecologica è più segreta dell’Area 55! – ma ci informa anche che bisogna già essere residenti per utilizzarla, mentre noi non abbiamo ancora i documenti aggiornati.

Il mio compagno comincia ad assumere le sembianze di Thanos e dichiara di cominciare a capire perché ci siano dei cretini che buttano gli elettrodomestici a lato strada: prima li considerava dei cretini e basta, adesso li promuove a “cretini che si sono stancati di cercare l’isola ecologica”. Minaccia di far volare la cappa nella discarica a fondovalle con una pedata, risolvendo contemporaneamente il nervoso e l’impasse dell’isola ecologica per i soli residenti. (Ma i turisti quindi cosa fanno? Si riportano a casa tutto e conferiscono alla loro isola? Mistero).
A questo punto gioco l’ultima carta per riciclare la cappa e non affidarla a una discarica, perché lì non la smaltiranno, la accumuleranno nell’immondizia indifferenziata alimentando quelle montagne di spazzatura e rottami. Mi viene al volo un’idea: per andare all’appuntamento possiamo passare dall’isola ecologica del paese dove abitavamo prima, lì sono sicura che siano aperti e ben organizzati, ci metterò un minuto a dargli la cappa. Ti scongiuro, solo un minuto, scendo dalla macchina e risalgo!

Arriviamo sfiniti all’isola ecologica, salto giù veloce, afferro la cappa volante e mi presento all’ingresso del mercatino di riuso dicendo “Ho una cappa ancora funzionante da lasciare, se può servire anche per pezzi di ricambio”. Il responsabile mi guarda di sfuggita mentre aiuta un signore a portare dentro una lavatrice e intanto mi dice: “La metta un attimo lì sopra, su quel tavolo lì che arrivo subito”.
Appoggio la cappa dove mi ha detto e attendo, fingendo di non vedere l’emulo di Thanos in auto che mi fa gesti inequivocabili per sbrigarmi e andarcene. Per non guardarlo, guardo giù e vedo che cos’è il “tavolo” su cui mi ha detto di appoggiare la cappa. E’ una splendida scrivania in mogano degli anni ’50-60, una scrivania in stile Albini o una danese da centro… è amore a prima vista! Il tipo di scrivania che volevo da tempo ma che, essendo tornata in auge sulle riviste di design, è quotata oltre i mille euro. Con la coda dell’occhio noto che Thanos non si è lasciato sfuggire il mio sguardo innamorato all’indirizzo della scrivania e scende dall’auto con l’aria di voler scatenare Infinity War su tutti i rigattieri, brocantage e mercatini del pianeta. In quella arriva il responsabile e chiedo se la scrivania si può prendere. “Certo! E’ appena arrivata cinque minuti fa, se vuole fare un’offerta all’associazione che gestisce il mercatino del riuso, la può già prendere”. Io lo guardo estasiata mentre sfilo velocemente il portafogli dalla borsa, Thanos invece lo fissa con odio: non solo siamo in ritardo ma il destino gli ha appena assegnato un monolite da cento chili da portare su per le scale.  Chiedo anche per il trasporto e ci accordiamo perché chiamino loro un ragazzo del posto con furgone, che per venti euro la trasporterà fino in casa.
Riparto alla volta dell’appuntamento convinta che la Dea Ecologia abbia voluto premiarmi per non aver fatto volare la cappa in una discarica. La sera, arrivata la scrivania, la pulisco per bene, passo un po’ di olio paglierino e rimando un piccolo restauro con lucidatura alla prossima stagione: la sto già usando ed è bellissima.

E le sedie? Complimenti per averle notate. Le sedie sono state un colpo di fortuna meno rocambolesco. Sono un trio da scrivania di Antonin Suman, le ho trovate poco dopo la scrivania, spulciando gli annunci su Subito.it, arrivano da una casa del centro di Bologna che stavano rimodernando. Fine luglio è un ottimo periodo per questi acquisti, perché i commercianti chiudono e lasciano campo libero ai dilettanti del design & amanti del riciclo come me. Le sedie di Suman non erano ancora tornate di moda, sono apparse sulle riviste italiane solo a settembre e così le ho avute per poco. Le trovo meravigliose, sono un design immortale degli anni ’60 e sono perfette per la scrivania danese.

In totale, tra trasporti e acquisti, questo angolo è stato messo insieme per 120 euro. Grazie a una cappa volante, alla testardaggine da riciclo e a un’isola ecologica introvabile: se fossi arrivata mezz’ora prima, non avrei trovato la scrivania!

 

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6 Commenti

Elena Cinzia Monti Dicembre 4, 2018 - 10:58 am
Fantastica! Ogni volta che ti leggo sei una nuova scoperta! Non vedo l’ora che arrivi il libro per godermi tutti i racconti... tipo scorpacciata! ???
Grazia Cacciola Dicembre 5, 2018 - 1:27 pm
Grazie cara! Spero allora che sarà una bellissima scorpacciata! Un abbraccio e grazie per aver partecipato al crowdfunding del libro!
STEFANIA Dicembre 4, 2018 - 11:27 am
MERAVIGLIAAAAA! Sembra un perfetto racconto di "FIABE DI NATALE" in cui appaiono nel bel mezzo di una tempesta fauni e fatine a portar il lieto fine!!! E come i BIMBI mi viene di dire "ANCORA ZIA GRAZIA...ANCORA UN'ALTRA STORIA"! TE LOVVO E LOVVO PURE THANOS
Grazia Cacciola Dicembre 5, 2018 - 1:36 pm
Fantastica! :D Allora ti divertirai questo dicembre perché ho deciso di risolvere un po' di bozze arretrate e di pubblicare diversi post qui, erano in attesa da troppo tempo. Thanos ti saluta :D
Alessandro Dicembre 5, 2018 - 5:56 pm
sìsì ... l'Universo!!! Grazie per le belle risate!!!
Grazia Cacciola Dicembre 5, 2018 - 6:04 pm
Ti rispondo come a Roberta su facebook :D il racconto era per tutti, certo che chi ha fatto il corso avrà capito l'esatta dinamica per cui la scrivania e le sedie che desideravo sono arrivate a me per vie scientifiche tutt'altro che misteriose! :D Però, per tutti li altri, chiamiamolo universo, và ;)
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