Accettazione: quando arriva il momento

Il momento dell’accettazione non è il momento in cui cedi accettando quello che è successo. Il momento dell’accettazione è invece una mattina in cui ti guardi attorno e ti rendi conto che hai esattamente quello di cui hai bisogno. E che sei felice. 
Accettazione non è rassegnazione, è comprendere il momento in cui si è felici e appagati di ciò che è successo o delle sue conseguenze, in cui il negativo è diventato positivo, in cui accettiamo che tutto sia successo per quello che avevamo desiderato, per portarci dove volevamo andare. 

Vi avviso: sarà un post un po’ così, navigante tra i pensieri e quello che sta succedendo, a chiusura di questi mesi intensi, in parte tragici e fitti di cambiamenti solenni. Ho cambiato persino colori, senza aspettarmelo e senza averlo cercato. Ho cambiato preferenze, seguendo solo l’istinto, senza attendermi risultati o fare pronostici. E’ un altro momento di accettazione. Così sono partita chiedendo “la cucina la faccio verde salvia o blu impero?” e sono finita a scegliere un colore che non avrei mai pensato. (La curiosità verrà soddisfatta nei prossimi post… c’è una cucina da dipingere, una casa da far diventare Casa… ci sarà da divertirsi!).

Il mio fido aiutante valuta quale colore di Novecento Paint vogliamo per la cucina

Il momento dell’accettazione è arrivato quando ho riconosciuto che la vita che avevo costruito nella casetta in mezzo al bosco era finita e che la mia vita non sarebbe stata più quella, sarà diversa. Davanti alla necessità di cambiare casa in una situazione di emergenza, non ho cercato un’altra casetta in mezzo al bosco. All’inizio ho pensato che fosse per la fretta di trovare un luogo sicuro, in poco tempo non si può trovare quel tipo di abitazione. Invece poi ho capito che di tutte le cose che avevo desiderato, la mia non piccola lista di qualità che la nuova casa doveva avere, una lista stilata la sera stessa in cui abbiamo deciso di traslocare… ecco, di tutte quelle caratteristiche che ho pensato, non ne manca una nella nuova casa. Ci sono tutte, tutte. Ma non avevo pensato a quello che davo per scontato avere e da cui, forse, mi stavo già allontanando: l’orto, il giardino, l’isolamento. Non la solitudine. Io resterò sempre una persona solitaria che deve avere spazi privati e silenziosi. Ma l’isolamento, quello è stato sufficiente, ora ritorno in mezzo alla gente. Sto ritrovando la mia dimensione più sociale con la sicurezza di potermi ritirare quando voglio nel mio bozzolo di solitudine.

Quello che possiedo ora interiormente, più una residua pila di scatoloni da aprire, sono tutto ciò che resta di quell’esperienza. L’accettazione è per qualcosa che è finito, che ho dovuto accettare che fosse finito, che lo ha fatto mentre io avevo solo iniziato inconsapevolmente a cercare una nuova vita. Accetto questa fine che è l’inizio di un’altra esperienza e abbraccio tutto quello che mi porta. La casetta in mezzo al bosco, tutta la parte positiva che è stata, resterà sempre con noi. Ha lenito le nostre ferite di città, ci ha accolti e messi alla prova più volte, ci ha resi forti e consapevoli di cosa possiamo fare, di come siamo in grado di vivere con poco senza grandi difficoltà, come si può trovare il calore e una risata anche dentro un inverno rigido.

I monti che amo, l’Appennino Tosco-Emiliano, qui in una parte bolognese

Per molto tempo ho creduto che la casetta in mezzo al bosco sarebbe stata la mia soluzione di vita definitiva, che sarei stata lì per tanto, forse per sempre. Questa convinzione mi è rimasta incollata davanti e ha fatto da schermo ai problemi che man mano sorgevano: questo che si rompeva e veniva riparato male o non riparato del tutto, quell’altro che era fatto malissimo e aggiustato peggio, la strada franata due volte in pochi anni tagliandoci fuori (e la terza volta poco dopo il nostro trasloco, ringrazio di non essere più lì!). Nonostante questi problemi, che spesso sono inevitabili se vivi in posti isolati in montagna, c’era il bello, il bosco, il giardino, l’orto, l’essere dentro un ambiente che avevo a lungo desiderato, senza andarci solo in vacanza.

Negli anni, ho smesso di rendermi conto della fatica. Le ore per sistemare la legna e caricare le stufe erano sempre mediate dalla bellezza di lavorare accanto alla cucina a legna, di essere in un nido caldo, protetto. Ma negli anni i problemi sono diventati sempre di più. Ore e ore a rincorrere crepe, muffe, disastri di vario genere che sono normali solo in una casa antica se non viene fatta una manutenzione corretta, se non è amata dai suoi proprietari. E purtroppo la nostra casetta in mezzo al bosco, come la casetta di marzapane di Hansel e Gretel, nascondeva un cuore nero. Accettarlo è stato un passo che ho fatto solo dopo esserne uscita. Accettare di aver sbagliato, di non aver considerato, accettare di essere anche stati imbrogliati, per anni, da persone che si pensavano essere di tutt’altra natura e per i quali invece eravamo solo stupidi cittadini da imbrogliare, nient’altro che portafogli aperti. E’ stata dura accettarlo. Un’accettazione che è stata preceduta da rabbia, vergogna, impotenza e vuoto. 
Ma è importante compiere la trasformazione della rabbia e del dolore, convertirli in accettazione, perché altrimenti si perde del tutto la fiducia negli altri e ci si pone nella situazione di chiudersi a tutti, anche alle persone belle. Sarebbe la vittoria migliore delle persone spregevoli; ho deciso di vincere io.

Dopo essermi ritrovata in meno di un mese a decidere di traslocare e a farlo realmente, senza averlo deciso io, senza l’entusiasmo per il cambiamento e senza poter organizzare il trasloco con i miei metodi, mi sono sentita estirpata dal mio posto e ripiantata in un giardino bellissimo, ma che non era il mio posto. Ci sono stati giorni in cui sentivo solo un vuoto totale, come quando si scopre il tradimento di un amico. Resti lì inerme, inebetita, frastornata da quello che è successo dicendoti “Non è possibile, deve esserci un’altra spiegazione”. La spiegazione però ce l’avevi lì davanti e non l’hai potuta vedere prima, non eri pronta a farlo. Quella sensazione di vuoto e il lasciarsi andare a questa sensazione, mi ha preparata ad accettare, mi ha preparata al momento dell’accettazione di quello che stava arrivando e alla fine di un modo di vivere che avevo programmato essere per sempre.
La mia casina in mezzo al bosco magari mancherà a tanti di voi ma non mancherà a me. E’ una fase che si è chiusa, se dovessi dirlo ora azzarderei che non vivrò più in una casa così (antica, isolata, alimentata solo a legna ecc.). Però ho imparato da tanto che, nella mia vita, l’unica costante è il cambiamento, quindi chi lo sa.

Io intanto coltivo germogli

Mi avete chiesto negli scorsi post e sui social come farò senza l’orto, senza il giardino, senza… Io non la vedo una vita senza. Si possono costruire e condividere orti senza possederne uno esclusivo fuori dalla porta di casa. L’ho già fatto in passato. Inoltre negli ultimi anni mi è capitato spesso di essere nell’orto e pensare con un po’ di irritazione verso me stessa che stavo ore a coltivare piante che hanno un analogo selvatico: avrei potuto limitarmi a raccoglierle e impiegare meglio quel tempo. Meglio per me, non meglio per tutti.
Ci sono stati molti anni in cui mettere le mani tutti i giorni nella terra era la mia soddisfazione e la mia terapia, ora ne ho bisogno un po’ di meno, posso staccarmene per un periodo e tornarci quando ne avrò voglia. Vivo circondata dai boschi, non c’è giardino più bello e di minore manutenzione: sono in gran parte equilibri autogestiti, a me non resta altro che goderne. Quando ho proprio bisogno di vedere un giardino più costruito e coltivato, qualcosa che richieda la mano umana, posso spaziare tra giardini incantati, dai piccoli ai grandi come gli orti botanici di cui sono ricchissime Emilia e Toscana, fino a perle quasi sconosciute come il parco di Villa Demidoff, uno dei miei preferiti.
Per coltivare un giardinetto minuscolo mi ci voleva almeno un giorno a settimana – ed era stato scelto volutamente minuscolo perché il giardino di qualche anno fa mi richiedeva una quantità di tempo da casalinga disperata e io non lo sono. Ho passato interi sabati, felici ma obbligati, a potare, pulire, tagliare, vangare. Mi è piaciuto tanto ma da un po’ di tempo desideravo meno lavoro ripetitivo con la terra. Solo che non lo sapevo ancora, era un desiderio che stava sorgendo e non l’avevo ancora ben chiaro, non ci conoscevamo io e questo desiderio. 

Questa è una delle brioche vegan fatte da un’amica per una colazione piena di lentezza e chiacchiere.

Nel primo fine settimana libero dopo un inverno tremendo, il trasloco e tutti i corsi, mi sono finalmente seduta al sole. Mi sono seduta in un tavolino all’aperto in una graziosa terrazza in mezzo ai fiori e non era la mia terrazza. Era di una caffetteria vicino a casa. Mentre sorseggiavo lentamente il mio cappuccino mi sono resa conto che per una volta mi sedevo fuori senza prima sistemare tutto il cortile, pulire le sedie e il tavolo, pulire l’ombrellone perché gli uccelli di passaggio non erano sempre dei lord, fare il cappuccino e… tre ore, minimo! Lo scorso fine settimana invece sono stata lì a godermi la pace, il sole, i fiori, senza dover fare altro che goderne.
Lavorare con la terra, con i fiori, coltivare, resterà sempre parte di me, come lo era già tanti anni fa quando vivevo ancora in città e allestivo il mio primo orto sul balcone. Adesso però tutto questo era diventato tanto lavoro, un lavoro ripetitivo, spesso insensato come può esserlo coltivare un giardino in mezzo a un bosco. Con un distacco di cui non mi credevo capace e che mi ha piacevolmente confortata, ho regalato tutte le mie rose agli amici. Le stanno curando con amore e ne godranno a lungo. Una rosa è solo di se stessa, noi siamo curatori casuali, vivrebbe anche senza di noi. 
Per me è arrivata una pausa e me la prendo tutta. Credevo fosse solo una pausa forzata e invece è arrivato il momento della comprensione e con lei la constatazione che questa pausa la stavo aspettando da tanto per riprendere in mano altri interessi, altri argomenti, altri percorsi. Alcune persone mi hanno proposto il loro terreno per farci un orto, un gesto bellissimo e importante… ma magari l’anno prossimo.
Questa primavera voglio occuparmi di altro. In casa ho solo attrezzato una zona a germogli e un davanzale con le aromatiche, ho qualche succulenta. Ricomincio lentamente, con calma, da poco, senza sentirmi più derubata di una situazione abitativa che ci avevo messo anni a raggiungere e poi a costruire.

La casetta in mezzo al bosco sarà sempre con me; ora è il momento di accettare il cambiamento perchè ho capito che lo stavo cercando da tanto. Ho chiesto io, per tanto tempo, di avere più spazi per le cose che amo, non solo l’orto, il giardino, le erbe spontanee e i boschi. Volevo più tempo per leggere, scrivere, visitare posti, vedere mostre, incontrare persone interessanti. Tutte attività che in questi anni sono state limitate. Una volta finita di mettere a posto questa tana (lavoro già di per sé divertente), avrò il tempo anche per tutto quello che mi piace fare e che negli ultimi anni avevo messo un po’ da parte. Un po’ lo sto già facendo.

Mi avete chiesto in tanti se passare dal un relativo isolamento in mezzo al bosco a una casa in centro (di un paesino, per carità!) non fosse un grosso impegno per me che cerco sempre la pace e la tranquillità.
Ecco, questa è una ricerca che mi sono accorta che è sempre cambiata negli anni. Ora per esempio non è più una ricerca di pace per fuggire al rumore degli altri. Non ho bisogno più pace di quanta ne possiedo. Ho abbastanza da fare da trovarmi naturalmente isolata dagli altri per semplice concentrazione sul lavoro o in quel che sto facendo. Mi arrivano da lontano delle voci, ogni tanto passa la corriera, qualche vicino di casa esce o entra e questi rumori – che una volta mi avrebbero irritata – sono il sottofondo piacevole di giornate scandite dalla serenità e dalla pace. Non ho bisogno di più pace. La mia pace si trova ormai all’interno. (Però chi abita sopra potrebbe avere la decenza di usare i feltrini sotto le sedie, sopratutto se ama trascinarle a mezzanotte impersonando Erik il fantasma dell’opera. Ok la pace e la tolleranza, ma non sono Siddharta!)

Un pezzo quasi guardabile della cucina che è ancora -parecchio – da sistemare.

Non farò finta che la vita nella casetta in mezzo al bosco non sia una perdita. Lo è stata. Ma è un periodo chiuso, che sono felice che ci sia stato, che resterà sempre con me, ma che in qualche modo ho chiesto che finisse, senza nemmeno rendermene conto.
Pochi giorni fa, ho ricevuto in regalo dalla mia metà la card dei musei di Bologna e sarà anche questo un nuovo inizio. E’ stato il gong giusto per richiamarmi. Sono vicina a Bologna da nove anni e i suoi musei non li ho ancora visti tutti, anzi… non ne ho vista la maggior parte! Vergogna vergogna vergogna per me che a Bologna ci venivo apposta da Milano per vedere le mostre! 
Sono vicina anche a Firenze ma in questi anni ho continuato ad andare per musei solo quando ci sono stati ospiti che volevano farlo, cosa che però nella maggior parte dei casi consiste nel vedere le solite quattro stucchevolezze che vogliono vedere tutti. Una sono i negozi di borse e vestiti – vi lascio immaginare che ginnastica fanno i miei occhi roteando all’indietro tutto il tempo (non si offende nessuno se lo dico, chiunque mi conosca lo sa bene di infliggermi una pena pesante quando annuncia il tour “Uffizi Palazzo della Signoria Ponte Vecchio Gucci”).
Nove anni che abito nel posto più vicino a Venezia in cui abbia mai abitato, ma non sono più andata a vedere la Biennale. Solo per dire a che razza di barbarie sono arrivata. (Esagero per ridere, ma non troppo).
In maniera quasi allucinatoria, in preda a una crisi di astinenza, anni fa ho cominciato a vedere opere d’arte nella neve che mi bloccava a casa. Allora questo sabato, libera da corsi e dal giardino-orto-varie, andrò a Lucca Art Fair, di cui mi hanno detto grandi cose ed è solo alla terza edizione.

Mako è innamorato della luce di questa nuova casa

Sto finendo di lavorare al libro L’autoproduzione è la vera rivoluzione. Chi ha partecipato al crowdfunding ha ricevuto la mail di aggiornamenti e ne riceverà un’altra questa settimana per l’avanzamento lavori e… una doppia sorpresa! Anzi, quasi tripla.

Il lavoro del libro prosegue, la prima e la seconda stesura sono state fatte ormai mesi fa vicino alla cucina a legna, mentre quest’ultima parte di lavoro viene fatta sui tetti di un paesino tra i boschi, mentre il sole danza nel mio studio portando quella luce che mi è mancata per molti mesi.

L’impronta di questi passaggi è rimasta nel libro, quasi per caso o forse perché la conclusione non poteva essere quella di un isolamento perenne in mezzo al bosco, generando una realtà accidentale, rara, raggiungibile da pochi. E’ invece un libro di storie di realtà presenti, estese, che possono permeare la vita di molti.
La casetta in mezzo al bosco è una realtà insopportabilmente costosa. La maggioranza di chi la desidera non può permettersela e chi può permettersela non la vuole. La vita che richiede è troppo complicata e troppo semplice. Il pensiero che richiede è alto, di pochi, è irreale, fuorviato, un accidente, non la norma. La casetta in mezzo al bosco non può rappresentare da sola l’autoproduzione perché l’autoproduzione è una realtà corale, estesa, con larghi respiri nella quotidianità di tutti, più presente tra chi ha la cultura per occuparsi dell’ambiente e della sua personale salute. Spesso queste persone abitano in città. 

Con il tempo dell’orto che quest’anno non c’è, potrei persino mettere mano alla lunga fila di bozze di questo sito e trasformarle in post che attendono da parecchio. Intanto vi abbraccio e prometto che riapparirò presto (e sì, dirò il colore che ho scelto per rinnovare la cucina! Lo so che non ci dormite più!).

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20 Commenti

Fra Maggio 16, 2018 - 10:50 am
Avrei un po' troppe cose da scrivere... ma dico solo che sto applaudendo con tutto il cuore.
Grazia Cacciola Maggio 17, 2018 - 12:31 pm
Grazie cara! Tutti i discorsi dietro questi discorsi li sai già ampiamente, ora ci si capisce anche senza parlare troppo.
Valentina Maggio 16, 2018 - 11:31 am
Che racconto meraviglioso, che resoconto coinvolgente. Grazie per condividere tutto questo, è una grandissima fonte di ricchezza. Leggere queste parole mi trasmette una pace incredibile, si sente che quello che scrivi lo vivi davvero e che non ti trinceri dietro falsi ottimismi. Mi piace molto l'equilibrio della nostalgia di qualcosa che non ci sarà più, che trapela, ma la chiara predisposizione a continuare il tuo percorso accogliendo quello che è più giusto per te ora. Sono molto curiosa di questa tua nuova dimensione, vorrei vedere la tua casa, i tuoi spazi, il tuo paese perché è fantastico quando qualcuno, seppur travolto dagli imprevisti e dalla scorrettezza degli altri, ha un centro di gravità così stabile da riuscire a fare massa critica e a rinnovare la tua vita con quello che vuoi, che sogni, che è giusto per te. Non vedo l'ora di leggere il tuo libro, non vedo l'ora di leggerti ancora qui e... non vedo l'ora di sapere il colore che hai scelto per la cucina! Ti mando un abbraccio e tutte le energie positive che - fortunatamente e anche grazie a te e al tuo corso - mi stanno attraversando in questo periodo!
Grazia Cacciola Maggio 17, 2018 - 12:58 pm
Grazie di cuore Valentina, mi conforta sapere che questa condivisione di pensieri è accolta e utile, che può essere utile ad altri come a me sono state utili le riflessioni di altri ancora. Mi prendo tutto tutto l'abbraccio di cuore e prometto che non tarderò a farvi visitare questa nuova casina! ^_^ Il colore... ti anticipo che è probabilmente quello che meno ci si aspetterebbe da me! Ma rende molto l'idea di questo periodo in cui devono risaltare alcune cose e sparire altre o fare semplicemente da sfondo. Un grande abbraccio!
Federica Maggio 16, 2018 - 12:33 pm
Pazzesco è tutto ciò che riesco a pensare, se devo concretizzare il turbine di cose che ho in testa! Mi hai folgorata con le tue parole... Ti conosco da poco, anzi pochissimo. Galeotta è stata la tua foto con le Novecento Paint e da li prima su IG e poi qui, sto imparando a conoscerti. Ammiro la capacità di resilienza che ti contraddistingue e che tanto invidio nelle persone (invidio in senso buono). Ripeto di nuovo, pazzesco e assolutamente unico! So leggendo a ritroso il tuo blog per conoscerti sempre di più, mi hai catturata
Grazia Cacciola Maggio 17, 2018 - 1:12 pm
cara Federica, che belle parole, grazie di cuore! Ho scoperto che anche io ti seguo su IG, mi erano piaciuti i tuoi scatti pieni di poesia. Ti mando un grande abbraccio, mi fa davvero piacere averti incontrata per caso.
Adriana Maggio 16, 2018 - 12:36 pm
Sono un po' triste. Anche se, trasferendo le cose su un piano squisitamente pratico, ho sempre saputo che vivere in una casa antica e isolata coltivando la terra va bene per chi non è obbligato a fare un altro lavoro per vivere. Altrimenti diventa una fatica immane nonostante le compensazioni. Questo perché sono nata e cresciuta in un posto così. Con l'aggravante che quando poi magari potresti ritirarti nella casa avita (e amata) a una certa età potresti non essere in condizioni fisiche di farlo e aver bisogno di servizi e gente intorno. Ad ogni modo è un bene che tu sentissi la volontà sia pure ancora non del tutto consapevole di un cambiamento. Questo prova che tutto capita al momento giusto e chi è in armonia con il Tutto (non mi viene un termine migliore) sa rendersene conto. Tanti in bocca al lupo!
Grazia Cacciola Maggio 17, 2018 - 1:17 pm
Cara Adriana, mi spiace davvero che tu sia triste, non esserlo, molte persone vivono bene in contesti del genere perché hanno altre situazioni: famiglia (le nostre sono completamente assenti), che vuol dire davvero tanto, fa la differenza. Casa di proprietà (quando avevamo comprato era diverso, i lavori venivano fatti per bene ma erano comunque un impegno per noi), lavori normali. Io non ho un lavoro normale con orari fissi. A volte ho tempo libero in settimana, a volte di domenica, a volte mai. Faccio quello che mi piace, sempre, ma era diventato troppo il riuscire a farci stare tutto. Io credo che invece una persona, una coppia, con un solo lavoro a testa e una mano saltuaria dai familiari ce la possa fare tranquillamente a vivere in contesti rurali con orto ecc. senza snaturarsi e senza sentirla come una grandissima fatica. Poi sì, come dici l'armonia con il Tutto è importante e anche non sforzarsi di aderire all'idea che si aveva anni prima: si evolve, a volte le cose finiscono, ne arrivano altre. Un grande abbraccio!
cristina Maggio 16, 2018 - 2:34 pm
cambiare idea è sinonimo di intelligenza! Non posso dirti se hai fatto bene o no (anche se è stata una scelta comunque obbligata), però mi piace il coraggio, anche solo quello di ammettere che la casa nel bosco non è per tutti. Io purtroppo non lo so, perché ho sempre abitato in città! comunque io sono di Bologna e sono una provetta imbianchina! e lavoro gratis :) e nell'attesa di leggere il tuo (un po' anche mio, giusto?) libro .... ti auguro un'infinità di cose belle!
Grazia Cacciola Maggio 17, 2018 - 1:21 pm
Cara Cristina grazie! magari ti contatterò per un caffé a Bologna ma non sfrutterei mai nessuno con lavoro gratis! :D Non ho ancora deciso benissimo cosa fare, ma se avrò bisogno ti chiamo e ti ricompenso! Il libro certo che è anche tuo! Altrimenti che senso aveva farlo così se non è anche vostro? In realtà poi i libri sono tutti di chi li legge, finiscono di essere di chi li scrive quando vanno in stampa. Ogni lettore fa la sua lettura e la sua interpretazione, dando vita sempre a mondi nuovi e personali. Un grande grande abbraccio!
Licia Maggio 16, 2018 - 3:43 pm
Sono davvero contenta di leggerti serena e tranquilla. Grazie per la condivisione (anche della foto del gatto, è bellissimo!), aspetto di scoprire il colore della cucina :-) Non ho ricevuto assolutamwnte nulla del crowdfunding... :-( Saluti e buon lavoro di sistemazione casa
Grazia Cacciola Maggio 17, 2018 - 1:25 pm
Ciao Licia, per il crowdfunding guarda se per caso hai usato un indirizzo email diverso per iscriverti o cerca in quello utilizzato nella cartella spam, magari i messaggi sono finiti lì. Se non li trovi, scrivi a stampa[chiocciola]erbaviola.com così Elisa controlla come mai non hai ricevuto l'email, dille che indirizzo hai usato per l'iscrizione e i dati di spedizione che hai inserito :) Il colore della cucina sorprenderà tutti, questo ve lo posso garantire! :D Ho già steso la mia metà, gliel'ho dovuto ripetere due volte! :D A presto e un abbraccio!
Bobbi Maggio 18, 2018 - 7:27 pm
Io dal centro di Milano sono andata a vivere vicino a Vigevano poi da li in una casetta in mezzo alla campagna. No, non ti ho copiato, pura casualità, giuro! Sono vicino al Garda da ormai 15 anni, in qusta casa vecchia ma ben tenuta, dove ad ogni schiocco di dita la mia proprietaria mi accontenta. Giardino, orto, alberi di frutta, un milione di gatti, due cani. Volevo più o meno questo da tutta la vita e nonostante ci siano delle difficoltà, lo voglio ancora. La tua casina in mezzo al bosco è stata una fase, qualcosa che hai dovuto far crescere e poi lasciare andare, credo. Mica si è sempre uguali, sai che palle. Certo la casina in mezzo al bosco ha un che di più romantico della casina in centro paese, ma anche il romanticismo, almeno personalmente, dopo un pò ti si infila tra i denti. Tutto ha un tempo, una durata, un luogo. Poi probabilmente hai provato I due estremi, la città e l'isolamento in motagna, e ora hai scelto la via di mezzo, che è sempre tattica. Blu impero? Dicci si.
Silvia Maggio 25, 2018 - 11:20 am
Perché si, la vita è perfetta e ci porta sempre nella direzione in cui guarda l'Anima.. anche se a volte ci mettiamo un po' a comprendere che era il momento "perfetto" e che quel cambio vita improvviso, l'Anima lo cercava già da un po'. Perché l'Anima esplora..e quella pace esterna l'ha fatta sua, all'interno.. e allora è il momento di spiegare la vela e rimettersi a navigare verso nuovi orizzonti.. buon viaggio Grazia!
Vale Maggio 25, 2018 - 1:13 pm
Lo sapevo che avresti scelto un terzo colore! ^_^
Roberta Maggio 30, 2018 - 9:12 pm
È sempre un piacere leggere tutto ciò che scrivi. Adorabile la facilità con cui riesci a verbalizzare i sentimenti che provi. Di mio sento di doverti un grazie per questo, per condividere sempre questi tuoi pensieri, riesci ad aiutare me a comprendere i miei! Comunque credo che qyalcosa nell'universo sia successo, sto vivendo anch'io un cambiamento che come te, credo di aver cercato senza accorgermene. Lo Accetterò. Un abbraccio forte
Anna&Ipa&Silo Giugno 15, 2018 - 5:11 pm
Un abbraccio, e so che leggerai anche ciò che non trascrivo a parole <3
liliana capussela Luglio 8, 2018 - 1:55 pm
cucina rosso pompeiano!!!!!! è un po' che ci penso per la mia ma certa che che nessuno sarebbe in grado di trovare il colore che ho in mente non ho l'età di "pittarala" da sola quindi sarà bianca ma va bene così
Vale Settembre 11, 2018 - 6:43 pm
Sai, ti volevo dire che ti pensavo proprio, in questi giorni, che pensavo proprio a questa cosa del chiudersi di un periodo e di una nuova vita. Anche io, a pensarci bene, sono contenta di aver vissuto in questo paese, Ho in realtà la tentazione di dire "non l'avessimo mai comprata (e a guardare il mercato immobiliare è anche una posizione logica) ma non mi piace questa cosa. Si tratta comunque di una parte della mia, della nostra vita, una decisione che è stata nostra, non voglio cancellarla così. E però mi sono anche stufata, perché io sento che un ciclo si è chiuso ma nello stesso tempo non riesco a guardare avanti, perché sono, beh, prigioniera qui. Non so come si fa, in questi casi. Stringere i denti, presumo. Lo chiedevo anche ad Ale, come fai a cambiare vita senza cambiare vita? Tenendo anche presenti le sbarre che ho dentro, oltre a quelle paesane?
Veronica Ottobre 31, 2018 - 3:35 am
Saranno...aspetta lasciami fare bene i conti...10 anni che ti leggo. Torno qui ogni tanto per degustare 3-4 post tutti di fila come se fossero una torta gigante. Di complimenti penso che non ne hai bisogno ma voglio dirti solo che i tuoi articoli sono carichi di TE. Non di Grazia, che è il personaggio che a noi tutti piace e che racconta meravigliosamente, ma di TE. Non ho mai letto un blog per così tanti anni, non ho mai trovato un luogo, virtuale o reale che fosse, in cui l'essenza di qualcuno fosse così...come dire? A briglia sciolta? Si dice così in italiano? Sei davvero speciale.
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