Addio casetta in mezzo al bosco, sì avete letto bene. Non torno a vivere in città, devo solo lasciare questa casa al più presto, prima di finire come Christopher McCandless ed essere ritrovati a primavera.
Se avete mai provato a fare un trasloco, pensate a doverlo fare all’improvviso, senza averlo preventivato, al freddo gelido e con fuori la neve, dicendo addio alla casetta in mezzo al bosco che vi era piaciuta tanto e dove avevate costruito la vostra vita. Bella prospettiva vero?
Cosa mi è successo è una storia che parte da novembre, ma in genere non mi lamento online quindi lo sapevano solo gli amici più stretti, fino all’epilogo drammatico di dieci giorni fa, quando ho raccontato qualcosa su un social. Non sarò molto più lunga ora, non mi piace parlare di sventure e come potrete immaginare da quanto sto per raccontarvi, ho pochissimo tempo, praticamente nulla.
A novembre la mia amata cucina a legna, quella della foto sopra, ha cominciato ad avere dei problemi di tiraggio, si intasavano continuamente i tubi di scarico dei fumi che finivano nella canna fumaria di un vecchio camino, pulito dal proprietario della casa un anno prima. Dal camino ha iniziato a colare giù una caligine nera e densa, con una puzza insopportabile, sporco ovunque, perché il camino non l’avevano chiuso da sotto.
La cucina a legna però era l’unico riscaldamento del piano inferiore di questa casina in mezzo al bosco, come la stufa Olimpia lo è per il piano superiore. Ci sarebbero anche i caloriferi, non in tutte le stanze, ma sono impossibili da usare perché la caldaia è sotto-dimensionata rispetto all’impianto e va in blocco se usiamo il riscaldamento.
Così novembre l’abbiamo passato smontando i tubi della cucina a legna e pulendoli almeno una volta a settimana, è tantissimo. Abbiamo deciso con il proprietario che se noi avessimo acquistato una nuova stufa a legna, da inserire direttamente dentro il camino, loro avrebbero provveduto a fare una canna fumaria nuova. Vuoi che ci ho messo un po’ a decidermi vista la spesa (e visto che secondo me dipendeva solo dalla canna fumaria, non dalla mia cucina a legna… purtroppo avevo ragione!), vuoi che c’erano di mezzo le feste di Natale in cui consegnare una stufa a me e la statua equestre di Napoleone in un carrugio genovese pare che avesse lo stesso grado di difficoltà… siamo arrivati a fine gennaio. Nel frattempo è passato freddo e freddo e gelo e freddo e ancora freddo. In montagna, con la neve, in un inverno rigido, senza riscaldamento in metà casa.
All’arrivo della stufa nuova, i proprietari hanno fatto la loro versione di “canna fumaria nuova”, ovvero hanno dato una spazzata sommaria alla canna fumaria vecchia e ci hanno infilato dei tubi da stufa in acciaio senza fissarli alla parete di fondo, partendo dalla stufa stessa e arrivando al comignolo. Non credo che facciano queste cose per cattiveria, ma solo perché le hanno sempre fatte così, da soli, senza considerare le norme di sicurezza che invece servono, servono molto, moltissimo.
Siccome so già che alcuni mi chiederanno dettagli su questo tipo di “costruzione”, ho trovato il video di cui sotto in cui c’è esattamente quello che hanno fatto, solo che nel video lo fanno vedere i Vigili del Fuoco di Bergamo come esempio di quello che non bisogna fare.
Devo dire che io prima non ne sapevo nulla di canne fumarie e questo lavoro mi ha lasciata perplessa ma non avevo capito esattamente l’entità del pericolo, altrimenti li avrei fermati. Mi sono fidata del fatto che sono lavori che loro fanno di continuo nelle loro case. Il mio romantico progetto era questo sotto. La classica stufa dentro il camino, ci ho convissuto in diverse case britanniche senza mai un problema. Mi piaceva molto. (Fonte dell’immagine del camino sotto)
Accesa la nuova potente stufa, scelta e comprata con tanto amore, la stufa di cui eravamo così entusiasti, è stato decretato che il tiraggio era a posto e sarebbero tornati il giorno dopo per fissare il comignolo. Dopo un paio di ore dall’accensione, senza che mettessimo in relazione le cose, ci sentivamo molto stanchi. Ma era normale: una giornata con lavori in casa, ho dovuto pulire di tutto, interno camino compreso (una cenerentola di Walt Disney!), sarebbe stato stanco chiunque dopo una giornata così.
Porto da mangiare ai gatti al piano di sopra perché di sotto si stava ancora scaldando e dopo nemmeno mezz’ora dal pasto cominciano a stare male, tra l’altro i due gatti più anziani quasi in contemporanea. Pensiamo a un’intossicazione alimentare perché rimettono tutto e rantolano, guaiscono e poi si buttano per terra inermi a bocca spalancata. Non vi descrivo nei dettagli come stanno male i gatti per le esalazioni di monossido: è agghiacciante. Siamo corsi al volo a soccorrerli pensando solo a un’intossicazione alimentare, li ho comunque spostati sul letto che è piuttosto alto e hanno cominciato a riprendersi ma stavano fermi immobili. Probabilmente, avendoli alzati da terra e tolti dal corridoio, li ho tolti anche dalla concentrazione di monossido. Intanto che valutiamo se portarli dal veterinario aperto 24 ore (a 40 km) o se chiamarne uno di zona pregandolo di venire oltre l’orario, iniziamo a star male noi due umani. Sia per lo spavento dei gatti, sia per la stanchezza, eravamo ridotti a due stracci, anche io che di solito ho una resistenza notevole agli stress. I gatti iniziano a riprendersi e rispondono a tutti gli stimoli, così scendiamo al piano di sotto per farci un té al posto della cena e decidere cosa fare, ma a me sulla porta della cucina comincia a girare la testa e mi sento le gambe che cedono, lì ho capito. Ho avuto appena il tempo di dire qualcosa tipo “Il monossido apri la finestra”, non ricordo esattamente cosa ho detto a parte “è il monossido”, ricordo solo che sono arrivata non so come davanti alla finestra aperta pensando “speriamo di farcela”, mi sembrava lontanissima. Le prime boccate d’aria mi hanno fatto girare ancora di più la testa.
Il mio compagno mi ha lasciata lì per aprire anche la porta di casa, ha fatto appena in tempo ad aprire la porta ed è andato lungo disteso per terra, seminconsciente ma per fortuna con la testa verso l’aria.
Ci abbiamo messo mezz’ora a ritornare in noi, parlando con difficoltà. Abbiamo aperto tutte le finestre fino alle tre del mattino (con fuori -2 °C) e buttato nella neve i tronchi che ardevano ancora nella stufa, per farla raffreddare prima, ma sembrava non raffreddarsi mai.
Non vi so descrivere lo spavento, lo spaesamento, il senso di impotenza. Sei lì, non puoi fare niente e ti guardi morire, guardi gli altri stare male senza riuscire a muoverti, vorresti solo chiudere gli occhi e dormire per sempre. Se ci fossimo fermati di sopra, se fossimo andati a letto e addormentati prima di capire, oggi non ci saremmo più. Ci avreste letto sul giornale, gli ennesimi stupidi con la fuga di monossido quando si sa benissimo che bisogna stare attenti ecc. ecc. Magari anche “stupidi vegani cercano di nutrirsi di fumo e si intossicano con il monossido” (bisogna sdrammatizzare).
Il giorno dopo è tornato il propietario dell’immobile (scusate, non riesco più a chiamarla casa), al quale ho detto dell’accaduto e che dovevano assolutamente far fare il lavoro a un fumista con patentino (l’ho appreso da un video dei Vigili del Fuoco su YouTube). Dopo una serie di balletti con l’amico idraulico al telefono che poteva dare solo dei consigli, finalmente arriva una ditta specializzata di spazzacamini che però montano e certificano anche le canne fumarie.
Ma il proprietario li ascolta, non capisce probabilmente cosa dicono e decide di non assumerli per fare la canna fumaria ma solo per controllare le emissioni di monossido il lunedì successivo. Il fatto che abbiano detto che non sono lavori per il fai da te, che bisogna farli fare a personale specializzato, che quei tubi che hanno usato andavano fissati e comunque non si usano così, che la caligine presente era pericolosa e andava rimossa professionalmente con spazzole motorizzate e altri strumenti specifici, che bisogna mettere un camino antivento: lettera morta.
Così sabato 8 febbraio hanno rifatto la canna fumaria con il fai da te, dopo che avevamo già rischiato di morire la sera prima, rifacendola in un modo ancora peggiore, versando tra la vecchia canna in mattoni incrostata di caligine e la nuova canna in acciaio: un lenzuolo di materiale isolante, due sacchi di una specie di ghiaietto ignifugo e del cemento. Sì, il cemento. Poi un bel comignolo cinese da cinque euro, non quello antivento per evitare il ritorno dei fumi (e del monossido) et voilà, la trappola è pronta.
E’ esattamente la tipologia che vedete qui, quando nel filmato il vigile del fuoco dice che i tubi prendono fuoco e “questa è assolutamente un’installazione da evitare“. E’ quella che hanno fatto a noi. Solo che la nostra canna fumaria aveva anche il plus della caligine sulle pareti e vari materiali stratificati, quindi scaldando ha dato il meglio.
Inutile dire che domenica mattina, all’accensione di prova, la canna è diventata incandescente, rosso fuoco, si è bruciata come quelle del video sopra, ma ha anche iniziato a spostarsi verso l’alto facendo uscire fumo (e monossido) dalle giunture e infine hanno iniziato a colare caligine disciolta dal calore e sparare dal camino lapilli incandescenti di caligine sui mobili di legno. Abbiamo spento tutto in velocità, chiuso la casa, messo in sicurezza i gatti al piano di sopra e siamo andati a pranzare fuori perché erano due settimane che non facevamo un solo pasto al caldo.
Un amico fisico mi ha spiegato che, a occhio, quello che hanno costruito è un razzo e non è strano che la canna fumaria si spostasse verso l’alto, ancora due ore e potevamo filmarla che veniva sparata via dal tetto. O che scoppiava, c’era anche questa allegra possibilità.
Abbiamo deciso di andarcene, perché non ci si può fidare, qui si rischia la vita e nell’ipotesi migliore si rischia la salute. Tra l’altro siamo qui al gelo e pare non fregare nulla ai proprietari che vivono a meno di cinquecento metri.
Lunedì si è ripresentato il proprietario con i due della ditta di spazzacamini che volevano misurare il monossido… se lo misurino da soli quando non sarò più qui io, fino a quel momento stufa e camino non si toccano. Quando saremo al sicuro, facciano pure partire il razzo.
Da quel momento, stiamo vivendo al piano di sopra, per cucinare devo mettermi tre maglioni e scendere al gelo perché il piano di sotto non è più riscaldato (cucina, zona pranzo, sala e ingresso) e non posso isolare il piano di sotto da quello sopra perché altrimenti resta al gelo il bagno… quindi fa freddo anche di sopra, nonostante l’unica stufa funzionante.
Nel frattempo ho dovuto nell’ordine: cercare un’altra casa (un lavoro da niente…), spiegare tutto all’avvocato e cercare di uscire da questo inferno senza dover anche pagare delle penali per il recesso anticipato (sì, è per giusta causa, ma non vale la parola, bisogna muoversi con tutte le solite gabelle e regole), organizzare il trasloco e organizzare la vita in 3 stanze con lavoro, due umani e tre gatti.
Sono onestamente sfinita. Ma sono viva, questa è la cosa più importante.
Belle cose, che voglio ricordare anche in questa brutta avventura.
I miei metodi che funzionano, quelli che spiego nel corso Cambio vita. Lo so che funzionano, è una vita che li pratico. Ma a volte, in occasioni così enormi di disagio e problemi che sembrano insormontabili, mi stupisco di quanto funzionino e di quanto lo facciano in fretta se si lavora bene e con passione. Domenica sera ho fatto i miei esercizi, ma in fondo in fondo credevo che ci avrei messo mesi a trovare casa, come sempre, com’è normale. Allora valà, questa casa pensiamola con tutti i dettagli che mi interessano, compreso questo e quello e quest’altro e in questo paese qui che in quello dove sono non vale la pena e poi basta essere isolati, son stufa di stare a chilometri da un paese dove c’è ben poco, di metterci ore per fare due commissioni, voglio le cose più importanti vicine e potermi muovere anche da sola con la neve, quindi un posto dove passi vicino una corriera.
Lunedì mattina l’ho trovata, era lei.
Ma forse, più semplicemente, come diceva il mio caro compianto Renato, “il futuro è di chi costruisce vicinanze solidali” e infatti più di tutto sono valsi gli amici che si sono messi subito a cercarci casa e si sono offerti di dare alloggio e aiutare in millemila modi diversi. Siamo al gelo ma con i cuori molto riscaldati! Tra questi amici c’è chi mi ha trovato casa… da questa persona meravigliosa, fino a chi ha speso anche solo una telefonata per sapere come stavamo, arriverà sempre la nostra eterna gratitudine. Il freddo, più che lo spavento, sfianca. Ci si sente soli e abbandonati a gelare in casa. Senza le belle persone della nostra vita saremmo anche depressi – non lo siamo.
I nostri mici bellissimi che appena si sono ripresi ci hanno riempiti di coccole e fusa. Stanno bene, è passato tutto, controllati e curati. Chi ne ha risentito di più è stato Koi, il più giovane, che avendo già un trauma da abbandono… diciamo che non ha vissuto l’esperienza migliore per i suoi problemi: ha visto stare malissimo i due gatti anziani e subito dopo noi due umani. Si è schiacciato in un angolo a guardarci terrorizzato. Al povero piccolo Koi è caduto il pelo in due grosse strisce sulla schiena, probabilmente per lo stress, ma ora sta già ricrescendo e lui è vispo e simpatico come prima… salvo alcuni momenti in cui si alza di scatto e fa il giro da tutti, lecca le mani a noi e lecca sulla testa i due anziani, abbiamo un gatto infermiere! Fa il giro in corsia!
Ci siete voi che avrete la pazienza di sentirmi a sprazzi e attendere le risposte alle email un po’ più del solito. Grazie in anticipo! Dove andremo ve lo racconto un’altra volta, è ancora tutto in progettazione. Il resto, è amor fati.
(La prima foto è il paesaggio dalla finestra del mio studio qualche giorno fa)
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