La ricetta del panettone vegan semintegrale la trovi illustrata passo a passo di seguito. Ci ho messo molto tempo a elaborarla e la condivido volentieri con i miei lettori.
La mia prima ricetta del panettone vegan era diversa
Nel 2006 mi sono cimentata in una prima versione della ricetta del panettone vegan, perché in commercio non esisteva e nessuno aveva ancora provato ad affrontare questa ricetta. Prima della mia scelta etica, il panettone l’avevo fatto diverse volte, con la ricetta classica della nonna, quattro giorni di lavoro e impasti, poi variata in una mia ricetta del panettone più personale con farina semintegrale al posto di quella bianca e ingredienti più sani.
Per anni dopo il cambio di alimentazione, però, mi è mancato il panettone, quello buono, quello bello soffice e così sono partita a ricrearlo, con alterne fortune.
Dal 2006 a oggi ho visto girare quella mia prima ricetta del panettone vegan per molti siti, spesso senza citare la fonte, ma senza esserne mai completamente soddisfatta perché non rispecchiava gli ingredienti che fanno normalmente parte della mia cucina e che sono per la gran parte integrali, da agricoltura biologica o naturale e in gran parte autoprodotti.
Così ho rifatto tutto, ho ricominciato da capo per elaborare una versione più salutare della ricetta del panettone vegan. Questa volta ho ottenuto un panettone vegan di farina di farro semintegrale, senza soia, senza manitoba e farine raffinate, senza prodotti d’importazione (salvo la vaniglia).
Il mio problema principale con la ricetta del panettone vegan “sano”: la farina integrale
Il problema grosso però è che se si prende la farina integrale, la pasta madre fatta con la stessa, lo zucchero di canna integrale, niente uova e niente burro… ci vuole un miracolo per non sfornare un fermaporta al sapore di cartone. Perché, diciamocelo con onestà, almeno quelli come me che amano mangiar bene: la maggior parte dei panettoni vegani in commercio sanno di cartone bagnato oppure cartone bagnato nello zucchero. Così, prova dopo prova, lettura dopo lettura, sono arrivata ad alcuni ragionamenti e a lasciar perdere del tutto la prima ricetta del panettone vegan di tanti anni fa. Ho ricominciato da capo, per esempio da una marea di informazioni in più sulla fermentazione e quindi sull’uso di lieviti, sia pasta madre che lievito di birra.
Così la ricetta del panettone vegan la trovate di seguito in due versioni: per esperti che usano la pasta madre e hanno esperienza di grandi lievitati con la loro pasta madre, sia in versione super semplice per chi vuole un buon prodotto senza impazzire e in quel caso userà il lievito di birra (per una volta e anche per due non fa male – i puristi della pasta madre non svengano, è Natale, siamo tutti più buoni).
L’utilizzo dell’acqua faba nella ricetta del panettone vegan
Oltre alle fermentazioni, ho imparato a usare questa cosa meravigliosa che è l’acquafaba, che vedete nella foto qui sopra. Sembrano chiare d’uovo, vero? Non lo sono, è semplicemente l’acqua di scolatura dei ceci, quelli in lattina o nel mio caso quelli conservati in barattolo di vetro per almeno 4 mesi. L’idea è venuta a un ingegnere americano, Goose Wohlt. E’ un’acqua altamente proteica, proteine cedute dai ceci quando vi stanno immersi per parecchio tempo. Per chi non l’avesse mai usata, vi basta prendere un vasetto di ceci al naturale, scolarli e tenere quell’acqua, l’acquafaba appunto. Usandola, ho scoperto che non è fantastica solo per fare le meringhe strepitose di Ravanello Curioso, ma è utile come addensante e, essendo proteica, i lieviti ci lavorano meravigliosamente. Ed eccovi svelato uno dei segreti di questo panettone vegan lievitato perfettamente: l’acquafaba.
Non ho trovato nessuno online che abbia usato l’acquafaba per il panettone vegan, quindi adesso voglio proprio vedere quale sarà la prima foodblogger che si ricicla la cosa spacciandola per sua. Son curiosa. E’ uno dei motivi per cui non ho più pubblicato nessuna ricetta per tanto tempo: a volte devo studiare per mesi per risolvere qualcosa e quasi sempre viene saccheggiato da qualche mantenuta che passa la giornata a farsi pubblicità sui social e incontrare altri foodblogger fighetti, tanto ci sarà sempre qualcuno da scopiazzare, il lavoro di creazione per loro è cambiare due ingredienti marginali. Fine del momento caustico, mi erano scappate le dita sulla tastiera. Torniamo a noi.
Impastare il panettone vegan con la macchina del pane? Sì!
ah-ah! Terzo trucco, non ci crederete mai, ma è la macchina del pane! Sì, sì, lo so, io ho il Food Processor da 4 litri della Kitchen Aid, quindi cosa ci faccio con una proletaria macchina del pane? Il food processor impasta benissimo, sopratutto per la lievitazione di torte, ma, come per molti robot e qualche planetaria, il senso di impasto è piatto e stirato: la lama passa, appiattisce, tira o spezza e poi rotola. E via così. Invece la macchina del pane fa un movimento che è praticamente identico alla pirlatura (se non sapete cos’è la pirlatura, qui c’è un video di Adriano Continisio, uno dei maestri italiani della lievitazione). L’impasto viene lavorato solo da sotto, dal basso verso l’alto, con i lati del cestello che ricompongono man mano l’impasto tenendolo in forma sferica (vedi foto sotto). Mi sono accorta di questa particolarità facendo il pane per tramezzini: a mano mi veniva benino, con l’impastatrice un po’ meglio e con la macchina del pane una meraviglia. Stessi ingredienti. Ragionandoci, ho capito che era il sistema di impasto: è come se il panettone venisse lavorato sempre in pirlatura, una cosa che favorisce moltissimo la lievitazione ma vi fa venire la tendinite se lo fate a mano. Quindi, se avete una macchina del pane, è il momento di usarla! Solo per l’impasto s’intende, non per cuocerlo, nessuno vuole un panettone vegan biscottato a parallelepipedo con il buco in fondo.
Alternative per l’impasto: a mano, eseguendo più volte possibile la pirlatura. Con la planetaria, dedicando le ultime fasi di impasto a una pirlatura a mano.
Come fare l’impasto del panettone con la macchina del pane
Come usarla: dipende dai programmi che avete a disposizione. Nel mio caso è una Moulinex Pain Doré. Per la prima fase di unione delicata di tutti gli ingredienti liquidi più acquafaba ho usato per cinque minuti il programma per il pane senza glutine (6), perchè essendo un impasto morbido le pale girano a velocità media e delicatamente. Poi ho iniziato ad aggiungere la farina setacciata, poco a poco, come si vede dalle foto sopra. Per il resto degli impasti ho usato il programma per l’impasto della pizza (9) o impasto senza cottura. La prima lievitazione l’ho fatta direttamente nel cestello della macchina del pane, ma trasferendolo in forno. La seconda lievitazione è andata invece direttamente nello stampo.
La scelta della farina giusta per la ricetta del panettone vegan
Per la farina, invece, mi ha ispirato il panettone vegan di farro di Naturalmente buono, che usa la farina di farro bianca. E’ già un buon cambio rispetto alla farina di grano 00 o alla tremenda manitoba (per dirla con uno famoso “Con la manitoba son capaci tutti“). Il suo risultato mi ha entusiasmata, così ho iniziato a lavorare con la farina di farro semintegrale e ho scoperto che la sua lievitazione, essendo una farina un po’ pesante anche se non troppo, si aiuta benissimo con la fecola di patate (non con l’amido di mais, non ha abbastanza struttura per andare in questo impasto).
La farina di farro semintegrale è il motivo per cui il mio panettone vegan ha un colore ambrato: quello e il malto di riso.
Se non avete subito la farina di farro semintegrale oppure se ci vuole troppo per rinfrescare la vostra pasta madre con questa farina prima di partire a fare il panettone, vi dico in anticipo che ho provato la ricetta del panettone vegan anche con la farina di grano tenero semintegrale, la Aida Per Tutto che ho linkato e che uso da quando non ho più modo di comprarla sfusa. Sta lievitando molto bene, anzi come prevedibile un po’ di più di quella di farro.
Solo ingredienti italiani e locali
Infine, uno dei miei desideri era quello di non utilizzare burro di cacao, burro di cocco e altri ingredienti di importazione. Volevo che fosse il più possibile un dolce italiano, semplice e alla portata di tutti. Così sostituzione dopo sostituzione, ho scoperto che funziona meravigliosamente il burro di mandorle autoprodotto. E’ di una semplicità estrema, da quando la cara Claudia Renzi ha pubblicato quel post mi sono sentita una rimbambita perché fino a quel momento non avevo mai pensato di farlo… compravo la crema di mandorle Rapunzel che ha un prezzo non proprio economico. Comunque se non avete le mandorle e volete procedere con il panettone vegan, la crema Rapunzel va benissimo, ricordate solo di girarla ben bene prima dell’uso perché in genere la parte superiore è più liquida e oleosa, comprometterebbe la ricetta del panettone vegan con troppo olio. In più la crema di mandorle autoprodotta aggiunge un retrogusto ottimo al panettone.
La mia ricetta del panettone vegan semintegrale
(quella per esperti di pasta madre e grandi lievitati, per la ricetta semplificata scorri più sotto)
Si ottiene un panettone vegan da 1,4 kg
Ingredienti:
Primo impasto:
400g di farina di farro semintegrale
115g di pasta madre già rinfrescata con la stessa farina di farro semintegrale
10 cucchiai di acquafaba montata a neve
130g di sciroppo di riso (malto di riso)
50g di olio extravergine d’oliva delicato (io per i dolci uso quello di Girolomoni)
30 g di olio di semi di girasole
80g di latte di mandorla (nel mio caso autoprodotto)
50g di burro di mandorle (nel mio caso autoprodotto)
Secondo impasto:
50g di farina di farro semintegrale
50 g di fecola di patate
80g di sciroppo di riso
80g di burro di mandorle
30 g di oli extravergine di oliva delicato
5 g di sale fino integrale
un baccello di vaniglia
100 g di scorze di arancia candite fatte in casa(ricetta valida per candire qualsiasi agrume e lo zenzero)
100 g di scorze di cedro candite (stesso metodo delle scorze di arancia sopra)
100 g di zenzero candito (stesso metodo delle scorze di arancia sopra)
250g di uvetta sultanina
30 ml di maraschino
Stampo per panettone da 1 kg (il nostro pesa di più ma ha lo stesso volume di quelli da 750 g-1 kg fatti con farine bianche raffinate)
Nei giorni precedenti: rinfrescare almeno una volta al giorno la pasta madre con la farina di farro da utilizzare per l’impasto.
La differenza di farine e di tanti ingredienti autoprodotti può far variare leggermente le dosi. Ho messo le foto degli impasti nelle varie fasi come aiuto per capire se l’impasto è troppo idratato o troppo secco: agire di conseguenza aggiungendo poca farina se è troppo idratato o aumentando la crema di mandorle o l’olio se è troppo secco. Non aggiungete acqua o latte di mandorla se è troppo secco, meglio aggiungere i grassi.
Primo impasto
Riscaldare il latte di mandorla a 40°C e utilizzarlo per stemperare pian piano la pasta madre fino ad ottenere un composto semiliquido. Unire lo sciroppo di riso a 30°C (si può riscaldare brevemente nell’essiccatore o su un calorifero), il calore aiuta sia la lievitazione che l’impasto degli zuccheri con la farina. Unire infine i due oli e il burro di mandorle, fino ad ottenere un composto omogeneo. Aggiungere l’acquafaba montata a neve (foto sopra) e mescolare delicatamente per pochi minuti cominciando poi ad unire a poco a poco la farina setacciata, mentre si impasta. Impastare fino a quando si ottiene una sfera liscia e soda (foto sopra) oppure con l’impastatrice o a mano finché non incorda, in genere ci vogliono circa 20 minuti. Nelle ultime fasi di impasto a mano o con l’impastatrice, eseguire la pirlatura, mentre per la macchina del pane non c’è bisogno. Lasciare l’impasto nel cestello della macchina del pane o riporlo in un contenitore alto e stretto, ponendolo nel forno riscaldato a 30°C, con la luce accesa e lasciare lievitare per 10 ore. Nell’arco di qualche ora la temperatura si stabilizzerà su 26-27 °C, ideale per la lievitazione. Non partire da 27°C perché altrimenti si abbasserà troppo, specialmente se lievita di notte con riscaldamento abbassato e forni non professionali. Dopo dieci ore il volume dell’impasto deve essere quasi triplicato.
Secondo impasto
Due ore prima, mettere a bagno l’uvetta con acqua sufficiente solo a coprirla più il maraschino e lasciarla reidratare.
Riposizionare il cestello con l’impasto nella macchina del pane, oppure l’impasto nell’impastatrice o sulla spianatoia. Unire al primo impasto tutti gli ingredienti liquidi continuando a mescolare e seguendo la successione: olio, burro di mandorle, sciroppo di riso. Aggiungere vaniglia, sale, farina di farro e fecola dopo averle mescolate tra loro e unendole a poco a poco mentre si continua ad impastare. Impastare fino ad ottenere un impasto liscio e sodo (foto dell’impasto nello stampo).
Strizzare l’uvetta e infarinarla, unirla all’impasto insieme alle scorze e allo zenzero candito tagliati a pezzetti di un centimetro. Pirlare l’impasto se non si è utilizzata la macchina del pane.
Porre l’impasto nello stampo e lasciar lievitare due ore nel forno con le stesse accortezze del primo impasto. In due ore l’impasto triplica, fino ad arrivare poco sopra lo stampo. Estrarre il lievitato dal forno, accenderlo a 160° statico. Intanto che si scalda, mantenere il panettone in una zona priva di correnti e non troppo fredda, praticando al di sopra un taglio a croce (foto). Se si utilizza un forno elettrico che scalda anche da sopra, si mette al centro della croce una noce di burro di mandorle, sollevando leggermente i lembi delle quattro parti dalla punta e richiudendoveli sopra. Questo evita alla parte superiore di seccare troppo. Per chi come me utilizza un forno professionale a gas o a vapore, non è necessario. Sempre e solo per il forno elettrico (la “tostiera”, come lo chiama una mia amica fornaia) è meglio porre sul fondo un pentolino di acqua, per mantenere l’umidità. Per il forno a legna non so dirvi, il mio è troppo piccolo per un panettone e sarebbe anche difficile farlo andare a solo 160°C e costanti.
Infornare a 160°C per 50 minuti circa, al termine fare la prova cottura con lo spiedino per assicurarsi che sia cotto al centro, oppure, se avete un termometro a sonda, tenetelo per tutta la cottura: è pronto quando il centro del panettone raggiunge i 95°C.
Appena sfornato va capovolto e appeso. Deve raffreddare 10 ore in questa posizione.
Per evitare che la base del panettone bruci (questo vale per tutti) ho ideato questo metodo che funziona bene: una tortiera di ceramica sopra una teglia sottile da biscotti. In questo modo il calore si diffonde in modo più uniforme e non biscotta il fondo del panettone.
Per il raffreddamento capovolto del panettone, come da foto qui sotto, ho usato due ferri da maglia con cui ho infilzato il panettone a croce, alla base, poi li ho infilati da sotto tra i raggi di uno stendipanni, lasciando questa opera postmoderna a riposare in una stanza chiusa e senza passaggio. La mia metà ormai è fin troppo abituato a queste mie trovate, così quando a colazione ha visto due ferri da maglia che bollivano in pentola non ha nemmeno fatto domande, ormai non lo stupisco più.
La ricetta del panettone vegan semintegrale semplificata
Il procedimento è identico a quello sopra, ma:
Farina: quella indicata oppure farina di grano tenero semintegrale, più facile da trovare e da lavorare. La farina integrale non va bene per questa ricetta del panettone vegan.
Lievito: invece della pasta madre usare 25 g di lievito di birra (un cubetto) e solo 30 ml di latte di mandorle. Stemperare il lievito nel latte di mandorle riscaldato, come daricetta del panettone vegan sopra.
Note varie e suggerimenti preziosi
Osservare pedissequamente le istruzioni. Ma se fate una sostituzione e questa funziona, se non sfornate un fermaporta insomma, mi farebbe molto piacere se la condivideste nei commenti. Tutti insieme si può migliorare e progredire, come ho fatto anch’io leggendo le esperienze di altri.
Le temperature sono fondamentali, imprescindibili. Uno spiffero di aria fredda nel forno e può inclinarsi il panettone in lievitazione. Troppo caldo e collassa su se stesso. Troppo freddo e non lievita. Termometro in mano e niente improvvisazioni a occhio. Bilancia e termometro, termometro e bilancia! (Qui immaginatemi come la signorina Rottermeier: “Termometren und bilancen, bilancen und termometren! Non fate spifferen di finestren!“).
Ingredienti di alta qualità danno risultati migliori. E’ un’ovvietà ma vale la pena ricordare che la farina non è tutta uguale, che i canditi del supermercato sono plastica con un po’ di zucchero, che a volte basta una fialetta di aroma artificiale per far andare in malora una lievitazione con pasta madre. Morale: non fate la ricetta del panettone vegan con la farina più economica del discount e la macedonia di canditi Bartolini, scrivendomi poi che non viene.
Come conservarlo. Perché, si conserva? Va bene, nel caso di una famiglia di poveri inappetenti tristi o nel caso voleste sottrarne un po’ ai commensali famelici per godervelo qualche giorno dopo in santa pace: carta velina. Due strati di carta velina e si conserva per 4-5 giorni. Oppure una scatola di latta grande se ne avete. Oppure, se proprio lo volete mortificare, mettetelo in un sacchetto di plastica per alimenti.
Le tempistiche di esecuzione. Partendo a impastare la sera verso le 18.00, con il secondo impasto la mattina presto, è pronto per la sera dopo alle 19.00-20.00, raffreddamento incluso. Quindi sì, se partite il 23 dicembre, ce la fate per il 24 sera.
Vi lascio con un grande abbraccio, di cuore. Questa ricetta del panettone vegan è il mio regalo di Natale e il mio augurio che sia un periodo di dolcezza, di profumi di casa e introspezione, com’era già questo periodo ai tempi di Yule e Saturnalia, e ancora prima e prima ancora. E’ il momento del solstizio d’inverno, del riposo e dell’introspezione, del silenzio e dell’elencarci quanto di bello abbiamo avuto dalla vita, anche se magari ci sembra che gli ultimi mesi, anni o giorni siano stati i più tristi. C’è sempre qualcosa di bello da ricordare, anche se lontano, c’è sempre un futuro da costruire. Ricordando il bello, portando con noi solo il bagaglio di ciò che è positivo e ci ha fatto felici, costruiamo un futuro migliore. E’ il mio augurio.
33 Commenti