L’arte sottile di traslocare l’ho appresa in molte lezioni, tante quante i traslochi degli ultimi anni. Sono un’organizzatrice piuttosto maniacale, così spesso vengo interpellata dagli amici in veste di esperta nell’arte di traslocare e sopravvivere a qualsiasi disastro. In realtà, l’organizzazione è l’aspetto meno necessario in un trasloco. Spesso è quella che determina invece una perdita di tempo superiore, intendo di tempo di vita.
In questi giorni di agosto, mi sorprendo a non dover risistemare casa dopo un trasloco. Negli ultimi quindici anni ho cambiato casa e località di vita cinque volte, una media di 3 anni in ogni posto. Passati ormai 4 anni in questa casa, inizio a chiedermi se posso finalmente parlare del trasloco come di un ricordo, invece di passare l’estate a spostare scatoloni.
Così, eccolo qui. L’agognato post, quello richiesto da innumerevoli amici, follower e conoscenze casuali. Resterete delusi però, non ho nessun segreto di Fatima su come affrontare un trasloco ma magari riesco a regalarvi un po’ di leggerezza. Il post, in realtà, volevo chiamarlo “Avrei voluto sapere che potevo far tutto in un giorno e vivere felice“. Ma sarei finita come la Kondo che vi promette una vita più felice mettendo in riga le mutande.
Ho imparato dagli errori, spesso errori felicissimi, spesso affrontati ridendo o cercando di riemergere da qualche situazione tragicomica. Posso trarre lezioni solo da questo, sono una più vicina a Stanlio e Ollio che devono traslocare il pianoforte, piuttosto che alla Kondo perfettina che vi vende un mondo rosa confetto succhiato.
Sorvolo nei miei esempi sui traslochi facili tipo passare da casa dei miei alla mia prima casa perché questi traslochi non comprendevano spostamenti di mobili, chiusura e apertura utenze, ditta di trasporti ecc. Non che siano stati una passeggiata. I miei genitori, per esempio, nella felicità estatica di liberarsi della sottoscritta mi hanno rifilato anche gli scatoloni con i giochi dell’infanzia, i quaderni delle elementari e una montagna di altro ciarpame del genere, persino la bicicletta primo novecento del prozio perché una volta avevo detto che forse si poteva sistemare (e giuro che se l’ho detto ero in un’altra dimensione). Non trasferendomi in un palazzetto dello sport, non è stato facile gestire l’ondata di felicità paterna per lo svuotamento casa e cantina. Erano comunque traslochi di riscaldamento, da dilettante.
Passiamo dunque seriamente all’arte sottile di traslocare in sei facili lezioni.
Trasloco in una cartolina del primo novecento intitolata “L’ottimista“
1. Organizzarsi molti mesi prima è controproducente
Lo so, la mamma vi dice di non aspettare, l’amica ha un quadernone ad anelli da dieci chili, con tutto organizzato per colore, la vicina di casa è andata a un’asta di scatoloni professionali per risparmiare. Sguardi di biasimo vi seguono anche al bagno, perché non avete ancora organizzato nulla. Ma l’umano funzionale siete voi, non loro. La mente umana è bislacca. Molti studi hanno provato che abbiamo un tempo di circa 21 giorni per prendere una nuova abitudine, teoria che ha già una sessantina d’anni e la paternità di Matz, il fisiologo della psicocibernetica. Ma ci vogliono solo 3 giorni di sospensione per dimenticarci l’abitudine, perderla. Il che è fantastico, vuol dire che la mente funziona, altrimenti saremmo discariche di informazioni inutili. Inutile quindi elaborare strategie più di 20 giorni prima: non funzioneranno, anche con il super-quaderno ve ne dimenticherete la metà oppure vi perseguiteranno per mesi da mattina a sera.
In uno dei primi traslochi che ho dovuto organizzare seriamente, il giorno stesso che abbiamo deciso verbalmente di cambiare casa, ho passato un sabato pomeriggio al computer cercando case e ditte di traslochi e preventivi online. Ne ho compilati una decina, stampato i preventivi e messo tutto in uno speciale raccoglitore diviso in appositi settori colorati e dedicato solo al trasloco. Una settimana dopo mi era rimasto in testa solo che assumere una ditta di traslochi sarebbe costato sui duemila euro e che bisognava chiamarli quando avessi avuto il nuovo indirizzo, in modo da avere un preventivo specifico. Nel frattempo la vita lavorativa ha preso un’altra direzione e abbiamo deciso che non avevamo tempo per cercare casa, avremmo tenuto quella un altro anno e poi si vedeva. Mi arrivava però ancora una quantità di spam a tema traslocare.
Una sera, rientrando stanchissima dal lavoro dopo aver bragalato due ore al banco Alitalia perché mi avevano di nuovo perso il bagaglio, in pena per le mie scarpe preferite in volo per Kuala Lumpur, risposi all’ennesima chiamata di un tizio che mi parlava di servizi di traslochi e gli dissi sì sì sì a tutte le proposte di preventivo che mi voleva mandare. Ero stanchissima. E le sinapsi ancora attive erano impegnate in un ping pong tra “sonno, sonno ho sonno” e “le mie scarpe preferite a Kuala Lumpur”.
Tre mesi dopo. Un sabato mattina, ore 10. Io sono nella doccia. Suona il campanello, va a vedere il mio compagno. Si palesa un ragazzo in giacca e cravatta che esordisce con:
“Sono qui per l’appuntamento con la signora”
“Che appuntamento?”
“Per il trasloco”
“Quale trasloco?!”
Il giacca-cravatta tira fuori un modulo a mio nome e risponde “Il preventivo per il trasloco di questa casa, appuntamento oggi alle 10”
Perplessità. “Ma senta, c’è un errore: non dobbiamo fare nessun trasloco”
Giacca-cravatta: “Magari vuole traslocare solo lei”
Se vivete in coppia, potete capire la portata di una frase del genere soprattutto se detta da un maschio italiano in giacca-cravatta a un maschio italiano tirato giù dal letto il sabato mattina con la t-shirt di Punisher. Sono dovuta uscire dalla doccia e rispondere in accappatoio e capello gocciolante che ci eravamo capiti male e davvero non volevo traslocare da sola, giurin giuretta.
Aspettate a organizzarvi al massimo il mese prima, altrimenti dimenticherete tutto, compreso il fantastico faldone con tutti i preventivi.
Traslocatori nel 1918 con il mezzo all’avanguardia tutt’ora in uso. Fonte: W.McCulloch Collection
2. Le ditte di traslochi stipulano le assicurazioni a Monopoli (e valgono di conseguenza)
Preambolo per i traslocatori che leggono: parlo ovviamente solo di quelli che ho incontrato io. Sicuramente voi gestite la migliore ditta di traslochi del mondo e siete serissimi. Un giorno spero che capiterete sulla mia strada. Per ora la mia esperienza è stata solo pessima e ne parlo di conseguenza.
Non contate mai sulle mirabolanti assicurazioni delle ditte di traslochi. Quando si è fortunati, non si rompe niente ed è tutto ok. Se invece si rompe qualcosa, mettete in conto che sono cavoli vostri, esclusivamente vostri. Non lo dico da persona inabile a mercanteggiare. In un trasloco era presente mia suocera che è abile e instancabile nella trattativa ma ha ottenuto solo 100 euro di sconto per una latta di vernice rovesciata su un divano tre posti della B&B Italia. Seminuovo. Non un divanetto Ikea. Ma loro hanno tecniche consolidate in anni di esperienza con cui dimostreranno che il vostro smalto per unghie si è trasformato in una latta da 3 kg di vernice da ringhiera e l’avete messa voi sul divano, aperta chiaramente, perché è così che vi fate la manicure. Voi e le vostre unghione da pterodattila. Senza mia suocera, il rimborso dell’assicurazione sarebbe stato zero. No, non posso prestarvi la suocera, ma voi intanto escludete la voce “assicurazione 150 euro” dal preventivo. Non serve. Tenetevi gli euro e pagateci i danni eventuali.
Nello stesso modo ho visto la morte per frantumazione di un lampadario di Gio Ponti, arrivato da un vero colpo di fortuna in un mercatino. Frantumazione seguita da un commento del traslocatore “Ma tanto signora era un lampadario vecchio, lo cambiava no?“. Ho fumato dalle orecchie.
Ho visto anche il lancio libero di una scatola di bicchieri in cristallo (ero io che dovevo impacchettarli meglio, magari avvolgendoli ognuno in un materasso) e il mito indiscusso, quello che ha perso due frontali di un armadio e ha sostenuto allo sfinimento che non c’erano mai stati. Io semmai, la distrattona, avevo avuto per anni un armadio senza due ante e non me ne ero accorta! Lui cosa poteva farci?
Sono piuttosto certa che questo sia il metodo con cui traslocano i miei armadi. Foto: Jacques Boyer / Roger-Viollet
3. Ognuno ha il suo punto debole nel traslocare. Il mio sono gli armadi.
A parte il divano e i bicchieri di cui sopra, il mio problema ricorrente sono gli armadi. Se traslocate spesso, anche voi avrete un problema ricorrente. Ho un’amica a cui distruggono sempre e solo un pezzo di cucina. Ci sta attenta, li segue passo passo ma niente, alla fine del trasloco un pezzo di cucina sarà distrutta. Una coppia di amici rimane sempre orfana di un numero di sedie. Non ho spiegazioni per questo fenomeno mistico, ma posso assicurarvi che io ad ogni trasloco ho qualche situazione surreale con gli armadi. Spariscono due ante, si sbecca uno specchio, spariscono tutti gli attaccapanni, avanzano addirittura due ripiani… credetemi, l’abbiamo risistemato due volte con foto alla mano e abbiamo due ripiani in più dopo il trasloco. Siamo giunti alla conclusione che nel trasloco del giorno prima ci fosse un armadio come il nostro e i poveretti siano rimasti orfani di due ripiani. Se per caso la coppia che ha ricevuto le mie due ante stesse leggendo questo pezzo: non le rivoglio ma mi conforterebbe sapere che esistevano. Da allora fotografiamo tutta la casa in 10 minuti con il traslocatore, prima di cominciare a smontare. Lo so che è tra le storielle che raccontano agli amici al bar. La fissata che fotografa tutta la casa prima di smontarla. Lo so.
Comunque, tornando agli armadi, siamo giunti a questa conclusione. Siccome il karma dell’armadio rotto non ci abbandona, all’arrivo di un trasloco vendiamo il nostro armadio e ordiniamo un altro armadio nuovo che andrà direttamente nella nuova casa ( l’ultimo l’abbiamo trovato su Livingo allo stesso prezzo di quello che abbiamo venduto). Senza metterci troppo tempo e senza affezionarci al pezzo, tanto al prossimo trasloco avrà uguale sorte. Lo so che può sembrare un po’ consumistico. Ma pensateci bene: se lo devo cambiare lo stesso perché lo rompono, tanto vale che lo venda intero e lo ricompri intero. Con un po’ di oculatezza e parlando ovviamente di armadi in legno massello, anche vintage, la differenza di prezzo è minima, molto meno che aggiustare quello vecchio dopo un trasloco in cui vi perdono i pezzi. E nessun armadio va alla discarica.
Confesso la mia cocente invida per gli americani che possono traslocare così! Fonte Wikipedia
4. Si può impacchettare un appartamento di 100 mq pieno di cose in 6 ore e traslocare in 8? Sì
Il trasloco più illuminante che ho fatto: 8 ore per inscatolare tutta la casa, trasferirla a un centinaio di chilometri e rimontare tutto.
I traslocatori li aveva contattati mia suocera ma c’è stato un fraintendimento: loro hanno capito che inscatolavamo tutto noi, lei ci ha annunciato invece un medley di tutti i servizi della ditta di traslochi. Secondo lei ci aveva prenotato un trasloco di lusso in cui inscatolavano TUTTO quelli della ditta, addirittura con appendiabiti appositi, scatole apposite per bicchieri di cristallo, casse antirottura per tutto… e ci avrebbero persino rimesso tutte le cose negli stessi posti all’arrivo!!! Non potevamo essere più felici di un regalo del genere. Così noi ci siamo fatti due sacchettini minimal, due sportine con le cose più personali, abbiamo sistemato i gatti nei trasportini e abbiamo atteso fiduciosi.
7.30 del mattino, driiinnn, buongiorno, ecco entrate pure…
– Cominciamo dagli armadi, va bene?
– Sìsì
– Signora scusi ma sono tutti pieni!
– Sì, non spostate tutto voi? Con le scatole speciali appendiabiti per non stropicciarli? E mi rimettete tutto uguale nell’altra casa?
*Sguardi allibiti*
E’ venuto fuori che avevano illustrato alla suocera circa 800 tipi di servizi mandandola in confusione, lei dopo i primi due non stava neanche più ascoltando, ha fatto un mix di tutto, prenotato il servizio standard “trasporto pacchi + smontiamo i mobili e li rimontiamo” e annunciato a noi il trasloco da sceicco del Brunei.
Morale: in 4, suocera compresa, abbiamo impacchettato tutta casa in 6 ore, spesso svuotando cassetti nei sacchetti della spesa mentre i traslocatori cominciavano a smontarci il mobile sulla testa. I vestiti che aspettavano il magico trasporto antipiega sono finiti nei sacchi neri della spazzatura condominiale, improvvisati a sacchi per trasloco. I bicchieri hanno goduto di biancheria come imballo antiurto.
Ma è stata una grande lezione: abbiamo capito che in 6 ore in 4 persone si imballano 50 metri cubi di roba. Sono due camion. Da allora, quando dobbiamo traslocare, cominciamo il pomeriggio prima. Meno stress. Tanto puoi imballare quanto vuoi, quel che si deve rompere si romperà. E soprattutto, la fretta ti fa evitare i buchi neri temporali in cui trovi la pagella delle elementari e tre ore dopo stai ancora girando per casa dicendo “guarda, le foto di quando abbiamo salvato la tartaruga in mare dalle reti“. Quello si fa dopo, nella nuova casa, con tutto il tempo per gustarsele (tranne che se avete già fatto centordicimila traslochi con la stessa persona e lei ormai odia le vostre foto con la tartaruga).
Foto d’epoca di un cugino con il furgone di un amico che ti aiuta a fare il trasloco. I furgoni oggi vanno a 180 l’ora, fai le tue riflessioni sulla dinamica prima di raccogliere i mobili sulla tangenziale.
5. Ci si può liberare dalle ditte di traslochi (ma evitando amici e cugini con furgone)
Constatato che l’assicurazione non valeva nulla, che i traslocatori costosi spaccavano e perdevano cose in modi surreali, un giorno ho pensato che qualunque camionista non avrebbe potuto fare di peggio. Ma io almeno avrei pagato molto meno il trasloco.
Così al penultimo trasloco, dal pavese all’appennino tra Bologna e Firenze (con salite e tornanti da urlo) ho messo un annuncio su Subito. Cerco autista con tir per trasporto così e così. Offerta 400 euro. Una giornata di lavoro. Sorvolo sulle offerte assurde che mi sono arrivate, tipo gente che voleva farlo in dieci giri con un furgoncino daily o trasportatori che chiedevano il triplo delle ditte di traslochi. La fortuna ha voluto che vedesse l’annuncio il socio di una cooperativa bolognese, ci siamo sentiti al telefono, concordato in meno di dieci minuti e alla domanda “ma chi carica e scarica?” abbiamo risposto “noi!” (i brillantoni). E lui, mitico Mario, ha capito e risposto “Sì… va bene, vengo con un mio amico“. Non smetterò mai di ringraziarlo, avevamo veramente sottovalutato il carico.
Alle 8 sono arrivati sotto casa due trasportatori formato Hulk con un bilico, bloccato tutta la via, caricato con noi tutta la casa, chiuso il bilico e “ci vediamo là tra 4 ore“. Lo ammetto, abbiamo fatto la strada con il dubbio “Li rivedremo mai i nostri mobili? E i libri? Ma no, dai, chi vuoi che faccia tutta sta scena per prenderci le nostre quattro cose”. Dopo un viaggio tra “che relax” e “chissà se li troveremo all’arrivo”, arriviamo quasi in contemporanea, giusto il tempo di vederli fare la manovra più incredibile che abbia mai visto salendo una rampa in pendenza con curva a 90° alla fine, con un bilico enorme. Arrivano belli freschi davanti a casa nostra. Chi è venuto nella nostra precedente casa sa che cos’era quella salita. Qualcuno ha preferito persino lasciare l’auto in basso e salire a piedi. Altri hanno detto dei rosari satanici mentre facevano la salita in prima.
Nel giro di un’ora esatta, mi hanno portato tutto in casa, dividendo tra casa e garage quello che dicevo io. Mi hanno persino attaccato la lavatrice. Ero commossa! Alle 8 di mattina eravamo in Lombardia con una casa di scatoloni e mobili smontati, alle 17 eravamo al confine della Toscana, sui monti, con tutto in un’altra casa. Dalla gioia li ho pagati qualcosa di più dicendogli che gli offrivamo una cena. Ci siamo detti quanto è bello fare bene il proprio lavoro, la soddisfazione di fare le cose per bene. Ho ancora in mente Mario alla fine della giornata, due chiacchiere prima di ripartire, che dice che ha sempre voluto fare il trasportatore, che è un lavoro bello. Questo è un piccolissimo modo per ricordarlo perché purtroppo, quando l’ho cercato ancora per un altro trasloco, ho saputo che Mario Astuzzi era mancato per un incidente stradale. Mi fa ancora molto strano che una persona con quelle capacità di guida di un tir abbia perso il controllo di un’auto, ma la vita è anche questo. Era una bella persona. Ci ha anche fatto capire che gli autotrasportatori sono spesso più professionali delle ditte di traslochi e il rapporto è molto più umano e sincero. Senza contare che sono stati gli unici a non rompere niente, zero, il trasloco perfetto. Allora ci ho pensato io a far crepare un’anta a specchio, se no che trasloco era… con l’armadio tutto intero non si può!
Per l’ultimo trasloco ho pensato che non avevo voglia di rifare tutta la trafila con l’annuncio e ho iniziato a chiedere ai trasportatori della zona. Ho trovato un ragazzo romeno che lavora per DHL e nel fine settimana fa servizi di questo tipo. L’ho trovato perché è venuto a fare una consegna, ho visto il camion grande e gli ho chiesto quanto voleva per un trasloco nel fine settimana. Il trasloco era nello stesso paese, a 5 km di distanza. Con 300 euro ha portato anche un suo amico che aveva fatto il mobiliere in Romania e infatti ci ha smontato e rimontato tutti i mobili perfettamente. In una giornata hanno smontato e rimontato tutta la casa. Mi ha fatto anche la ricevuta fiscale! (Con punto esclamativo visto che tutte le ditte di traslochi italiane hanno tentato la proposta dello sconto per non fare la fattura). Ogni tanto lo chiamo ancora quando trovo qualche mobile che mi interessa da restaurare, è stato anche il trasportatore della mia amata cucina a legna, l’ha trattata con i guanti.
Postilla al punto 5
Lo so che la postilla qui sarà: ma io ho gli amici, il mio amico con il furgone, mio cuggino mio cuggino… Anche noi, ma nonostante gli amici si siano sempre prodigati in offerte di aiuto e alcuni addirittura da altre regioni, nonostante non smetterò mai di ringraziarli, abbiamo sempre preferito non caricarli di responsabilità per cose che si rompono e compagnia. Preferisco avere un rapporto professionale e non perdermi in chiacchiere (io, perché sono una perditempo di alto livello). La vedo così: 300-400 euro per un trasloco mi garantiscono anche il mantenimento di amicizie sane.
Poi ci sono i parenti. In un trasloco di pochi chilometri abbiamo accettato il prestito di un furgone da un amico di famiglia e l’aiuto di un cugino che in passato ha fatto l’autotrasportatore. E’ finita che noi abbiamo sbagliato una manovra e incidentato lievemente il furgone (ripagandolo), divelto un pezzo del nostro cancello (danno ripagato visto che la casa l’avevamo venduta con cancello integro) e fatto quattro viaggi mortali con il cugino che guidava come un folle, con le nostre cose che sbattevano ovunque, alla fine anche sotto la pioggia. Mai più. Ho ancora gli incubi. Il cugino è stato carinissimo ma non è il mio stile, preferisco affidarmi a dei professionisti che mi rimontino i mobili se no resto – come è successo – con le ante dell’armadio in garage per un mese e tutti i vestiti ammonticchiati su quattro sedie. E il tutto alla fine ci è costato – in danni e cose rotte – di più di uno dei traslochi di cui sopra.
Chissà cosa c’è dentro? E’ la frase più inflazionata di un post-trasloco. Qui Laurel e Hardy in “The Music Box”, 1932 – fotogramma dal film
6. I metodi migliori per fare i pacchi per il trasloco
Dai, non ci dici niente di qualcosa di veramente organizzativo? E’ questa la vera arte del traslocare.
La verità è che non c’è un metodo più valido di un altro. Li ho provati tutti: mettere le cose nelle scatole per categoria: libri, golf invernali, ciotole da insalata. E’ assurdo, perché poi ti trovi la scatola di ciotole da insalata mezza vuota e allora per farle stare ferme ci infili al volo tre libri che ti serviranno il mese dopo ma non trovi più perché sulla scatola c’è scritto “CIOT INS” e nessuno sa decifrare cos’è. E ci sono altre venti scatole davanti.
Ho provato il metodo di mettere le cose per posto. Scatole con scritto “Sala – cassetto 1”, “Camera 1 – Cassetto 3″… e no, non è vero che ti ricordi meglio cosa c’è dentro. Almeno, con me non funziona. Una volta cambiata casa, il mio cervello fa un reset e so più o meno cosa c’è nel cassetto 1 della camera attuale, difficilmente della sala della casa prima se non sono gli stessi identici mobili.
Alla fine il mio unico consiglio è questo: inscatolare tutto senza nemmeno guardarlo, in una giornata prima dell’arrivo dei traslocatori, così l’obbligo di dover finire vi fa andare veloci. Spacchettare tutto subito. Al secondo trasloco avevo in cantina dei pacchi chiusi e mai più aperti del primo trasloco. Dilettante. Negli ultimi traslochi, massimo due giorni dopo avevo tutto a posto. Professionista. Per due giorni spacchetto e corro a mettere a posto come un’ossessa anche fino alle 2-3 del mattino, ma almeno mi evito lo stress di cercare le cose per mesi.
Perché solo sei punti? Perché 6 è il primo, secondo e terzo numero della Bestia… traslocare è un lavoro infernale. Mi piace concludere con questa nota idiota.
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