Il magico potere del riordino e il marketing #konmari

da Grazia Cacciola
Immagine dal video di presentazione di Marie Kondo

Qualche mese fa ero alle prese con il riordino della cucina e l’eliminazione di attrezzi superflui, quando ho incontrato il libro di Marie KondoIl magico potere del riordino. In quel momento il libro era uscito da poco, ne parlavano in molti e iniziavano ad esserci degli stuoli di adoranti fan: era nato il marketing del metodo konmari che da lì in poi ha occupato gli hashtag di chiunque riordinasse un armadio. Ma anche solo il cassetto delle posate.
Questa konmari era proposta come una vera filosofia di vita in grado di produrre miracoli. Io sono  sempre molto curiosa delle “filosofie di vita” così mi sono procurata il famoso libro. Insomma, mi son detta, i giapponesi riescono a tenere in ordine degli appartamenti grandi come il mio corridoio, avrò solo da imparare, lei poi è così carina con la sua giacchettina rosa confetto…
Non essendo la mia lettura principale, ho passato qualche settimana in cui tutti mi chiedevano com’era il libro, da una parte gli infoiati che non vedevano l’ora che condividessi con loro l’estasi di tenere in fila verticale le mutande, dall’altro gli amici curiosi che non volevano impegnarsi nella lettura senza la mia rassicurazione che con questo libro non solo avevo cambiato vita, ma avevo anche la casa perfettamente in ordine pur avendo due lavori e una vita sociale.

La Kondo in tour nel mondo, qui insegna il metodo konmari alla redazione di Uk Business Insider - Gli mostra come piegare le magliette, una preziosa informazione finora in possesso solo dei Templari e dalle mamme.

La Kondo in tour nel mondo, qui insegna il metodo konmari alla redazione di Uk Business Insider – Gli mostra come piegare le magliette, una preziosa informazione finora in possesso solo dei Templari.

 

Partiamo dal titolo. In America il libro di Marie Kondo si intitola The Life-Changing Magic of Tidying Up, qualcosa che in Italia poteva essere più o meno Cambia la tua vita con il magico potere del riordino.  Ma “il magico potere del riordino” fa già da solo Bia La Sfida della Magia, anche senza fare gli sboroni con “cambia la tua vita”. In Italia allora l’hanno intitolato Il magico potere del riordino – e basta.
Insomma, nemmeno l’editore ha voluto scommettere sul cambiamento della nostra vita, non gliela dà nemmeno lui questa fiducia… cominciamo bene!

Credetemi, sono partita molto propositiva nella lettura. Attendevo miracoli, soprattutto con una libreria perfetta, non tanto l’armadio che è già al minimo da tempo. Avevo bisogno una consulenza esperta sul mio problema dei troppi libri. Confidavo in lei, Marie Kondo, una persona normale che ha pensato al nostro bene fin dalla più giovane età. E quando dico giovane, intendo giovane. Fin dalle prime pagine ci informa infatti che

Ho iniziato a leggere riviste per casalinghe a cinque anni, e, partendo da lì, a quindici anni ho trovato lo spunto per portare avanti uno studio vero e proprio sul riordino. (pag. 5)

un’avida lettrice di riviste per casalinghe fin dalla scuola materna (pag. 19)

Ai tempi delle elementari, come sarà capitato a molti, armata del libro o della rivista di turno, misi in pratica ogni sistema possibile di organizzare gli spazi, sperimentando una lunga serie di fallimenti. (…) Passavo le mie giornate a esaminare i mobili e i cassetti e a spostare le cose di qualche millimetro per vedere se riuscivo a trovare l’organizzazione perfetta. (pag. 92)

“Come sarà capitato a molti” ?!

Ho un paio di considerazioni di ordine anedottico. Non so come abbiate passato voi l’infanzia. Io ero una lettrice vorace, uno dei pochissimi fatti che racconta mia madre è che a 8 anni mi sono rifiutata di seguire la bibliotecaria nella sezione dei libri per bambini. Le ha dovuto spiegare, neanche fosse una vergogna, che avevo già letto tutto Calvino e stavo leggendo Silone. Fino ad oggi, pensavo di essere stata un piccolo fenomeno. Ora mi voglio immaginare invece una Kondo, mentre a 5 anni, rientrando a casa dall’asilo, chiede alla madre “Mi hai comprato Donna Moderna e Brava Casa che devo leggere come si stirano le lenzuola?”. Non so la vostra mamma… la mia mi avrebbe provato almeno la febbre.

E non parliamo dei 15 anni della Kondo. I miei pensieri a quindici anni erano circa questi: il latino è noioso, come mi stanno i capelli, Hermann Hesse é l’unico che mi capisce, odio la chitarra nuova, vi odio tutti, voglio scappare a Londra. La mia camera era un sano campo di battaglia, in casa tutti mi dicevano di mettere in ordine e io non lo facevo per principio. C’erano compiti a casa che mi decidevo a fare solo la domenica sera o alle 5 del lunedì mattina, figuriamoci “portare avanti uno studio” su qualcosa che non fosse capire se a Marco piaceva di più Ilaria o Camilla e cosa doveva fare Camilla se avesse incontrato Marco, ignorarlo o parlarci? Due ore di telefonata per decidere. Anche voi, no? Si chiama adolescenza.
Pensiamo invece alla Marie Kondo quindicenne che porta avanti “uno studio vero e proprio sul riordino“, questo dopo almeno dieci anni di letture di riviste per casalinghe. Poi dicono che in Giappone è alta la percentuale dei suicidi…

Questa l'ha messa su Instagram una fan del metodo konmari. Divide tutti i suoi possessi cartacei in: documenti; in caso di morte; automobile; antenati. Una delle foto più tristi di sempre.

Questa l’ha messa su Instagram una fan del metodo konmari. Divide tutti i suoi possessi cartacei in: documenti; in caso di morte; automobile; antenati. Una delle foto più tristi di sempre.

 

Veniamo invece a una parte allegra del libro. In stile americano, per gasarti e proseguire nella lettura, ci sono le testimonianze di chi è diventato ordinato leggendo il libro. La mia preferita è:

Mi sono licenziata e ho aperto l’attività tutta mia che sognavo sin da piccola  (pag. 6)

Questa donna ha cambiato l’ordine delle mutande nel cassetto ed è stata folgorata da una visione: mi licenzio, và. Chissenefrega dello stipendio, della crisi, io ora ho le mutande in ordine cromatico e ci parlo anche, posso conquistare il mondo!  (Parlare con gli indumenti è un punto fondamentale della filosofia Kondo, ne parliamo dopo)

Poi ci sono anche quelle che fanno una pulizia radicale:

Sono riuscita a distinguere con chiarezza le cose di cui avevo bisogno e quelle di cui non avevo bisogno: il risultato è che ho lasciato mio marito e ora mi sento molto meglio.  (pag. 6)

Via il marito, nel rusco con le scarpe vecchie! A cosa serve la terapia di coppia e lo psicologo quando basta parlare amorevolmente ai calzini?  Mi pare di capire che su questa devastazione delle vite altrui la Kondo si sia costruita una seria e rispettabile carriera come consulente. Visti i risultati, secondo me sta anche vendicandosi di quando a 15 anni pensava solo a Cucina con Lisa Biondi, in regalo con la margarina Gradina.

A un certo punto del libro però, mi sono accorta che sotto sotto, nemmeno troppo velatamente, la Kondo ce lo dice che professione svolge davvero.

Attualmente tengo un corso “Lezioni di riordino e organizzazione per uomini d’affari” (per partecipare c’è bisogno di una raccomandazione da parte di un vecchio cliente)

Io non voglio fare insinuazioni volgari, ma lavoro da tanti anni, non solo in Italia, e nella mia esperienza c’è solo un lavoro per il quale devono chiamarti “solo uomini d’affari” esclusivamente per “lezioni individuali” e solo se gli dà il tuo numero “un vecchio cliente“.
Ma ovviamente fa la consulente di riordino, c’è sempre un uomo d’affari che non sa come mettere in ordine cromatico le sue giacche blu. E se ci riesce passa il numero all’amico, ovvio.

La cosa che mi ha entusiasmato di più di questa lettura è che per tutto il libro sottintende che chi non è organizzato al millimetro ha dei problemi mentali, deve lavorare con un terapista (o se è un uomo d’affari può chiedere il suo numero a un vecchio amico). Ci ha riflettuto anni e anni su questa nostra psicopatologia del quotidiano, non ha certo cominciato ieri mattina. Noi siamo preda di turbe psichiche del disordine, lei invece:

Persino a ricreazione, mentre tutti gli altri bambini giocavano a palla o saltavano alla corda, io tornavo in classe di nascosto e mi mettevo a riordinare pazientemente i libri sugli scaffali, o controllavo il contenuto dell’armadietto delle scope nel corridoio, lamentandomi tra me e me dei difetti di organizzazione: “Se solo ci fosse un gancio a S, sarebbe tutto più facile…” (pag. 13)

Mia madre non era un tipo molto attento, ma arrivati a questo punto una passeggiata dalla psicologa me l’avrebbe fatta fare. La madre della Kondo invece era granitica. Non si accorgeva di niente, era tutto ok. La figlia passava l’intervallo a fare l’inventario dello sgabuzzino delle scope e il resto del tempo a interrogarsi sulla fenomenologia di Mary Poppins:

ho incominciato seriamente ad aprire gli occhi sul riordino quando frequentavo le medie. (…) e a cominciare da quel giorno distolsi la mia attenzione dalle altre faccende come cucina e cucito – che fino a quel momento avevo considerato le basi per diventare brave casalinghe – per iniziare un nuovo cammino all’insegna del riordino. (pag. 15)

Cent’anni di lotte femministe alle ortiche. Ma magari era solo una crisi passeggera asilo-medie. Perché poco dopo ci svela lei stessa, finalmente, che non era estranea a un uso prolungato del telefono, come tutti gli adolescenti:

alle superiori, quando mi imbattevo in un portaoggetti o in un sistema per organizzare il guardaroba che ritenevo interessante, telefonavo alla ditta produttrice, assillando l’operatrice con una serie di domande su com’erano stati inventati questi oggetti. (pag.20)

E nessuno è mai intervenuto, eh. Mia madre qui avrebbe iniziato a controllarmi le tasche per vedere se leccavo gli acidi dai francobolli. Invece la madre della Kondo si è serenamente gustata queste scene di perfetta armonia familiare:

A casa ero sempre nervosa, passavo il tempo alla ricerca di qualcosa di superfluo da buttare via: quando trovavo un oggetto che non usava più nessuno, lo afferravo e lo gettavo nell’immondizia gridandogli con rabbia: “Ecco dove ti eri nascosto!”. In una condizione del genere, non riuscivo a rilassarmi. (pag. 32)

Ma dai. Non riusciva a rilassarsi lei, pensa i familiari! Stai cenando e lei salta in piedi, afferra il tovagliolo spaiato, urla con rabbia “Ecco dove ti eri nascosto!” e lo seppellisce con disprezzo nella pattumiera.
Pensate sia finita? No, come se fosse la cosa più normale del mondo, qualche pagina dopo ci svela che a un certo punto ha cominciato a buttare via anche le cose dei genitori, però nemmeno lì hanno pensato che questa ragazza avesse bisogno un aiuto. O degli amici. O una vita.

Il bello è che, grazie a un potentissimo marketing su questo libro, la gente che legge queste cose sopra non pensa che la Kondo abbia una visione distorta della serenità mentale, non pensa di restituire il libro e chiedere un rimborso, no, va avanti a leggerlo!  Voglio dire, non è la Kondo che mi stupisce, è la gente che lette le affermazioni sopra pensa “Marie Kondo è persona davvero intelligente, equilibrata, seguirò tutto quello che dice su come mettere in ordine la mia vita“. E’ questo che mi fa ridere di più. C’è della gente che ha rivoltato tutti i cassetti e posta tutta orgogliosa le foto sui social, mentre parla quotidianamente con le proprie mutande!

Lo so, lo so, la cosa di parlare con i vestiti vi sta interessando. Il metodo konmari riassumendo, si basa solo su due principi da applicare a tutto. (Il resto del libro è di una banalità imbarazzante, tutte cose già sentite cento volte)

Marie Kondo spiega a Wendy Goodman, design editor del New Yorker, come mettere in ordine il suo spazio... le espressioni della Goodman sono esilaranti.

Qui sopra, una schermata del video in cui Marie Kondo spiega a Wendy Goodman, design editor del New Yorker, come mettere in ordine il suo spazio… le espressioni della Goodman sono esilaranti. I creativi sono perfetti con le loro pile di libri, non hanno bisogno di nessuna Kondo e lo studio di Wendy Goodman è magnifico così.

 

Primo principio del metodo Konmari. Dovete parlare con i vestiti e accarezzarli. Tutti, anche scarpe, mutande, calzini, tuta da sci, ginocchiere da pallavolo… tutti. Ogni membro della famiglia deve farlo con i suoi vestiti. Se siete una donna, dovrete spiegare al vostro compagno che invece di giocare a Grand Theft Auto deve venire qui a parlare con le sue braghe.

La stessa cosa vale per i vestiti: sono certa che l’atto di toccarli e sistemarli con amore sia, anche per loro, piacevole ed energizzante. (…) Per questa ragione, mentre li ringraziamo per aver protetto il nostro corpo, quando li pieghiamo dobbiamo farlo con il cuore. (…) Piegandoli instauriamo con loro un dialogo. (pag. 53)

Per esempio, tu non puoi decidere così, a tuo gusto, come appendere un vestito. Devi chiedere al vestito come si trova meglio, instaurando un dialogo. Cosa che inoltre ti eviterà delle rogne con i vestiti esagitati, infatti:

Come le persone, quando si trovano insieme ai loro simili, si rilassano in maniera istintiva, così è  anche per i vestiti. Dividerli per categoria li aiuta a stare tranquilli.

Avevo infatti delle vertenze condominiali in sospeso nel mio armadio e le ho risolte allontanando i jeans dagli abiti da sera. Manderò la testimonianza alla Kondo.

Riassumendo, la Kondo è una persona che quando torna a casa urla alla casa vuota “Sono tornata!, poi si rivolge alle scarpe e le ringrazia del duro lavoro della giornata, ringrazia la sua giacca rosa-cofetto-succhiato, la borsa, poi accarezza la pianta vicino alla finestra e le dice “Sono a casa“, casomai non avesse udito il primo avviso. Poi svuota tutta la borsa sul tappeto, rimette a posto ogni singolo oggetto che c’è nella borsa, ringraziando ognuno per il suo lavoro e poi la collana, l’orologio, il contenitore dell’orologio… Ho avuto una crisi di nervi a questo punto, per lo spreco immane di tempo.
Non bastasse, questa donna mi fa venire dei dubbi amletici. Per esempio, quando la Kondo usa un profilattico, lo ringrazia prima o dopo? E’ un bel problema, perché prima rischia di far scappare l’unico essere vivente che ha resistito mentre ringraziava il guardaroba, le pentole e il divano. Mentre dopo … dopo non è un bel vedere. Chissà come fa la Kondo, magari lo chiarisce in un prossimo webinar.

Un'altra entusiasta fan di Marie Kondo, con le magliette in verticale - dal delizioso blog The Beauty and The Geek

Una fan di Marie Kondo segue le regole e impila le magliette in verticale – dal fashion blog The Beauty and The Geek

 

Secondo principio del metodo Konmari. Dovete fare il contrario di quello che può dettarvi la logica e la fisica, in particolare la forza di gravità.
Siete abituati a impilare le magliette una sull’altra? No, sbagliato! Le magliette sotto soffrono! Dovete metterle nel cassetto in verticale, non in orizzontale. Come da immagine sopra.

Ci sono vari esempi che ho trovato online di gente che ha evidentemente saltato le lezioni di fisica. Prima di tutto, per mantenere questo assetto con le magliette in verticale, è ovvio che bisogna avere un minimo di quaranta magliette, il che già entra in contraddizione con la Kondo che vuole che abbiate solo tre magliette di cui siete innamorati e una giacchetta rosa che vi fa scintillare gli occhi ogni volta che la toccate.
Ma. Anche riempiendo il cassetto di magliette piene di pieghe (per via delle leggi sull’attrito tra due superfici), cosa succede quando usi due magliette in due giorni consecutivi? Prima e più logica conseguenza: le altre cadono su loro stesse e su quelle davanti, così che tu non abbia più una sola maglietta stirata per il resto della settimana. Oppure. Seconda ipotesi. Ogni sera lavi la maglietta, le parli e la ringrazi intanto che asciuga e la riponi al suo posto nel cassetto, giocando un’infernale roulette russa con le già citate leggi sull’attrito, le quali vinceranno sempre, sappilo. La Kondo però sostiene che gli indumenti abbiano un punto magico, trovato il quale il vestito sta in piedi da solo in verticale. Sto ancora cercando sui libri di fisica quantistica la “teoria del punto magico secondo la quale una maglietta sta in piedi da sola in verticale”. Vi aggiornerò.

In conclusione, sebbene il libro non sia utile ad avere una casa in ordine, ha un grande valore trasversale come fenomeno di marketing.  Un marketing geniale perchè questo libro sono riusciti a venderlo anche a me, mi hanno venduto l’illusione di poter vivere in un mondo magico in cui basta sapere il segreto dell’ordine per ottenerlo, basta sventolarci sotto il naso della mitologica ‘giapponesità’ per farci credere di poter avere uno stile minimal nipponico senza fatica.
Si rivolge, insomma, alla falla di sistema che abbiamo tutti noi con una casa, un lavoro e una vita intensa: vorremmo la bacchetta magica per l’accumulo di cose e il disordine; siamo disposti a credere che la soluzione possa arrivare da un libro, da un metodo innovativo, da dovunque purché ci confermino l’esistenza di una possibilità di avere la casa in perfetto ordine e una vita felice. Abbiamo bisogno di crederci. Ho comprato non un libro ma un’illusione. Poi ho sbagliato: l’ho letto. Ma almeno ho avuto un po’ di risate, materia oggi rara.

Vi lascio con una delle affermazioni migliori dalla fisica misterica Made in Kondo.

La vostra casa sa già qual è il posto giusto in cui dovreste riporre ogni cosa.

Provate a dormire tranquilli, adesso.

 

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126 Commenti

Vale Gennaio 14, 2016 - 9:43 pm

AHAHAHAH! Vorrei vedere la faccia di Teo mentre gli dici che deve andare a coccolarsi le braghe!
Te l’avevo detto che era divertente, no?
È da allora che aspetto questa recensione!

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Erbaviola Gennaio 14, 2016 - 9:48 pm

Proprio lui! E’ quello adatto per esternare affetto ai suoi pantaloni 😀 Sì, grazie, divertentissimo. Come ha insegnato la Tamaro a suo tempo: scegli un bel titolo e non importa cosa ci sbatti dentro, sarà un successo.

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Silvia Gennaio 18, 2016 - 8:39 pm

Bellissima recensione, avevo visto intorno a Natale questo libro e mi aveva incuriosita, essendo io una maniaca compulsiva dell’ordine ancor prima dei cinque anni della Kondo (….credo di essere stata l’unico bebè che si lavava i ciripà, parlandoci con affetto naturalmente….!), poi appena scorse le prime pagine è scivolato lesto lesto sullo scaffale della libreria per restarvi !
Ancor più felice che la Tamaro non piaccia nemmeno a te ……mi regalarono il suo successo travolgente poco dopo l’uscita. Solo perché invadeva ogni vetrina e ogni trasmissione già nutrivo dei dubbi….poi, dopo letto, i dubbi divennero certezze: era un’emerita ingenuità letteraria….supportata da tanto marketing! La mia Suor Angelina del catechismo negli anni ’70 in Brianza avrebbe scritto di meglio! Grazie cara, sei sempre tagliente e pungente con intelligenza! Ti leggo con piacere!

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Anna Gennaio 14, 2016 - 10:07 pm

Buonasera Grazia,

personalmente non sono d’accordo con nessuna affermazione scritta sopra.
Non sono una fans sfegatata,ma ho letto il libro e l’ho trovato interessante.

A livello pratico piegare a pacchetto e impilare come lei suggerisce porta a risparmiare metà dello spazio all’interno del proprio armadio e anche della valigia.
Le magliette rimangono perfette.
Piego a pacchetto da anni magliette/mutande/etc in valigia e funziona eccome.

A livello “spirituale” si afferma che le nostre case sono colmi di oggetti di varia natura che accumuliamo e dai quali non riusciamo a staccarci nonostante nel presente non ci appartengono più.
Spinge a fare pulizia concretamente e mentalmente.

Cose già dette da altri? Può essere.
Ottimo marketing? Indubbiamente.
Libro utile? Si,sia per uno spunto di riflessione sia a livello concreto.

Mi dispiace che si siano estrapolate ad artem frasi al solo fine di scanzonare l’autrice,che ha indubbiamente le sue idiosincrasie,ma illustra un metodo che funziona.

Buona serata

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 11:59 am

Anna, non so chi tu sia ma non posso che complimentarmi per l’ottima riuscita delle tue piegature. Mi spiace un po’ per la tua interpretazione del mio articolo, invece. E’ un pezzo umoristico e sono certa che la Kondo, come tutti gli autori, io compresa, sia conscia del fatto che l’esposizione pubblica possa comportare giudizi positivi, negativi e satira. E’ nel conto, quando pubblichi un libro. Questo pezzo sopra è satira, nient’altro. Che funzioni o meno il metodo dei vestiti in verticale, dipende sempre da quali vestiti e quali tessuti. Personalmente preferisco altri metodi.
Piccolissimo appunto, sarà sicuramente colpa della scrittura da cellulare vista la quantità di errori nel tuo messaggio, ma i pezzi non li ho riportati “ad artem”. Semmai “ad hoc”, se proprio vogliamo usare un’espressione latina. Ad artem è invece l’abbreviazione di “Ars est celare artem” – o “ars celare artem” – il cui significato letterale è “L’arte sta nel celare l’arte”, una definizione medievale della poetica di Tibullo, grande erudito ma maestro della semplificazione del linguaggio. Ti ringrazierei del complimento paragonandomi a questo esimio autore, ma do per scontato che non fosse nelle tue intenzioni. 🙂

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sabina Gennaio 15, 2016 - 1:00 am

Io invece mi sono divertita molto a leggerti anche se la storia delle magliette piegate funziona davvero.
Fare delle proprie fobie un business è da pochi e lei è stata bravissima.

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Anna Gennaio 15, 2016 - 2:28 am

Si funziona.
Io personalmente già lo conoscevo grazie a video sia inglesi sia italiani su quest sistema.
Funziona molto bene dalla mutanda alla piegatura delle lenzuola.
Si recupera oggettivamente metà dello spazio.
Ecco perchè non capisco perchè venga affermato il contrario,o meglio,lo comprendo.
Si sfotte pure quello dato che si si deve sfottere in toto l’autrice.

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 12:03 pm

Riproverò con le magliette in verticale allora! Dai commenti su facebook inizio a pensare che funzioni solo per chi ha i cassetti Ikea. Io ho dei comò dell’Ottocento e sono talmente grandi che dovrei possedere 60-80 magliette per farle stare in verticale.
Sul business delle fobie… beh ci sono intere case editrici che campano di manuali di auto-aiuto e secondo me molti di questi sono stati utilissimi a chi li ha letti. 🙂 La Kondo invece la vedo solo come un fenomeno costruito millimetricamente, dalla giacchetta confetto al parlare con le mutande.

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Vale Gennaio 18, 2016 - 2:11 pm

Sai, penso anche io che sia costruito, perché è tutto troppo folle. Del resto, bazzicando un po’ l’ambiente editoriale, ormai abbiamo capito che per vendere autori ed editori piegano le narrazioni in forme che vorrebbero essere accattivanti (o semplicemente vendibili, è molto più facile vendere un frantoio di copie di un manuale di self help piuttosto che un romanzo di una ragazzina problematica che trova sfogo ai suoi disturbi riordinando ossessivamente la casa di famiglia).
La trovo un’ipotesi meno inquietante del fatto che lei sia proprio così, invece…

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IVANA DANCE Luglio 26, 2016 - 6:38 pm

L’idea che mi sono fatta, confermata dal successo del libro della Kondo, è che diventa famoso un autore che va bene …a chi sta al potere. Secondo me, chi sta al potere, ossia quelle 10 persone che al mondo detengono il 90% dei soldi, detiene anche il potere di alzare il numero di visualizzazioni su youtube, oppure di lanciare un bestseller quando quel libro non ce l’ha ancora nessuno, ma poi tutti si incuriosiscono perché è stato scritto che è già un best-seller venduto in 20 stati, e tu non vai mai a controllare in quegli stati se veramente quel libro ce l’hanno tutti quei milioni di persone (dopo la pubblicità stile bombardamento fatta dai potenti sui loro social networks, le loro tv e le loro riviste sì, dopo ce l’abbiamo tutti, ma…). Ma perché far diventare così famoso un libro così insipido (per correttezza, contiene anche qualche OTTIMA idea, come ne contengono anche moltissimi altri libri di autori ignoti rimasti ignoti)? Secondo me è semplice: quelle 10 persone che decidono (e che ci lavano i cervelli) sono proprietarie del 90% delle multinazionali che vendono gli oggetti che la Kondo ci consiglia in modo così deciso di buttare (nemmeno una parola sul riciclo e sul riuso) 🙁 Io ho provato a portare via le cose, come dice lei, ma non le ho buttate. Dopo aver riordinato la casa secondo il suo metodo innestato col mio, sono andata a riprendere le scatole nel magazzino del moroso, e dentro ho trovato cose che dopo 1 mese rispondevano diversamente alla domanda se …”do they spark joy?” E’ stato un bene tenerle. Non dico che non abbiamo bisogno di un metodo che ci faccia capire di cosa abbiamo veramente bisogno e scartare il superfluo, ma in un mondo dove c’è anche molta povertà, buttare vestiti libri e oggetti in sacchi neri chiusi in modo “che nemmeno i nostri famigliari vedano cosa stiamo buttando” ed evitare così che ci chiedano di poter tenere per loro qualche oggetto da noi scartato, mi sembra una follia di una persona decisa e precisa che manca di empatia e di amore verso il prossimo (definizione dello psicopatico), che si occupa solo del proprio piccolo mondo, ma che degli altri non si accorge, né se ne cura.

Reply
Antonella longo Agosto 12, 2016 - 12:01 pm

Buongiorno, ho appena letto il libro della Kondo. Da un punto di vista letterario io l’ho trovato ripetitivo e ridondante. Da un punto di vista emotivo, essendo io molto razionale, lontano dalle mie “corde sensibili”, ma, si c’è un ma. Da un punto di vista pratico è fantastico. Sto riordinando la mia biancheria su questo metodo e… Regge!!! Io, patita di mobili antichi, uso lo stesso metodo che suggerisce la Kondo: scatole ( velatamente fa pubblicità contro Ikea) di scarpe. Mentre all’ inizio mi sembrava una lettura per consumisti compulsiva ( butta tutto e poi ricompri se ti serve), in realtà il messaggio finale è ” puoi vive vere con poche cose e se sono ordinate non ne comprerai in quantità superiori al necessario”. Alla fine l’ho trovato positivo.

Reply
Anna Gennaio 17, 2016 - 1:14 pm

Sono una persona che ti legge Grazia,mi sembra scontato,no?
Non difendo Miss Kondo,non mi è parente nè amica.
Dico che mi stupisce che si possa giudicare come fallimentare un metodo che non si è nemmeno testato.
Per il resto…. credevo fosse un blog più aperto al confronto,non un luogo in cerca solo di complimenti dove attaccare ad personam (questo è corretto maestra?) chiunque osi non osannare l’autrice,come la sottoscritta.
Buona continuazione

Reply
Erbaviola Gennaio 17, 2016 - 5:04 pm

Anna, sono molto dispiaciuta per la rabbia che traspare dal tuo messaggio, ma non posso farci niente.
“Non so chi tu sia” era ovviamente riferito al fatto che non conosco i tuoi vissuti, le tue scelte e la tua etica, mentre tu, visto che leggi il mio blog, conosci i miei pensieri, il mio modo di vedere il mondo, sai cosa faccio e perché. Mi stupisce quindi che sotto a un post di satira, una persona che mi legge (e quindi mi conosce) lasci un commento come il tuo, rabbioso, interpretandolo solo come un’offesa all’autrice e soprattutto a se stessa perché applica il metodo. Non ti sei chiesta perché tutti gli altri non lo interpretino così, ma solo una sparutissima minoranza?

Questo è un blog aperto al dibattito, ma al dibattito costruttivo e intelligente, non a chi scambia la satira per un insulto personale. Oltretutto è avvilente dover spiegare che è un pezzo di satira, perché, senza modestia, quello sopra è un articolo scritto molto bene, con ottimi tempi, ritmo e stimoli alla riflessione. Quindi mi dispiace, ma se fosse scritto male capirei la tua confusione, per come invece è stato scritto… se qualcuno trova offensivo verso sé stesso questo articolo, non è un problema mio. E’ come se tu dovessi farti carico del fatto che io non distinguo l’hip-hop dal funky. E’ un problema mio, non tuo, e se studiassi meglio i due generi magari potrei distinguerli 🙂

Mi piace molto quello che c’è scritto in una sentenza della Cassazione sulla satira:
« È quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene. »
(Prima sezione penale della Corte di Cassazione, sentenza n. 9246/2006)
L’ho trovata a pag. 40 del saggio di Maria Felicia Schepis “Colui che ride. Per una ricreazione dello spazio politico”, Franco Angeli

Dov’era qui l’intento correttivo verso il bene? Mi chiederai giustamente, non avendolo colto subito. Il non cadere in facili trappole di marketing, di non cercare guru da idolatrare ma idee con cui arricchirsi, di non cedere all’abbruttimento maschilista di certi libri che schiacciano le donne nel ruolo di bamboline-di-rosa-vestite che devono applicarsi a una migliore piegatura della maglietta in orizzontale e verticale, che se avanzano tempo devono parlare con le cose, non con altre persone. Sai, nel dialogo costruttivo potrebbero evolversi.
Mia cara Anna, puoi anche non essere d’accordo con me – e questo è assolutamente lecito – ma davanti all’offuscamento cerebrale così ben orchestrato di quella che invece è la vera Femminilità Creatrice (e non piegatrice di maglie!), ci vogliono anche persone come me che a un certo punto, davanti allo spettacolo di un’epidemia di cretinismo che raduna le donne davanti alle foto dei cassetti di mutande, insorga dicendo “Ma che diavolo state facendo?! Vi stanno drogando di cretinate!”
E io per farlo uso la satira, perché se no un saggio serio lo leggerebbero in due. E funziona benissimo, ti dirò 🙂

Reply
Giannina Gennaio 15, 2016 - 1:28 am

Io mentre lo leggevo qualche mese fa pensavo le tue stesse cose ma non avrei mai saputo esprimerle in questo modo! Sei fantastica! Comunque a me la ragazza ha fatto una tenerezza immensa! E grazie a questo libro mi sono buttata nella sistemazione di casa e mi sono ricavata uno spazio tutto per me. Poi ho smesso.
E nei cassetti adesso ho di nuovo disordine, ma in verticale!

Reply
Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 12:14 pm

A me molto tempo fa sono state molto utili le Flyladies, ti consiglio caldamente la frequentazione del forum! Il loro metodo è molto interessante per sviluppare una propria organizzazione quotidiana e non ritornare mai al disordine. http://www.flylady.net/ Credo che nel frattempo sia nato anche un gruppo italiano, è tanto che non seguo il forum. Forse perché il metodo è stato pensato sulla sua pelle da una ex accumulatrice che a detta sua aveva una casa allucinante, resta un metodo molto pratico e concreto, senza bisogno di parlare alle cose. E comunque sono un supporto morale, io ero nel marasma del terzo trasloco in pochi anni (casa + ufficio, perché noi le cose facili le ignoriamo sempre), mi veniva quasi da piangere all’idea di reimpacchettare tutto e una gentilissima ragazza del gruppo mi ha passato le sue regole per il trasloco… é la moglie di un marine che deve traslocare quasi ogni anno! Mi ha salvata, da allora traslochi organizzatissimi e senza stress 🙂

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Giannina Alchemilla Gennaio 15, 2016 - 4:33 pm

Bisogna dire proprio proprio tutta la verità in questi casi… Non mancano le idee ma la voglia di metterle in pratica…Quindi butto tutto nei cassetti perché faccio le cose in fretta e malvolentieri!
I

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Erbaviola Gennaio 17, 2016 - 5:14 pm

Quando si ha di meglio a cui pensare, la piegatura delle maglie passa giustamente in secondo piano. Hai mai sentito Virginia Woolf o Simone de Beauvoir dolersi per i vestiti allineati male nell’armadio? 😀 Ecco. Felice di avere limitati pensieri sull’ordine delle mutande e vastissimi pensieri su altro.

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Daniela Gennaio 15, 2016 - 10:14 am

Ho letto il libro e pensavo di essere l’unica a non avere cambiato la mia vita (a parte il modo di riporre calzini e biancheria intima!). Questo scritto mi ha fatto piangere dal ridere! Brava Erbaviola
P.s. l’unico problema è che non ho risolto il mio problema di ordine e spazio…

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 12:16 pm

Grazie Daniela 🙂 Come dicevo sopra a Giannina, prova con le Flyladies http://www.flylady.net/ Oltretutto è gratis, si sovvenzionano con la pubblicità da quando hanno un traffico enorme ma hanno cominciato per puro amore di condivisione.

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Claudia Gennaio 15, 2016 - 10:37 am

Non ho comprato il libro né ho pensato di leggerlo, nonostante il marketing portentoso.
Quello che hai scritto, che trovo molto divertente e condivido integralmente, conferma i miei “sospetti”. Sono sempre più determinata a non acquistare i manuali miracolosi che dovrebbero risolverti la vita. “Il magico potere”, poi…. Claudiag

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 12:19 pm

Grazie Claudia 🙂 Per me è stata una lettura allegra, infatti non ho reso l’ebook (avrei potuto) né chiesto un rimborso. Lo tengo perché una sera che lo leggevo stavo letteralmente soffocando dal ridere. Non mi capitano spesso i libri divertenti, quindi l’ho tenuto (alla faccia della Kondo sono determinata a tenere ben più di 30 libri, compreso il suo!)

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Linda Gennaio 20, 2016 - 5:49 pm

No, dai, il metodo Flylady no! E’ una setta! La setta del lavandino! Dopo avere letto il tuo pezzo e avere riso, consolandomi molto, nominando le Flyladies mi deludi! Sigh!

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Manila Gennaio 15, 2016 - 10:38 am

Troppo ridere, Grazia!
Ahahahahaa
Bacio

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 12:19 pm

Grazie Manila, bacio a te! 🙂

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Sibia Gennaio 15, 2016 - 11:45 am

Ciao Grazia, mi ritrovo onestamente nelle parole di Anna: a me il libro è stato utile (sebbene anche io mi sono chiesta che ci facesse una bimba di 5 anni a leggere le riviste casalinghe, ma mi rendo anche conto che la cultura e la scuola giapponesi sono molto distanti da ciò che per noi è abitudine, per cui onestamente non mi ci pronuncio.. però mi hai fatto riderissimo, a parte il pezzo sulla professione). Probabilmente per te sono cose ritrite, ma per chi naufraga nel proprio casino senza riuscire ad emergerne può essere utile. O almeno: per me lo è stato. La cosa del parlare ai vestiti può stranire, è vero, però non dimentichiamoci che la cultura orientale ha un rapporto col tutto (direi cole Tao) diverso dal nostro, e questo lo si esplica anche nella relazione con le cose.. insomma: se pare così ridicolo ad un occidentale, non lo vedo così distante dalla cultura taoista ad esempio. Io l’ho trovato un pensiero utile per riuscire davvero a declutterare alcuni oggetti “difficili” (e non eran pochi), ovvero quelli che “dispiace buttar via” anche se non usi e non userai mai più: ringraziarli e lasciarli andare aiuta a staccarsene. Anche il ringraziare la borsa dell’utilizzo o i vestiti per la protezione, al di là del fatto che lo si faccia o meno, è un concetto che convoglia il rispetto per le cose. E’ chiaro: a te ha fatto ridere, un po’ per un approccio tuo sulle cose diverso, un po’ perchè questo rispetto ce lo hai già dentro, anche se con un’altra modalità, ma questo non esclude che ad altre persone questa modalità possa invece giovare.
Besos cara 😉

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Diana Gennaio 15, 2016 - 11:57 am

Credo che questa sorta di “spiritismo” sia un aspetto dello Shintoismo, religione giapponese, mentre col Taoismo c’entra poco, visto che i cinesi sono il popolo più materialista del mondo e da sempre pregano solo per ottenere soldi e fortuna – te lo dico da sinologa mancata.

Sicuramente l’attenzione per l’aspetto “spirituale” (mentale) di ogni attività va molto di moda in tutti i campi adesso, e per quanto io sia una razionalista accanita che non crede a nulla, ben venga anche ringraziare i vestiti se ci fa sentire in pace col mondo, e ben venga l’ordine materiale se favorisce quello mentale. Però noto che quello di cui ha bisogno la maggior parte delle persone, alla fine, è sempre una “religione” da seguire. Se poi diventa ossessione, si salvi chi può.

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 12:32 pm

Ecco, stavo per rispondere la stessa cosa di Diana, mi accodo. Da recente studiosa del Tao, abbraccio in pieno la filosofia del distacco, anche dalle cose materiali. Sono oggetti, da cui non dipendiamo, soprattutto sentimentalmente.
Non volevo scrivere un saggio filosofico e non ne sarei nemmeno in grado, quindi su questa parte ho sorvolato. C’è una grande contraddizione di fondo nella filosofia della Kondo, che finirà inevitabilmente per far andare in confusione il praticante. Da una parte devi liberarti delle cose, il più possibile, perché sono solo oggetti che ti ingombrano la mente. Dall’altra devi parlarci e trattarli con affetto, attribuirgli addirittura dei sentimenti. Questo ha l’aria di non essere orientale, quanto più vicino ad alcune religioni primitive africane: questo è animismo. L’attribuzione di proprietà spirituali agli oggetti (il vestito triste, il calzino sofferente, le scarpe con l’udito…) è molto diversa dal trasferimento di energie o spirituralità personale sull’oggetto (per esempio i culti induisti che venerano una statua come rappresentazione terrena del dio, non come divinità in sé).
La Kondo invece rende gli abiti e gli altri oggetti dei tamagotchi bisognosi di attenzione e cure, instillando la nascita di un senso di colpa in chi non li cura o magari non li ringrazia per un periodo. Ma, parimenti, alimenta anche la frustrazione in chi deve liberarsi dell’oggetto dopo averlo umanizzato per un paio di anni. Sono due anni che parlo e ringrazio le mie scarpe, sono cattiva e irriconoscente se le butto via.
Facendo questo pout pourri emozionale, ottiene però un grande vantaggio: alla fine se la tua casa non sarà in ordine, sarà colpa tua che non hai amato abbastanza le tue cose. Non puoi incolpare lei, te l’aveva detto che devi ringraziare ogni oggetto ogni giorno, accarezzare i vestiti e coccolare i libri. Non hai avuto tempo? Allora hai bisogno il prossimo libro (già in uscita mi dicono) per organizzare il tuo tempo. Voilà. 🙂

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Diana Gennaio 15, 2016 - 12:45 pm

Ecco, “animismo”… quella era la parola giusta!

Forse tutto questo richiamo alle emozioni è studiato per attirare le donne? Con me non attacca 😀

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 6:02 pm

ehm. Ho due libri di marketing sfacciatamente gender, entrambi dello scorso anno, che sostengono che le donne si accalappiano solo con i sentimenti. Ovviamente scritti da uomini (della preistoria).

Alessia Febbraio 9, 2016 - 4:52 pm

La satira mi ha fatto sorridere, ma questo commento ha centrato esattamente il mio pensiero sul libro. Qualche spunto interessante l’ho trovato, ma alla base mi è sembrato molto contraddittorio.

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Diana Gennaio 15, 2016 - 11:46 am

Sei un genio, sono morta dal ridere! Io non ho letto il libro né ho intenzione di farlo, il decluttering e il minimalismo mi interessano, ma a questo punto la mia casa e la mia mente sono già sufficientemente in ordine, anzi dovrei imparare a fregarmene di più. Mi lascia perplessa il discorso di recuperare spazio… se c’è più spazio devi metterci più cose! Meno armadi, meno cassetti, meno ripostigli, meno stanze, questa è la soluzione. Funziona come per i parcheggi: più ne fai, più auto arriveranno 😉

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 12:44 pm

Verissimo e illuminante. Anche se, a detta di filosofi, economisti e interior designer, oggi il vero lusso è lo spazio. In una casa piccola si sta stretti, in una grande uguale. E’ tutta una questione di pulizia mentale, di capire quanto si ha bisogno e quanto invece si sta accumulando senza scopo. Anni fa ho letto l’esperienza di uno psichiatra che si era preso un anno sabbatico per studi, ma siccome l’università era molto lenta nell’assegnargli i fondi per il suo anno all’estero, nell’attesa ha iniziato a leggere Lao Tzu. Non le massime su facebook che per il 90% non arrivano dal Tao. Si è messo a studiare il Tao. Arrivato a metà, ha donato la sua libreria di ventimila volumi alla biblioteca dell’università, comprendendo che possederli era il suo peso di vita: un mutuo per una casa grande, lo stipendio di una persona per le pulizie, spese di riscaldamento alte e non ultime le spese per acquistare nuovi volumi. Nella sua vita professionale però c’è stato solo del miglioramento: una casa più piccola che puliva da solo, molti più soldi per viaggiare senza aspettare fondi dall’università e tutti i libri che desiderava, i suoi compresi, in biblioteca.
Per me è stato di grande ispirazione. Purtroppo vivo in Italia, dove le biblioteche sono gestite a gusto personale dalla bibliotecaria locale e … stendiamo un velo pietoso, pietosissimo, su quella del posto in cui vivo. Compra tutti i libri di Bruno Vespa. Se voglio noleggiare qualcosa di decente, devo fare 40-50 km, scendendo a Bologna o Firenze.

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Sibia Gennaio 16, 2016 - 1:26 am

grazie ad entrambe! A me comunque ha fatto l’effetto opposto, rispetto al legame con le cose, sarà perchè non ho colto la parte animista, ma l’ho intesa come una metafora di consapevolezza..
un abbraccio

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Erbaviola Gennaio 16, 2016 - 7:02 pm

Essendo grandemente contraddittoria, come si diceva nei primi commenti – propone un legame spasmodico alle cose (ci parli, le apprezzi, le tocchi, ti preoccupi dei loro sentimenti) e contemporaneamente te ne devi liberare buttandole – fa un gioco molto semplice: cercare di accontentare tutti i gusti. Tu ci vedi questo, altri ci vedono altro, altri ancora ci vedono solo una manovra commerciale non eccellente ma di gran successo… 🙂

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Patrizia Gennaio 15, 2016 - 11:59 am

Carissima Grazia,
sei uno spettacolo… Ho pensato le stesse cose mentre leggevo il libro, e quando le amiche alla ricerca del punto magico mi chiedevano un parere dicevo che secondo me “la giapponese è una compulsiva-ossessiva”…
La libreria però l’ho sistemata grazie a lei, silurando libri che, avendo fatto fatica a finire non avrei certamente riletto (però ho tenuto “100 anni di solitudine”, sai mai che mi scappi la sesta rilettura…) e libri che “sentivo il dovere di leggere”, però strappare da un libro “le pagine che ci interessano” ecco, questo mi suona come una bestemmia… Comunque davvero complimenti a chi riesce a fare soldi con le proprie ossessioni. Alle persone normali capita di spenderli i soldi per poter guarire dalle ossessioni 😀

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 6:17 pm

Al contrario, c’è un fiorentissimo marketing basato solo sulle ossessioni. E funziona, se ci fai caso la maggioranza delle persone disordinate in modo cronico hanno almeno un paio di libri di questo genere e quelli che fanno più presa sono quelli che contengono le parole “magico” e “anima” 😉
Io sono per razionalizzare e sfoltire il numero degli oggetti posseduti, però senza essere fiscali. C’è qualcosa di molto affascinante e terribilmente romantico in un libro riletto tante volte o nel tenere la maglietta del primo bacio con il tuo amore anche se non ti entra più da dieci anni… ok non sprofondare nel disordine, ma nemmeno diventare asettici e cominciare a parlare con i pochi indumenti sopravvissuti!

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Olga Gennaio 15, 2016 - 12:16 pm

…Quanto ho riso !! Grazie ! 😀 Ho regalato questo libro per Natale ad un amico che vive da solo, un tipo un po orso e taciturno… mi hai regalato delle grasse e sonore risate mentre me lo immaginavo parlare con le mutande e con la tuta da lavoro ! Mentre lotta contro le leggi della fisica per trovare il punto magico delle magliette per farle stare in verticale da sole…mentre chiede al jeans se si sente più a suo agio vicino alla camicia a quadri o vicino al bermuda… 😀 😀 😀
Non vedo l’ora di chiedergli se ha letto il libro e di fargli leggere questa recensione 😀 ci sarà da ridere !

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 6:19 pm

Olga ti prego, voglio sapere anche io cos’ha pensato e anche cosa gli hanno risposto i jeans! 😀 tienici aggiornate per favore! Divertentissimo.

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Valentina Gennaio 15, 2016 - 12:32 pm

Mi hai rubato le parole di bocca! Anche io mi sono fatta fregare e sto preparando un video sul mio canale you tube per dire esattamente tutto quello che hai pensato tu! Credo che il libro lo regalero’ a qualcuno a cui non voglio particolarmente bene!!!!

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 6:21 pm

Il ghostwriter è la mia seconda vocazione infatti, stai attenta solo che non arrivino prima gli autori di qualche comica italiana, perché non è raro che vengano a depredare questo blog. Se no poi ti accusano di aver copiato dalla famosissima 😉

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Piera Gennaio 15, 2016 - 1:01 pm

Bellissimo il tuo articolo, ti ringrazio per avermi fatto risparmiare i soldi dell’acquisto del libro, comunque i miei cassetti non sono così profondi per far stare in verticale le magliette e quindi il secondo principio va a farsi benedire !!!
Piera

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 6:23 pm

vedi, la Marie Kondo a questo punto si attaccherebbe al telefono per sapere dalla ditta che ti ha fatto i cassetti come mai sono inutilizzabili con il suo metodo e se per caso ne hanno messo in preventivo un altro, i dettagli, i materiali che hanno impiegato…

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dabogirl Gennaio 15, 2016 - 1:19 pm

non scrivo più sul blog da oltre un anno, ma avrei voluto scrivere questo pezzo. QUELLA E’ PAZZA!
Grazie.

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 6:24 pm

E’ solo un bel po’ originale, dai 🙂 Buon ritorno alla scrittura intanto!

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dasmi Gennaio 15, 2016 - 2:18 pm

Sì sì ottimo. Anch’io parlo sempre coi vestiti, ma mi dicono cose del tutto diverso da quello che dicono alla tipa giapponese. P.es. i miei maglioni si inc…ano come belve quella volta ogni 20 o 30 mesi in cui cerco di dargli una piegatina e metterli in ordine. Loro sono così, anarchici, gli piace stare svaccati a casaccio nell’armadio. I calzini, poi, ci parlo spesso. Anche quelli bucati, sono ormai proprio come dei fratelli, come potrei mai buttarli nella pattumiera? Questa giapponese non ha cuore. Ci parla tutti i giorni e poi, così, come se niente fosse… voilà… butta i suoi migliori amici… Capitolo libri: gli unici che stanno in ordine sono quelli non finiti o comunque brutti o comunque indesiderati (magari regalati da qualcuno che non conosce i tuoi gusti): quelli stanno in bell’ordine sulla mensola più alta e inaccessibile o sotto qualche mobile a bilanciare un dislivello. Poi con l’arrivo di 2 bimbi, non c’è più neanche il tempo o il bisogno di mettersi a far finta di mettere ordine.

Viva il Giappone, viva il disordine creativo (o comunque inevitabile).

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 6:37 pm

Io credo che con due bimbi piccoli siano proprio zero le possibilità di parlare ore al giorno con gli oggetti della casa 😉 Ammesso che uno voglia farlo…
Un abbraccio!

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Eleonora Gennaio 15, 2016 - 2:21 pm

Ti ringrazio per le grasse risate. Ho trascorso l’ultima cena di Natale a fissare stranita un paio di amiche mesmerizzate dalla giapponesina che cinguettavano entusiaste di cassetti degli strofinacci riposti in verticale (con foto, ahimè). Con questo articolo mi hai rimesso l’universo in asse 😀

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 6:41 pm

Sono già allibita dalle magliette, non dirmi anche gli strofinacci… ho già una visione di me che ne afferro uno pulito mentre ho in mano la padella e si estraggono tutti insieme dietro a lui! 😀 Non ce la posso fare… temo che alle foto degli strofinacci impilati non avrei potuto reprimere la ridarola…

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Elena Terenzi Gennaio 15, 2016 - 3:25 pm

Sono morta dalle risate! Anche io, come te presa dalla curiosità, ho letto il libro la scorsa estate dotto l’ombrellone. Ho pensato esattamente le stesse cose e forse qualcosa ho anche scritto su fb o instagram. Grazie per aver messo nero su bianco i miei stessi pensieri!

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 6:42 pm

Elena, grazie! E grazie per non farmi sentire la solita eretica brontolona! Un abbraccio 🙂 (i tuoi mostracci sono bellissimi, che scoperta!

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Angela Gennaio 15, 2016 - 3:40 pm

Strepitosa. Ho letto a sprazzi, ma ero giunta alle stesse conclusioni. Ecco… aggiungo solo che non avevo nemmeno capito cosa volesse dire “impilare le magliette in verticale” 😀 (ringrazio per la foto dei cassetti della gentile fan)

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 6:43 pm

Il bello di internet… qualunque perversione ti venga in mente, c’è qualcuno che l’ha messa in pratica 😀 Grazie cara, un abbraccio!

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Claudia_GranoSalis Gennaio 15, 2016 - 3:51 pm

Ho letto solo le prime righe e mi rendo conto che l’articolo è troppo lungo per potermelo godere con calma. Ma mi sto già sbellicando e so che sarà tra i miei preferiti. Quindi tornerò, sappilo, con calma e tanta voglia di leggere, e intanto ti mando un abbraccio, sono contenta di ritrovarti!

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 6:46 pm

Ciao Claudia! Abbraccione a te! :-*

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cri Gennaio 15, 2016 - 4:41 pm

No va beh, una pensa di farsi un serio giro di lettura di blog e si ritrova piegata in due dal ridere! Non hai idea, oltre all’ilarità, della soddisfazione che mi ha dato leggere il tuo post: lo sapevo io, lo sapevo che era una grandissima cazzata questo libro, sospetto che mi era venuto già a vedere il numero impressionante di copie che da ormai due anni vendiamo in libreria (e di solito, salvo qualche eccezione, funziona così purtroppo: più ne vendi, meno il libro merita. Non è perchè i più amano leggere libri brutti ma perchè vengono in libreria solo perchè condizionati dalla pubblicità, e alla Kondo la pubblicità non è mancata di certo). Comunque l’avevo accuratamente evitato dall’inizio: io nel mio disordine ci sto benissimo, e non è disordine, è un ordine personale e ho pensato “Non sia mai che, leggendo sto libro, mi snaturo e finisco per tradire me stessa mettendo tutto in un asettico ordine che magari dà pure soddisfazione all’inizio ma poi mi fa dimenticare dove ho messo le cose perchè non ero abituata a tenerle lì…”
p.s. Auguri per l’ordine della libreria: io, nonostante o proprio perchè faccia la libraia, ancora non ce l’ho!

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Erbaviola Gennaio 15, 2016 - 6:53 pm

Ti stupirà la cosa, ma per me i giudizi dei librai vengono prima di quelli dei critici letterari. Intendo i librai veri, ovviamente, non i poveri commessi a tempo dei megastore. Ho sempre trovato consigli e indicazioni intelligenti da loro, molto meno dalla critica e pochissimo da chi pubblicizza il fenomeno del momento, quello sempre uguale a se stesso: vuoto. La Kondo ci regala almeno un universo parallelo e un po’ di risate, perciò è perdonabile. Ma un buon libraio mi avrebbe dissuasa.

Poi, sarà che lavorandoci con il marketing (anche se non questo – deo gratia) ho forse un occhio più attento, ma di solito le mie spie per non comprare un libro sono il suo passaggio massiccio sulle riviste femminili e il passaparola pilotato sui social. Questo invece l’ho preso perché ho delle amiche con un grande senso dell’umorismo…

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stefania Gennaio 15, 2016 - 8:39 pm

Non riesco a fermarmi dal ridere! non ho letto il libro… ma confesso da cabinista doc ho passato le ferie leggendo recensioni e guardando video su youtube alla ricerca di qualcosa di magico che mi permettesse di stemma casa… ovviamente ho perso tutto il tempo a documentarmi… e casa è ancora così!!! 😀
a parte gli scherzi!… gestisco un progetto di sartoria emotiva che mi fa suonar sulle corde qualche passo che citi riguardo alle chiacchiere con il proprio abbigliamento… anche se lo promuovo con qualche leggerezza in più… Grazie per il tuo umorismo che ha rallegrato la mia giornata… la recensione mi fa impazzire e per colpa tua… comprerò il #sapevilo!

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Erbaviola Gennaio 16, 2016 - 6:51 pm

ammetto di essere andata a cercare cosa facesse una “cabinista” prima di accorgermi del refuso con “casinista”! 😀
Da parte mia, penso che si possa essere giustamente emotivi e parlare con chi ci pare, anche i vestiti. Dare però come regola risolutiva il parlare QUOTIDIANAMENTE con tutti gli oggetti di casa va oltre, entriamo nella paranoia 😉 Tutto sommato una versione più leggera del metodo si può anche condividere…

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stefania Gennaio 15, 2016 - 8:42 pm

stemma… è sistemare!! 😀 che abbia bisogno di qualcosa per rimettere in ordine anche il vocabolario!!! 😀

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Vera Gennaio 15, 2016 - 8:46 pm

Grande Grazia!
Povera ragazza, quanta vita sprecata.

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Erbaviola Gennaio 16, 2016 - 6:53 pm

Vera, che bello rileggerti 🙂 Sì, il mio pensiero più frequente è stato proprio “quanto spreco”. Non solo le cose buttate invece che donate o riciclate, ma proprio uno spreco emozionale e sentimentale nei confronti della vita…

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Simonetta Chiarugi Gennaio 15, 2016 - 9:50 pm

ecco, ora leggerò con occhio ancora più cinico il libro! Sapevo che non mi avrebbe risolto il problema… che è forse quello che accomuna tanti creativi! 😉
s

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Erbaviola Gennaio 16, 2016 - 6:55 pm

Simonetta… ma viva i creativi! 😀 Io mi sono resa conto che una pulizia annuale dell’esubero di libri (DONANDOLI, non buttandoli) va più che bene e posso tranquillamente convivere con qualche pila di libri mentre sto lavorando, risistemandole solo a lavoro finito. Se guardiamo le immagini dei più grandi creativi, non assomigliano certo a quadrati di ordine nipponico, semmai l’esatto contrario!

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Simonetta Chiarugi Gennaio 15, 2016 - 9:50 pm

però quella giacchetta rosa confetto…
che invidia, devo solo buttare via qualche kilo

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Erbaviola Gennaio 16, 2016 - 6:56 pm

no dai ti prego… quella giacchetta rosa confetto è un cardine del suo marketing, studiata apposta per apparire una bimba deliziosa. Non è altro che una divisa 😉

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Francesca Gennaio 15, 2016 - 10:02 pm

AHAHAHAHA!!!!!! 🙂 grazie per avermi fatto fare quattro risate, ci voleva proprio!. Sento parlare di questo libro da mesi oramai, la gente è invasata. Mi sembra di rivedere quando è uscito “50 sfumature di grigio”. Tutti ha parlarne, come se fosse chissà che cosa, per non parlare del film. Io non ho acquistato nessuno dei due. Però devo ammettere, che è una gran bella lezione di marketing, su come vendere il ghiaccio agli eschimesi. Tanto di cappello. Se vedesse casa mia mi picchierebbe, io sono una casinista pazzesca 😛

P.S. Io parlo con i gatti e le piante forse devo andare dallo psicologo! AHAHAHA!!!! 🙂 buona serata

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Erbaviola Gennaio 16, 2016 - 6:57 pm

Parlare con i gatti e le piante fa benissimo sia a loro che a noi ^_^ E’ con gli oggetti inanimati e inorganici che bisognerebbe darsi dei limiti…

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Deanna Gennaio 16, 2016 - 12:39 am

Anche io mi sono divertita un sacco leggendo il tuo post (e anche il libro,ah ah ah!!!) ma devo confessare di aver trovato anche alcune cose per me(molto) utili: l’ importanza di circondarsi solo di quello che davvero amiamo – questa non era certo una novitá,ma mi è servito ricordarlo!-, il famigerato piegare in verticale e,soprattutto,il riordinare per categoria. Salverei queste tre cose,per tutto il resto…c’ è Fly Lady ? !

Deanna (ex disordinata cronica con tre figli in giro per casa)

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Erbaviola Gennaio 16, 2016 - 7:00 pm

Se una parte è servita, ben venga! La mia impressione però rimane che abbia preso tre paginette scarse di luoghi comuni sul riordino (anche l’allineamento verticale viene da altre fonti, non è una sua invenzione) e l’abbia stra-condito di follia pura per confezionare un prodotto di marketing che sembrasse nuovo e originale. Ma alla fine, appunto, cosa salvi? allineare le magliette in verticale (per chi ha i cassetti ikea) e altri pochissimi consigli che le riviste femminili si sono già sfiancate di riproporre- 😉

Reply
Chiaretta Gennaio 21, 2016 - 12:14 pm

leggo spesso, ma commento molto poco.
devo dire che sono morta dal ridere mentre leggevo l’articolo!! io il libro ce l’ho e l’ho letto (comprato come ebook quando era in offerta, non mi sembrava il caso di spenderci troppi soldi!)
come Deanna anch’io ho trovato degli spunti interessanti e soprattutto una lista da seguire per alleggerire la mia casa e liberare nuove energie! ma non ci penso neanche a piegare in verticale!!!
grazie davvero per le risate (solo chissà cosa avranno pensato i colleghi……)

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Giuliana Gennaio 16, 2016 - 9:45 am

Io ti ringrazio, davvero. Pensavo di avere una sbagliata concezione del “mettere a posto”. Farei anche una postilla all’autrice del libro, anzi tre. Primo; io mi reputo collezionista. Alcuni oggetti per me hanno un certo valore. Valore sentimentale, certo, e se venisse qua lei con mia madre sicuramente butterebbero via un sacco di cose. Ma io su quegli oggetti ci ho speso soldi, tempo, ricerche. Sono sicura che sono solo oggetti per altri, e che non servono a nulla se non come soprammobili ma io non mi pongo nemmeno il problema del butto o tengo. Li ho voluti nella mia vita e me li godo finché vivrò. Serconda postilla: “se hai libri che ancora non hai letto non li leggerai mai, perciò buttali”. Mi si sono rizzati i capelli in testa. A prescindere dal fatto che per me i libri sono sacri e al limite si donano in biblioteca, c’è qualche persona al mondo – non tanti, qualcuno – che lavora e non ha intenzione di buttare una cosa solo perchè non ha ancora il tempo di usarlo. Terza postilla: cos’è questa cosa del “butta”. Donare no? Dare via i vestiti alle onlus, dare via i libri alle biblioteche. Non una volta che questa cosa si sia letta nel famigerato libro. E se ne vanta pure delle quantità di immondizia che ha buttato. Grazie tante eh?! Il pianeta tutto ti ringrazia. Di una cosa sono felice: il libro non l’ho comprato, l’ho scaricato (e pagato poco). Di solito lo faccio a malincuore ma questa volta ho cliccato il CANC con soddisfazione. A qualcosa è servito.

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Erbaviola Gennaio 16, 2016 - 7:06 pm

Concordo in pieno. E sul “se hai libri che ancora non hai letto non li leggerai mai, perciò buttali”, io quest’estate ho riletto tutte le opere di Jane Austin, raccolta comprata anni fa e in attesa di un tempo lento. E’ arrivato e li ho letti. Anzi, averli lì fisicamente forse mi ha anche spronata a riappropriarmi di un po’ di tempo, perché li vedevo e pensavo “uff non ho tempo”. Alla fine è servito a trovarli. 🙂 Sto rileggendo tutta Virginia Woolf e ammetto quasi con orgoglio che i libri li ho sull’Ipad da mesi, stessa funzione: ogni volta che aprivo me ne ricordavo e secondo me sono state queste visioni a condurmi a trovare il tempo per leggerli 😉 Va bene non esagerare con l’accumulo, ma nemmeno il contrario 🙂

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Claudia_GranoSalis Gennaio 16, 2016 - 10:36 am

No, vabbè, non ci posso credere…pure io da mesi non faccio che vedere questo libro su tutti gli scaffali (dei supermercati e degli autogrill) e ne sento parlare dalla gente nei giri (rari) che faccio sui social…mi sapeva di gran trovata di marketing, in effetti, ma non credevo arrivasse a tanto. Non ne sono stata tentata nemmeno per un attimo (no, vabbè, forse un piccolo attimo sì), so che la mia battaglia contro il disordine è persa in partenza, so’ fatta così e basta…se e quando ho tempo libero mi piace passarlo a leggere un post esilarante come questo o fare altre cose ben più piacevoli dello stirare le magliette o impilarle in verticale (quando sono entrata in questa casa 4 anni e mezzo fa il mio padrone di casa, tra le dotazioni, ci ha dato ferro e asse da stiro: entrambi sono ancora incellophanati). E soprattutto ho il “magico potere”, questo sì, di trovare tutto quello che cerco anche nel mio delirio. Certo, mi piacerebbe essere più ordinata, perché questo caos mi mette un po’ di confusione anche nella testa e riconosco che quando metto a posto poi mi sento più rilassata e lucida. Ma sono certa di essere cento volte più sana ed equilibrata di questa pazza apparentemente zen! Altro che ordine, sai che delirio c’è in quella testa?! Ommioddio, non ci voglio nemmeno pensare. I miei traumi infantili devono essere nulla rispetto ai suoi.
E poi…ma che ci vuole un libro per mettere a posto casa? E sù…qui mi ricollegherei al tuo post sui guru di qualche tempo fa 🙂
Grazie cara Erbaviola, come al solito, mi hai fatta svegliare con belle e sane risate questa mattina!

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Erbaviola Gennaio 16, 2016 - 7:09 pm

Io Claudia ci tendo al mio “quasi-caos” nello studio e mettere a posto ogni tanto mi fa benissimo. E’ catartico, liberatorio. Per l’organizzazione, invece, è tutt’altro discorso: per lavoro, dovendo gestire anche altri professionisti, utilizzo da tanti anni un metodo americano che si è poi insinuato anche nella vita casalinga e … funziona. Senza grandi sforzi e senza parlare con l’asciugapiatti. 😉
Il post sui guru: sì, ecco. Hai colto in pieno la natura della consulente del riordino 😀 ciao cara!

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Silvia Ferrari Gennaio 16, 2016 - 6:45 pm

Ho trovato il suo articolo mortificante spezzante e intriso di una cattiveria gratuita , verso chi segue il medoto e verso l’autrice del libro . Tra ironia e disprezzo c’è una differenza enorme .

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Erbaviola Gennaio 16, 2016 - 7:19 pm

E’ questione di letture 🙂 La lettura è sempre un’interpretazione e dipende dal nostro modo di sentire, dalle nostre esperienze, dal nostro vissuto. Tempo fa ho visto uno spettacolo in cui Gioele Dix parlava di chi va a vivere in campagna. Io ho riso dall’inizio alla fine, ho trovato che avesse colto bene le idiosincrasie di chi come me ha scelto di lasciare Milano e vivere in campagna. Il giorno dopo, parlandone con alcune persone che hanno fatto la stessa scelta, mi sono resa conto che molti, come me, l’avevano trovato divertente mentre pochi altri si erano addirittura adirati, uno credo che gli abbia addirittura scritto. Eppure era lo stesso identico spettacolo.
Non era un caso però che alcuni l’avessero presa malissimo. Si erano sentiti insultati ed erano tutte persone che in genere vivevano con molta rabbia, se la prendevano per ogni cosa e vivevano convinti di subire continuamente delle ingiustizie. Si credevano vittime degli altri, della cattiveria degli altri, degli amici che non ci sono mai nel momento del bisogno, di questo e quello che gli parlavano dietro e perciò si sono sentiti vittime anche di un comico che non ha fatto altro che il suo mestiere: trovare il lato divertente.
Cara Silvia, c’è sempre un lato divertente, chi lo coglie non è cattivo, è solo una persona che ama ridere tanto di sé stessa che degli altri. Un abbraccio 🙂

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Claudia_GranoSalis Gennaio 17, 2016 - 9:23 pm

Quoto. Io qui ho trovato solo ironia, di disprezzo non ne vedo nemmeno un po’. E non perché sono una disordinata cronica e quindi non mi sento chiamata in causa, proprio perché non c’è.

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RobeDiRobi Gennaio 17, 2016 - 3:55 pm

Una cara amica mi manda questo link su fb, lo apro e scopro che è lunghissimo….le scrivo ” ma sei matta è lunghissimo non lo leggerò mai”
Bene non solo l’ho letto tutto, ma anche tutti i commenti!
Che risate, grasse risate, e poverina questa donnina in rosa confetto succhiato, lo psichiatra, uno bravo naturalmente, ne avrebbe da dire …perchè di patologia stiamo parlando e anche grave…a 5 anni leggeva riviste da donna….
Ma se ho lo scontrino dei primi acquisti il giorno dopo il matrimonio, avvenuto 25 anni fa, un paio di calze comprate quando ne avevo 14, ora ne ho 50…il frigo cosparso di bigliettini….il muro della cucina tempestato di disegni di bambini, tutti i bambini che passano da casa!
Mi sono persa l’immagine di ste magliette in verticale, ora cercherò anche questa!
L’ordine mi mette ansia…i mobili bianchi e vuoti sono facili da pulire, ma terribili da guardare, a mio avviso naturalmente!
BUTTAREEEEEEEE ma questa è veramente matta, mai buttare nulla…regalare, riciclare, ma buttare MAI!
Grazie, anche del cinismo, che nasconde un sacco di verità…io lo adoro!
Ciao

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RobeDiRobi Gennaio 17, 2016 - 3:57 pm

trovata la foto in verticale…era qui ma me l’ero persa…tutto li!!!!!

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Erbaviola Gennaio 17, 2016 - 6:18 pm

Prego Robi 😉 Concordo sui mobili bianchi che in alcuni casi però mi piacciono… e sì non è facile tenerli puliti 😀 Sul buttare, va proprio contro la mia natura ed è uno spreco enorme per il pianeta. C’è proprio un lungo pezzo nel libro sul perché bisogna buttare e non donare o riciclare… avevo i brividi!

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Elle Gennaio 17, 2016 - 8:26 pm

Che spasso! Ho riso tantissimo!!!!!!!!!!!!!!!

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Erbaviola Gennaio 19, 2016 - 5:37 pm

grazie Elle 🙂

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Vale Gennaio 18, 2016 - 4:02 pm

Sì, buttare perché, in parole povere, terra terra, parafrasate, se non butti continuerai a pensarci, e pensandoci non te ne libererai mai veramente, e inoltre non è bello scaricare il tuo disordine su altre persone e renderle disordinate quanto te per diventare tu ordinata. In soldoni, questo è quello che ho capito. La mia faccia era un totale WTF. Alla faccia del discorso sulla negatività (psicologica ed ecologica) dell’accumulo (perché in discarica non è accumulo, no, e l’inceneritore non accumula gas nocivi, no, mica). Bah.
Potrebbe essere divertente e innocua, ma non lo è, innocua, dico. Già la gente butta via la roba con troppa facilità, a mio parere.

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Erbaviola Gennaio 19, 2016 - 5:38 pm

Sì, infatti. Baratto, scambio, dono, vendita… sono mezzi migliori che intasare le discariche o riempirsi la casa di cose.

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Alessia Gennaio 18, 2016 - 4:43 pm

Io ti adoro. Semplicemente.

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Erbaviola Gennaio 19, 2016 - 5:41 pm

Grazie! 😀 Mi aspettavo tante critiche per aver osato smitizzare la Kondo, invece si stanno riunendo i miei simili, che bello!

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Yaoji Gennaio 18, 2016 - 8:08 pm

Carissima, volevo risponderti l’altro giorno, ma poi mi sono detta di aspettare che passasse sabato. Ora ti racconto perché.
Premesso che ho comprato il libro per regalarlo a un’amica e poi, ero in albergo da sola, l’ho letto tutto d’un fiato. I miei commenti sono stati moooooolto simili ai tuoi, mi sono rotolata dalle risate in certi punti.
Eppure…
eppure l’idea di una casa in ordine che non si “disordina” mai più, mi attraeva.
E dunque, veniamo a sabato…
Ho deciso di fare lo spoglio dell’armadio, ho fatto il trasloco l’anno scorso e avevo già passato per le armi un po’ di vestiti, ma sentivo che era venuto il momento di rimetterci mano, in più ho trovato un paio di scatole ancora da aprire.
Nella mia ultraquarantennale vita ho fatto lo spoglio più e più volte, una delle cose che odio di più al mondo, nonostante questo non ha mai funzionato molto bene. Ti dico solo che avevo ancora il maglione rosa fosforescente così di moda negli anni ’80!
Per farla breve: 6 sacchi di vestiti da dare via, quasi tutti riutilizzabili (i vestiti, non i sacchi). Ogni maglia, camicetta, gonna, vestito, pantalone l’ho ringraziato per il servizio che mi ha dato in questi anni e quando l’ho messo nel sacco, mi sono sentita leggera.
L’armadio rigestito completamente e, ahimè, quelle bastarde di magliette hanno davvero un punto magico che le tiene su.
Quindi, che dire… continuerò in questo processo che lei propone essere di massimo 6 mesi, passando per le armi libri, carte, ricordi, scarpe, borsette e sciarpe, non necessariamente in quest’ordine.
Riderò facendolo e prendendomi sonoramente in giro.
Tra un anno ti dirò come va…
Se leggerai di una pazza che per Murisengo va in giro a parlare con i gatti e gli alberi… avrai idea di chi è.

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Erbaviola Gennaio 19, 2016 - 5:45 pm

Ecco confermi in parte la mia idea: si possono adottare le tecniche di decluttering, che sono presenti in tutti i libri sull’argomento, anche in maniera più articolata. Meno, molto meno, quelle assurde di parlare quotidianamente con la casa e gli oggetti. Se togli questo, che è il rivestimento marketing dell’operazione Kondo, ti resta un librino di decluttering che raccoglie le basi del vivere leggeri. Quindi: ottimo che abbia funzionato, ma gatti e alberi sono organicamente vivi. Per seguire il metodo Kondo devi parlare con gli organicamente inerti: calzini, pantaloni, cappelli, casa, scarpe, padelle… non credo che poi ti resterà tempo per uscire 😉

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Rosy Gennaio 18, 2016 - 9:57 pm

No, dai… Tra poco dovrò traslocare e sono letteralmente terrorizzata dalla quantità di roba che dovrò sistemare in una casa più piccola! Ho iniziato il libro con la speranza di trovare un aiuto, ma, sinceramente, non riesco a continuare a leggerlo e cercavo di convincermi a farlo. Ora mi hai fatto crollare le speranze, ma in compenso mi sono fatta un bel po’ di risate e anche quelle non guastano mai! Grazie! <3

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Erbaviola Gennaio 19, 2016 - 5:45 pm

Magari posso rimediare con un post sul come traslocare senza stress? 😀 L’ho fatto una quantità di volte.

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Rosy Gennaio 19, 2016 - 6:02 pm

Sisisisisisisissssssiiiiiiiiiiiii!!! 😀

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Daniele Gennaio 19, 2016 - 1:56 pm

Caspiterina!!!! 80 commenti!!!! Io fossi in te farei mi butterei a pieno sul post-satira o satira-post 🙂
Complimenti per post!!! Divertentissimo.

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Erbaviola Gennaio 19, 2016 - 5:48 pm

Grazie Daniele… non che sia così insolito per questo sito, fosse questo il parametro dovrei buttarmi su altri argomenti 😀 Ci sono post che arrivano sui 160 commenti (tolti quelli che cancello per evidente spam, tipo “Bellissimo questo post, guarda anche il mio sito xxxxxxxx.xxx 😀 )
Ma in effetti farebbe bene a me fare più post per la categoria Ridendoci sopra… provvederò 😉

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Annalisa Gennaio 19, 2016 - 2:19 pm

Mi associo a Daniele. Complimenti per il post, mi sono troppo divertita! Anche perchè solo ad averne sentito parlare del libro di Miss Kondo mi era venuta l’orticaria. Per tutte le ragioni che tu hai molto ironicamente elencato. Questa volta ti se davvero superata!

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Erbaviola Gennaio 19, 2016 - 5:51 pm

Grazie Annalisa… come ho risposto a Daniele, allora provvederò a scrivere di più qui quelle cose che di solito riservo a una chiacchierata con gli amici.

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Cristina Gennaio 19, 2016 - 2:33 pm

Post limpido e dritto al punto.
Ancora rido, e ridendo rifletto che prendere in modo maniacale delle indicazioni che chiamerei consigli della nonna non cambia la vita di nessuno.
Come dice un saggio “qualcuno ha preso troppo alla lettera la frase ‘un libro salverà la tua vita’!”
Ciao

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Erbaviola Gennaio 19, 2016 - 5:52 pm

Ciao Cristina, grazie. Sì, forse il problema è proprio prendersi troppo sul serio con questo tipo di argomenti… soprattutto le donne che con queste signorine Kondo arretrano di cent’anni! 😉

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Simone Gennaio 21, 2016 - 11:50 am

Complimenti per l’articolo e per il sito, stiamo ridendo in ufficio! Mia moglie leggendolo aveva riso per le stesse frasi che hai riportato, però i tuoi commenti sono geniali! Regalato per natale da una sua amica… ci abbiamo riso un po’, poi è finito nel cesto dei baratti. Dovresti scrivere dei libri comici!!!

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Simone Gennaio 21, 2016 - 11:51 am

Scusa ho inviato prima di finire: ringraziamenti da tutto l’ufficio, ci hai cambiato la giornata. Simo

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Grazia Gennaio 21, 2016 - 9:26 pm

Grazie Simone e grazie anche al resto dell’ufficio! Stimolare una risata è un grande privilegio.
In quanto ai libri… io li scriverei anche, ma il problema è pubblicarli! Agli editori piaccio solo in veste di redattore di manuali. E’ un settore in cui se sei competente scrivi, quindi ci sono meno figli-di-amici-di-parenti-di. Per pubblicare altro, che sia un romanzo o un “libro comico”, come dici tu, bisogna percorrere delle vie che non sono percorribili da tutti 😉 Tanto per fare un esempio… quando il “fenomeno letterario dell’anno” dice che ha solo inviato i primi tre capitoli alla Rizzoli e l’hanno scoperto così, tu prova a chiedergli l’indirizzo della Rizzoli a cui mandare i tre capitoli. Se te lo dice, mi dai la dritta e gli mandiamo il libro comico. 😉 … è un po’ come il punto magico delle piegature della Kondo: o sei una delle due che trovano il punto magico, o passerai il resto della vita nell’oblio.

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vicky Gennaio 28, 2016 - 10:12 pm

Hahaha Grazia mi fai sempre morire dal ridere! Grazie mille ?

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Valentina Gennaio 31, 2016 - 11:07 pm

Oddio sto ancora ridendo! Vorrei comprarlo solo per gustarmi di persona queste “illuminanti” parole, ma so che aspetterò che la biblioteca di Imola se ne rifornisca.
..e così intanto eviterò di intasare la mia casa con anche questa roba.
Più “Kondo” di così…!
Grazie!

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Barbara Febbraio 5, 2016 - 8:27 pm

Partiamo dal presupposto che i metodi mi annoiano. Chiunque mi dica di seguire una determinata metodologia ha come unico risultato una serie di sbadigli…ma tutti mi dicevano, conoscendo casa mia, di comprare il libro, di leggerlo, che era fantastico. Sapendo già come sarebbe andata a finire il libro l’ho letto, ma in e-book, almeno non ho nessun albero sulla coscienza. Oh Gesù, che due marroni. Sta giapponesina pazza ha avuto il pregio di farmi venire un paio di idee su come monetizzare certe mie ossessioni, se non altro, ma io di parlare con quelle tre magliette che ho, ho di spendere il mio prezioso tempo a ordinare cassetti quando il mondo è pieno di libri da leggere e musica da ascoltare… no, no, no.
Grazie per aver messo nero su bianco praticamente ogni mio pensiero fino all’ultima riga, credo che spammerò questo post tra tutte quelle amiche che hanno riempito Instagram di foto di cassetti ordinati. Perché oltre ad ad essere disordinata sono malefica!

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irene Febbraio 8, 2016 - 11:03 pm

Eri come Matilde di Roahl Dahl! 🙂 Anch’io ero un’affamata lettrice, da qualche anno mi sono impigrita

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La Rapa Fenice Febbraio 9, 2016 - 1:27 pm

Ho molto molto molto riso per questo articolo 🙂 .
Guarda, io ho letto il libro della Kondo durante una vacanza natalizia super rilassante sui monti con amici. È stato uno degli argomenti preferiti delle conversazioni serali davanti alla fonduta. Io leggevo e riportavo loro la pazzia del capitolo appena finito. Sono rimasta disgustata nel punto in cui diceva che lei strappava le pagine dei libri per conservare solo i pezzi belli così prendevano meno spazio O_O. Era come una vivisezione nella mia mente, un orrore. Follia davvero. È una folle che cavalca un’ondata di moda, non c’è che dire.
Devo dire che però io con il decluttering e il de-owning sono molto d’accordo. Li amo, al punto di sentirli proprio come filosofia, sì. Ma Marie Kondo non c’entra nulla, di certo. L’unica nota positiva è che si spera che aiuti la gente ad avvicinarsi a certi concetti, ma che poi la gente sia abbastanza intelligente da “sfoltire” i concetti validi e quelli meno.
Un saluto 🙂

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stefania Maggio 10, 2016 - 11:20 am

Adesso muoro dalle risate!!!!
SEI TERIBBILE!!!!!
p.s.
io libro l’ho comprato e letto…l’ho trovavo alquanto delirante..ma anche divertente…e comunque da allora non mi fermo più.. butto tutto!! Aiutatemi forse sono posseduta dalla Kondolite!!
Baci
Stefania

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Manuela Agosto 13, 2016 - 3:47 pm

Ciao, sarà che amo la cultura giapponese non ho trovato nulla di folle in Marie Kondo e nella sua passione per il riordino. Poi le passioni non hanno spiegazioni. Trovo molto vicino il suo pensiero alla cultura animista del suo popolo e sebbene non abbia iniziato la maratona del riordino mi sento molto ispirata dopo aver letto il libro. Io ho sempre amato gli insetti e gli animali e già da piccola avevo i miei allevamenti in casa. Sono pazza o strana?Konmari amava le pulizie da quando era piccola? Forse siamo più sessiste a deriderla che a vedere in lei una persona che è realizzata perché è e fa ciò che è nella sua più profonda natura.

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Grazia Cacciola Agosto 14, 2016 - 6:37 pm

E’ un pezzo satirico. Ed è la Kondo semmai a bollare come malate di mente le persone non organizzate o che non hanno la sua passione per l’ordine. Dal mio personale punto di vista, va bene tutto quello che fanno le persone se le rende felici e non lede gli altri. Se invece additano gli altri diversi da loro come psicopatici perché non fanno come piace a loro, uniformando il mondo a un’immenso confetto succhiato ma ordinatissimo… allora mi dà noia. La Kondo mi ha annoiata additando i disordinati come malati di mente. E pensa che io sono una persona piuttosto ordinata, metodica e parecchio organizzata… ma mi è parsa solo un fenomeno gonfiato che vendeva fuffa per donnette. O forse semplicemente molti di noi non sono in target per questi fenomeni di marketing femminile 🙂

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Nellina Settembre 13, 2016 - 11:08 pm

Ho trovato quest’articolo per caso è mi son fatta un sacco di risate perchè hai saputo scrivere in modo simpaticissimo molto di quello che ho pensato anch’io leggendo il libro che mio figlio mi ha regalato perchè, dice, che non butto mai nulla e dovrei iniziare a farlo visto che tra non molto dobbiamo traslocare. Io ho avuto un senso di pena per ‘sta povera bambina che si ostina a far la grande leggendo i giornali di mamma, che sta sempre a riordinare…”ma fatti ‘na vita!” sarebbe il commento più immediato. Comunque alla fine ha messo su un business che l’ha ripagata di tutte le cattiverie che sicuramente i suoi compagni di classe hanno detto di lei (però se li cercava proprio). Io ho iniziato a selezionare qualcosa da eliminare, più che altro abbigliamento ma è una cosa che già facevo periodicamente solo che adesso sono stata un tantino più drastica. Purtroppo ormai manco la Caritas li vuole visto che non sanno più dove mettere le montagne di vestiti che arrivano… che abbiano letto in molti questo libro? Insieme ad altre cose che ho scartato perchè dopo un po’ ti rendi conto che la yogurtiera è inutile, il tostapane che fa saltare le fette non è più usato dai ragazzi ormai uomini, decine di vassoi e teglie dimenticate dagli amici dei miei figli durante le varie cene che nessuno più si ricorda di chi siano ecc. hanno quasi riempito il garage così ho smesso di far ordine. Però ci tengo a dire che in un altro trasloco ho fatto molto ma molto di più senza leggere il libro (la Kondo al tempo era forse nella fase “butto la giacca della mamma che sta nel ripostiglio”, giacca che la poveretta aveva malauguratamente messo da parte perchè forse da cerimonia per non unirla ai vestiti giornalieri). Però dopo di molto mi sono anche pentita perchè ho regalato cose che poi ho dovuto ricomprare o che non sono più in commercio e i miei figli ci tenevano come i primi deliziosi sacchi a pelo del campeggio sostituiti con degli anonimi Ferrino. Per le magliette son d’accordo no stanno in piedi! anch’io ne ho così poche che nel cassettone enorme non sapevano dove appigliarsi per non ammosciare così le ho messe arrotolate una dietro l’altra come fa mio figlio quando prepara i bagagli per i suoi viaggi e anche le sciarpe leggere che ho infilato in verticale una bella scatola così le vedo al volo quando debbo scegliere. Aborrisco l’idea delle scatole da scarpe, se voglio circondarmi di bellezza con tutte le belle scatole che vendono devo proprio usare quelle delle scarpe? Alla fine fa un tantino riflettere ma sopratutto come fanno i giapponesi a vivere in case piccole, addirittura in stanze? Felice di essere italiana! ciao Nellina

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Grazia Cacciola Dicembre 20, 2017 - 7:17 pm

Ciao Nellina, perdonami se mi era sfuggito il tuo commento, l’ho letto solo ora. Intanto grazie della condivisione della tua esperienza! In effetti quella delle scatole da scarpe per i cassetti è la meno comprensibile del libro, proprio dopo aver parlato abbondantemente di bellezza e cose belle! E io dovrei mettere la mia biancheria in una scatola che non solo conteneva scarpe, ma sarà anche stata spostata di magazzino in magazzino prima di arrivare a me! No, non ce la posso fare- Personalmente, avendo dei mobili antichi (recuperati), che quindi hanno cassetti più profondi di quelli moderni, ho risolto mettendo dei banalissimi separatori di stoffa che al cambio stagione vengono lavati, credo che ormai abbiano almeno 17 anni…
Un abbraccio grande e viva le mamme che mantengono anche la memoria storica della famiglia (senza soccombere al caos, naturalmente!) 🙂

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Luisanna97 Dicembre 20, 2017 - 5:06 pm

Grazia sei stata illuminante!

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Grazia Cacciola Dicembre 20, 2017 - 7:10 pm

Grazie! 🙂 Credo solo di aver dato voce a tanti che hanno pensato le stesse cose leggendo il primo libro della Kondo.

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Grazia Cacciola Dicembre 21, 2017 - 4:34 pm

Commento errato: a quanto pare si stava rivolgendo a una persona che con nome e email fasulle aveva lasciato un commento delirante pieno di parolacce. LOL

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Grazia Cacciola Dicembre 20, 2017 - 7:09 pm

Per la signora che ha lasciato un commento lungo due chilometri pieno di insulti che lei ha inteso come intelligente e illuminata analisi del mio essere senza conoscermi e senza aver letto nulla: almeno lo faccia con un nome reale e un indirizzo email reale.
Non cancello nessuno di solito, ma se mi lascia una sequela ridondante di informazioni sul quanto sia idiota secondo lei e lo fa in modo anonimo, sotto falso nome, dimostra solo due cose: viltà e un sacco di tempo da perdere. Due cose che qui nessuno ha bisogno. Cari saluti 🙂

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Luisanna97 Dicembre 21, 2017 - 4:13 pm

Veramente parlavo di xxxx xxxxxx… è cafona ma sono daccordo sul fatto che dice che tu se dici che è solo marketing il libro allora lo è pure l’autobiografia della Komdo. Se e falso allora perchè vantarsi di non essere come la Kondo da piccola?

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Grazia Cacciola Dicembre 21, 2017 - 4:24 pm

come sia questa persona,è un’opinione tua e non mia, ho rimosso il nome perché la persona in questione ha lasciato un’email falsa e un nome falso che corrisponde a quello di una nota giornalista Rai. Io pago già 170 dollari al mese per il server di questo sito (no, non posso farlo gratis perché lo farebbero chiudere dopo due minuti). Non voglio anche pagare delle querele per insulti che non sono partiti da me.
Quando la persona avrà il coraggio di scrivere firmandosi con il suo nome vero e lasciando un’email reale, allora forse l’ascolterò. L’altro problema era il turpiloquio che su questo sito non è assolutamente tollerato. Davanti all’ineducazione, non ho tempo da perdere. Tu puoi continuare a pensare che sia censura, liberissima.

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Luisanna97 Dicembre 21, 2017 - 4:16 pm

Per me dovevi lasciarlo ma accorciato . Se no così è censura pura. Così dai ragione a lei che hai paura che lo leggano! ; ) Un bacio!

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Grazia Cacciola Dicembre 21, 2017 - 4:31 pm

Intanto chi l’ha lasciato prenderà una querela da me, chi sia questo intelligente navigatore lo chiarirà la Polizia Postale. Io non sono qui a tagliare commenti in modo che sembrino meno stupidi o meno ineducati. Questa è casa mia: se entri segui le regole di educazione di base, non c’è spazio per il turpiloquio e l’ineducazione. Altrimenti vai fuori, non sto a tagliare e modificare.
Siccome il commento di cui parli è stato letto per ore ed è arrivato a tutti quelli iscritti a questa discussione, il danno lo ha fatto comunque e ne pagherà le conseguenze. Ma non perché mi abbia dato torto: basta navigare questo sito per vedere quanti commenti contro e discussioni ci siano. Ma educate. In modo educato, possiamo discutere di tutto. Se qualcuno passa il limite utilizzando un linguaggio volgare e fuori luogo, la porta viene chiusa. Se non vi va bene, ci sono milioni di siti da navigare oltre a questo e centinaia di siti che amano questi litigi perché gli alzano il traffico. Io non ne ho bisogno e nemmeno chi passa di qui.

A margine, scrivere una sequela di insulti chiudendo poi con ‘non cancellare, fai vedere che’ è un metodo dialettico da bifolchi all’osteria numero nove. Non solo non abbocco, ma sono stupita che lo abbia fatto tu. Un bacio 🙂

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Luisanna97 Dicembre 21, 2017 - 4:31 pm

Comunque è vergognoso che abbia messo un nome falso della giornalista. Forse pero è una omonima

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Luisanna97 Dicembre 21, 2017 - 4:37 pm

Io penso che la querela sia esagerata. Penso che il danno sia solo per lei che non è così a posto con la testa. Prendertela con una eventuale malata di mente mi pare eccessivo. Lasciala perdere. Magari ha traumi familiari o è depressa.

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Grazia Cacciola Dicembre 21, 2017 - 4:48 pm

E come mai tutto questo improvviso buonismo? 🙂

Se vuoi te lo spiego io. Stranamente, per un caso che chiariremo se credi con la Polizia Postale, il tuo numero IP è identico a quello della persona che ha lasciato quel commento. In pratica sono partiti dallo stesso computer. Se così fosse, il fatto di usare nomi e email fittizie, il far finta di essere altra persona per insultare qualcuno online ecc. rientrano nelle pratiche di cyberbullismo.
Ora possiamo fare così: se non è vero che siete la stessa persona, stai pure serena che non ti succede nulla. Io consegno tutti i log del sito al mio avvocato che provvede alla querela e sarà la Polizia Postale ad accertare chi ha scritto cosa e chi c’è dietro questi account con identico numero ip.
Oppure, puoi scrivermi via email entro domattina scusandoti.

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Grazia Cacciola Gennaio 11, 2018 - 7:34 pm

Comunico che la persona sopra – che in realtà interpretava due persone, una che mi insultava fingendosi una nota giornalista e l’altra che le dava ragione (luisanna 97)- è stato contattato e dopo una ventina di versioni diverse e dell’accaduto, dopo essere passato da povero studente, a ragazzo bullizzato, a povero disoccupato e infine a figlio di un genitore preoccupato che mi ha scritto a sua volta, ha forse capito che non viviamo più nell’epoca in cui si insulta online e non si viene rintracciati.
Personalmente, gli auguro, chiunque sia davvero, di aver capito molto di più della vita e di sfruttare bene l’occasione che ha avuto di non essere perseguito/a legalmente.

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Maggie Novembre 1, 2019 - 12:45 pm

In assoluto, la migliore critica/recensione sul metodo Kon Mari che abbia letto fin’ora! Appoggia pienamente il mio pensiero e mi fa un gran piacere che in mezzo a questa folla di fedeli seguaci c’è qualcuno che la pensa come me :-))

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Grazia Cacciola Novembre 24, 2019 - 1:15 pm

Grazie cara Maggie! Allora ti farà piacere sapere che presto tornerò a parlare del metodo Konmari… ho avuto il coraggio di guardare la sua serie su Netflix! (ero malata)

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Lara Luglio 7, 2022 - 12:44 pm

Ho visto la serie tv, è effettivamente ipnotica, mi sono vista non so quante puntate di gente che puliva casa senza sapere perché lo stessi facendo, ma mi piaceva, effettivamente mi piaceva forse proprio quell’illusione che tutto potesse essere in ordine e che questo potesse in qualche modo gettare la sua influenza su tutti gli aspetti faticosi, incontrollabili, sudati e sanguinanti, della vita come è realmente. Ma sapevo che si trattava di un inganno, di una carriera costruita su una cosa che può somigliare ad una nevrosi. A questo punto però devo fare i complimenti a chi ha questa straordinaria capacità di sublimazione e di sfruttamento in positivo delle proprie peculiarità, finanche delle proprie malattie mentali. Ma si tratta pur sempre di una nevrosi, bisogna ammetterlo. E poi una cosa davvero tremenda era che i personaggi della serie buttavano di tutto, buttavano quintali di oggetti, persino i libri buttavano, orrore, e non una parola spesa per dire alle persone che sarebbe meglio non comprare affatto, dotarsi del minimo indispensabile per non dover passare attraverso questi gli strazianti addii sussurrati ai chili di vestiti dismessi.

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GRAZIA CACCIOLA Luglio 7, 2022 - 6:24 pm

Sì, hai ragione Laura, anche io vengo puntualmente colpita da quanto spreco prevedano questi programmi e… quanto ne insegnano! Sono pessimi esempi e l’unica cosa che possiamo fare è dare esempi migliori e continuare a parlarne, anche sdrammatizzando 🙂 Un abbraccio!

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