La differenza tra una persona frugale e un povero? Tra povertà e frugalità? Tra mancanza di mezzi e decrescita? Chi la conosce?
Molti sembrano non afferrare questa differenza. Forse parte della colpa, parlo dell’Italia, sta nel fatto che come decrescitori si identifichino per primi certi soggetti, giornalisti e scrittori, che parlano incessantemente di decrescita ma non la attuano affatto. Oppure dipende dal fatto che il concetto è entrato a far parte di alcuni circoli radical-chic che ne hanno fatto la propria bandiera ma che continuano a vivere e apparire esattamente come prima: intellettuali benestanti e agiati, con abitazioni cittadine riscaldate a gas fossili, che al massimo fanno il pane in casa e impestano facebook con i loro “esperimenti” di panificazione gloriosa in forno elettrico… ora sì che il pianeta è salvo!
Lo dico non tanto per puntare il dito contro questi verbalizzatori della decrescita, quanto per darmi una spiegazione sulla confusione che regna tra le persone nomali nel distinguere tra chi, senza volontà di sorta, si è ritrovato senza mezzie chi, come noi, ha deciso di vivere in un altro modo, con meno mezzi ma più sostanza. In pratica, è difficile la distinzione tra chi è povero e chi decide di vivere in modo frugale, di decrescere, e lo fa con precise idee che vanno dalla sostenibilità personale al pesare meno sull’ambiente.
Ma siamo in un momento di cambiamento, sta a noi far capire dov’è e qual’è la differenza. Pensandoci, mi sono ricordata di un episodio buffo che mi è capitato anni fa e che ora mi fa ridere. Io, come ormai sanno anche i sassi, lavoro in uno studio situato al piano di sopra della mia casa. Mi occupo, per farla breve, di architetture di contenuti online. Ok, si siti internet. Sì, so che sono tutti convinti che anche il nipote in prima media sappia fare un sito internet, se non addirittura voi stessi nel tempo libero, ma da questa parte del monitor capita che certi siti internet necessitino la professionalità di una ventina di persone o più. Non questo blog ma altri siti sì. Così, grazie al fatto di aver passato molto tempo a studiare e praticare la materia in alcune grosse aziende, ora riesco a fare lo stesso lavoro di progettazione e gestione del team da casa mia, pur lavorando maggiormente con aziende straniere. Il che, a mio esclusivo parere, è uno dei risultati migliori che ho ottenuto nella vita finora.
Agli occhi di molti però rientro invece in una delle seguenti categorie. La prima, la categoria più buonista: sono una beata mantenuta a casa a curare i fiorellini per hobby, così pigra da non volere nemmeno dei figli. La seconda, il giudizio divino: sono una povera derelitta caduta in disgrazia, una disoccupata cronica che si arrangia alla meglio con lavoretti di scarsa qualifica.
E da quest’ultima categorizzazione si è originato anche un episodio buffo. Qualche anno fa, quando vivevamo ancora nella terribile terra pavese – la terra delle Mercedes in cento comode rate perché l’importante è apparire – e conducevo la mia vita incomprensibile ai più, ho ricevuto una proposta di lavoro. Un giorno passo a trovare i miei suoceri e mi allungano il biglietto di una loro amica: “Ha detto Tizia che questa azienda sta cercando persone come te“. E lì si è generato l’equivoco.
Io per “persone come te” ho capito: content manager, project manager, copywriter, al limite redattori, giornalisti, autori. Così ho telefonato convinta di parlare con una casa editrice o una web agency, una internet company. Una rivista di settore, almeno.
Il tizio dall’altro capo del telefono mi ha spiattellato una presentazione di quelle assolutamente vuote e adatte a ogni azienda, in cui non si contavano le parole “innovativo”, “forte ascesa” e “branding“. Ok, mi son detta, gli serve decisamente un copy, andiamo a sentire. Mi sono presentata all’appuntamento in tenuta cittadina tailleur-tacchi e con il mio portfolio pronto sul portatile. Ed era un colloquio per venditori porta-a-porta di aspirapolvere.
Me ne sono andata, stizzita verso la persona che aveva elaborato così tanti pensieri sulla nostra supposta povertà, fino al punto da pensare che vivessi nella disperazione della disoccupazione, al punto di propormi un lavoro di venditrice porta a porta! Con tutto il rispetto per chi fa questo lavoro seriamente, ma sapete anche voi che ci approdano una quantità di disoccupati senza più speranza. Quindi perché proporre me che un lavoro ce l’avevo? Non era di suo gradimento? Pensava che guadagnassi troppo poco in base al non andare in giro firmata da capo a piedi e con i capelli fritti da quattro tinte al mese?
Ho pensato di dirle qualcosa di epocale, ho pensato a una frase che la facesse sentire una caccolina secca, ma poi mi sono resa conto di una cosa più importante. Mi stavo preoccupando della valutazione di una donna mantenuta per tutta la vita dal marito che come unico interesse ha i pettegolezzi del paese. Non avrebbe mai capito, nemmeno se avessi partorito la frase migliore del mondo. Ai suoi occhi, se hai i soldi ti compri una borsa Vuitton, se non li hai stringi i denti e cerchi di comprartela lo stesso. Cosa vuoi far capire a una con questa logica?
Ho lasciato perdere. Oggi l’episodio mi fa ridere e lo citavamo a cena proprio ieri sera: ti ricordi quella volta che mi sono presentata con il portfolio ed era un colloquio per rappresentanti di aspirapolvere?
L’importante è quello che capiamo noi. Come ci percepiscono gli altri, ricchi o poveri, intellettuali o ignoranti, pigri o laboriosi, sarà sempre e solo un loro problema. Non nostro.
Queste persone che giudicano, passano la vita a spendere soldi che non hanno ancora guadagnato per comprare cose che altri gli hanno imposto di desiderare, il tutto per farsi accettare da gente che come loro cerca di restare a galla in questo gioco infinito di apparire come e di più di altri. Io da questo gioco sono uscita molti anni fa. Non ci rientro.
Non capiscono chi è un decrescitore e la loro mente limitata gli fa elaborare solo che siamo poveri perché non abbiamo il Mercedes a rate. O dei lazzaroni perdigiorno perché non passiamo otto ore a settimana in trasferimenti da pendolari. E allora? Problemi loro. Non ci possiamo far carico dell’ignoranza altrui.
L’unica persona di cui temo davvero l’opinione sono io. Ma una volta che io sono soddisfatta, non c’è davvero nessun altro da accontentare. Per me la frugalità non è solo il possedere poche cose. E’ avere tutto quello di cui si ha bisogno davvero e nulla di quello di cui non si avrebbe bisogno ma che altri vogliono imporre di avere per annetterti a un certo ambiente. La frugalità mi permette di crescere nel mio essere, libera dalle zavorre dell’apparire.
E a dirla tutta, credo di essere anche più ricca di molte di queste persone: ho tutto quello di cui ho realmente bisogno, non ho debiti, non ho carte di credito, non ho mutui. E ho molto tempo libero, che dedico al fare ciò che mi piace, senza aspettare la pensione. Frugalità, non povertà.
Chi è il povero ora?
—-
Ne approfitto per segnalare a chi ancora non lo sapesse ed è in zona, che domenica 26 aprile sarò a Ethic Street con una veloce conferenza alle 17.30 “Autoproduzione e decrescita: la rivoluzione autonoma per una battaglia globale“. qui tutte le informazioni
39 Commenti
Sì, il problema è che anche in cert* intelletuali di sinistra permane questa confusione, e lì è un po’ più grave, perché poi sono quell* che vanno a cadere nelle braccia dello “sviluppismo”: a “Fahrenheit”, tempo fa, si parlava di non so quale personaggio che – diceva l’ospite – sarebbe stato contrario ai discorsi sulla decrescita perché aveva conosciuto la povertà, appunto.
sì, ci sono anche questi. Ma ritengo che ci siano a fronte di altri intellettuali o presunti tali che parlano di decrescita e vivono esattamente come le masse che criticano. Come sempre in Italia, se tu fai un discorso serio, c’è sempre qualcuno pronto dietro l’angolo per impossessarsene e renderlo una cretinata.
Sì, appunto, una cosa è fare una domanda, per capire meglio, un’altra sciogliere un po’ di veleno nel tè, tanto per vedere l’effetto che fa.
bella questa Ale, mi piace molto l’espressione “sciogliere un po’ di veleno nel tè, tanto per vedere l’effetto che fa”, rende molto bene l’idea.
Fantastica! 🙂 condivido tutto ciò che dici, sono stanca della società che ci impone, di dover avere nuovi bisogni altrimenti non si vive. Io ho la patente ma non ho l’auto di proprietà, e vivo benissimo così, mi sposto con i mezzi pubblici, anche se ce ne vorrebbero di più, e alle volte ho problemi. sono gli altri che mi fanno pesare, il fatto di non avere una macchina. O di non fare o avere altre cose…. purtroppo si misura tutto con l’avere, il possedere oggetti. Mi fanno tanta tristezza.
Buona serata Grazia
Forse dipende anche dal fatto che attiriamo maggiormente gente di un tipo o di un altro. Da quando sono riuscita a ignorare questi commenti o a ridergli apertamente in faccia, si sono come dileguati e ho rapporti maggiormente con persone di altro tipo. Quando si cambia, cambia anche chi ci circonda e non tutti sono pronti ad accettare una tua crescita. Anzi, molti vorrebbero il contrario, è il modo più semplice per sentirsi migliori: trovare qualcosa da criticare negli altri o che gli altri falliscano. 🙂
Oddio, ecco, arrivo appena dopo il commento arrogante e maleducato, riuscirò a risollevare il livello? 🙂
Giustissimo il tuo discorso, mi trovi completamente d’accordo. Ognuno poi ha i suoi confini rispetto a quanto in là vuole spingersi con un discorso di questo tipo: c’è chi alla macchina non può proprio rinunciare (e tu che vivi ancora più sperduta di me penso puoi capire!), c’è chi mette in allerta gli amici prima del compleanno perchè gli facciano solo regali “utili”, c’è anche chi magari la borsa di Vuitton la vuole davvero, non per desiderio imposto ma perchè gli piace tanto, ma che per il resto vive 100 volte meglio e in modo più sostenibile degli intellettuali della decrescita in tv. Conosco anche persone onnivore che vivono a impatto enormemente più basso di tantissimi vegan metropolitani e non.
La storia degli aspirapolveri è allucinante! E spiega alla perfezione come il concetto di frugalità possa essere completamente frainteso.
Peccato sia proprio domenica 26 il tuo intervento, Montevarchi non è affatto lontano da dove abito, ma ho tutto il weekend impegnato in corsi…ti avrei vista volentieri, sarà per la prossima!
Ops, pensavo che il mio commento andasse in coda, invece è finito qui in mezzo! Francesca, parlando di commento maleducato non mi riferivo assolutamente a te, sappilo 😉
😀 non ti preoccupare Claudia! anche io pensavo che il mio commento andasse in coda, e invece me lo sono ritrovato in mezzo!. 😉
eh qui mi sa che cancellando un paio di commenti deliranti di una signorina, si è scompicciata tutta la sequenza 😀 (scompicciato = termine tecnico professionale informatico eh)
L’essere vegan non significa vivere a basso impatto. E’ come dire ‘conosco tanti studenti che hanno scarpe più belle di produttori di scarpe’. Per la maggior parte essere vegan vuol dire esclusivamente non mangiare prodotti animali, non sono in cerca della sostenibilità. Io non faccio testo 🙂 Come non faccio testo purtroppo tra chi si occupa di decrescita ma continua ad essere onnivoro o al massimo vegetariano. Così come nessuno che abbia una borsa Vuitton può dire di vivere in modo sostenibile: prodotte in pelle animale, pelli conciate con additivi chimici altamente inquinanti, prodotte ufficialmente in Francia, Spagna e Stati Uniti, ma con un grande punto di domanda sulla provenienza delle materie prime. Quindi sono prodotti di importazione, per la cui produzione è stato necessario un tot di inquinamento irreversibile e realizzati con le pelli di esseri viventi appositamente ammazzati per farne borsette. Sostenibile? Davvero? Ma la questione di sostenibilità è un fattore anche mentale, non mi addentro nella teoria del no-logo ma direi che una borsa monogrammata ne è un bell’emblema. 😉
No no Grazia, mi hai fraintesa, lungi da me dire che la borsa Vuitton è sostenibile o in qualche modo utile 🙂 Quello che intendevo dire è che c’è gente che pur seguendo una tantum una moda o un desiderio bollato dai più come simbolo di eccesso e consumismo, magari nella sua quotidianità vive in maniera 100 volte più sostenibile di chi si riempie la bocca di parole e non compra la borsa Vuitton solo e unicamente per paura di essere giudicato male dagli altri, ma poi magari fa quotidianamente mille altre porcate molto meno evidenti di una marca ben scritta su una borsa ma molto più impattanti sul mondo e sull’ambiente. Il discorso è molto ampio…e diversificato! 🙂 Quello che so è che pian piano ho deciso di smettere di giudicare gli altri, anche se non sempre ci riesco. Credo che spesso nelle persone ci sia di più di ciò che è visibile all’esterno (come a volte anche no!) e non mi sento di crocifiggerle solo perché hanno una borsa Vuitton, anche se io magari non farei la stessa scelta.
Grazia, per l’ennesima volta grazie.
Quante volte mi sono sentita dire “beata te che puoi permetterti di fare la casalinga e stare dietro ai figli!”, come se il mio fosse un privilegio da intercessione divina e non una scelta fatta in accordo con il mio compagno e marito per il bene della famiglia e una miglior qualità della vita. La maggior parte delle persone ormai non concepisce che una trentenne possa scegliere consapevolmente di fare la casalinga e mamma a tempo pieno per dedicarsi all’orto, all’autoproduzione, all’educazione dei figli (senza delegare ai nidi, alle baby sitter, alle ludoteche). Pensa che l’impiegata di non ricordo più che ufficio, mi chiese quale fosse la mia occupazione e, al mio “casalinga”, disse sconsolata “ah, allora sul modulo scriviamo: DISOCCUPATA”.
Per non parlare di quelli che ti prendono per pezzente perché di domenica vai in giro con i bambini ai mercatini del baratto invece che nei centri commerciali, o di quelli che ti compatiscono perché a Pasqua sfoggi le stesse scarpe che calzavi anche 5 anni fa. 🙂
Ma, come dici tu, non possiamo farci carico dell’ignoranza altrui.
Evviva le cene con gli avanzi! Evviva l’essenzialità! Evviva la frugalità! Evviva i le anime belle e ricche come la tua!
Valentina, anni fa ho risolto che chi parte con queste frasi si fa solo opposizione mentale e non vuole andare avanti. Deve solo declamare una scusa per la sua pigrizia mentale e autoconvincersi. Li lascio fare e poi li ignoro. Come dicevo nel commento sopra, allontano sistematicamente le persone ottuse e chi non vuole progredire ma cerca solo un appoggio per i suoi sfoghi lagnosi.
Per la cronaca, i commenti che ho cancellato proprio in questo post erano di una gentil donzella che, scordata del tutto l’educazione, affermava in modo perentorio che io potevo fare queste cose perché evidentemente, se non ho mutui o debiti, è perché qualcuno mi ha regalato la casa. Cosa vuoi rispondere a questa gente? Da parte mia solo ‘ciaone’. Quando saranno pronti a cambiare si ripresenteranno con altri modi 🙂
Grazie Erbaviola per questo bellissimo articolo. Hai racchiuso tutto ciò in cui credo e verso cui sto cercando di camminare… Grazie.
Grazie anche a te della condivisione Francesca, fa bene a tutti sapere che non siamo soli e anzi, siamo in molti ormai a pensarla così 🙂
Sento molto mio questo post anche se non riuscirei ad esprimere bene come fai tu il concetto. Grazie! 😉
Grazie Daria, un abbraccio affettuoso! Secondo me comunque lo esprimi benissimo in tutto quello che fai e scrivi, ognuno ha il suo modo. Tu sei un esempio continuo 🙂
Ciao carissima,
mi fa piacere saperti serena e mi piacerebbe molto essere nella situazione in cui sei e magari un giorno ci arriverò anche io.
Siamo in 6 fratelli figli di un operaio diventato imprenditore. Deceduto all’età di 77 anni.
Potevo scegliere un’altra strada ma non l’ho fatto. Sono dentro alla mia scelta cercando di trovare qualcosa che non mi precluda la mia nobiltà di spirito e la stessa onestà che mi ha passato mio padre.
Restare nella mia scelta significa per me, cercare il modo per fare dei piccoli passi per non sconvolgere troppo l’equilibrio che si è formato nel tempo con la mia famiglia.
Agisco in questo oceano di contraddizioni, apportando una piccola goccia in più ogni giorno di quello in cui credo, desidero e mi auguro per un miglioramento che perduri nel tempo, con il tempo.
Sono sicura che anche tu per essere dove sei ora, avrai deciso miliardi di volte nella tua testa e avrai cercato molte soluzioni per trovare la tua serenità.
E’ quello che voglio fare anche io. Il mio primo passo è stato la consapevolezza. Il mio secondo è stato la scelta. Il terzo è stato l’analisi dei miei desideri più profondi per il rispetto vs. me stessa e quindi anche verso gli altri. Ho un grandissimo obiettivo per ‘arrivare’ ad un equilibrio armonico del mio essere ed è il perdono. […]
insomma, tutto questo include anche una vecchia cucina a legna che ho in cantina sotterrata dalla
polvere!
Ti ringrazio per la tua testimonianza. SOno argomenti molto profondi che meriterebbero più approfondimento ma che ritengo non sia opportuno farlo qui.
Una buona vita a te, carissima
C.
Buona vita a te Sciairà, se può servire… secondo me sei proprio sulla strada giusta, con i passi giusti nell’ordine corretto. Ti porterà molto. Ti auguro che la cucina venga disseppellita, ma solo quando sarà davvero il momento. Non credo nei grandi cambiamenti improvvisi e drammatici, difficilmente durano. Credo nei cambiamenti un poco alla volta, con costanza, evolvendo. L’importante è sempre che si tratti di evoluzione. Un abbraccio!
Esatto Grazia, hai proprio ragione! E come hai fatto a lavorare su te stessa per fare che non ti importasse più? Ci sono ancora dei momenti quando sono triste in cui ricado in questa cosa 🙁
Comunque io ti invidio tantissimo, e spero un giorno di poter fare lo stesso…anche se il fatto che non ho il pollice verde mi demoralizza assai!
Un abbraccio
Vicky
Devo ammettere Vicky, che un po’ sono sempre stata così. Ho ondeggiato per diverso tempo tra quello che volevo davvero e quello che mi imponevo di volere per accontentare gli altri. Poi mi sono accorta che non ero mai felice davvero. Allora ho iniziato a fare solo quello che sentivo un mio desiderio. A quel punto le critiche diventano irrilevanti, soprattutto se identifichi i critici come persone che hanno una vita così squallida e vuota da doversela riempire con la tua. Pensa all’episodio che raccontavo sopra: io sono ancora allibita dalla quantità di tempo che avrà passato questa pettegola a valutarmi e decidere che doveva addirittura intervenire lei spedendomi a un colloquio di lavoro per venditori porta a porta! Mi viene da ridere per la pochezza…
Man mano che cambi, queste persone si allontano e ne arrivano di nuove, migliori.
p.s.
Il pollice verde non esiste ma a volte si riflette sulla cura delle piante la cura di sé. Pensaci 🙂
Adesso stampo questo post e lo incollo al frigo!Condivido ogni singola parola, ed è così bello trovare persone che capiscono di cosa stai parlando quando fai certe scelte. Nell’ultima settimana mi è capitato di dover spiegare e giustificare (??) la mia scelta di avere un cellulare vecchio di 3 anni..che non è uno smartphone ultimo modello, che non fa le foto super fighe ecc..ecc.. La mia risposta: “Tengo questo telefono finchè funziona, quando semtterà di funzionare ci penserò” sembra venga automaticamente tradotta con “Sei una pezzente che non puo’permettersi un cellulare nuovo (e quindi, sottointeso, non sei una di noi, come all’asilo). Io ancora ci rimango male, perchè non è facile affrontare con distacco i commenti altrui..ma ci sto lavorando.. e anche io dopo un po’ci rido su!
Adesso stampo questo post è lo incollo al frigo!! Nell’ultima settimana mi è capitato di dover spiegare e giustificare (??) il fatto che il mio cellulare ha 3 anni, e non è uno smartphone di ultima generazione, non fa le foto super fighe ecc..La mia risposta “Tengo questo cell. finchè funziona, quando non funzionerà più ci penserò” sembra venga automaticamente tradotta con “sei una pezzente che non si può pagare un cell nuovo “(e quindi, sottointeso, non sei una di noi, come all’asilo). Tanto è vero che spesso mi sento rispondere che si possono pagare anche a rate! Il fatto che ci sia gente che la pensa come me mi rassicura non poco…vorrei anche io fregarmene dei giudizi altrui, ci sto lavorando ma non ci sono ancora arrivata..
Come dicevo sopra, se siamo attorniati da questa gente, non siamo ancora cambiati abbastanza. Man mano spariranno e lasceranno il posto a frequentazioni migliori 🙂 Personalmente, se qualcuno necessita di spiegazioni sull’età del mio cellulare, mi stupisco di conoscerlo non che mi ponga la domanda. E difficilmente le nostre strade si incroceranno di nuovo 🙂
Adesso stampo questo post è lo incollo al frigo!! Nell’ultima settimana mi è capitato di dover spiegare e giustificare (??) il fatto che il mio cellulare ha 3 anni, e non è uno smartphone di ultima generazione, non fa le foto super fighe ecc..La mia risposta “Tengo questo cell.finchè funziona, quando non funzionerà più ci penserò” sembra venga automaticamente tradotta con “sei una pezzente che non si può pagare un cell nuovo “(e quindi, sottointeso, non sei una di noi, come all’asilo). Tanto è vero che spesso mi sento rispondere che si possono pagare anche a rate! Il fatto che ci sia gente che la pensa come me mi rassicura non poco…
Quanto ammiro te e le persone come te, Grazia! Non sai quanto inseguo, internamente, la frugalità e che fatica faccio a metterla in pratica nella mia vita quotidiana; ma ci sto lavorando! Io vivo in Spagna ormai da 12 anni e devo dire che qui la gente è molto più semplice sotto quest’aspetto. È meno comune che tu venga giudicato per quello che possiedi. Di fatto quest’ansia di apparire, tanto presente in Italia, qui non la vedo (certo, anche qui c’è gente così ma non è così generalizzato come in Italia). Forse qui siamo all’estremo opposto: troppo sciatti nel vestire, ad esempio. Trovo più facile, in un ambiente come questo, fare le proprie scelte secondo i propri gusti, principi e le proprie necessità; c’è molta meno pressione, meno influenza. Questo è almeno quello che sento io…
Che bello Manila! Sono stata in Spagna diverse volte e ho avuto la stessa impressione, anche di maggiore cura di sé e del proprio benessere (la siesta istituzionalizzata!). In Italia hanno svuotato scuole e tv dalla cultura, così la gente si riempie la testa di apparenza e possesso. E’ deprimente in effetti. Per fortuna però molti resistono o stanno cambiando 😉
Assolutamente d’accordo con il tuo post e ne ho anche verificato da vicino gli effetti:
dai parenti che ti credono una poveretta perché lavori da casa “col computer”, hai delle entrate non fisse e non hai intenzione di mettere su famiglia / stabilirti definitivamente in un luogo passando per i conoscenti / “amici” (più che altro donne) che ti guardano con compassione perché possiedi pochi prodotti per la cura del corpo / abiti / scarpe e te ne freghi dell’ultima collezione h&m o di quella tonalità di rossetto nuova appena uscita. Ormai ci ho fatto il callo e quando vedo certa gente affannarsi per pagare il mutuo o le spese di un matrimonio che neanche i reali d’Inghilterra o che vive per le due settimane di ferie ad agosto o per comprare la borsa firmata che costa quanto uno stipendio e mezzo so di aver fatto la scelta giusta.
Per quanto possano essere fastidiosi certi commenti – quasi sempre sotto forma di domande – non perdo neanche tempo a spiegare, molto meglio concentrarmi sui miei interessi e sulla strada che ho scelto di percorrere. Le energie positive meglio non disperderle :D.
Assolutamente concorde Teresa, meglio non disperdere energie con persone negative e criticone. Li lascio sempre a mordersi tra loro 😉 Un abbraccio e buon lavoro a casa!
Grazie per questo articolo, ti ringrazio davvero nel profondo, un giorno spero di poterti ringraziare di persona.
Grazia, sento il bisogno di dirti che resto sempre affascinata e incantata dopo aver letto ogni tuo post. Complimenti davvero ! Avrai capito che sono una tua fan, e che condivido al 100% la tua filosofia di vita e le conseguenti riflessioni. Grazie per le tue parole, così sane e genuine, e per renderci partecipi delle tue enormi conquiste personali – oltre ai piccoli trucchi per scansare i piagnucolanti… Sto andando anch’io nella stessa direzione, e ogni volta che ti leggo mi sento più ‘carica’ ed entusiasta nel perseverare. Auguri di ogni bene 🙂
Ciao Grazia. Ti seguo da molto tempo e le tue riflessioni lasciano sempre un segno. Anche io la penso come te ma il problema grave non sta nel parere della gente estranea ma risiede nella insofferenza di non essere capita dalle persone più care della tua vita o forse ti capiscono ma non sanno come realizzare la tua idea. Da quando sono disoccupata mi concentro ad essere autosufficiente ma purtroppo non compensa tutte quelle spese che occorrono per avere semplicemente un tetto sulla testa. E sono proprio queste spese a smontare tutti i miei buoni propositi. Credo che tutti noi facciamo politica in ogni gesto quotidiano ma anche nel quotidiano talvolta è difficile mantenere i propri principi perché non abbiamo la possibilità di vivere come vorremmo. Non aspiro al capo firmato, vorrei solo che mi lasciassero vivere in pace senza pagare quello che la natura mi dona gratuitamente.
Un caro saluto.
Musica per le mie orecchie…quest’articolo!
Come ti capisco..pensa che in famiglia abbiamo deciso di non avere la macchina ma solo uno scooter e due bici elettriche..e tanta voglia di camminare!
Compro i vestiti sulle bancarelle…e non faccio altro che eliminare oggetti in casa dandoli in parrocchia o ai mercatini dell’usato…quando ci chiedono “non avere la macchina”???? Ci guardano con la faccia schifata e gli si legge in fronte la scritta “a poracci”!!! Ed io a volte per non discutere con l’aria snob dico..”è per scelta”!…Ma che tocca fa pè campà…in pace!
Baci e sappi che sei la mia icona di vita <3
Stefania
Decrescita, frugalità, autoproduzione.. E tu che riesci a dare un nome al mio modo ‘ strano’ di concepire il mondo. A scelte discriminate e assolutamente non comprese. Si da condividere e attaccare al frigo!
Parole sante. No debiti, no mutui, no carte di credito, no auto inutili, no a 8 telefoni di ultima generazione in famiglia e no a tutta una serie di doppi, tripli e, qualche volta, anche quadrupli oggetti di scarsa qualità e di dubbia utilità anche. Un grandissimo si, invece, a più tempo, che sia per noi stessi o da dedicare a qualcun’ altro. Conosco il tuo blog da poco e, a parte le grasse risate con alcuni articoli (il senso dell’ humor non ti manca) trovo quello che scrivi ottimo sotto tutti i punti di vista. Pensa che, quando mi capita di discutere di questi argomenti, spesso mi sento rispondere: ……eh si, e poi come fa ad andare avanti l’ economia? Per forza i prodotti devono “morire” entro un periodo prestabilito, altrimenti le fabbriche chiudono. E gli operai poi cosa fanno? Ma possibile, dico io, che ‘ste fette di salame sugli occhi non c’è modo di fargliele togliere? Ormai, lavorando nel settore informatico, mi sono reso conto che tanta tecnologia è inutile, se non dannosa. Siamo noi che crediamo di averne bisogno e ce lo fanno credere ad arte diventando così, come dici tu, schiavi dell’ apparire.
Continua così, continuereò a leggerti e a mettere in pratica i tuoi preziosi consigli.
Grazie