Mai come quest’anno la primavera è così benvenuta da queste parti!
La tristezza e la stanchezza di un inverno pieno di disagi stanno lentamente lasciando il posto a qualche ora in meno di accensione stufe, alle prime verdure che sorgono spontanee nell’orto e a una maggiore chiarezza mentale.
I discorsi sull’andare via o meno dall’Italia continuano ma, un po’ come questi bellissimi crochi appena spuntati, le discussioni sullo scorso post hanno portato qualche nuova idea e una bella energia. Per ora è tutto molto nebbioso, ma stiamo mettendo ordine in quello che vogliamo fare in futuro. Se andare o restare, non l’abbiamo ancora deciso. Abbiamo deciso però di darci un limite di tempo entro il quale fare alcune cose concrete per poter decidere se valga la pena restare e continuare a impegnarsi per questo Paese.
Come sempre, quando devo prendere decisioni importanti o mi sento sotto pressione, inizio a risistemare casa ed eliminare cose superflue. Era un bel po’ che non lo facevo, forse dall’ultimo trasloco, ormai due anni e mezzo fa. Nel frattempo, si è accumulato di tutto. Visto tra l’altro che, nel caso decidessimo di emigrare, dovrei traslocare tutto, è meglio che il “tutto” si riduca all’indispensabile.
Così sabato mattina mi sono dedicata all’arte del decluttering o, come diceva mia nonna, “fèr Sàn Martèin“, fare san Martino. Ho scoperto di recente che “fèr Sàn Martèin” era un modo di dire della bassa Padana, dalla Lombardia all’Emilia, e riguardava la necessità dei braccianti, una volta l’anno, appunto il giorno di San Martino, di radunare tutte le loro cose e trasferirsi in un’altra cascina. Poi all’inizio del Novecento è diventato il modo per indicare traslochi o grandi pulizie in cui si sposta tutto, mobili compresi.
Io per anni ho pensato che mia nonna dicesse “Fér sarmantèin“; pensavo a uno dei tanti idiomi intraducibili che aveva importato dal dialetto fidentino. Per me equivaleva a fare una gran confusione, tirando fuori tutto, buttando via l’inutile e rimettendo a posto, con più spazio e leggerezza mentale. Ancora oggi, tra me e me non penso al moderno “devo fare il decluttering” ma “è ora di fare sarmantèin“. E ogni volta che lo faccio, ancora oggi, mi aspetto sempre di vederla entrare dalla porta dicendo “Se te se dre a fa cusé? Un Sarmantèin?” (che cosa stai facendo, un San Martino?).
Ma tra il mio lessico familiare del fare Sarmantèin e il terribile inglese “decluttering”, non esiste una parola italiana per decluttering? Per questo tirar fuori tutto, selezionare e riorganizzare gli spazi e le cose in base a criteri di bello e utile? “Riordinare” non rende proprio l’idea, è solo una parte. “Riorganizzare” nemmeno, anche questa è una parte. Insomma, se qualcuno ha una parola adatta, io la userei volentieri!
Senza seguire nessuna teoria in particolare se non il mio metodo personale, ho cominciato dal decluttering della cucina. In genere il mio metodo è questo:
- tutto quello che non uso da più di un anno deve andare via, non mi serve
- quello che si tiene deve essere utile e bello. Se solo utile deve essere indispensabile. Se solo bello va nel mucchio “solo bello” da cui alla fine seleziono una sola cosa da tenere. La mia è una cucina vera, non uno showroom.
- se due elettrodomestici hanno la stessa funzione, uno dei due deve andarsene (vedi sotto)
- si possono tenere doppioni solo di cose che si utilizzano insieme in numero superiore a uno: pentole, cucchiai di legno, palette, coltelli vari. Due apriscatole o due affilacoltelli non hanno senso in nessuna cucina, ma può capitare di aver bisogno di due cucchiai di legno per due preparazioni diverse.
- prima di cominciare preparo 4 zone distinte:
– funzionano e si tengono,
– funzionano e si donano,
– rotti,
– per l’orto.
Nella prima zona vanno tutti gli apparecchi, utensili e stoviglie che restano. Nella seconda vanno tutti quelli che sono doppioni o non sono più in uso ma funzionano ancora. Nella terza zona le cose rotte non riparabili che smisto già per l’isola ecologica. Nella quarta zona vanno le cose che posso riutilizzare per i vari lavori di orto o fai da te. Per esempio questa volta ci sono finite tre fondine sbeccate utili per ammollare i semi o trasportare bulbi, due scolapasta di plastica che andranno benissimo per lavare le verdure nel fontanile prima di portarle in casa e un paio di taglieri di plastica del campeggio, ottimi per piccoli lavori tipo selezionare semi e dividere cespi.
Il punto 3 richiede un po’ di riflessione e analisi. Io per esempio ero quasi convinta che non ci fossero troppe sovrapposizioni di funzioni tra i miei elettrodomestici. Invece… una volta messi tutti insieme quelli funzionanti, tolti quelli che non uso più da un anno o non ho mai usato, ne sono rimasti comunque diversi e mi sono resa conto che alcuni si potevano eliminare perché svolgevano le stesse funzioni.
Il criterio? Ho tenuto il migliore e il più completo. E ok, il più bello, indubbiamente. Perché la vita ha bisogno anche di bellezza, soprattutto quando decidi di avere poche cose: devono essere belle.
Questo è un esempio di come, senza quasi accorgermene, mi sono ritrovata con diverse cose che facevano la stessa funzione, per la maggior parte grazie a regali e acquisti precedenti al robot più completo.
Devo ammettere che resto sempre sorpresa dalla quantità di cose che devo donare. Sono una persona parsimoniosa, non compro sull’impulso di shopping sfrenati e senza senso, penso sempre due volte prima di portare nuove cose in casa… Eppure. Eppure ne ho sempre troppe!!!
Questa volta, per esempio, ho cominciato dai piccoli elettrodomestici della cucina. Nel mucchio “rotti” è finito il vecchio Minipimer Braun. Ora, spiegatemi perché stavo tenendo il minipimer rottosi TRE MESI FA, con tutti gli accessori, di cui alcuni già rotti da tempo!
Non lo so.
Forse a volte spero nei miracoli, è l’unica spiegazione che ho. Metti che domani inventano una macchina aggiustatutto e ci posso mettere dentro il Minipimer con il motore fuso, dopo che persino il tizio dell’assistenza mi ha detto di comprarne uno nuovo. Probabilmente il mio inconscio ragiona così. E’ tutto un “metti che poi mi serve“. Ansia per il futuro? Non si sa. Per me resta un mistero a cosa potrebbe servirmi un Minipimer rotto…
Ma è persino peggio il mucchio dei “funzionanti ma doppi“. Non sto parlando di cosine come due stampini uguali per biscotti, no. Parlo di cose grossette, soprattutto considerando che ho una cucina piccola. Dunque spiegatemi: perché tengo da sei mesi una planetaria visto che con l’arrivo del food processor Kitchen Aid faccio tutto con quello, impasti compresi? La planetaria è un mastodonte sul carrello della cucina, completamente inutile e la devo anche spolverare!
A volte il fatto che questi elettrodomestici restino lì abbandonati dipende dal “dopo ci penso” o “dopo chiedo a tizia se la vuole“. E mi dimentico di farlo. Però per la planetaria ero in serio dubbio. Ci ho messo molto prima di comprarla, mi sono informata su tutti gli aspetti, l’ho usata parecchio e con soddisfazione… ma obiettivamente ora mi ritrovo con due elettrodomestici molto ingombranti che fanno la stessa cosa. E’ ovvio che tengo il food processor, ha molte più funzioni ed è anche molto più bello e solido. E dovrebbe essere altrettanto ovvio che dare via la planetaria viene da sé a questo punto.
Invece no. Per convincermi, ho fatto la prova finale. Intanto che rimettevo le cose selezionate nei pensili, ho avviato entrambi, food processor e planetaria, con lo stesso impasto. Diabolica. Risultato: in due minuti precisi il Kitchen Aid mi ha fatto l’impasto più liscio e compatto della planetaria che teoricamente sarebbe preposta solo all’impasto, quindi dovrebbe farlo meglio. E’ una differenza minima eh, la planetaria in 5 minuti ha fatto altrettanto e ci vuole l’occhio molto allenato per vedere una differenza. Ma io avevo bisogno la prova per potermene liberare a cuor leggero. Fatto: posso fare anche gli impasti con il Kitchen Aid, quindi la planetaria può andare, insieme a diversi altri piccoli elettrodomestici.
Per il momento, da un pensile pieno di piccoli elettrodomestici, dopo mezza giornata di lavoro ho ridotto a un solo ripiano del pensile. Restano invece sulla bilancia l’affetta verdure arancione e il tagliapatate manuale. Per l’affetta verdure deciderò quest’estate davanti alle insalate quotidiane, mentre per l’affettapatate mi sto allenando con l’accessorio apposito del food processor, ma per il momento mi sento un po’ tonta. Appena avrò imparato bene mi libererò di quello mono-uso.
Ovviamente quello che viene scartato ed è funzionante non si butta.
Prima procedevo così:
– quello che funziona ed è ancora bello va su siti di vendita tra privati.
– quel che resta dalla vendita tra privati lo regalo. Potrei portarlo nei mercatini di roba di seconda mano ma francamente non elimino mai così tante cose da giustificare un viaggio fino a Bologna, il ricavato non coprirebbe probabilmente il costo delle trasferte visto che poi devi anche tornare a prendere il guadagno e l’invenduto. Con il rischio di riportarti in casa l’invenduto (trappola terribile!!!). Quindi o vendo o regalo.
Non parlatemi di baratto perché a parte qualche baratto piccolo con persone conosciute, ho avuto pessime esperienze di roba che arrivava rotta o sporca. Ho tirato una riga alla voce baratto con sconosciuti. In più il baratto contempla di dare e ricevere. In questo momento l’unica cosa che mi servirebbe davvero è un servizio da té. Fine. Sto cercando di semplificare, mentre il baratto è liberarsi di qualcosa e portarne in casa altra, è lontanissimo dalle mie idee attuali.
Il baratto può essere ottimo in altri ambiti, per carità, una volta ho barattato un televisore al plasma con una Pastamatic con tutte le trafile in bronzo. Ma adesso non ho davvero tempo da spendere nel baratto di un vasetto con un libro, preferisco regalare il vasetto, c’è più leggerezza mentale.
Questo fino allo scorso decluttering.
Questa volta sto facendo diversamente: dono tutto a una sede di Amici degli animali che fa un mercatino dell’usato il cui ricavato va tutto in sterilizzazioni e pappe per gli animali abbandonati. La cosa mi piace di più, spiritualmente, che venderli.
Inoltre, lo ammetto tranquillamente, è un sacco di tempo in meno a ricevere telefonate da gente indecisa, gente che deve tirare sul prezzo a ogni costo, gente che pretende che gli si porti la cosa a casa “da vedere”. Insomma, decrescere ok, ma non ho più voglia di fare tirocinio all’ospedale psichiatrico, c’è troppa gente che sfoga le sue patologie nei portali di acquisti di seconda mano.
Così, riassumendo, il mio metodo ora è diventato questo:
Nota per le amiche vicine: la vaporiera e la planetaria sono già state prese, la scopa elettrica è opzionata, il resto è tutto al mercatino!
23 Commenti
Ciao Grazia,
ti leggo da tanto, anche se non ho mai lasciato un commento. Trovo il tuo spazio molto accogliente e pieno di idee che condivido. Pure io mi trovo spesso a dovermi alleggerire del molto accumulato ma purtroppo, a differenza di te, non ho il dono della sintesi. Nell’ultimo agguato ho però selezionato un servizio da tè con teiera, due tazze e relativi piattini, nuovo e in perfette condizioni che ho usato pochissimo e che ti regalerei volentieri se ti serve. Se vuoi contattami via mail, non avendo io un blog. Un saluto, F
Ciao Francesca, grazie sei molto cara! Ti scrivo in privato e intanto ti mando un abbraccio! 🙂
Ok, a presto! 🙂
Anche noi fatta ultimamente una discreta asciugatura vestiti compresi: non abbastanza per i miei gusti, ma la strada è quella giusta verso.
ecco Ale, io i vestiti non li ho ancora affrontati, per me sono la parte più drammatica, quindi rimando all’ultimo quando sarò abbastanza forte per liberarmi di tutti i “potrebbero servirmi” !
Ciao Grazia! Che ne dici di “disincasinarsi”? 😉 Sono contenta di leggerti più serena. Rasserena anche me 🙂
Grazie Ale 🙂 Come dicevo qualche post fa, la serenità è una scelta personale alla fine. Nonostante quello che può succere è necessario chiudere le porte e fare qualcosa di bello, superficiale e interessante … per me in questo momento è mettere a posto tutto! Sembrerà stupido, ma mi sta dando molta forza.
Io mi impegno,ma è dura.
Non riesco a buttare via nulla….
Questo post è di grande utilità.
Cara Grazia,ti andrebbe di fare una mini guida di cosa serve davvero in cucina per chi mangia a base vegetale e cerca di farsi il più possibile tutto in casa?
Grazie di cuore.
Ciao Anna, certo e volentieri! Ci penso un attimo in modo che non sembri una pubblicità di elettrodomestici, ma si può sicuramente fare 😉
ps Intanto che siamo in cucina….. non vedo l’essiccatore e l’estrattore.
Tu li usi?
Sono due acquisti che vorrei fare,mi sapresti dare consigli in merito?
Per l’essiccatore puntavo su quelli della Tauro,ma per l’estrattore buio totale….
Grazie!
Non ho l’essiccatore Tauro perché onestamente uso poco l’essiccatore, ho quello bianco tondo che vedi sull’ultimo ripiano a destra 🙂 Se lo usi tanto, sicuramente i Tauro sono i migliori!
L’estrattore invece lo tengo a portata di mano sul carrello perché l’uso è praticamente quotidiano, sarebbe troppo noioso continuare a tirarlo fuori e rimetterlo dentro un pensile. Devo dire che io ho avuto per anni la centrifuga, quella che vedi qui (non più in commercio in Italia purtroppo) e mi trovavo ottimamente. Purtroppo si è rotto il filtro interno e non esiste il pezzo di ricambio, che esisteva invece al momento dell’acquisto. Quindi ho da pochi mesi un estrattore, per sceglierlo c’è voluto un secolo … se vuoi qualche indicazione non c’è problema 🙂
Grazie!!!
Si,dimmi tutto 🙂
Ne voglio acquistare uno,ho una centrifuga ma vorrei un estrattore.
ciao Grazia
anche io sto pensando di comprare un estrattore ed ho molti molti dubbi….quello che per ora mi interessa maggiormente spremere sono le melagrane. Io adoro il succo di melagrana ma ancora non ho trovato un sistema economicamente abbordabile per farmelo, a parte quello manuale, che tutti gli anni mi procura una bella tendinite al polso…. ho parecchi alberi e a novembre raccolgo in genere un quintale di melagrane, che spremo e poi congelo il succo e me lo bevo durante l’inverno. Il tuo estrattore potrebbe essere adatto? O è solo per piccolissime quantità? Chiaro, non devo spremere il quintale in due ore, posso farlo anche nell’arco di una settimana…ma se fosse a un bicchiere per volta…non va bene.
Altra domanda: da un po’ di tempo diverse mie amiche non fanno che magnificarmi il bimby…te hai esperienza? vedo che dici di aver comprato il kitchen aid…è meglio? Perché ovviamente sono tentata ma la spesa è notevole e comunque ho già tanti aggeggi in cucina,come tutti , dopo una vita bene o male sempre a pasticciare….
Io in questi anni ho adottato il metodo del “lo metto in garage intanto che ci penso”..con il risultato che ho il garage pieno di roba che manco mi ricordo di avere! Nelle vacanze di natale infatti mi sono fatta coraggio e ho fatto un bel po di pulizia, con immensa soddisfazione: quello che non ho buttato è stato venduto su Subito.it o a Mercatopoli. Se devo scegliere, promuovo a pieni voti Subito.it!!
Ps: io ho la planetaria Kitchenaid, ma uso cque moltissimo anche lo sbattitore elettrico, quando non ho voglia di sporcare il Kitchenaid;
Ps2: dalle mie parti (prov. BG) fare “San Martino” significa traslocare! dai noi per le grandi pulizie si usa il termine “Curà fò”, che indica quello che si fa quando si pulisce il pollaio!:)
che bello Francesca, quindi questo modo di dire, anche se un po’ variato il significato, arriva addirittura fino al bergamasco! 🙂
Per la planetaria in effetti nemmeno io la usavo per sbattere, anche perché non usando uova devo al massimo montare delle creme o maionese vegetale. Per quello va benissimo il food porcessor Kitchen Aid, che gestisce anche piccole quantità. Lo sbattitore-impastatore manuale nel mio caso era inutilizzato da tempo immemore, aveva 20 anni esatti tra l’altro, quasi un vintage 😀
Che brava, dovrei iniziare anche io, ma come faccio a superare quel senso di pigrizia che mi spinge sempre a dirmi ” oggi no, lo farò domani?” e quel domani non arriva mai. Ci vuole forza di volontà e avere la giornata giusta. Oggi piove, sono a casa, sarebbe perfetto ma , asso nella manica, sono bloccata con la schiena da due giorni! Quindi lo farò la prossima settimana ahahahaha!!!!!
Ti capisco benissimo Alessia!!! però l’unico modo è davvero solo cominciare, il resto lo fa la soddisfazione di aver alleggerito e semplificato. E’ una sensazione bellissima, ti dà la carica per fare tutto il resto! 🙂
Ciao Grazia,
sono una tua affezionata (nonche’ fedelissima) lettrice, anche se finora non ho mai commentato. Vorrei sapere cosa ne pensi della questione nel link.
*link a pesce d’aprile*
Secondo te e’ un problema e se si’, fino a che punto? Te lo chiedo perche’ io stesso ho in mente da anni di emigrare, ma non sono dall’Italia, bensi’ proprio dall’UE…
Un carissimo saluto,
Mia
Ciao Mia, era un pesce d’aprile anche molto vecchio. Ho tolto il link perché non mi piacciono quelli che copiano, quindi per loro niente traffico dal mio sito 🙂 Tranquilla per la tua emigrazione, è una legge che oltre che inventata va in senso contrario ai programmi UE che per ora stanziano invece molti fondi per incentivare l’agricoltura residenziale. 🙂
Leggerti è sempre di grande ispirazione! Io me la cavo abbastanza bene con la scrematura dei vestiti, ma con gli utensili della cucina vado in panico. Però proverò ad adottare il tuo sistema e magari stavolta riesco a liberarmi di quel servizio da tè cinese che mi hanno regalato per il matrimonio, che non ho mai usato e che prima o poi i bambini romperanno se non mi decido a toglierlo dal mobile della cucina ;). (a proposito: se dovesse interessarti posso inviarti una foto. 🙂 chiaramente sarebbe un regalo)
Buona notte
Ciao Grazia, sei stata la mia prima fonte di ispirazione in termini di decrescita e autoproduzione. La mia strada è ancora lunga, ma anche io, come te, spero un giorno di vivere in un piccolo borgo. Ogni tanto torno nel tuo blog e leggo i tuoi articoli, danno sempre spunto per qualche idea.
Grazie!
Valentina
Buongiorno Grazia,
che associazione è quella di amici degli animali, quella di Monghidoro? Sai se fanno ancora il mercatino?
Devo traslocare e avrei parecchia roba per loro. Grazie!
Sì, certo, sono loro, si sono anche ingranditi e c’è una sede stabile più il banchetto del giovedì mattina al mercato di Monghidoro 🙂 Se vuoi mandami una mail e ti metto in contatto con la responsabile del mercatino.