Qui non è successo niente, davvero. Io potrei anche raccontarvi le nostre ultime avventure del sopravvivere senza acqua, luce, gas e telefoni ma sarebbe chiaramente una storia di fantasia.
Come avrete notato dai giornali, qui non è successo niente. In Emilia non succede mai niente, persino quando c’è il terremoto, dopo due giorni è tutto archiviato. Dico sul serio. Prima abitavo a Milano, se c’era una piccola scossettina guadagnavamo subito la prima pagina dei quotidiani nazionali. La signora Pina di Viale Umbria a cui era caduta dal buffet la bomboniera Capodimonte di sua cugina Maria veniva intervistata dai telegiornali per un paio di settimane. Per il terremoto del 2012 in Emilia, dopo una settimana era tutto archiviato, salvo il mega concerto in cui alcuni cantanti hanno donato parte dei diritti a non si sa chi. Fatto sta che dopo tre anni c’è ancora gente che vive in baracche decrepite con lo Stato che gli chiedegli arretrati IMU e bollette per l’elettricità da duemila euro dopo averli costretti a scaldarsi con caloriferi elettrici. Ma questa cosa si sa in pochi. Il resto della nazione pensa che in Emilia sia già tutto a posto e che non è certo stato un disastro come in altri posti.
primo giorno di neve: vialetto di ingresso, macchina da disseppellire
Così, se vi dicessi che settimana scorsa qui in Emilia ottantamila persone sono rimaste al buio e senza riscaldamento e acqua per giorni, sembrerebbe una storia inventata. Idem se vi dicessi che a Cesenatico hanno avuto più danni che a Genova e ci sono decine di attività che hanno chiuso, messe in ginocchio da un’alluvione annunciata in una zona con argini senza manutenzione da anni. Sembrerei una visionaria.
Allora facciamo così: vi racconto una storia inventata. Inventata anche piuttosto male perché qualsiasi redattore me la boccerebbe: troppo estrema, troppo improbabile, troppo piena di eventi limite. Non è credibile, insomma. Mica come a Milano che son venuti giù cinque centimetri di neve e tutti i giornali hanno scritto che non se ne può più, che il sindaco chiederà lo stato di calamità per gli autobus in ritardo. Quello è credibile. Quello piace. Invece giorni di buio e freddo, ospedali evacuati e anziani isolati no, non interessa.
In pratica, nella realtà vera, intanto che i miei amici affrontavano la terribile tormenta di neve milanese, noi qui aprivamo le sdraio in giardino e ci godevamo il tepore del sole in costume da bagno. Come vedete dalle foto.
primo giorno di neve
4 febbraio. Mercoledì
Nevica, magari un po’ forte, ma nella normalità per essere in febbraio a 800 mt sull’Appennino Tosco-Emiliano. Salta un paio di volte la luce, ma siamo nella normale amministrazione per le infrastrutture da quarto mondo dell’Enel.
vialetto di casa e tavolo da orto
5 febbraio. Giovedì
Il 5 febbraio, come annunciato da ben 15 giorni, è arrivato BigSnow e non ci ha trovati impreparati: scorte di tutto in casa, legna ben riparata nella legnaia, scorte di legna anche in casa (metti che la legnaia sia irraggiungibile), caldaia verificata, uscite e finestre isolate, gruppi di continuità carichi: eravamo pronti. D’altra parte, non siamo abituati, è davvero insolito che nevichi in pieno febbraio qui sull’Appennino… sarà per questo che noi eravamo preparati ma l’Enel, l’Hera e la Protezione Civile no.
Il 5 febbraio era un giovedì e avevamo sbrigato anche tutti gli appuntamenti di lavoro e uscite eventuali, in modo da restare tappati in casa e studio fino al lunedì dopo, a lavorare possibilmente. Siamo tipetti ultra-previdenti perché il fine della nostra vita è annoiarci a morte, una cosa che non riusciamo mai a realizzare nonostante noi si cerchi di essere più noiosi e previdenti di Furio in “Bianco, rosso e verdone“. E’ il karma.
Così giovedì 5 comincia a nevicare e dopo nemmeno un’ora salta l’elettricità. E ritorna. E risalta. E ritorna. E risalta. E basta. Stacchiamo tutti gli elettrodomestici compresa la caldaia (perché è una gran balla che l’Enel ti ripaga i danni, non ce li ha mai ripagati) e stacchiamo anche i gruppi di continuità che nel frattempo stanno andando in tilt… “ok che sono un gruppo di continuità professionale, ma state esagerando, non mi trattano così nemmeno a Bombay, staccatemi per pietà! “. Li stacchiamo dal nostro impianto elettrico nuovo e dalla rete elettrica quartomondista dell’Enel.
Provo a chiamare l’Enel, che manco a dirlo ha i centralini intasati, riproverò più tardi.
Mi rassegno: accendo qualche candela, leggo un libro di lavoro, aggiorno gli amici su facebook: siamo senza luce ma stiamo bene, non preoccupatevi. Sento gli altri: in paese manca tutto. Acqua, luce, gas, tutto saltato e c’é gente che come emergenza aveva le stufette elettriche…
Provo a richiamare l’Enel, che manco a dirlo ha ancora i centralini intasati, ma non mi preoccupo, domani è un altro giorno, dai, mica potrà continuare così anche domani, no?
La salvezza: cucina a legna, riscaldamento a legna, lampade a olio e candele. (immagine di dicembre)
6 febbraio. Venerdì. 24 ore.
Scale sul retro, le guardo dalla finestra ma non si può più passare. La casina sul retro è isolata così come le finestre della cucina, completamente coperte, la cucina si trasforma in un caldo igloo.
Quindi sì, può andare peggio. Fine dei telefoni. Siamo isolati in mezzo alla nevicata. Tutti gli operatori fissi e mobili non vanno, stranamente va l’adsl e comunichiamo via internet. La maggioranza delle comunicazioni sono “ma torna la corrente? hai sentito qualcosa per l’acqua? il sindaco cosa dice?”
Tento di chiamare l’Enel con Skype, niente, impossibile. Tento di farla chiamare da un’amica di Milano: le rispondono che le segnalazioni dei guasti le deve fare il diretto interessato dal luogo del guasto. Come avevamo fatto a non pensarci da soli!
La corrente va e viene. Iniziano ad essere di più i momenti in cui non arriva. Attacchiamo cellulari e tablet a un gruppo di continuità che delira ogni volta che salta la luce, ma almeno riusciamo a mantenere i contatti con il mondo. Vorrei far presente a questo punto che siamo in provincia di Bologna, non su un’isola dell’Alaska.
legna sotto la neve (é quella per l’anno prossimo, niente paura!)
Fa freddo, siamo in casa con due pile addosso e le stufe al massimo, io mi infilo anche gli stivali di pelo sintetico e due paia di calzettoni, sembro lo yeti e piaccio ai gatti.
La mia metà continua a spalare e a portar dentro legna, teme che le cose peggiorino e la legna si consuma molto più degli altri giorni. Ogni volta rientra bagnato fradicio e ghiacciato. Iniziamo a sembrare una puntata drammatica di “La strana gente del lago ghiacciato“, solo che noi siamo della gente normale a un’ora di strada da Bologna o da Firenze, perché diavolo non stanno mandando qualcuno a riparare i danni?!
L’Enel non risponde. Insisto perché so che è venerdì e dalle 18 in poi saranno fatti nostri se non riesco a contattarli.
Non ci riesco, ciao ciao elettricità. Ciao ciao lavoro.
Per cucinare non c’è problema: in inverno usiamo la cucina a legna, ora invece di scaldare solo l’acqua per i piatti ci scaldiamo anche l’acqua per il bagno. Insomma, ci si arrangia. Poi quando smetterà faremo passeggiate bellissime, mi dico.
La mia metà intanto è di nuovo fuori a spalare con gli altri abitanti del borgo, via, un po’ di sano esercizio sotto la neve! Bisogna essere positivi! Non può andare peggio di così! …SDRUM !
Mi viene un colpo, dal rumore sembra una valanga. Invece é solo caduto un pino enorme di traverso sulla strada. Chiaro. Ci sono ettari ed ettari di bosco dove un pino enorme può cadere senza rompere le scatole e dove cade? Sulla nostra strada, unico accesso per il mondo. E ora? Che si fa? Restiamo isolati così… Tra poco arriva il trattore spalaneve, c’è il rischio che veda la strada ostruita, faccia dietrofront e non ritorni, così ci tirano fuori a primavera.
Ma i baldi abitanti del borgo decidono di seguire i due saggi e pratici contadini del posto: si taglia noi il pino! Lo so, sembra niente a dirlo ma vi assicuro che tagliare un pino enorme sotto una bufera di neve è dura. Dentro alla neve, tra l’altro.
Arriva il nostro vicino ottantenne con la sua motosega professionale, il mio stomaco si riduce a un’oliva e non so perché, mentre per calmarmi vorrei visualizzare qualcosa di tranquillizzante tipo il sole, il mare e le farfalle, riesco a visualizzare solo Jason Voorhees in Venerdì13 che dirige l’operazione taglio del pino.
Dopo un’ora di lavoro in quattro, il pino é tagliato, trascinato via a pezzi un po’ a spalla e un po’ con il trattore, così possiamo avere almeno la strada sgombra. Per andare dove non si sa, visto che in paese è tutto bloccato e ci arrivano solo notizie di gente senza acqua, senza luce, senza gas. Ma può raggiungerci il trattore che spala la neve, almeno quello.
Vabbé, dai, domattina sarà tutto finito, spaleremo un po’ e via. Che vuoi che sia. Per un po’ di neve.
7 febbraio mattina, apertura balcone spalato la sera prima…
7 febbraio. Sabato. 48 ore.
Mi sveglio, faccio per aprire il balcone della camera… ma che cavolo, perché non si apre?! L’ho sgomberato dalla neve ieri sera l’ultima volta! Ecco perché. E spala di nuovo.
Il retro è inaccessibile, sparito.
Sento degli amici più distanti, anche loro senza più nulla e con due bimbe piccole, offro ospitalità: domani dovrebbe smettere, venite qui, a parte la luce c’è tutto, soprattutto c’è il riscaldamento autoprodotto, a legna.
Ma non faccio in tempo a dirglielo che finisce l’acqua anche da noi. Acquedotto guasto? Nossignore. L’Enel non sta erogando corrente all’acquedotto e di conseguenza non possono pompare l’acqua. Chiedo a Hera, il fornitore dell’acqua, quando riprenderanno. Risposta: boh. L’Enel non ci risponde.
Ah, anche a voi? No, perché pensavo di essere l’unica…
Ma noi siamo ancora fortunati: abbiamo la luce intermittente, il serbatoio di gpl pieno (che non usiamo) e l’adsl. In paese invece sono senza tutto, sono interrotte le forniture di acqua luce e gas… così anche altri paesi vicini.
I sindaci non sanno più che fare: organizzano ricoveri e pasti caldi nelle palestre dei paesi, con mezzi propri. In stile emiliano: inutile aspettare gli aiuti, meglio tirarsi su le maniche. L’Enel non risponde neanche ai sindaci, che in alcuni casi si sfogano su Facebook in perfetto stile emiliano e io amplio la mia cultura sull’idioma dei miei antenati.
Lo so, lo so, già qui stiamo andando nella fantascienza. Figurati se ottantamila persone restano 36 ore senza luce, gas, riscaldamento, telefoni e non lo dicono nemmeno in tv!
sciogliendo la neve sulla cucina a legna per avere acqua
Ma invece voglio esagerare: per non puzzare come cavernicoli, ci siamo dovuti fare l’acqua con la neve e usarla per lavarci. Le fonti qui intorno erano ghiacciate.
Fare l’acqua con la neve è uno sbattimento galattico. Una pentolata di neve sono nemmeno 100 ml di acqua. Abbiamo istituito una piccola catena di montaggio: lui andava fuori a prendere una pentolata di neve pressandola bene dentro la pentola e io presiedevo allo scioglimento sulla cucina a legna. Bisogna starci attenti perché è un attimo farla evaporare tutta e renderlo un lavoro inutile. Poi appena sciolta la neve e bollita l’acqua, la versavo in un secchio pulito filtrandola con un canovaccio. La neve sembra candida e pulita, ma c’è dentro un mondo, dagli insetti ai rametti.
8 Febbraio. Domenica. 72 ore.
Nessuna risposta dall’Enel. Tutto bloccato. La maggioranza è ancora senza acqua, luce, gas e telefoni.
Ha smesso di nevicare ma nessuna strada è praticabile, tranne la strada di casa nostra (non lo so il perché, è l’unica senza un massetto di neve di 40 cm glassato con il ghiaccio, impraticabile con qualsiasi mezzo). Impossibile raggiungere il paese ma tanto sarebbe una gita inutile: i commercianti sono tutti chiusi perché senza acqua-luce-gas-telefoni non possono fare niente. Chi ha i frigoriferi e generi deperibili sta pensando di cambiare attività o di emigrare.
Amen, restiamo in attesa di luce e telefoni per riprendere almeno a lavorare e dell’acqua per farci almeno una doccia… Per mangiare e bere avevamo scorte di minerale. Iniziamo a sperare che le scorte bastino.
Continuiamo a sciogliere neve per avere dell’acqua per tutto quello che non è bere e far da mangiare. Viene eletto all’unanimità uno dei lavori più lunghi, noiosi e freddi del secolo.
Una nostra amica riceve la visita di un operaio Enel proveniente dalla Calabria, in cerca del generatore. Sa per caso dov’è? L’hanno mandato qui per l’emergenza. Dalla Calabria. Per l’emergenza neve.
Io gli suggerisco di telefonare all’Enel e chiedere.
La mia metà in cerca spasmodica di segni di vita fuori dal nostro borgo, naviga con l’ipad ricaricato ormai due giorni prima e visita senza esito il sito del nostro comune, quello dell’Enel, quello della Regione Emilia-Romagna… niente, nessuna notizia. Passa ai siti dei quotidiani: scarne notizie sul fatto che sta nevicando. Ma dai? Fortuna che ci sono i giornali…
Eppure… eppure che 80mila persone sono senza acqua, luce e gas a -10 °C dovrebbe essere una notizia, no? No.
Nel pomeriggio alcuni amici ci avvisano che chiedendo l’amicizia su Facebook ad alcuni membri del consiglio comunale di questo paese di 4mila abitanti, si possono avere delle info. Perché le scrivono sui loro profili Facebook personali.
Ma chiaro, voi dove volevate scriverle? Sui siti istituzionali costati migliaia di euro? Ma che originali che siete!
Dai, chiedi l’amicizia al vice-sindaco che ti leggi la situazione, cosa faranno e se gli piace il karaoke o la pizza farcita.
Quasi quasi…
No, davvero, stavo per chiedergli l’amicizia così poi gli potevo mandare un’emoticon di Snoopy o un filmato di gattini. Queste sono le istituzioni in Italia.
Ed è qui infatti che arriviamo al momento catartico di ogni nostra avventura di decrescita in Italia. Il momento in cui in mezzo alla disavventura si palesa la patria cialtroneria e la mia metà comincia a fare discorsi seri sull’andarsene dall’Italia, che non abbiamo i servizi per cui paghiamo, che è un paese allo sbando, che siamo in una dittatura, che lavoriamo come schiavi e paghiamo tasse che ci affamano, che non abbiamo i servizi (sì, l’é un po’ ripetitivo), che chi li eroga è arrogante perché sa che non puoi andare da un altro, che il mercato libero è un porco monopolio, che l’unico interesse è diventato alzare i margini di profitto e non mantenere in sicurezza le strutture o rinnovarle, che andrà sempre peggio…
Intanto smette di nevicare. Facciamo serata parlando di dove potremmo andare, senza poter consultare niente online, perché il porco monopolio non ha ancora aggiustato niente. Il che però è una bella cosa, perché senza riscontri puoi ipotizzare persino che Mumbai sia vivibile e la Svezia un paradiso fiscale. La fantaemigrazione davanti al fuoco è rilassante.
orme di ungulati sulla neve fresca
9 febbraio. Lunedì. 96 ore.
Mi alzo presto, non nevica più ma siamo ancora senza acqua e luce. Lavorare non se ne parla, quindi la prendo con lentezza. Accendo la cucina a legna, ci va mezz’ora prima che sia calda e ci possa fare un té.
Mi sono stufata di lavarmi con l’acqua di neve. Non ho voglia di cuocere e filtrare neve per altre due ore, vado a prendere le eco-bio-salviettine da viaggio e al diavolo.
Pranziamo sconsolati con l’ultima verdura fresca per me e l’ennesima zuppa calda per lui. Contavamo, con la mentalità milanese che non ci abbandona mai, che allo scoccare delle 8 del lunedì mattina si sarebbe sistemato tutto. Illusi, poveri illusi.
L’Enel non risponde.
Alle 14.oo torna l’elettricità stabilmente. Alle 15.00 torna l’acqua. Un filo di fango veramente, tremo per gli intasamenti delle tubature, ci mancano solo quelli.
Ci vorrà fino al giorno dopo per avere acqua pulita e dimenticarsi dell’acqua prima fangosa e poi gialla che sta pompando l’acquedotto. Potabile? Chi lo sa, per precauzione abbiamo deciso di no.
Per molti altri, acqua e luce torneranno solo mercoledì 11 febbraio.
L’Enel risponde due giorni dopo con una conferenza stampa che risarcirà i danni “verificabili”, che di solito in Italia vuol dire che non risarcirà un bel niente. Poi, ad alcuni giorni di distanza, la stessa Enel decide di essere sincera e mette nero su bianco che non risarcirà niente. Bla bla bla class action, bla bla bla.
paesaggio fuori di casa dopo la nevicata
Epilogo.
Mi sembra ridondante aggiungere che le partite serali di fantaemigrazione sono state parecchie ultimamente.
Sto ancora recuperando i ritardi di lavoro, lo stress lo recupererò in data da definirsi.
In quei giorni stavo anche facendo un detox: non ho smesso. In quest’unica cosa mi sono sentita super. Di solito mi basta un pranzo di lavoro per mandare alle ortiche qualsiasi dieta. Invece anche senza acqua-luce-pazienza e con un freddo becco ho tenuto duro a mangiare verdura cruda e estratti di frutta e verdura.
Infine, a costo di sembrare ripetitiva. Tenete conto che il mio è un racconto di fantasia, come potete verificare dai giornali nazionali, qui non è successo niente.
A proposito, “Non è successo niente” è un bel romanzo di Tiziano Sclavi, più conosciuto forse come il creatore di Dylan Dog che come l’ottimo romanziere che é. Purtroppo si tratta di un libro mai più ristampato da Mondadori, oggi é un pezzo raro. Se vi capita però di trovarlo, non vi spiegherete il mistero per cui un romanzo tecnicamente impeccabile e con una storia così bella sia passato quasi inosservato. A proposito di misteri italiani.
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