Qui non è successo niente, davvero. Io potrei anche raccontarvi le nostre ultime avventure del sopravvivere senza acqua, luce, gas e telefoni ma sarebbe chiaramente una storia di fantasia.
Come avrete notato dai giornali, qui non è successo niente. In Emilia non succede mai niente, persino quando c’è il terremoto, dopo due giorni è tutto archiviato. Dico sul serio. Prima abitavo a Milano, se c’era una piccola scossettina guadagnavamo subito la prima pagina dei quotidiani nazionali. La signora Pina di Viale Umbria a cui era caduta dal buffet la bomboniera Capodimonte di sua cugina Maria veniva intervistata dai telegiornali per un paio di settimane. Per il terremoto del 2012 in Emilia, dopo una settimana era tutto archiviato, salvo il mega concerto in cui alcuni cantanti hanno donato parte dei diritti a non si sa chi. Fatto sta che dopo tre anni c’è ancora gente che vive in baracche decrepite con lo Stato che gli chiedegli arretrati IMU e bollette per l’elettricità da duemila euro dopo averli costretti a scaldarsi con caloriferi elettrici. Ma questa cosa si sa in pochi. Il resto della nazione pensa che in Emilia sia già tutto a posto e che non è certo stato un disastro come in altri posti.

primo giorno di neve: vialetto di ingresso, macchina da disseppellire
Così, se vi dicessi che settimana scorsa qui in Emilia ottantamila persone sono rimaste al buio e senza riscaldamento e acqua per giorni, sembrerebbe una storia inventata. Idem se vi dicessi che a Cesenatico hanno avuto più danni che a Genova e ci sono decine di attività che hanno chiuso, messe in ginocchio da un’alluvione annunciata in una zona con argini senza manutenzione da anni. Sembrerei una visionaria.
Allora facciamo così: vi racconto una storia inventata. Inventata anche piuttosto male perché qualsiasi redattore me la boccerebbe: troppo estrema, troppo improbabile, troppo piena di eventi limite. Non è credibile, insomma. Mica come a Milano che son venuti giù cinque centimetri di neve e tutti i giornali hanno scritto che non se ne può più, che il sindaco chiederà lo stato di calamità per gli autobus in ritardo. Quello è credibile. Quello piace. Invece giorni di buio e freddo, ospedali evacuati e anziani isolati no, non interessa.
In pratica, nella realtà vera, intanto che i miei amici affrontavano la terribile tormenta di neve milanese, noi qui aprivamo le sdraio in giardino e ci godevamo il tepore del sole in costume da bagno. Come vedete dalle foto.

primo giorno di neve
4 febbraio. Mercoledì
Nevica, magari un po’ forte, ma nella normalità per essere in febbraio a 800 mt sull’Appennino Tosco-Emiliano. Salta un paio di volte la luce, ma siamo nella normale amministrazione per le infrastrutture da quarto mondo dell’Enel.

vialetto di casa e tavolo da orto
5 febbraio. Giovedì
Il 5 febbraio, come annunciato da ben 15 giorni, è arrivato BigSnow e non ci ha trovati impreparati: scorte di tutto in casa, legna ben riparata nella legnaia, scorte di legna anche in casa (metti che la legnaia sia irraggiungibile), caldaia verificata, uscite e finestre isolate, gruppi di continuità carichi: eravamo pronti. D’altra parte, non siamo abituati, è davvero insolito che nevichi in pieno febbraio qui sull’Appennino… sarà per questo che noi eravamo preparati ma l’Enel, l’Hera e la Protezione Civile no.
Il 5 febbraio era un giovedì e avevamo sbrigato anche tutti gli appuntamenti di lavoro e uscite eventuali, in modo da restare tappati in casa e studio fino al lunedì dopo, a lavorare possibilmente. Siamo tipetti ultra-previdenti perché il fine della nostra vita è annoiarci a morte, una cosa che non riusciamo mai a realizzare nonostante noi si cerchi di essere più noiosi e previdenti di Furio in “Bianco, rosso e verdone“. E’ il karma.
Così giovedì 5 comincia a nevicare e dopo nemmeno un’ora salta l’elettricità. E ritorna. E risalta. E ritorna. E risalta. E basta. Stacchiamo tutti gli elettrodomestici compresa la caldaia (perché è una gran balla che l’Enel ti ripaga i danni, non ce li ha mai ripagati) e stacchiamo anche i gruppi di continuità che nel frattempo stanno andando in tilt… “ok che sono un gruppo di continuità professionale, ma state esagerando, non mi trattano così nemmeno a Bombay, staccatemi per pietà! “. Li stacchiamo dal nostro impianto elettrico nuovo e dalla rete elettrica quartomondista dell’Enel.
Provo a chiamare l’Enel, che manco a dirlo ha i centralini intasati, riproverò più tardi.
Mi rassegno: accendo qualche candela, leggo un libro di lavoro, aggiorno gli amici su facebook: siamo senza luce ma stiamo bene, non preoccupatevi. Sento gli altri: in paese manca tutto. Acqua, luce, gas, tutto saltato e c’é gente che come emergenza aveva le stufette elettriche…
Provo a richiamare l’Enel, che manco a dirlo ha ancora i centralini intasati, ma non mi preoccupo, domani è un altro giorno, dai, mica potrà continuare così anche domani, no?

La salvezza: cucina a legna, riscaldamento a legna, lampade a olio e candele. (immagine di dicembre)
6 febbraio. Venerdì. 24 ore.
Scale sul retro, le guardo dalla finestra ma non si può più passare. La casina sul retro è isolata così come le finestre della cucina, completamente coperte, la cucina si trasforma in un caldo igloo.
Quindi sì, può andare peggio. Fine dei telefoni. Siamo isolati in mezzo alla nevicata. Tutti gli operatori fissi e mobili non vanno, stranamente va l’adsl e comunichiamo via internet. La maggioranza delle comunicazioni sono “ma torna la corrente? hai sentito qualcosa per l’acqua? il sindaco cosa dice?”
Tento di chiamare l’Enel con Skype, niente, impossibile. Tento di farla chiamare da un’amica di Milano: le rispondono che le segnalazioni dei guasti le deve fare il diretto interessato dal luogo del guasto. Come avevamo fatto a non pensarci da soli!
La corrente va e viene. Iniziano ad essere di più i momenti in cui non arriva. Attacchiamo cellulari e tablet a un gruppo di continuità che delira ogni volta che salta la luce, ma almeno riusciamo a mantenere i contatti con il mondo. Vorrei far presente a questo punto che siamo in provincia di Bologna, non su un’isola dell’Alaska.

legna sotto la neve (é quella per l’anno prossimo, niente paura!)
Fa freddo, siamo in casa con due pile addosso e le stufe al massimo, io mi infilo anche gli stivali di pelo sintetico e due paia di calzettoni, sembro lo yeti e piaccio ai gatti.
La mia metà continua a spalare e a portar dentro legna, teme che le cose peggiorino e la legna si consuma molto più degli altri giorni. Ogni volta rientra bagnato fradicio e ghiacciato. Iniziamo a sembrare una puntata drammatica di “La strana gente del lago ghiacciato“, solo che noi siamo della gente normale a un’ora di strada da Bologna o da Firenze, perché diavolo non stanno mandando qualcuno a riparare i danni?!
L’Enel non risponde. Insisto perché so che è venerdì e dalle 18 in poi saranno fatti nostri se non riesco a contattarli.
Non ci riesco, ciao ciao elettricità. Ciao ciao lavoro.
Per cucinare non c’è problema: in inverno usiamo la cucina a legna, ora invece di scaldare solo l’acqua per i piatti ci scaldiamo anche l’acqua per il bagno. Insomma, ci si arrangia. Poi quando smetterà faremo passeggiate bellissime, mi dico.
La mia metà intanto è di nuovo fuori a spalare con gli altri abitanti del borgo, via, un po’ di sano esercizio sotto la neve! Bisogna essere positivi! Non può andare peggio di così! …SDRUM !
Mi viene un colpo, dal rumore sembra una valanga. Invece é solo caduto un pino enorme di traverso sulla strada. Chiaro. Ci sono ettari ed ettari di bosco dove un pino enorme può cadere senza rompere le scatole e dove cade? Sulla nostra strada, unico accesso per il mondo. E ora? Che si fa? Restiamo isolati così… Tra poco arriva il trattore spalaneve, c’è il rischio che veda la strada ostruita, faccia dietrofront e non ritorni, così ci tirano fuori a primavera.
Ma i baldi abitanti del borgo decidono di seguire i due saggi e pratici contadini del posto: si taglia noi il pino! Lo so, sembra niente a dirlo ma vi assicuro che tagliare un pino enorme sotto una bufera di neve è dura. Dentro alla neve, tra l’altro.
Arriva il nostro vicino ottantenne con la sua motosega professionale, il mio stomaco si riduce a un’oliva e non so perché, mentre per calmarmi vorrei visualizzare qualcosa di tranquillizzante tipo il sole, il mare e le farfalle, riesco a visualizzare solo Jason Voorhees in Venerdì13 che dirige l’operazione taglio del pino.
Dopo un’ora di lavoro in quattro, il pino é tagliato, trascinato via a pezzi un po’ a spalla e un po’ con il trattore, così possiamo avere almeno la strada sgombra. Per andare dove non si sa, visto che in paese è tutto bloccato e ci arrivano solo notizie di gente senza acqua, senza luce, senza gas. Ma può raggiungerci il trattore che spala la neve, almeno quello.
Vabbé, dai, domattina sarà tutto finito, spaleremo un po’ e via. Che vuoi che sia. Per un po’ di neve.

7 febbraio mattina, apertura balcone spalato la sera prima…
7 febbraio. Sabato. 48 ore.
Mi sveglio, faccio per aprire il balcone della camera… ma che cavolo, perché non si apre?! L’ho sgomberato dalla neve ieri sera l’ultima volta! Ecco perché. E spala di nuovo.
Il retro è inaccessibile, sparito.
Sento degli amici più distanti, anche loro senza più nulla e con due bimbe piccole, offro ospitalità: domani dovrebbe smettere, venite qui, a parte la luce c’è tutto, soprattutto c’è il riscaldamento autoprodotto, a legna.
Ma non faccio in tempo a dirglielo che finisce l’acqua anche da noi. Acquedotto guasto? Nossignore. L’Enel non sta erogando corrente all’acquedotto e di conseguenza non possono pompare l’acqua. Chiedo a Hera, il fornitore dell’acqua, quando riprenderanno. Risposta: boh. L’Enel non ci risponde.
Ah, anche a voi? No, perché pensavo di essere l’unica…
Ma noi siamo ancora fortunati: abbiamo la luce intermittente, il serbatoio di gpl pieno (che non usiamo) e l’adsl. In paese invece sono senza tutto, sono interrotte le forniture di acqua luce e gas… così anche altri paesi vicini.
I sindaci non sanno più che fare: organizzano ricoveri e pasti caldi nelle palestre dei paesi, con mezzi propri. In stile emiliano: inutile aspettare gli aiuti, meglio tirarsi su le maniche. L’Enel non risponde neanche ai sindaci, che in alcuni casi si sfogano su Facebook in perfetto stile emiliano e io amplio la mia cultura sull’idioma dei miei antenati.
Lo so, lo so, già qui stiamo andando nella fantascienza. Figurati se ottantamila persone restano 36 ore senza luce, gas, riscaldamento, telefoni e non lo dicono nemmeno in tv!

sciogliendo la neve sulla cucina a legna per avere acqua
Ma invece voglio esagerare: per non puzzare come cavernicoli, ci siamo dovuti fare l’acqua con la neve e usarla per lavarci. Le fonti qui intorno erano ghiacciate.
Fare l’acqua con la neve è uno sbattimento galattico. Una pentolata di neve sono nemmeno 100 ml di acqua. Abbiamo istituito una piccola catena di montaggio: lui andava fuori a prendere una pentolata di neve pressandola bene dentro la pentola e io presiedevo allo scioglimento sulla cucina a legna. Bisogna starci attenti perché è un attimo farla evaporare tutta e renderlo un lavoro inutile. Poi appena sciolta la neve e bollita l’acqua, la versavo in un secchio pulito filtrandola con un canovaccio. La neve sembra candida e pulita, ma c’è dentro un mondo, dagli insetti ai rametti.
8 Febbraio. Domenica. 72 ore.
Nessuna risposta dall’Enel. Tutto bloccato. La maggioranza è ancora senza acqua, luce, gas e telefoni.
Ha smesso di nevicare ma nessuna strada è praticabile, tranne la strada di casa nostra (non lo so il perché, è l’unica senza un massetto di neve di 40 cm glassato con il ghiaccio, impraticabile con qualsiasi mezzo). Impossibile raggiungere il paese ma tanto sarebbe una gita inutile: i commercianti sono tutti chiusi perché senza acqua-luce-gas-telefoni non possono fare niente. Chi ha i frigoriferi e generi deperibili sta pensando di cambiare attività o di emigrare.
Amen, restiamo in attesa di luce e telefoni per riprendere almeno a lavorare e dell’acqua per farci almeno una doccia… Per mangiare e bere avevamo scorte di minerale. Iniziamo a sperare che le scorte bastino.
Continuiamo a sciogliere neve per avere dell’acqua per tutto quello che non è bere e far da mangiare. Viene eletto all’unanimità uno dei lavori più lunghi, noiosi e freddi del secolo.
Una nostra amica riceve la visita di un operaio Enel proveniente dalla Calabria, in cerca del generatore. Sa per caso dov’è? L’hanno mandato qui per l’emergenza. Dalla Calabria. Per l’emergenza neve.
Io gli suggerisco di telefonare all’Enel e chiedere.
La mia metà in cerca spasmodica di segni di vita fuori dal nostro borgo, naviga con l’ipad ricaricato ormai due giorni prima e visita senza esito il sito del nostro comune, quello dell’Enel, quello della Regione Emilia-Romagna… niente, nessuna notizia. Passa ai siti dei quotidiani: scarne notizie sul fatto che sta nevicando. Ma dai? Fortuna che ci sono i giornali…
Eppure… eppure che 80mila persone sono senza acqua, luce e gas a -10 °C dovrebbe essere una notizia, no? No.
Nel pomeriggio alcuni amici ci avvisano che chiedendo l’amicizia su Facebook ad alcuni membri del consiglio comunale di questo paese di 4mila abitanti, si possono avere delle info. Perché le scrivono sui loro profili Facebook personali.
Ma chiaro, voi dove volevate scriverle? Sui siti istituzionali costati migliaia di euro? Ma che originali che siete!
Dai, chiedi l’amicizia al vice-sindaco che ti leggi la situazione, cosa faranno e se gli piace il karaoke o la pizza farcita.
Quasi quasi…
No, davvero, stavo per chiedergli l’amicizia così poi gli potevo mandare un’emoticon di Snoopy o un filmato di gattini. Queste sono le istituzioni in Italia.
Ed è qui infatti che arriviamo al momento catartico di ogni nostra avventura di decrescita in Italia. Il momento in cui in mezzo alla disavventura si palesa la patria cialtroneria e la mia metà comincia a fare discorsi seri sull’andarsene dall’Italia, che non abbiamo i servizi per cui paghiamo, che è un paese allo sbando, che siamo in una dittatura, che lavoriamo come schiavi e paghiamo tasse che ci affamano, che non abbiamo i servizi (sì, l’é un po’ ripetitivo), che chi li eroga è arrogante perché sa che non puoi andare da un altro, che il mercato libero è un porco monopolio, che l’unico interesse è diventato alzare i margini di profitto e non mantenere in sicurezza le strutture o rinnovarle, che andrà sempre peggio…
Intanto smette di nevicare. Facciamo serata parlando di dove potremmo andare, senza poter consultare niente online, perché il porco monopolio non ha ancora aggiustato niente. Il che però è una bella cosa, perché senza riscontri puoi ipotizzare persino che Mumbai sia vivibile e la Svezia un paradiso fiscale. La fantaemigrazione davanti al fuoco è rilassante.

orme di ungulati sulla neve fresca
9 febbraio. Lunedì. 96 ore.
Mi alzo presto, non nevica più ma siamo ancora senza acqua e luce. Lavorare non se ne parla, quindi la prendo con lentezza. Accendo la cucina a legna, ci va mezz’ora prima che sia calda e ci possa fare un té.
Mi sono stufata di lavarmi con l’acqua di neve. Non ho voglia di cuocere e filtrare neve per altre due ore, vado a prendere le eco-bio-salviettine da viaggio e al diavolo.
Pranziamo sconsolati con l’ultima verdura fresca per me e l’ennesima zuppa calda per lui. Contavamo, con la mentalità milanese che non ci abbandona mai, che allo scoccare delle 8 del lunedì mattina si sarebbe sistemato tutto. Illusi, poveri illusi.
L’Enel non risponde.
Alle 14.oo torna l’elettricità stabilmente. Alle 15.00 torna l’acqua. Un filo di fango veramente, tremo per gli intasamenti delle tubature, ci mancano solo quelli.
Ci vorrà fino al giorno dopo per avere acqua pulita e dimenticarsi dell’acqua prima fangosa e poi gialla che sta pompando l’acquedotto. Potabile? Chi lo sa, per precauzione abbiamo deciso di no.
Per molti altri, acqua e luce torneranno solo mercoledì 11 febbraio.
L’Enel risponde due giorni dopo con una conferenza stampa che risarcirà i danni “verificabili”, che di solito in Italia vuol dire che non risarcirà un bel niente. Poi, ad alcuni giorni di distanza, la stessa Enel decide di essere sincera e mette nero su bianco che non risarcirà niente. Bla bla bla class action, bla bla bla.

paesaggio fuori di casa dopo la nevicata
Epilogo.
Mi sembra ridondante aggiungere che le partite serali di fantaemigrazione sono state parecchie ultimamente.
Sto ancora recuperando i ritardi di lavoro, lo stress lo recupererò in data da definirsi.
In quei giorni stavo anche facendo un detox: non ho smesso. In quest’unica cosa mi sono sentita super. Di solito mi basta un pranzo di lavoro per mandare alle ortiche qualsiasi dieta. Invece anche senza acqua-luce-pazienza e con un freddo becco ho tenuto duro a mangiare verdura cruda e estratti di frutta e verdura.
Infine, a costo di sembrare ripetitiva. Tenete conto che il mio è un racconto di fantasia, come potete verificare dai giornali nazionali, qui non è successo niente.
A proposito, “Non è successo niente” è un bel romanzo di Tiziano Sclavi, più conosciuto forse come il creatore di Dylan Dog che come l’ottimo romanziere che é. Purtroppo si tratta di un libro mai più ristampato da Mondadori, oggi é un pezzo raro. Se vi capita però di trovarlo, non vi spiegherete il mistero per cui un romanzo tecnicamente impeccabile e con una storia così bella sia passato quasi inosservato. A proposito di misteri italiani.
32 Commenti
Non so se ridere o piangere è una barzelletta…. veramente assurdo!!! 🙂 siamo in Italia o nel terzo mondo? addirittura l’incaricato Enel dalla Calabria…. è troppo 😀 siamo veramente alla frutta. E come al solito nessuno pagherà i danni!. Veramente in bocca al lupo Grazia a te e agli abitanti della zona….
Grazie Francesca, ci siamo ripresi da soli e … tutto normale per questo paese alla deriva, purtroppo.
…che storia…però ne hai di fantasia!!!!
A parte gli scherzi sarebbe interessante pubblicarla su qualche giornale…prova a mandarla al “Il Fatto Quotidiano”….comunque FELICISSIMA che siate sopravvissuti e se espatriate fatemi sapere dove che veniamo anche io la mia metà e i miei mici <3
Stefania
Ti terrò informata, contaci! In quanto a mandarlo a “Il fatto quotidiano”… ti do la stessa risposta che ho dato proprio oggi a una ragazza su Facebook. Qualcuno mi ha suggerito di mandarlo a Il fatto, anche per gli articoli precedenti sulla difesa del territorio ma non li ho mai contattati per un mio scetticismo verso il giornalismo nazionale… ho già subito abbastanza come ricercatore, ho cercato di non essere così masochista da rivolgermi anche ad altri ambiti ad alto tasso di raccomandazione. Scrivo di solito su testate minori, su altri argomenti dove bisogna avere una reale competenza per pronunciarsi, lì mi sento più protetta e ascoltata.
Poi sicuramente quelli de “Il fatto quotidiano” sono un baluardo di meritocrazia, ma non ho provato a sincerarmene in prima persona.
Siccome è uno dei pochi giornali che leggo ancora, evito di restare delusa, se no poi non mi resta granché da leggere 😉
So che sai già Stefania, ma lascio l’aggiornamento per chi passasse a leggere.
Alla fine mi sono convinta a scrivere a Il fatto quotidiano. Nessuna risposta pervenuta. Nemmeno un ‘non ci interessa’.
Se questa è la considerazione che hanno per i lettori, la mia è solo quella di aver detto all’edicola di non tenermelo più. Ho anche spiegato perché, visto che i disagi hanno riguardato tutti. Così ora anche altri abitanti di questi luoghi dimenticati dall’Enel e dalla stampa hanno deciso di spendere gli stessi soldi in una pizza settimanale, è un sostegno migliore alla qualità italiana 🙂
Incredibile davvero! Che fantasia che hai! Certe cose non potrebbero mai e poi mai accadere nel mondo reale! 😉
Infatti, faccio esercizi di fantasy ultimamente 😀
di tutta questa storia fantasy mi è piaciuta molto la figura di Enel, l’Erogatore Arrogante
potremmo farci una saga: Il Signore dei Balzelli!
E’ una figura ombra Fiorenza, quasi un moderno Innominato che trama per rovinarci la vita e affamarci in virtù guidato solo dalla sua cupidigia (per l’Innominato era la lussuria, ma torna lo stesso).
Se ti consola pure da noi zona (Casola Valsenio colline faentine)stessa situazione e ci siamo arrangiati come voi…
😉
Consolarmi no, mi spiace se è capitato anche a voi… mi consolerebbe invece se capitasse al consiglio di amministrazione dell’Enel di restare chiusi in una casa isolata, al freddo e senza nessuna fornitura per una settimana almeno, chiaramente senza preavviso e senza nessuna notizia dall’esterno. Quello sì che mi consolerebbe. 🙂
Che immaginazione che hai…sembra vero il tuo racconto !!! Ma impossibile che accada in un paese ben organizzato come l’Italia….. E una vergogna!!!!!!! Quando succede ste cose penso sempre alle persone anziane .L’Italia è il paese dei balocchi…no funziona nulla e al telegiornale si parla solo di omicidi,e ISIS ( é ovvio che anche questi argomenti sono seri ) . Dovresti stampare il tuo racconto e mandarlo a un giornale nazionale,perchè è troppo facile come dici tu , pagare sempre le tasse e poi quando c’è bisogno , non c’è nessuno per aiutare o dare spiegazioni. Buona giornata !!! Sabine
Ciao Sabine, ti ringrazio, ma ho i miei dubbi che i giornali nazionali pubblichino gli articoli di una qualsiasi senza raccomandazioni, mi risparmio la fatica degli invii 😉 Se siamo a questo punto, è anche perché la meritocrazia e la competenza sono dei concetti e valori passati in ultimo piano rispetto al clientelismo e al profitto esasperato.
Mi spiace davvero davvero tanto per quanto vi è accaduto, hai perfettamente ragione viviamo in un paese del terzo/quarto mondo. Anche il ragazzo di mia figlia è stato inviato in zona. Mi ha raccontato della situazione davvero disperata. Capisco non è di nessun conforto, però ti posso garantire che gli operai dell’ENEL ci hanno messo tutto l’impegno.
Comunque ti do ragione i giornali e le televisioni ci fanno sentire e vedere solo quanto stabilito, una nuova censura. Quello che posso fare è condividere il tuo articolo su facebook. Un abbraccio sincero. Monica
Monique, io sono certa che i tecnici dell’Enel abbiano subito la situazione quanto noi e si sono impegnati al massimo. Però non potevano certo sopperire a 20 anni di manutenzione non fatta e queste cose le decidono i consigli di amministrazione, non i tecnici purtroppo! Quello che veniva dalla Calabria è stato aiutato da tutti ad andare in giro a cercare il generatore, sotto la neve… Altro discorso invece per il call center CHIUSO durante un’emergenza, irraggiungibile e soprattutto per l’arroganza di non fare nulla, tanto non puoi andare da altri fornitori, ci sono solo loro. Quando c’è un monopolio privato, va sempre male, soprattutto in Italia. Un abbraccio a te Monique e grazie per il conforto!
Sono davvero senza parole per quanto vi è successo. E’incredibilmente assurdo. Ma mentre leggevo ho anche riflettuto sul fatto che le vostre scelte di decrescita e autoproduzione paghino anche in momenti come questi: cosa avrei fatto se fosse successa a noi che abitiamo in un appartamento, con il riscaldamento centralizzato, una cosa del genere? Niente riscaldamento, niente acqua, niente generatore di corrente.. niente di niente.
E’il prezzo che si paga ad essere completamente dipendenti.
In effetti sì Francesca… ma diciamo che questa fatica potremmo risparmiarcela tutti viste le esorbitanti bollette che paghiamo all’Enel, tra le più alte in Europa.
Cara ErbaViola,
il tuo racconto non mi stupisce, e capisco quel che avete vissuto. Nel 2012 in alcune aree del Centro, e non credo solo in Centro, sempre nel mese di Febbraio venne giù nella mia città una quantità di neve mai vista (nevicò in pianura, ripeto, in pianura) per circa 48 ore consecutive. Un mio parente, che vive a pochi chilometri da Frosinone con moglie e due bimbe, rimase bloccato in casa per 10 giorni senza luce, gas, energia elettrica. Anche loro hanno dovuto sciogliere la neve per alcune cose, ed ancora oggi se sentono parlare di neve “tremano”. Anche allora l’ENEL si trovò in difficoltà enormi, senza mezzi per raggiungere località irraggiungibili per le strade chiuse dalla neve e dagli alberi caduti (in un caso gli operai hanno raggiunto la località dove c’era un danno rilevante in elicottero). Nel frattempo a Roma tutti si lamentavano per qualche centimetro di neve, e l’allora sindaco Alemanno appariva in tv con una pala in mano. Anche noi ci chiedemmo come mai nessuno parlasse della Ciociaria, nella quale insistono paesi in collina o montagna che se la sono vista molto male.
Un saluto.
Ciao, mi ricordo molto bene del 2012, avevo un sacco di trasferte a Roma quell’anno e mi costringevano ad andare anche quando qui c’erano un metro e mezzo di neve e tutti i mezzi bloccati. Ho fatto dei viaggi della speranza che preferisco dimenticare. Poi un giorno mi chiamano da Roma allarmatissimi: resta a casa, non venire, qui è tutto bloccato per la neve!!!
Caspita, e quanta ne è scesa se non devo venire?
8 centimetri.
Non ho spiegazioni… se non il fatto che i giornalisti stanno in città, gli operatori vengono pagati solo per la città, non ci sono soldi per fare servizi in esterna o addirittura in trasferta (salvo le duecento trasmissioni sugli omicidi, perché allora lì hanno i fondi per girare il mondo). Quindi alla fine abbiamo solo le notizie di quello che succede in città. Salvo omicidi, ovviamente. Come potremmo vivere senza la veduta aerea dall’elicottero della casa di Cogne o la duecentesima ripresa del fosso dove hanno trovato Elena Ceste? Con tutto il rispetto per queste persone,poverette. Ma nei giornalisti italiani la morbosità prevale sul senso civico e il fare informazione vera.
condivido seppur indirettamente la storia assurda 2 miei amici (Gio e Nicoletta con due bimbe piccole) hanno passato tutto questo e vorrei tanto che i nostri beneamati politicanti passassero almeno una o due giornate cosi…ma l’italia è un paese depredato dalle cavallette che ci governano e che giocano a votarsi contro
Domenico, il contrappasso mi trova decisamente d’accordo. Ma tenderei, più che a uno scontatissimo e noioso Dante, a un contrappasso alla Brassens 😉 Meriterebbero.
Meravigliosa…hai raccontato questa ennesima caporetto italiana con la tua incredibile ironia. Vivere come due secoli fa però è pericoloso e solo il cielo non ha voluto che si creassero emergenze. Prossimi obiettivi: cambiare generatore, procurare un gatto delle nevi, dotarsi di pannelli solari e di pala eolica…in alternativa emigrate in un paese che non precipita nel medioevo alla prima big snow. Un abbraccio di cuore 🙂 🙂
L’ultima opzione Luisa, direi. Le altre mi sembrano un po’ troppo laboriose e a forte rischio di boicottaggio da parte del pressapochismo italiano… mi vedo già multata dai vigili di paese per l’uso del gatto delle nevi o impegnata in bagarre infinite con l’ufficio tecnico e l’Enel per mettere un impianto eolico che non sia dell’Enel stessa… mi è venuto il mal di testa solo a ipotizzarlo!
come ti capisco! la nevicata del 2012, quì nell’urbinate, è stata disastrosa. sia a livello pratico che psicologico: non sapere cosa troverai fuori la mattina dopo, se il metro di neve che già c’è sarà aumentato, se la strada sarà sgombra almeno per andare a piedi, se dovrai avvisare i tuoi collaboratori di rimanere a casa perchè gli ultimi 50 metri per arrivare al laboratorio sono in salita e la strada è ghiacciata….tante incognite, ripetute quotidianamente che, nell’arco di quasi un mese (tanto durò quella estenuante nevicata), possono davvero mandare fuori di testa. adesso, quando vedo cadere un fiocco di neve, sento che potrei impazzire davvero. che Enel & c. non rispondano al telefono quando il servizio viene interrotto è una cosa da forca! e la cosa ancora più grave è che questo succede ogni volta che c’è un guasto, mica solo nelle emergenze! non avere il diritto di sapere quando potrà essere nuovamente erogato il servizio (che non è una curiosità ma una esigenza importante specialmente quando ci sono persone e situazioni fragili, nonchè costosi macchinari che non possono sopportare continue interruzioni di corrente senza guastarsi!) è molto più che arroganza, è disprezzo dell’utente, cioè di quello che gli permette di esistere a questi quà! comunque stavolta hanno passato il limite: io, nemmeno lontanamente immaginavo che da voi fosse successa una cosa simile! è proprio vero, ci sono cittadini di serie A e altri di serie Z!
andarsene è una tentazione forte ma perchè dovremmo andarcene noi, mandiamo via loro, tutti quanti quelli che sono al potere e non parlo solo della politica pura! spaliamo giù forte come facciamo con la neve! altrimenti sarebbe l’ennesima frustrazione.
(Luisa propone i pannelli solari ma, visto che l’energia prodotta va in rete, quando manca la corrente, il produttore può usufruirne lo stesso?).
Un abbraccio di solidarietà!
cara, mi dispiace tanto per i disagi che hai passato e capisco fin troppo bene il problema dell’interruzione del lavoro a data da definirsi… Fa rabbia, perché poi se osi pagare in ritardo una tassa che serve per i loro puntualissimi stipendi, apriti cielo.
Non sono ancora certa dell’andarmene, spero di trovare una soluzione miracolosa a cui non avevo ancora pensato. La soluzione però non è buttare giù loro, non è possibile. Abbiamo un governo che non è stato eletto da nessuno di noi, fosse sfuggita la questione… come li buttiamo giù se ormai si auto-eleggono e sono sempre la stessa corrotta oligarchia che pensa solo al proprio tornaconto? Come lo boicotti un sistema del genere? Io ammetto di aver finito le idee anche qui.
Affetto, solidarietà e tanta comprensione per quanto vi è accaduto…però mi auguro che non ve ne andrete…me lo auguro per voi, che avete messo amore, tempo ed energia nel vostro progetto, e me lo auguro per tutti noi che riteniamo che a doversene andare non siano quelli che amano e si prendono cura del territorio, ma sono gli avvoltoi che lo depredano e lo devastano…poi spero tanto che riuscirete ad ottenere un bel risarcimento dall’Enel, perché non sta né in cielo né in terra che non vi rimborsi…e poi sogno che un giorno non troppo lontano noi cittadini si riesca ad autoprodurci anche la benedetta energia e liberarci dell’ “erogatore arrogante”. Lo so, siete stanchi, sfiduciati, si tratta di organizzarsi con altre persone e costa tempo e fatica e sicuramente non avete nessuna voglia di altri sbattimenti. Alla fine naturalmente farete quello che sentite che è meglio per voi, ma volevo condividere il mio pensiero, vi capisco troppo bene e, come tantissimi altri in questo paese, ho avuto esperienze per certi versi simili, ma dopo varie peripezie alla fine sono giunta alla conclusione che non me ne andrò mai e poi mai dal posto e dalle persone che amo.
Hai ragione Luisa e anni fa, in una situazione analoga, ci siamo solo spostati di 400 km, restando in Italia e credendo ai grandi venti di cambiamento che sembravano esserci. Ora, all’ennesima, siamo un po’ sfiancati. Neanche io voglio andarmene, vorrei continuare a costruire qualcosa qui e non lasciare i rapporti personali e lavorativi che ho instaurato nel frattempo, con grande cura. Ci stiamo chiedendo però fino a che punto abbia senso. Ci siamo dati qualche mese per raccogliere dati e valutare pro e contro. Vedremo 🙂
Intanto un grande abbraccio, chi resiste se lo merita tutto!
Non è successo niente,
Non succede mai niente.
Ci intristiamo a comando davanti alle tragedie che accadono a migliaia di chilometri da noi, alziamo il sopracciglio per cataclismi vari, ma dopo tranquilli che passa tutto. In un lampo abbiamo rimosso.
E’ la coscienza che ci manca, e l’emotività indotta ad hoc dai mass media serve a tenerci sempre in bilico e in preda a sentimenti tanto impattanti quanto effimeri, ma non ad agire concretamente.
E così, a nessuno frega niente di quello che vi è successo, a meno che non succeda a loro.
E così, i media si guardano bene dal pubblicare notizie che non fanno guadagnare nessuno, mica penserai che stanno lì per dare informazione?
E’ l’Italia, cara Erbaviola, e sebbene la mia tenacia mi impedirà ancora a lungo di mandare tutto e tutti affanculo e continuare a cercare di instillare un minimo di coscienza civica nel prossimo, confesso anche io che spesso mi abbandono in sogni di fantaevasione :-/
ciao Barbara… ecco, appunto! Non ho altro da aggiungere, valà.
No, dai, una la aggiungo ma la stavo già per scrivere più sotto: ho mandato la storia a Il fatto quotidiano e alla email diretta di Peter Gomez. Manco un vaffanculo. Come sempre, meglio parlare di problemi minori ma famosi.
Cara Erbaviola, vivo a Bologna, lavoro in collina ed ho amici che abito nel nostro appennino…che dire…!!! Purtroppo non siete gli unici a passare serate di fantaemigrazione….! Questo paese è assolutamente invivibile! Hai fatto un racconto di “fantasia” meraviglioso! Io lo manderei a qualche redazione giornalistica. PS. passo sempre per il tuo blog, complimenti è bellissimo! Un grosso in bocco al lupo! a presto Ely
Ciao Ely, grazie, spero che gli amici si siano ripresi!
La storia l’ho mandata a Il fatto quotidiano, su insistenza di alcuni lettori che nominavano proprio questo. Io sono un bel po’ scettica, sapendo che ambiente clientelare sia quello giornalistico, ma loro insistevano per la limpidezza de Il fatto quotidiano, maggiore interesse nelle notizie vere ecc. Seppur scettica, ho inviato.
Nessuna risposta pervenuta e giuro, è una delle pochissime volte in cui mi dispiace aver ragione.
Saluti dall’appennino, con il rischio idrogeologico attuale e le frane in corso c’è il caso che tra poco scendiamo anche noi a Bologna, volenti o nolenti 😉
io ho smesso da anni di comprare giornali (quotidiani e non ) convinta che in cambio di quegli euro non mi arrivasse più niente di utile: nè informazioni trasparenti, nè altro.
però mi rammaricavo un pò di non leggere Il Fatto Q, chè quelli sembrano così indipendenti e sinceri, nel salotto di Santoro…(quelle rare volte che ormai mi capita di vedere il programma)
Ma dopo aver letto quello che scrivi sopra, non ho più nessun dubbio: anche quella è solo carta per accendere il camino, al pari di tutti gli altri!
quì bisogna tornare a FARE, ma a fare con le mani, come state facendo anche voi! di fronte ai fatti concreti, alle cose pensate e costruite con le proprie risorse personali, non c’è più tg o giornale che tenga: DEVONO vincere la realtà e la concretezza! Io, pur tra mille delusioni e dubbi, voglio continuare ad essere ottimista sul fatto che prima o poi, potremmo liberarci di questa squadra di approfittatori che ci governa (e della mentalità diffusa che li ha prodotti, non dimentichiamoci mai di questo) semplicemete dissolvendoli con i fatti reali! ma per riuscirci dobbiamo svegliarci davvero e dare l’esempio perchè molti altri si sveglino e si rendano conto che non è necessario essere schiavi, che per essere liberi si deve liberare la propria mente! ecco, io mi faccio prendere dal nervoso e dalla foga e rischio di fare discorsi sconnessi ma volevo solo dire che se smettiamo di abbeverarci alle fonti avvelenate dei mass media, le cose non possono che cambiare in meglio se, nel frattempo, cominciamo a credere di nuovo in noi stessi e nelle tantissime risorse che il Creatore ci ha messo a disposizione! Buona settimana a tutti