
Ufficio in casa, ispirazione per il rinnovo del mio… Foto e design Asihome.com
Lavoro da casa da più di un decennio, è stata una conseguenza quasi naturale, per me, del rallentare i ritmi, modificare il tipo di organizzazione lavorativa e soprattutto di godermi una vita in mezzo alla natura, facendo quello che mi piace. Negli anni, ho cambiato diverse case, diversi assetti del mio studio, cominciando con una scrivania in un angolo della sala, approdando a un intero ufficio annesso alla casa, fino alla situazione attuale di uno studio al piano superiore della casa in cui viviamo. In mezzo a un bosco, sullo splendido Appennino Tosco-Emiliano. In realtà devo ancora addentrarmi nella ristrutturazione dello studio, per ora sono quattro mobili raccattati dalle precedenti case, allineati con le uniche logiche di utilizzo… spero di poter realizzare qualcosa di migliore nelle prossime ‘vacanze’.
Negli anni mi hanno chiesto in molti come mi organizzo lavorando da casa e io sono sempre restia a dare consigli in materia perché i periodi di caos generale ogni tanto mi fagocitano e mi ri-espellono sfinita: che consigli posso mai dare io?!
Però, su insistenza continua di un paio di amici che hanno intrapreso questo percorso e dopo le sollecitazioni arrivatemi alla pubblicazione del post sulla schiscetta, ho messo insieme un po’ di punti, giorno dopo giorno.
Quindi, ecco, non ho grandi suggerimenti da dare ma provo ad elencare i miei metodi dopo POCHE richieste di un’amica che si sta mettendo in proprio (Ciao amica Gwen!).
L’articolo è diventato lunghissimo, ma le cose da dire sono molte e la materia non è per nulla facile. Ne avrei altrettante da dire, ma magari le rimando a un prossimo articolo, sempre che vi siano utili… nel caso, fatemelo sapere!
* * *
Quando si è obbligati a lavorare a ritmi serrati in un ufficio o ci si sente schiacciati dall’ambiente idiosincratico degli open space e non si riesce a combinare nulla, è facile lasciarsi andare ai sogni di lavorare da casa in tranquillità.
Come ve lo immaginate lavorare da casa? Una tazza fumante di un buon qualcosa, tranquillità, cinque minuti di pausa per guardare il video buffo invece di farlo nascondendosi dai colleghi/superiori/clienti, il tempo per una chiacchieratina con l’amica al telefono, persino la lavatrice che va intanto che voi lavorate beatamente alla vostra scrivania, il tempo di lavarsi i capelli prima di uscire la sera invece di sistemarsi alla meglio nel bagno dell’ufficio, persino il tempo per un bel bagno rilassante con schiuma e candele quando avremo finito il lavoro, alle 17 massimo 18.
Mi spiace deludere molti, ma negli anni ho capito che questi sono esattamente i pensieri di gloria di chi non ha la minima idea del lavoro da casa e si scontrerà con una dura realtà: governare sé stesso, uno dei compiti più ardui.
E’ banale dirlo, ma per ottenere una bella vita lavorando da casa, serve una quantità di disciplina: tu sei un esercito da governare. Sei quello che risponde al telefono alla mamma (perché tanto sei a casa, no, mica ti disturbo), quello che sarà incaricato di andare a fare commissioni multiple (posta, spesa, incombenze di ogni tipo… tanto sei a casa), quello che farà trovare la cena pronta (non è giusto che la prepari il poverino che arriva dall’ufficio, no?), quello che risponde a un messaggio un attimo su facebook e dopo due ore è ancora lì, quello che va a prendere i bambini a scuola e non riesce a dire no ai quattro comitati genitori con dieci riunioni al mese, perché lo sanno che è a casa… non ci tieni abbastanza ai figli da dare alla loro scuola un po’ dell’enormità di tempo che hai stando a casa?
Poi siete anche la persona che lavora, beata lei che può farlo da casa, che fortuna, ah se potessi!
E che lavoro fai da casa? Magari potrei farlo anche io.
Ovvio, perché se tu lavori da casa, sicuramente fai un lavoro facilissimo, alla portata di chiunque, l’unica differenza è che hai trovato prima l’idea.
“Dai, dimmi cosa fai che stasera me la studio intanto che guardo XFactor e da domattina lo faccio anche io”.
No, non sto scherzando: abituatevi a questo atteggiamento se volete lavorare da casa. Potete avere uno studio bellissimo e attrezzato, ma se è dentro la casa (nel mio caso è al piano superiore), allora non valete niente. Probabilmente passate la giornata a leccare buste e copiare indirizzi a mano. O a mettere stringhe alle scarpe conto terzi. Magari non è neanche vero che lavorate, vi mantiene qualcuno.
Questo è il fumetto che esce dalla testa della maggioranza della gente ogni volta che siete costretti ad ammettere che non lavorate in un ufficio fuori casa. Sì, dico: costretti. Se state pensando che voi no, voi lo declamerete a squarciagola che lavorate da casa, fieri della vostra realizzazione… beh, siete ingenui. E pagherete l’ingenuità con mezza dozzina al giorno di persone che vogliono informazioni per fare il vostro lavoro, il che diventerà ovviamente rispondere a loro gratis.
Ammetto tra l’altro che a volte cado ancora nel vortice del caos da “lo studio è mio, faccio come mi pare, sono organizzatissima, nessuno mi disturba“. Illusa! Tanto per dire, settimana scorsa mi è arrivata una raccomandata dall’Agenzia delle Entrate, che è peggio dei social per perdere tempo senza accorgersi di starlo perdendo. Il buco nero dei social è niente rispetto a leggere un avviso incomprensibile con cifre sconosciute ma scadenza perentoria a 30 giorni: cercare il commercialista, scannerizzare le 6 pagine di raccomandata fronte-retro, mandarle al commecialista, aspettare che decifri l’aramaico dello Stato per capire se devi accendere un cero davanti a Ganesh o direttamente al conto corrente che spira, farti rispiegare due volte la questione prendendo appunti, stare in attesa due ore per parlare con il responsabile della tua cartella (ok, qui nel frattempo ho lavorato, vedi punto 7 delle cuffie), ripetergli non capendoci niente che cosa ha detto il commercialista, fare tutte le procedure di rito online sul loro sito e un po’ di vudù per la connessione e finalmente ottenere il risultato: niente. Evviva, sono solo le 19, ho cominciato alle 15. Ora visto che non ho rispettato nessuna scadenza data l’urgenza di questa cosa, cosa faccio? Il bagno caldo, la chiacchierata con l’amica al telefono o guardo un video per sdrammatizzare? No, ovvio. Cena di corsa che più di corsa non si può e ritorno in studio per una tranquilla serata, l’ennesima, a lavorare. Perché non rimandare al giorno dopo? Se ti stai facendo questa domanda, non lavori da casa 🙂 Perché mezza giornata persa vuol dire un effetto valanga sul resto della settimana. O rimedi subito, o passi i prossimi weekend ad arrancare. (Non vale per le giornate programmate di non-lavoro)
Non è sempre così drammatico, chiaro. Ma lo può essere. A volte vorrei gestire gli imprevisti prendendoli a librate con qualche tomo di David Allen. Sono ottimi, funzionano, sono seria. Ve li consiglio sia per organizzarsi meglio che per lanciarli a chi entra dalla porta chiedendovi di fargli una commissione perché tanto lavorate a casa (duri al punto giusto ma non tanto da rompere teste e soprammobili).

Uno spazio lavoro minimo (dalla cartella colori per il rinnovo del mio) Foto e design Asihome.com
Le mie poche regole per lavorare da casa senza impazzire:
1 – Dividere gli spazi. Per quanto possa essere piccola la casa, bisogna dividere lo spazio di lavoro da quello di vita. Altrimenti si mischia tutto e se non ci sono i limiti, è l’entropia a vincere. Sarà il caos, mentale e materiale. Quando ho cominciato a lavorare come consulente, abitavo in un appartamentino di 40 metri quadri. Non avevo una stanza da dedicare all’ufficio. L’unica soluzione è stata piazzare lungo tutto il corridoio delle librerie con faldoni e libri di lavoro e mettere la scrivania in un angolo della sala, orientata contro il muro. Quando mi sedevo lì a lavorare, tutto quello che era alle mie spalle spariva. Quando finivo di lavorare, raccoglievo tutto quello che c’era sulla scrivania e lo sistemavo nella libreria. Fino alla mattina dopo quella era la sala, per rilassarsi.
Può sembrare esagerato, ma funziona molto di più che guardare un film con una pila di documenti sotto gli occhi. Bisogna staccare anche materialmente per farlo mentalmente.
2 – Dividere i tempi con rigore. Ognuno ha i suoi metodi per lavorare, ma stabilire da che ora a che ora si lavora è fondamentale. Diventare liberi professionisti vuol dire che il lavoro tenderà sempre a occupare quanta più vita può. Darsi degli orari vuol dire che, se proprio andrete oltre, potrete calcolare di quanto. Averne un’idea aiuta a non esagerare, sia in un senso che nell’altro. E’ sanissimo dire “oggi non lavoro mezza giornata” se avete rispettato tutte le scadenze, ma se succede tutti i giorni (oggi la spesa, domani il parrucchiere, dopodomani le commissioni) dovrete trovare qualcuno che vi mantenga.
In questo aiuta molto anche tenere liberi i weekend. Io i primi tempi mi godevo un paio di giorni di stacco in settimana e lavoravo nel weekend. Il risultato è stato che nessuno dei miei contatti di lavoro ha mai capito che in quei giorni non lavoravo e mi contattavano continuamente, perché il lavoro doveva andare avanti ed era martedì, cosa vuol dire che il martedì non ci sei?! La domenica avevo bisogno qualcosa e non potevo certo disturbare il grafico a casa sua o la cliente al parco con i figli. Seppur con le debite eccezioni personali, ho organizzato il lavoro dal lunedì al venerdì, dalla tot ora alla talaltra, che per almeno il 50% coincidono con quelle di clienti e collaboratori.
3 – Non entrare in studio o nell’area in cui lavorate in pigiama. Non lavorare o rispondere a telefonate di lavoro in pigiama. Non entrare mai in studio prima di aver fatto colazione, doccia ed esservi vestiti. Per quanto Zuckerberg sia stato reso celebre dal film in cui gira per il campus in ciabatte da piscina e calzettoni di spugna, è solo un caso di successo e aveva 18 anni.
Psicologicamente, quando ci cambiamo per lavorare, svolgiamo un rito che ci porta nella modalità mentale del lavoro. In pigiama, siamo nella modalità letto. Salvo che lavoriate per un call center erotico, non se ne può trarre vantaggio.
Innumerevoli studi sono stati condotti sulla questione: in piagiama siamo capaci di dormire ma siamo pessimi a contrattare un prezzo, gestire un team, controbattere in una discussione con un cliente e a partecipare a una videochiamata fuori programma… di là tutti in abbigliamento da lavoro, compresi i grafici hipster finto-casual, di qua tu con il pigiama di pile che cerchi le salviettine sotto la scrivania per toglierti la maschera all’argilla (perché lavorando da casa hai il vantaggio di fare tutto quello che non potevi in ufficio e l’hai fatto, ingenua! Non mi è mai capitato ma conosco storie divertenti di amici).
4 – Avere sempre rispetto del proprio lavoro. Affrontarlo lavati, pettinati, vestiti, in un ambiente confortevole, pulito e funzionale. La sedia rotta, la scrivania sbilenca, le carte che cadono dal tavolo perché manca il raccoglitore, pile di libri e opuscoli a caso, sono quanto di peggio c’è per lavorare bene.
Bisogna mettersi nell’ottica che tu sei il rappresentante del tuo lavoro, non l’atrio in marmo dell’azienda che trasmette ai clienti il meme che quello è un ufficio in cui la gente lavora seriamente. Di conseguenza, quando lavori in tuta sul divano con il gatto sui piedi, non puoi prendertela se il compagno o il bambino continuano a interromperti. Sì, lo vedono che hai in mano un portatile, ma difficilmente si associa questa immagine di svacco a una persona che sta lavorando seriamente e non deve essere disturbata.
5- Pulire la casa prima di lavorare. In Italia il punto è – ahimé – soprattutto per le donne. Ma confido che anche qualche uomo ne possa giovare.
Io faccio in modo di ritagliarmi poco tempo ogni giorno per riordinare, sempre prima di prepararmi e sedermi a lavorare in tenuta da lavoro. Il motivo è semplice: prima o poi ci sarà una pausa pranzo, caffé o altro in cui entrerai in cucina e ti accorgerai che la lavatrice ha finito, quindi vai a stendere. E in un attimo è passata mezz’ora.
Usare la pausa per pulire casa e sbrigare faccende è una pessima idea. E se ti chiama un cliente cosa fai, gli rispondi un attimo che ho lavato il pavimento, non posso arrivare al computer prima di cinque minuti? Non è un granché come comunicazione. Visuale del cliente: sto mettendo in mano la mia azienda alla colf?
Sorvolo poi sulla parte psicologica: se come pausa dal lavoro svolgi un’incombenza domestica, non è una pausa ma un lavoro dentro il lavoro. Prova a conversare di lavoro con in mano il mocio e i guanti di gomma, oppure seduta alla scrivania con una tazza di caffé: vedrai subito che usare parole tecniche del tuo lavoro diventa più difficile in tenuta da lavapavimenti. Meraviglie del cervello. Ma semplici: ti sei auto-assegnata un compito che nessuna azienda ti darebbe senza incorrere in una causa per mobbing. Architetto, per cortesia, intanto che prende il caffé dia una pulita alla sala mensa.
Perché in ufficio è una cosa mortificante ma lavorando da casa no? 🙂
L’atteggiamento migliore è: rimandare ciò che fa parte della vita quotidiana agli orari della vita quotidiana. In questo modo puoi (salvo periodi drammatici) smettere di lavorare molto prima, lavorare meglio e impiegarci meno a svolgere queste incombenze. Vale la pena per essere molto più rilassata come persona e realizzata come professionista.
6 – Muoversi all’aperto. Prendersi un quarto d’ora la mattina e altrettanto il pomeriggio per alzarti e camminare, andare da qualche parte. Che sia andare al bar a prendere un caffé o fare due passi con il cane, staccare è salutare e importante.
Io ho sofferto molto in un appartamento che abbiamo avuto appena arrivati qui, perché la casa era in cima a una salita ripidissima. All’idea di uscire di casa a piedi mi veniva l’odio per la salita da rifare al ritorno. E dovevo attraversare tutto il paese per arrivare alla pineta o nei boschi. Appena ci siamo potuti spostare da lì, abbiamo scelto una casa su una strada tutta in piano (in montagna non è sempre facile) e già in mezzo alla natura.
La mia pausa ora è aprire la porta di casa, passeggiare un quarto d’ora nel bosco e tornare. Una delle cose più rigeneranti in assoluto. In contesti cittadini mi è capitato di fare due passi a guardare le vetrine o cose del genere. Contando che non ci sono le trasferte da e per l’ufficio, se si lavora da casa bisogna uscire all’aperto, pena la sanità mentale e la mancata sintesi di vitamina D, con le conseguenze del caso.

Prendere un té all’aperto è molto più sano che passare la pausa sui social – Foto Inkflo
7 – Le cuffie per lavorare. Questa non è per tutti ma magari a qualcuno può servire. Mi sono procurata un paio di cuffie con microfono che si attaccano sia al cellulare che al computer. Avere le mani libere mi permette di cercare al volo documenti o continuare a lavorare nell’attesa, non le cambio per sentire la musica che mi serve per isolarmi meglio, abbasso solo il microfono se arriva una chiamata via skype, sposto solo il jack se arriva sul cellulare. Sembra una scemenza, ma fa molta differenza.
8 – Chiudere le fonti di distrazione o darsi dei tempi per i social e le telefonate extra lavoro. Ora dirò una cosa antipatica. Sui social ci sono una quantità di dipendenti a tempo indeterminato. C’è gente che ci sta tutto il santo giorno, a volte mi chiedo se lavorano per Facebook o per Twitter.
Se avete degli amici così, siete in pericolo. Fatevi delle chiacchierate simpatiche di tre ore al giorno su WhatsApp, Facebook o qualsiasi social e l’unico risultato sarà che voi rimarrete indietro con tutto il lavoro e non guadagnerete, loro invece avranno il solito stipendio a fine mese, che stiano su Facebook o lavorino.
Oppure vi ritroverete a lavorare la sera, quando loro vanno a casa a vivere.
8bis – Per lavorare bene da casa, bisogna sempre dare un costo al proprio tempo di lavoro. Come ti suona “Ho chiacchierato un’ora e mezza su facebook” rispetto a “Ho chiacchierato 150 euro su Facebook”? La differenza però è questa.
Se sei in grado di darti dei limiti e rispettarli, inserisci lo svago nella pausa caffé. Se invece cadi facilmente in tentazione, mettili dopo il lavoro. Extra. Perché sono un extra e costosissimo.
8tris – Se per lavoro devi usare anche i social… auguri.
9 – Ogni tanto cambiare ambiente di lavoro. Stare sempre da soli può essere alienante, alla lunga. Se si ha una parte di lavoro che può essere svolta su un portatile e non richiede molto silenzio, si può valutare di svolgerla in un caffé, o in biblioteca, o presso un collega, o invitalo a lavorare insieme. Le opzioni sono molte, alcune città hanno anche degli spazi di coworking gestiti privatamente, che con costi modesti mettono a disposizione una postazione di lavoro e wifi. Spesso gli scambi tra professionisti in questi luoghi sono molto proficui. Altre idee: frequentare conferenze inerenti al proprio lavoro, tenersi in contatto con i colleghi organizzando un aperitivo. Lavorare da casa non è chiudersi al resto del mondo.
10 – Non saltare la pausa pranzo e non mangiare alla scrivania. A me ogni tanto capita di doverlo fare, per esigenze di contatti esterni, magari ho solo 5 minuti tra mezzogiorno e le tre del pomeriggio. Mi sono organizzata con la classica schiscetta da lavoro (sì ora vanno i bento, ma io sono vintage dentro). Se ho solo cinque minuti, mi alzo e vado almeno alla finestra per mangiare. Ma non mangio mai mentre lavoro (le motivazioni sono le stesse del non lavorare in pigiama, non lavare il pavimento nella pausa caffé ecc.).
11 – Quando il computer è spento, non sono in studio. A una certa ora si chiude e non si riapre fino al giorno dopo. Ho dovuto essere rigorosa su questo perché ne ho viste di situazioni al limite del vampirismo energetico. A parte alcuni clienti stranieri che ogni tanto sbagliano fuso orario, lavorare da casa vuol dire saper mantenere dei limiti. Gli unici che possono farlo siamo noi, gli altri cercheranno di sfondarli in tutti i modi.
Per esempio, telefonate alle 21 o il sabato solo perché chi telefona è ancora in ufficio e tu tanto “sei a casa”. No, io sono in studio. Se non sono in studio, non mi puoi chiamare a casa alle nove di sera perché tu sei ancora in un ufficio a Milano. Io ho lasciato quei ritmi per una scelta precisa, non intendo riprenderli in mezzo a un bosco mentre ho già cenato e mi preparo a passare una rilassante serata in famiglia o sto per uscire a cena.
Una volta, addirittura, una cliente amica di amici (è terribile la confidenza che si prendono alcuni) mi ha chiamata alle 23 e mi ha detto “Scusa, ti chiamo ora perché prima ero a cena con clienti. Volevo dirti un paio di idee…“. No. Le ho chiesto se trovando chiuso il fruttivendolo, gli andava a citofonare a casa perché lei poteva fare la spesa solo la domenica mattina. E non l’ha più fatto. Se non l’avessi fermata, avrei perso anche solo inconsciamente una bella fetta di stima del mio lavoro e dato il via a una fila di chiamate a tutte le ore. E’ solo un esempio.
Spero che sia utile. (A me di sicuro: ora l’amica Gwen la smetterà di dirmi tutti i giorni che devo scriverle il post sul lavoro da casa, disturbandomi mentre lavoro!).
Per tutto il resto…

In diretta dalla mia bacheca. Sopra ho messo Ganesh, colui che aiuta a rimuovere gli ostacoli. Una risata e un po’ di meditazione possono fare molto in una giornata stressante.
37 Commenti
Quest’articolo è da rileggere regolarmente per fare il punto della situazione.
Per me il punto più importante è l’8 bis perché spesso tendiamo a non dare valore al nostro tempo mentre è la cosa più preziosa che abbiamo.
Davvero Diara, a volte siccome è una cosa che ci arriva apparentemente ‘gratis’, tendiamo a sprecarlo… è costosissimo il tempo 🙂
Anch’io lavoro da casa, ma va a finire che sono sempre sul divano col portatile invece che sulla scrivania…
Il mio problema è che quando faccio pausa finisce che faccio le pulizie e il giardinaggio, e alla fine lavoro fino a tarda notte… penso che chi lavori da casa spesso lavori moooolto di più!
Ciao
Alessandra
Sicuramente lavoriamo molto di più e abbiamo molte più responsabilità, ma è anche vero che possiamo organizzarci meglio. Per esempio, come ho spiegato, fare le pulizie nelle pause di lavoro è una pessima scelta 🙂
Molto interessante questo articolo, anche io lavoro da casa, ma dovendo lavorare anche con i social network, “auguri” come giustamente dici tu… Ogni tanto infatti mi obbligo a chiuderli perchè distraggono e sottraggono veramente tanto tempo. Normalmente cerco di dedicare la mattinata ai lavori più faticosi (io gestisco un e-commerce e mi occupo anche di fare i pacchi e le spedizioni, non vi dico quante volte vado su e giù dalla cantina, dove tengo stipato il magazzino, per prendere i prodotti, questo proprio per tenerli separati dalla casa) o che richiedono concentrazione, al mattino sono più energica, e i social magari al pomeriggio.. ma purtroppo, pur pianificando, le interrussioni sono continue: telefono che squilla (telecom, tele2, fasweb, e chi più ne ha più ne metta) clienti che chiamano per problemi agli apparecchi acquistati… Insomma, pianificare fino all’ultimo dettaglio non è possibile, ma separare i lavori casalinghi dagli orari di lavoro d’ufficio si può e si deve fare…
Sì, i social sono terribili, rimpiango davvero i tempi in cui non c’erano! Uno degli altri ‘argini’ che ho messo è stato quello di non installarli sul cellulare. Quando sono in giro, preferisco godermi il mondo e sinceramente temo che se l’avessi sempre così a portata di mano, finirei come molti a passare la serata sul divano con in mano il cellulare invece di fare qualcosa di più creativo 🙂
.. ho scritto “interrussioni” anzichè “interruzioni” … chissà cosa mi è preso, vabbè
probabilmente una momentanea dislessia per reazione allo stress da social 😉
😀 lavoro da casa e sono pausa a leggere il tuo articolo… mamma mia come mi ritrovo! Sei riuscita a mettere bene per iscritto un po’ tutte le cose che cerco di fare anch’io e anche tutti i luoghi comuni: pensa te con due figlie in età scolastica, sono logicamente rappresentante di classe e faccio parte del comitato genitori, poi ho anche il gas, che visto che ho tempo, mi occupo io di controllare la posta dell’associazione e rispondere, poi ci sono gli spacci di pasta madre e kefir che tento inutilmente di concentrare in un unico giorno settimanale, senza riuscirci mai. Inoltre col marito turnista i miei “orari di lavoro” devono tenere conto si quando lui è a casa o meno, in particolare il pomeriggio, visto che fra le varie cose c’è da far fare i compiti alla grande, intrattenere la seconda perchè non la disturbi e magari allattare il piccolo. Confido di riuscire ad organizzarmi meglio fra qualche anno in modo da evitare le nottate… Un abbraccio!
Se vuoi Daria posso impegnarmi ad *illuderti* che eviterai le nottate tra qualche anno… io non ho figli e ogni tanto le devo fare comunque. Evento raro e squisitamente voluto (perché magari di giorno faccio altro) ma … prima o poi ci si ricasca con il lavoro in proprio 😉 Un abbraccio a te cara!
Cara Grazia che bello questo articolo!!! E’ stato un regalo prezioso. Ti seguo da tanto tempo e tra poco lascerò il lavoro (mobilità) e tenterò di mettermi in proprio. Quando ho aperto e ho trovato questo aggiornamento mi sono chiesta se mi avessi letto nel pensiero. Se ci saranno altri aggiornamenti li leggerò con molto interesse! Ti mando un abbraccio e grazie ancora, non sai che bel regalo mi hai fatto!!!
Ciao Elisa, grazie a te della condivisione e ricambio volentieri l’abbraccio!
Proprio vero, basta dire che lavori da casa e sei subito declassata, specialmente se sei una donna! Molto interessante il punto 8-bis… mi ha colpito talmente tanto che stamattina non ho ancora aperto facebook… hai ragione, oh se hai ragione! Ciao! Cri
Chissà perché cadiamo tutti sull’ 8-bis.. 😀 Ciao Cri!
Cara amica Erbaviola, tu mi chiami ed io rispondo. Vedi che ho fatto bene a chiederti POCHE volte di scrivere questo UTILISSIMO articolo? Io di sicuro comincerò il mio lavoretto in pigiama e direttamente dal letto, oppure dal bagno, che concilia le idee. Tra un commento su fb ed una chattata pulirò casa, sistemerò i cani, stenderò il bucato…
Ironia a parte, grazie di questo post. Era quello che mi serviva. Già oggi, nonostante stia relegando la mia futura professione alla sera ed ai week end per tastare il terreno, mi rendo conto che tendo a mischiare tutto. Mentre sono al computer vedo la polvere per terra e devo passare l’aspirapolvere, finisce la lavatrice e stendo, apro ai cani, chiudo, riapro ai cani che vogliono rientrare e richiudo, poi c’è il gatto che vuole le coccole e quello che ha fame. E non vuoi fare una partitina a candy crush saga per passare quel maledettissimo 120esimo livello? Oh toh un giochino nuovo SODA CRUSH SAGA… e ah cacchio devo raccogliere i soldi degli edifici di Pearl’s Peril. E via così. Mi sono imposta per qualche tempo di alzarmi la mattina alle 6 per lavorare un’ora e mezza prima di andare in ufficio (per il mio lavoro “normale”), l’ho fatto UNA volta. Durante i we c’è da pulire per bene casa, sennò è un merdaio e devo recuperare il sonno perso in settimana, magari c’è il tempo di una passeggiata? Ma chi c’ha voglia con sto freddo, prepararsi, uscire, uffa… vabbè torno a letto e vediamo domani.
Ok so già che farò la fame!
Eccola, io lo so che tu sarai la mia disperazione non appena lascerai l’ufficio… anzi, sto pianificando di andare a vivere in Australia dal mese prossimo!
Comunque secondo me faresti una cosa molto sana se ti dessi due settimane di ferie totali, due giorni per sistemare l’ufficio in casa e poi cominciassi. 🙂 Un po’ di stacco ci vuole!
Bellissimo articolo e quanto è vero che è difficilissimo auto governarsi!
Siamo sempre noi la nostra principale causa di distrazione 😉
<3
mi fa bene leggerti..
grazie..va un pochino meglio…ora ho modo di provare anche se nella malattia di un infortunio i tuoi consigli…in tanto mi esercito…e creo le possibilità perché si realizzi il mio sogno!
Baci Stefania
Ciao Stefania, spero che i dolori vadano meglio! Sono curiosa di sapere nei dettagli della realizzazione del tuo sogno, lo ammetto! Un abbraccio e buona ‘rinascita’ 🙂
mi sto tardivamente laureando in giurisprudenza(da ragazzina volevo fare il magistrato..ma poi le vicende familiari mi hanno portato alla ricerca forzata del posto fisso..due genitori anziani e mal conci spingevano per vedermi “sistemata”e magari sposata),e sto facendo la tesi sull’etichetta trasparente, ideata e creata dal Prof.Mario Pianesi fondatore dell’associazione Nazionale e Internazionale Un Punto Macrobiotico, grazie al materiale che mi sta dando il personale dell’associazione. Vorrei lasciare il posto fisso (lavoro all’avvocatura Inps)per lavorare presso un’associazione ecologista vera, e magari collaborare con associazioni che si occupino della difesa del consumatore.
Questo è il mio sogno…ma ce n’è un altro avere un figlio.
Il progetto mi sembra bello tosto ma anche bellissimo Stefania! Ti auguro proprio di farcela! 🙂
Sono d’accordo su tutto fin dal primo punto: governare sé stessi è una delle cose più difficili del mondo. A volte mi ritrovo a sognare un posto fisso da dipendente per poter delegare questo governo a qualcun altro e non dovermene preoccupare, ma capisco bene che è solo una trappola e che questa sfida la devo vincere. I tuoi consigli sono utilissimi, se non fosse che ho interrotto il mio lavoro per venirti a leggere ti ringrazierei moltissimo 🙂
Io una mattina mi sono svegliata rilassatissima dopo aver sognato – orrore – che avevo un posto fisso da Amazon, niente meno! Ero felice come una pasqua perché stavo per staccare alle 17 e andare a divertirmi. Ma è normale in un periodo di stress da super-lavoro.
Un abbraccio per la pausa forzata, la mail e la gentilezza!
Che bello questo articolo! Pian piano sto riprendendo le redini di me stessa, famiglia, casa e lavoro. Per le pulizie mi affido a flylady che mi sta aiutando con le abitudini…ora che la casa va meglio sto cercando di organizzarmi per lavorare, i bimbi sono tutti a scuola o asilo ma in effetti il tempo che passo da sola in casa non sembra mai abbastanza ^^ E arrivo alle 20.00 di sera e crollo…dovrei bermi una bella spremuta d’arance a quell’ora per star sveglia ancora un po’…per godermi qualche ora, dopo che i bimbi sono a nanna ma proprio il buio mi mette sonno^^Uffi….
Per il momento mi stampo i tuoi preziosi consigli!!!
Grazie grazie
Marta
Ciao Marta, sono contenta di risentirti! Le flylady sono un mito. Io non mi trovo molto con i loro metodi di spezzettare i lavori in cinquantamila task da pochi minuti… per come sono io, diventa troppo dispersivo. Però sono molto motivanti! Spero che troverai l’assestamento giusto, ma è fisiologico che con quattro bambini ci sia poco tempo libero e la sera concili solo il riposo. Un abbraccio!
Dopo anni passati a sognare la grande fuga dal lavoro cubicolato mi sono ritrovata a lavorare come freelancer da casa, incappando in tutti i punti da te elencati, dai clienti che ti telefonano con grande disinvoltura a qualsiasi ora alle zie 90enni che ti chiedono perché non ti cerchi “un lavoro serio”. Mi sono ritagliata un angolo-ufficio in salotto con un piccolo aggeggio che trasforma la scrivania in una standing desk, in modo tale da lavorare in piedi quando mi va. Spesso pranzo davanti al pc, di fretta e in posizioni degne di un fachiro mentre cerco di applicare la “nobile” arte del multitasking rispondendo ad email, chiamate skype, chat varie e commentando gli status degli amici sui social network in contemporanea. Per restare più o meno sana di mente ho deciso di approfittare delle passeggiate col cane per stare un po’ all’aria aperta e rendermi irreperibile almeno per 1 ora al giorno e diciamo che, si, la vita da freelancer è decisamente diversa da come avevo preventivato, in particolar modo il rapporto con i clienti che pretendono che tu sia sempre a disposizione nonostante gli accordi siano altri.
Sì, Teresa, confermo anche io le pretese… però davvero sta a noi far capire che ci sono dei limiti e devo dire che dopo un po’ di training tipo non rispondere mai al telefono dopo una certa ora, lo capiscono e accettano che per trovarti devono telefonare prima 😉
Effettivamente sta a noi far comprendere ai clienti che non siamo sempre a loro disposizione e sto gradualmente imparando a gestire questo tipo di situazioni senza perdere le staffe, come hai scritto sopra, Om Shanti Om 😀
Fuoritema ma non troppo:
Punto 8
Sono una lavoratrice dipendente e ti sto leggendo in orario di lavoro. Non ho sensi di colpa perché ho appena consegnato un malloppone. Anche io mi faccio delle regole per l’accesso a internet perché altrimenti accumulerei lavoro, mi farei dei sensi di colpa ed in particolare perché per quanto possa essere piacevole ed istruttivo la navigazione tende a rintronarmi ed affaticarmi (ulteriormente) la vista.
Punto 9 …anche lavorare con gli altri può essere alienante ; )
Una considerazione che esula dal discorso nel particolare, nella mia mente tendente all’idealizzazione il downshifting lo vedo come un cambiare ritmo quindi anche ridurre le ore di lavoro ma questo a quanto dici non succedi, con altre modalità ma si entra sempre nel “sistema” o mi sbaglio? un mondo più bello e tranquillo dove lavoriamo tutti 5 o 6 ore al giorno non sarà mai possibile? (qualcuno diceva addirittura 3 o 4 http://www.ibs.it/code/9788890127014/agosti-silvano/lettere-dalla-kirghisia.html)
un caro saluto a te e un’offerta di riso e frutta al buon Ganesh!
Su
Ciao Su, in realtà questo è un discorso che affronterò in seguito, infilarci anche la riduzione d’orario avrebbe reso oltremodo lungo un post già troppo lungo.
In anticipazione: no, non succede che si riduca l’orario ma solo per una questione contingente, in parte economica e in parte personale. La parte economica è che la crisi ha toccato tutti e in Italia continua a peggiorare: i prezzi del lavoro sono scesi molto e per guadagnare quello che guadagnavo dieci anni fa, ora devo lavorare il triplo. Purtroppo la qualità non è sempre il biglietto da visita vincente. E’ vero che i clienti che sanno come lavori ti vengono a cercare e bla bla bla ma ce ne sono moltissimi che quando sentono un prezzo troppo alto scappano. Magari si fanno fare il lavoro da qualcuno incapace, magari torneranno piangendo o magari se lo faranno andare bene così e non capiranno mai la differenza di guadagni che può passare nelle loro tasche presentandosi in un modo professionale o con il sitarello fatto dal nipote del cugino dell’amico in cambio di una cena (non faccio siti, ma sarebbe impossibile fare un esempio comprensibile a tutti sul mio lavoro effettivo 🙂 ).
Ma.
Se fosse solo questo il problema, riuscirei a lavorare non più di 7-8 ore al giorno e visto che attacco piuttosto presto, alle 14 potrei aver finito.
Solo che poi c’è l’altro lavoro, sempre più esigente in termini di tempo, impegno e aggiornamento: questo, erbaviola. C’è il sito da aggiornare e scrivere, i social da seguire, i libri (sembra facile scrivere un manuale…), le fotografie, gli articoli, le conferenze… è a tutti gli effetti un secondo lavoro in cui guadagno meno che la miseria. L’ho fatto e lo faccio per passione e perché continuo a pensare che la divulgazione di certi argomenti sia importante e possa cambiare un po’ di mondo in meglio… ma è come fare due lavori e avere solo un’entrata.
Ed ecco spiegato perché lavoro tanto quanto prima, riassunto al massimo.
Però.
Apro la porta di casa e sono in mezzo a un bosco. Stacco dal lavoro e non devo fare ore di pendolarismo, nemmeno per raggiungerlo: se ho voglia di uscire esco, altrimenti posso raggiungere il divano o qualsiasi altro posto in cui mi voglia accomodare in casa. Ho tempo per autoprodurre molte cose, risparmiare, fare l’orto, curare il giardino (ultimamente molto poco) e chiacchierare con gli amici. Ho comunque molto tempo per stare bene. Questo è il cambiamento maggiore per me.
Mi rivedo in tutto il tuo post, soprattutto in questo periodo. Dopo diversi anni di telelavoro per un’azienda ho deciso di non rinnovare il contratto e sto tornando in campo: lavorerò sempre da casa, ma… in proprio!
A volte c’è bisogno di fermarsi e riconquistare la propria vita. Sarà dura e lo sarà anche spiegare a tutti cosa faccio “da sola”, visto che già prima lavorare da casa nonostante orari rigidi e capi per molti voleva dire praticamente non lavorare, ma… qualcuno deve pur farlo, no?
Vorrà dire che per darmi un tono metterò una targhetta sulla porta dello studio con tanto di orari… 😀
Scherzi a parte, grazie veramente per questo post, lo conserverò per il futuro 🙂
Questo articolo è fantastico! Nient’altro da aggiungere 🙂
Ti ringrazio per questo post, anche se ammetto di non averti mai letto fino ad ora. Rimedierò, promesso. 🙂 Sono un’adattatrice e dialoghista alle prime armi e tutti i punti che elenchi sono, purtroppo, tutti errori che io faccio e di cui invece dovrei sbarazzarmi. Uno su tutti il pigiama! (quanto è dura, però!)
Ti ringrazio perché anche se ho sentito più volte queste parole, le tue sono le prime dette da una persona che capisce cosa significa lavorare da casa e quali sono le implicazioni dietro questo meraviglioso “lavoro-non lavoro”, sono parole che ispirano e sicuramente ne farò tesoro.
Silvia
Tutto vero Erbaviola! Ho condiviso il tuo post su FB, spero non ti dispiaccia. Lavoro in ufficio al mattino e in studio a casa al pomeriggio (a volte la sera, a volte nei WE). Ho cercato negli anni di crearmi una vita lavorativa a casa come l’hai descritta tu e devo dire che ho raggiunto dei buoni risultati.
Mi sono data delle regole che purtroppo in molti non capiscono, ma pazienza:
-no What’s-app durante l’orario di lavoro
-non rispondo a telefonate di amici durante il lavoro, richiamo in pausa
-resto tranquillamente collegata a FB quando lavoro in studio alle mie traduzioni perché ho una lista di “amici” selezionatissima, praticamente colleghe e colleghi traduttori con i quali scambiare due parole e’ solo utile e costruttivo, non è mai una perdita di tempo.
Ai prossimi articoli
Ciao!
Illuminante e così vero! Da leggere e rileggere! ;.)
Lavori anche tu da casa?