Molti non sanno che in Italia si sta coltivando mais OGM della Monsanto, il discusso MON 810. Non è legale farlo, no, non lo è. Ma con il sostanziale assenso della Regione Friuli Venezia Giulia, che ha ritenuto sufficiente una banale ammenda amministrativa e una futura e incerta rimozione delle colture a carico degli agricoltori, siamo nella situazione in cui materialmente il mais OGM sta crescendo e sta diffondendo il proprio gene mutato sulle colture non ogm vicine.
La Regione Friuli Venezia Giulia, in realtà, non ritenendo sufficiente il decreto del 12 luglio 2013 del Ministero della Salute [1] che vieta la coltivazione di mais MON 810, si è mossa. Visto che pareva non venire rispettato da alcuni agricoltori del posto, ha deliberato il 28 marzo 2014 [2] introducendo una moratoria alla semina di OGM nel proprio territorio, con particolare riferimento al MON 810. Il problema non è quindi l’assenza di leggi, ma il rispetto di queste.
Le colture vicine, alcune isolate per il biologico, vengono contaminate irrimediabilmente. Se ci saranno dei controlli, gli agricoltori che fanno mais nei dintorni, avranno l’impossibilità di vendere il raccolto e dovranno distruggerlo. Ma se non ci saranno controlli da parte di enti certificatori (e in Italia purtroppo i controlli a campione sono rari) possiamo essere certi dell’immissione sul mercato italiano di mais OGM.
Oggi, 26 giugno 2014, diversi agricoltori del Coordinamento per la Tutela della Bio-diversità si trovano davanti al Consiglio Regionale riunito, per chiedere il rispetto delle leggi già esistenti. Il problema è infatti che il mais MON 810 viene coltivato in Friuli. “L’ogm in questione, prodotto dalla multinazionale Monsanto (azienda finita più volte al centro di polemiche a causa della tossicità dei suoi prodotti), viene infatti seminato e raccolto senza troppi problemi da un gruppo di agricoltori locali, capitanati dall’imprenditore agricolo Giorgio Fidenato“.[3]
Com’è possibile che una coltivazione vietata venga fatta su larga scala, sotto gli occhi di tutti? Chiediamoci allora come agisce la Monsanto per introdurre le sue sementi nei paesi a cui è interessata. Paga e fa leva sull’ignoranza, due ambiti in cui in Italia possiamo stabilire dei primati. Il fatto che questo comportamento sia dannoso e lo sia in modo consapevole sia da parte degli agricoltori che si prestano a queste colture che da parte delle istituzioni è lampante. Abbiamo ormai un’ampia casistica di come la Monsanto si è mossa nel mondo degli OGM senza alcun riguardo per l’etica e per la salute umana [4].
Sappiamo anche che più volte e in più modi ha manovrato direttamente dei governi, come l’amministrazione Bush, e degli organismi internazionali di controllo come la WTO: comprando voti, finanziando campagne elettorali, esportando sementi OGM in paesi europei dove non è consentito, convincendo agricoltori a infrangere le leggi e qualche amministrazione a non intervenire, dando il via a contaminazioni di cui tutt’ora non conosciamo l’entità, la pericolosità e solo in parte il danno.
Materialmente, trovano una falla di sistema, qualcuno di convincibile: qualche agricoltore, magari in una regione poco attenta o con persone dell’amministrazione che per ignoranza, o pigrizia, o peculato, possono ignorare la questione o procrastinarla. Ed ecco che la semente OGM entra in circolazione, contamina le coltivazioni vicine in un effetto domino che arriverà anche a coltivazioni più lontane. E comincia il danno.
Nel caso di oggi del Friuli-Venezia Giulia, l’agricoltore si chiama Giorgio Fidenato [3] e guida un gruppo di agricoltori che, contro la legge italiana che vieta l’uso di sementi OGM, hanno deliberatamente seminato il Mais MON 810 fornitogli dalla Monsanto. L’agricoltore pare sia già stato sanzionato per 40mila euro circa, ma la cifra per un agricoltore è ridicola: equivale a una multa per divieto di sosta per un impiegato medio e c’è anche un’ottima possibilità che la possa pagare con qualche sovvenzione italiana o europea per l’agricoltura. Una scocciatura, in pratica, ma niente che gli blocchi l’attività o fermi almeno queste coltivazioni. Gli è stato anche intimato di rimuovere le colture, colture che però ormai sono quasi pronte per la raccolta, hanno sicuramente già contaminato i campi vicini e sono ancora lì a ondeggiare nel vento.
Dove sta la pericolosità negli OGM? Cercando di essere il più semplici possibili, per creare una pianta OGM, dei geni estranei vengono introdotti nella pianta e per separare le piante che hanno incorporato il transgene da quelle che non l’hanno fatto, vengono utilizzati dei marcatori della resistenza agli antibiotici. Le cellule delle piante geneticamente modificate vengono fatte crescere in un mezzo che contiene un antibiotico: quelle che muoiono sono quelle con il gene senza il marcatore dell’antibiotico, quelle che sopravvivono contengono il marcatore di resistenza all’antibiotico, il gene e il transgene introdotto.
I problemi già qui sono principalmente due: il marcatore di resistenza all’antibiotico resta e in più c’è una totale impossibilità di prevedere quale sarà l’esatta collocazione del gene nel cromosoma.
Che l’ingegneria genetica sia precisa e perfettamente prevedibile è infatti una leggenda metropolitana.
Un’altra leggenda metropolitana spacciata per vera da alcuni giornali di divulgazione di massa, è che l’ingegneria genetica faccia lo stesso lavoro dell’ibridazione manuale ma in un tempo minore. La leggenda sostiene che, se per ibridare una pianta rendendola più resistente o diversa ci vogliono selezioni di anni, a volte secoli, la moderna genetica ci permette di farlo in pochi mesi. Nulla di più sbagliato, l’ibridazione naturale e gli OGM sono ambiti diversi. L’ingegneria genetica infatti ricombina materiale genetico proveniente da specie diverse che in natura sarebbe impossibile o estremamente difficile ibridare, spesso ricostruendo in laboratorio molecole simili di una specie da impiantare in un’altra. Gli effetti di questi impianti transgenici hanno effetti imprevedibili a livello fisiologico, biochimico e dell’ecosistema. Imprevedibili, non prevedibili, potenzialmente molto dannosi.
Vorrei proporre, come esemplificazione necessaria di quello che può succedere, il caso dell’agricoltore Gottfried Glöckner, un caso ampiamente documentato [6]. Gottfried Glöckner cominciò ad usare il mais OGM BT-176 prodotto dalla Syngenta (fusione delle divisioni agricole di Novartis e AstraZeneca) pensando di migliorare le proprie coltivazioni e il mangime per gli animali che allevava.
Il mais BT-176 è prodotto con l’introduzione di una tossina del Bacillus thuringiensis, tossina che dovrebbe eliminare la piralide del mais (Ostrinia nubilalis) e la la diabrotica (Diabrotica virgifera virgifera) e permettere una resa del 100% del coltivato, contro l’80% della media europea danneggiata da questi insetti. Il presupposto di partenza è che la tossina sia letale solo per gli insetti che danneggiano il mais.
Glöckner, agronomo laureato, ha raccontato di essere stato entusiasta nel cominciare l’esperimento nel 2001 e poi felice della resa di questo mais nei suoi campi che mostravano coltivazioni sane e abbondanti. In accordo con la stessa Syngenta e grazie ai suoi studi, documentava tutto come esperimento positivo.
Il mais così prodotto veniva utilizzato solo per i capi del suo allevamento. Dopo i primi tre anni di coltivazione in aumento progressivo e somministrazione progressiva del mais BT-176, gli animali cominciarono ad ammalarsi seriamente e a morire. Prima di capire che la causa era il mais OGM che dava come mangime agli animali, perse tutti i capi dell’allevamento.
Diversi studi scientifici e laboratori indipendenti coinvolti nella ricerca, hanno stabilito che la morte dei 70 animali tra cui vacche da latte avvenuta nell’allevamento di Glöckner era dovuta all’alta concentrazione di tossine contenute nel mais OGM, tossine che la Syngenta riteneva non poter essere ancora presenti nel mais una volta raccolto.
In quei tre anni di malattia progressiva degli animali, però, il latte delle mucche di Glöckner era stato venduto regolarmente ed è ipotizzabile che ignari consumatori siano stati vittime di un prodotto OGM, senza che sia possibile stabilire a posteriori un nesso certo di causalità nel passaggio o nell’effetto di questa tossina tra pianta-animale-uomo.
Nonostante la Syngenta non abbia mai ammesso le proprie responsabilità e neghi la permanenza di questa tossina nel mais OGM Bt176 , molti istituti di ricerca affermano il contrario. Uno in particolare, l’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia Geobotanica di Zurigo ha esaminato il mais prodotto da Glöckner riscontrando che, non solo le tossine erano presenti in alta concentrazione ma “hanno una forma estremamente attiva e incredibilmente stabile“. [7]
Il mais ogm BT176 è tutt’oggi in uso, avendo dato la Commissione Europea un’opinione di supposta non pericolosità, derivata dagli studi compiuti dal Gruppo GMO dell’EFESA che sostanzialmente sposano il parere della Syngenta, il produttore. L’EFESA è la stessa che dava parere negativo all’uso della stevia, finché le multinazionali non hanno ritenuto meglio produrre dolcificanti a base di stevia.
Il mais MON810 coltivato in Friuli è molto simile al BT176: è prodotto anche lui con l’introduzione di un gene del Bacillus thuringiensis, che fa produrre alla pianta una tossina letale per la piralide del mais. Suona familiare la storia? Infatti è la stessa delta-endotossina o endotossina Bt del mais BT176 del caso Gottfried Glöckner.
Lo mangereste questo mais, nel dubbio? Come fate a controllare che non sia presente in altre forme nel cibo che consumate?
E’ per questo che si rende necessario e urgente fare in modo che le leggi vengano rispettate e nel minor tempo possibile.
E’ per lo stesso motivo che bisogna vietare anche le colture artificiosamente chiamate “sperimentali”.
Le colture sperimentali di OGM in Italia non sono altro che ponti creati ad arte dalle multinazionali come Monsanto per introdurre gli OGM stabilmente, facendo leva nient’altro che sul bisogno disperato di soldi di qualche università, di qualche professore, di qualche politico.
— Note—
[1] Ministero della Salute, Decreto 12 luglio 2013, “Adozione delle misure d’urgenza ai sensi dell’art. 54 del regolamento (CE) n. 178/2002 concernenti la coltivazione di varieta’ di mais geneticamente modificato MON 810. (13A06864)” pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, Serie Generale, n. 187 del 10 agosto 2013
[2] “Disposizioni urgenti in materia di OGM e modifiche alla legge regionale 23 aprile 2007, n. 9 (Norme in materia di risorse forestali)” Regione Friuli Venezia Giulia, Legge n.5 del 28-3-2014
[3] Lino Roveredo del Coordinamento per la Tutela della Biodiversità FVG, intervistato da Stefano Tieri su Il Fatto Quotidiano del 25 Giugno 2014. Qui l’articolo completo.
[4] in italiano: Marie Monique Robin, Le monde selon Monsanto: De la dioxine aux OGM, une multinationale qui vous veut du bien, Arte Editions, 2008. (Traduzione italiana: Il mondo secondo Monsanto, Arianna Editrice, 2009).
[6] La trattazione più esaustiva del caso Gottfried Glöckner è quella contenuta nel testo di Broder Breckling et al., GeneRisk: Systemische Risiken der Gentechnik: Analyse von Umweltwirkungen gentechnisch veränderter Organismen in der Landwirtschaft (Umweltnatur- & Umweltsozialwissenschaften), Springer, 2007. (Sono però molti i testi che riportano l’esperienza documentata di Glöckner, tra cui quello più divulgativo di F.William Engdahl, Agri-business, tradotto anche in italiano).
[7] Ibidem
[8] “Parere relativo alle colture geneticamente modificate (mais Bt176, mais MON810, mais T25, colza Topas 19/2 e colza Ms1xRf1) oggetto di clausole di salvaguardia invocate nell’Articolo 16 della Direttiva 90/220 CEE“, EFESA, 11 aprile 2006
21 Commenti
Subito da condividere. Basta ignoranza, bisogna far sapere.
Ciao
edn
sì Eliana, e parlarne anche a voce a quelli che si frequentano, la rete non arriva a tutti purtroppo!
Un gran bell’articolo, ma l’ignoranza degli agricoltori è uno scoglio quasi impossibile da superare…cosa possiamo fare? sconfortante…
beh intanto continuare ad essere informati e comprare solo da aziende molto controllate. Io per esempio per la soia scelgo solo coltivatori biologici italiani ed esigo la dicitura in etichetta “Prodotta in Italia” perché molte marche del biologico importano dalla Cina ed è impossibile controllare la filiera.
Poi non compro determinati prodotti e lo scrivo alle aziende. Se lo fanno in molti, cominciano a cambiare direzione: gli interessa vendere alla fine. Per esempio ci sono dei prodotti a base di soia che io non ho mai voluto acquistare perché non è soia bio prodotta in italia e l’ho scritto alle aziende. Alla lunga anche questo fa e soprattutto incide sui coltivatori: se il prodotto non glielo comprano più, cambiano tipo di coltivazione.
Purtroppo ero informata e continuo a seguire con sgomento l’evoluzione di questa storia… sono d’accordo con te le nostre scelte anche piccole e l’informazione possono fare molto.
e speriamo di arrivarci in tempo!!! 😉
chiarissima e documentata, come sempre. Condivido subito.
che tristezza!
Grazie della condivisione Diana,speriamo davvero che la protesta serva, anche se ultimamente ho pochissima (quasi niente) positività sul genere umano italiano
Aimè ne ero al corrente ed avevo anche firmato una petizione lanciata da Green Peace qualche mese fa…
se l’ Italia sancisce che siamo un territorio OGM free…..ma dico io, com’è che questi fanno gli alti e i bassi che han voglia?
Non spiegarmelo…lo so com’è possibile. Il dio denaro tutto può…
Fra
sì, beh.. anche tanta ignoranza la fa da padrone, credimi ! Fosse solo il denaro… è la combinazione denaro-ignoranza che è letale.
Uno schifo! Veramente uno schifo!
Bell’articolo come sempre, molto approfondito!
Purtroppo questo è un problema che non viene tenuto nella giusta considerazione, ma facendo circolare l’informazione come stai facendo tu magari si riesce a creare un po’ più di consapevolezza nelle persone, perchè le scelte che si fanno tutti i giorni, anche facendo la spesa, possono cambiare il mondo……l’offerta è dettata dalla domanda!
Buon week end
Serena
Grazie Serena e buon weekend a te, grazie per la circolazione di idee!
sono molto dispiaciuta per il commento di Elena sull’ ignoranza degli agricoltori…non so se si riferisca a una reale “non conoscenza” ma dal tono del commento mi sembra che voglia intendere “menefreghismo”…
sono un’agricoltore donna di 47 anni, che si impegna al 110% nel suo lavoro e nella “missione” di mantenere pulito e puro il proprio pezzettino di mondo e di produrre solo cose sane…tutto questo è molto molto difficile: i nostri prodotti biologici non hanno ancora un mercato valido e un giusto riconoscimento, spesso nemmeno dai consumatori, siamo vessati e tartassati dal governo in tutti i modi e con il riscaldamento globale e le stagioni pazze certo la perdita di interi raccolti non è un evento eccezionale ….
NON GIUSTIFICO però assolutamente quelli che stanno coltivando il mais ogm in friuli col placet della regione ( come al solito i nostri politici sono bravi a trovare le scorciatoie solo per le cose dannose, mai per quelle giuste e impastoiate da troppi cavilli…)
sono amareggiata e impaurita da questa notizia …come del resto sono amareggiata e impaurita tutti i giorni da altre notizie…ogni tanto sono anche preda dello sconforto: mi sembra di vuotare l’oceano con un cucchiaino bucato, cercando di salvare ogni giorno costantemente la biodiversità, i semi antichi e i frutti in via di estinzione, con tanto lavoro, rimessa di soldi e tutto il mondo che mi considera solo una povera illusa eccentrica…
per fortuna poi leggo Grazia e altri blog che ti fanno ritornare la voglia di andare comunque avanti…
non fatevi ingannare dalla visione romantica che ultimamente viene data al ritorno alla terra ,,,spesso sono imprenditori pieni di soldi che “giocano” senza grandi sacrifici nè economici nè fisici alla nuova generazione di agricoltori, spalleggiati da stampa e blog di un certo tipo : COLTIVARE A TERRA è SEMPRE STATO ED è UN LAVORO DURISSIMO.
Spero che chi leggerà il mio commento lo recepisca sotto la giusta luce: non una predica o “un pianto” ma solo un tentativo di far comprendere meglio una categoria che nella maggior parte dei casi impegna tutta se stessa per far rimanere la terra più salva possibile
un abbraccio a Grazia, donna eccezionale
daniela
Ciao Daniela, credo che Elena si riferisse a questi agricoltori in particolare, quelli che hanno seminato il mais MON810. Altri agricoltori, come quelli del Comitato per la Biodiversità stanno invece lottando con competenza per difendere il proprio territorio, che è lo stesso di quelli che hanno seminato.
Purtroppo, gli agricoltori sono come tutte le categorie: ci sono i saggi come gli ignoranti, i cattivi come i buoni. Esistono però alcune zone in Italia (e in alcune ci ho vissuto purtroppo) in cui gli agricoltori sono in forte maggioranza imprenditori stra-ricchi e stra-ignoranti, mentre altre zone come la Toscana o le Marche hanno un equilibrio migliore. E’ difficile davvero da credere e se non lo si è sperimentato dal vero risulta incredibile. Un giorno una persona del pavese mi ha detto: “Sono paesi di fabbriche senza biblioteche, dove il nonno marciva nelle risaie da quando aveva 6 anni e il figlio si è ritrovato milionario solo per il possesso di terre. Il figlio non ha preso in mano un libro, ha preso il Mercedes”.
In quelle zone è così, i pochissimi agricoltori con cultura e amore per il territorio hanno vita dura, la maggior parte non ha nessun interesse nel tutelarlo. Vogliono solo soldi, sempre di più e se arriva qualcuno che ne offre, lo seguono subito. I pochissimi che si comportano in altro modo, hanno vita molto dura, un esempio famoso sono le Cascine Orsine di Bereguardo, ormai circondate da zone inquinate e “termovalorizzatori”, con i confinanti che usano tutti i pesticidi ammessi, compresa la Provincia che fa diserbare i bordi strada con il Roundup. Io stessa mi sono trovata in coda dietro un trattore che lo spruzzava a bordo strada, con un contadino anziano con l’irroratore in mano che non aveva nessuna protezione e il vento che ce lo sbatteva sulla macchina (e in faccia per chi aveva i finestrini aperti). Credo che Elena si riferisse a questo tipo di agricoltori. Purtroppo l’estremo nord e l’estremo sud vede la maggioranza di questi individui.
Sai, credo che siano come le mamme che usano i pannolini usa e getta ma vogliono un mondo migliore per il loro pargoletto: non collegano o non vogliono collegare quel gesto alla diossina che uscirà dal “termovalorizzatore” per smaltirlo e cadrà sulla testa di tutti, anche dell’amato pargoletto. In modo molto simile, molti agricoltori pensano solo al profitto e non si rendono conto che distruggono il territorio, anche il loro. Perché oggi la Monsanto magari li alletta per prendere le loro sementi, ma domani saranno loro a dover andare a chiedere strisciando e pagando a caro prezzo le sementi con il copyright, saranno anche loro a morire di cancro con tutto il diserbante che usano.
La cosa triste davvero, Daniela, è che ci vadano di mezzo persone come te che fanno questo lavoro con passione e in modo pulito. Speriamo allora che le proteste servano e che le notizie girino il più possibile. Non possiamo fare altro che andare avanti caparbiamente e fare del nostro meglio nel divulgare idee e metodi, senza scoraggiarci 🙂 Un abbraccio grande Daniela! 🙂
Ciao Grazia, ciao Daniela,
con quale garbo entrambe vi esprimete, nel rispetto l’una dell’altra. Non sto a commentare il contenuto in questo momento ma la maniera che avete di porvi. E’ la prima volta che scrivo ma tanto che leggo.
Grazia che dire, a prescindere dall’argomento, che interessi di più o di meno, trovo sempre un estremo piacere nel leggerti, la tua serietà e preparazione, la tua pacatezza ma incisività. Sto imparando tanto da te e da tutte le persone che scrivono e che interagiscono in queste pagine. Grazie a tutti. Ciao Adriana
Grazie a te Adriana, anche la tua è una condivisione preziosa e le tue parole preziose. E’ importante sapere di fare questa strada in tanti. Un abbraccio!
Sono basita! Ho due figli e cerco cibi sani… tento una vita sana… con tanta fatica…. perchè vivo in città.. e poi quando leggo articoli come questi mi rendo conto che è tutto inutile… ci avvelenano giorno dopo giorno ….
Grazie comunque… i tuoi articoli sono sempre illuminanti… 🙁
Carmela
Ciao Carmela, non è tutto inutile: informarsi è necessario. E’ solo informandoci, infatti, che possiamo evitare i prodotti di cui sopra, altrimenti ne saremmo già pieni. Un abbraccio, continua a essere consapevole per i tuoi figli, un giorno apprezzeranno il mondo che gli hai preservato 🙂
Grazie davvero per questo tuo articolo così chiaro e ben documentato. Se, concordo, “l’autoproduzione è la vera rivoluzione”, anche l’informazione seria, approfondita, con fonti verificabili non è da meno, nel caos di informazioni dozzinali (o addirittura create ad arte per raggiungere un certo scopo) di cui purtroppo la rete è ormai piena. Condivido subito!
Claudia
Grazie a te Claudia! purtroppo hai ragione, ormai siamo invasi dall’informazione mediocre o alterata ad arte, condividere informazioni documentate è sempre più difficile.