Dopo un’estate breve che mai fu così breve, un autunno piovoso da trasformarci tutti in funghi e un inverno altrettanto piovoso ma privo di neve (è nevicato solo qualche giorno e subito la neve è stata riassorbita dal terreno), ecco: ci aspettavamo una primavera che fosse primavera! Ci aspettavamo il sole. Invece, da mesi mi sembra di essere tornata a vivere nel cuore dell’Inghilterra, al tormento di giornate fatte di nebbie, piogge e pioggerelline, intervallate da un paio di ore di sole debole, completamente inutile per chi voglia fare l’orto. E non posso nemmeno attrezzarmi di serra: ci ho provato ma con i venti di quassù resistono poco e volano via entro la settimana. Non le ha nessuno, infatti. Riproverò magari in autunno con qualcosa di più piccolo come le serre tunnel che facevo in pianura.
Testarda, ho provato ad avventurarmi lo stesso nell’orto bagnato, le semine non possono attendere. E sono sprofondata nel fango, gli stivali hanno in breve acquistato una seconda suola massiccia di terreno argilloso e zuppo, facendomi camminare come un clown barcollante. Un pagliaccio tra quelle aiuole che stanno scomparendo sotto le erbe spontanee (non tutte edibili, quindi non c’è guadagno nel loro invadermi l’orto). Quest’orto, già piccolo di suo e piatto, devastato da mesi e mesi di pioggia, sta soccombendo sotto l’erba e qualche raro cespo di cicorie tardive. Ma piantaggine in quantità, che finisce tutta nelle scorte di burger e polpette di okara insieme, spesso, alla stellaria e alla malva.
A fatica, negli unici due giorni di sole, abbiamo sistemato una parte e trapiantato i pomodori, che ora se ne stanno lì a chiedersi se l’orto sia abbandonato e in prossimità di trasformarsi in un laghetto per le papere. Le zucche sono appena appena spuntate, qualche foglia oltre i cotiledoni, ma non mi avventuro ancora a trapiantarle per la paura che mi sprofondino nel fango e marciscano. Provvisoriamente, le ho sistemate nel tavolo da orto che quest’anno è stato convertito in fragolaia: qui di fragole ne mangiamo parecchie ma è un frutto che richiede lavoro a schiena china, per questo e per una minore profondità radicale le abbiamo trasferite nel tavolo, in cortile, sotto uno dei lillà, aggiungendone qualcuna nuova. I lillà, non ci devo pensare: fioriti il venerdì prima di Pasqua, distrutte tutte le pannocchie fiorite da due grandinate nei giorni successivi. Quest’anno niente oleolito e cerco di pensare positivo per l’inverno: già ora abbiamo dovuto rinunciare a tre rami belli grossi, marciti e morti. Fortuna che dall’anno scorso è rimasto un po’ di oleolito di lillà almeno per l’estate (è meraviglioso contro i gonfiori). E il prezzemolo? Vogliamo parlare del mio recente scorno e vergogna? E’ diventato un cespuglio più alto di me: ho rimandato troppo per tagliarlo, non avendo voglia di farmi una doccia ghiacciata visto che era sempre pieno d’acqua, ho pensato ingenuamente che al primo sole avrei raccolto, limitato e riordinato. Ma il sole non è arrivato, almeno non abbastanza e non in contemporanea alla mia presenza. Così ora chiunque passi a trovarmi mi chiede come mai tanto prezzemolo: ci volevo fare il bagnetto piemontese, ma in queste quantità mi servirà un pentolone da strega!
Confido in una ripresa almeno timida, quel tanto da poter trapiantare tutti i germogli che aspettano nella cantina-legnaia (avendo una finestra, fa anche da incubatrice e serra, una volta utilizzata la gran parte della legna).
Una ripresa che mi permetta di lavorare nell’orto e cambiare i ritmi stagionali. Non l’ho ancora fatto. In estate il lavoro dell’orto lo faccio preferibilmente al mattino, prima che il sole sia alto, per evitare la scottatura e l’intontimento da canicola visto che dopo l’orto c’è da lavorare. La sera si procede solo con l’irrigazione, non tutte le sere, solo quando necessario.
Ma con questo tempo, abbiamo ancora ritmi invernali: sveglia sotto il piumone, con poca voglia di liberarsene soprattutto se si sente la pioggia scorrere nelle grondaie. Poi le incombenze ancora invernali: colazione calda, portare in casa la legna, accendere la stufa e la cucina a legna, aprire le finestre per cambiare l’aria quel tanto prima di accendere le stufe (lo faccio in fretta mentre lui va a prendere la legna… pena altrimenti borbottii e brontolamenti per il freddo!).
L’altro giorno, scendendo in pianura dopo quasi un mese, mi stupisco delle rose già fiorite, dei gelsomini profumati e delle persone che si lamentano del ritardo. Ma come, se la mia rosa più grande ha ancora un solo bocciolo, il mio gelsomino si guarda bene dal fiorire e l’uva ha qualche fogliolina verde chiarissimo, giusto per non farsi tagliare in caso pensassimo a una sua dipartita! Il primo basilico, neanche a dirlo, è morto per il freddo.
Eppure sì. Eppure mi ricordo di anni fa quando nel pavese stavo già seminando l’orto a febbraio, mentre a maggio nell’orto si entrava nel pieno del lavoro e del raccolto. Ho ben presente un ponte di novembre in cui stavo ancora raccogliendo pomodori! Sull’appennino i ritmi sono cambiati, sia quelli dell’orto che i nostri. L’inverno è più lungo, ma meraviglioso. Il lavoro del terreno fa posto a quello del riscaldamento, della contemplazione, della riflessione. Del riposo. Si corre molto di più durante l’estate per conservare tutto il conservabile, si arriva a maggio ad aprire gli ultimi vasetti di conserve per gli amici che passano, un antipasto piemontese per completare la cena, i peperoni profumati che ricordano l’orto dello scorso anno e quello che verrà.
I miei ritmi cambiano di conseguenza: più domestici nell’inverno, più lunghi e vivaci man mano che cambia l’arco della luce, che comincio a svegliarmi sempre prima, fino alle lunghe giornate d’estate in cui non voglio perdermi un’alba o un tramonto, che cominciano con il lavoro alla scrivania, con il fresco che precede l’alba e continuano nell’orto nelle prime ore della mattina, per continuare di nuovo nel lavoro alla scrivania fino al pranzo. E il pomeriggio, dopo una pausa (quanto sono belle le sieste estive, soprattutto se accompagnate dai mici?), i mille altri impegni, domestici e non, il più possibile all’esterno, persino le letture serali che si spostano sulle sdraio, sotto la vite, con la luce discreta delle lampade solari e i mille versi del bosco come accompagnamento. Bisogna solo aspettare che questi cieli plumbei e questi meravigliosi giochi di nuvole lascino vedere l’azzurro e passare il calore di un po’ di sole. E’ la dietro, si sa e si aspetta.
11 Commenti
Ah e pensare che nella fredda Inghilterra fino a qualche settimana fa c’era un bel caldo, l’insalata sembra venire su bene! Ora invece è tornato il freddino anche qui, anche se il sole tiene duro. Non sarà che ci avete mandato sfiga? 🙂
Mandato non credo, io penso sempre all’Inghilterra con amore 😉 Al limite siamo accomunati da tempo imprevedibile, che lì è un po’ più normale che qui. Insomma, il tempo pazzo e imprevedibile con queste piogge incessanti me lo ricordavo solo lì. Va a finire che invece me lo sono portata qui 😀
🙂 In effetti il cielo della foto è molto inglese…auguri!!!
PS. Ho ordinato il tuo libro “Scappo dalla città”, chissà che non mi dia il colpo di grazia. Quello sui formaggi veg mi è stato regalato e sto ancora cercando di capire da dove mi sia uscita una crema molliccia e maleodorante seguendo la ricetta della mozzarella, spero che con il downshifting vada meglio.
Ho seminato i peperoncini ormai un mese e mezzo fa, con la loro miniserra super protetta e ultra carina. Dopo un mese e mezzo, stufa di non veder spuntare nulla ma proprio nulla, ho seguito il consiglio della vicina (ah, ad averle dato retta prima) e li ho messi in casa: in 4 giorni stanno spuntando tante piantine, finalmente.
Questo per dire che non è che non ci sono più le mezze stagioni, ma nemmeno quelle intere. Le piante non ci capiscono più nulla, fruttificano a dicembre e spuntano se ti dice bene.
E se loro si comportano così, figuriamoci cosa succede al nostro organismo, che vive le quattro stagioni nell’arco di una settimana se non di poche ore. Dicono che succede, che non tutto è colpa dei danni che ha fatto l’uomo, che non si può prevedere pienamente il tempo che farà.
Io dico solo una cosa: sogno, anzi agogno giornate di brezza tiepida e sole luminoso, che a vestirmi come a dicembre proprio non ce la faccio più 🙁
Se io li metto in casa, ci pensano i gatti a non farli arrivare oltre il germoglio! Quindi devo usare per forza la legnaia, che per fortuna qualcosa fa, oltre a riparare trattiene un po’ di caldo! Ma ho un amico piemontese che ha un vivaio e qualche pianta rara da riprodurre gliel’ho vista portare in casa, perché di meglio non c’è, nemmeno la serra più attrezzata!
udiu i “Maki” che mangiano l’insalata e si siedono come cagnolini… quanto sono strabelli!!!!
ahahahahah il prezzemolo!!!!
Pensavi di avermi fatto una domanda originale eh? 😀 Invece no, me lo chiedono tutti! E’ una tortura sto prezzemolo gigante! 😀
Qui nella pianura veneta la situazione non è diversa… anche noi bloccati nei lavori dell’orto dalla pioggia, pomodori che stanno bene, ma se ne stanno pressochè soli… solo piselli e fave resistono strenuamente. Anche i tentativi di mettere giù le zucchine sono andati storti, infatti le lumache ne hanno fatto incetta lasciando le povere piante con i soli fusti… Il resto attende nei vasetti…
una volta per risolvere i problemi delle piante ocorreva il fitopatologo, ormai sarebbe più utile un fitoPSICOLOGO, inverno e primavera si confondono nelle perpetue piogge autunnali 😉 .
Le fragole, sia le mie bio sia quelle altrui convenzionali, sono mucchietti di marciume liquefatto, gli zucchini cominciavo a coglierli verso il 25 aprile, quest’anno anzichè crescere le piantine regrediscono e ogni volta che ci vedono passare reclamano a gran voce un maglionciono per ogniuna.
Ommamma mi pare di leggere la descrizione delle mie coltivazioni quest’anno!! Anche io ho già fatto fuori un basilico per il freddo, l’uva mi guarda controvoglia e le rose hanno meno fiori ora che a gennaio.
In compenso oggi sono andata “a valle” a prendere le piantine di pomodori ed era un tripudio di viti, fiori, rose ovunque, sob.
Per fortuna almeno viste le dimensioni dell’orto almeno i vialetti (su cui ho messo il trifoglio) sono praticabili e sono riuscita a mettere giù qualcosina, ma ancora aspetto qualche giorno per la grande ondata di trapianti, speriamo di approfittare del fine settimana!!! Dai che quando usciamo da questo inverno praticamente è già estate!!!