A fronte ci circa 80mila composti chimici che possiamo trovare in ogni normale casa, utilizzati dai produttori di mobili, vernici e supellettili, vorrei parlare dei tre più dannosi che sono spesso anche i più sconosciuti e i più insidiosi.
Infatti, chi penserebbe mai di venire intossicato dal proprio divano o che i bambini possano andare incontro a un deficit di apprendimento per quel pigiama così carino?
Tra i composti chimici più tossici che entrano nelle nostre case, ci sono i ritardanti di fiamma brominati (BFR), dei composti che hanno un effetto inibitore per l’accensione di materiale combustibile, in pratica sono quello che rende un po’ meno infiammabile una materia artificiale. Vengono utilizzati per plastica, tessuti sintetici, elettronica, abiti anche per bambini, giocattoli e mobili in vari materiali tra cui quelli laccati sinteticamente e i truciolati della grande distribuzione. Il loro impiego è dovuto al fatto che le materie sintetiche impiegate per la costruzione di questi oggetti sono altamente infiammabili ed è obbligatorio utilizzare in concomitanza un componente che riduca l’infiammabilità.
La tossicità dei BFR è ormai accertata da numerosi studi e una lunga casistica, ma vengono tutt’ora impiegati perché non ci sono altre soluzioni, soprattutto non a basso costo, per ridurre l’infiammabilità di oggetti in fibra sintetica. I BFR sono neurotossici, ovvero hanno un’alta tossicità soprattutto per il sistema nervoso umano e animale. Pensiamo quindi alla terribile esposizione che si può ottenere con materassi e cuscini in fibra sintetica trattati con i BFR, oppure alla testata del letto, ai comodini se laccati o rivestiti con materiale sintetico. E’ infatti l’esposizione più grave, perché avviene per una media di 8 ore al giorno, a stretto contatto, in un ambiente chiuso. Ancora peggio poi, se la stanza è tappezzata con parati in vinile o con l’uso di colle da tappezzeria sintetiche.
Parte dei BFR sono ancora più tossici, è il caso dei bifenili polibromurati (PBB) e degli eteri di difenile polibromurati (PBDE), due composti che vengono aggiunti ai polimeri plastici sempre come ritardanti di fiamma. Questi in particolare hanno dimostrato di essere particolarmente tossici per il sistema endocrino, tanto da interromperne le normali attività ormonali. Se molto presenti in casa, possono addirittura essere il motivo di tossicità epatica e tiroidea. Anche la minima esposizione in periodi critici dello sviluppo può causare un deficit di apprendimento e danni al sistema riproduttivo.
Ma c’è di peggio. I PBDE sono chimicamente slegati dai prodotti in cui vengono applicati e per questo motivo possono facilmente fuoriuscirne. Per questa caratteristica, si è creato un inquinamento anche ambientale, tanto che i ritardanti di fiamma sono stati trovati in bioaccumulo nella catena alimentare e non sono assolutamente facili da abbattere a livello ambientale. Di conseguenza, sono diventati inquinanti diffusi e sono ormai presenti comunemente nei prodotti latteo-caseari, nella carne e nel pesce. (Altro ottimo motivo per non consumarli, non bastassero già questi).
Attualmente il loro uso è limitato solo dalla normativa comunitaria RoHS e solo nel campo dell’elettronica per lo smaltimento dei rottamati elettronici, ma in realtà però con poco successo visto che si tratta solo di una direttiva e non di una legge. Alcuni paesi la applicano, altri no. Vi lascio indovinare l’Italia…
Come ci si può proteggere da BFR, PBB e PBDE? 10 regole.
1. Evitare i tessuti sintetici, specialmente quelli dichiarati ignifughi. Piuttosto allontanate il divano dal camino, ma non sceglietelo con un rivestimento ignifugo, perché sicuramente contiene BFR;
2. Evitare il più possibile la plastica, soprattutto nei giocattoli per bambini, nelle camerette e negli articoli per la cucina e la tavola;
3. Preferire mobili in legno massello non trattati oppure trattati con vernici naturali certificate. Evitare il più possibile gli arredi in truciolato rivestito, anche se costano meno e lo stile nordico è così di moda: lo stesso distributore giallo-blu ha anche pezzi in legno massello certificati esenti da BFR, scegliamo quelli semmai;
4. Utilizzare cuscini, materassi e piumoni con imbottiture naturali e certificate. Non utilizzare lenzuola con parti sintetiche. La camera da letto è il posto in cui siamo più esposti a queste intossicazioni perché ci stiamo otto ore ogni giorno, a stretto contatto con questi tessuti e imbottiture. Lo stesso vale per i pigiami, soprattutto quelli dei bambini: solo fibre naturali;
5. Preferire abiti e rivestimenti in tessuti naturali, come il 100% cotone o lino certificati bio, anche per la questione formaldeide di cui avevo parlato molto tempo fa. No alla lingerie sintetica;
6. Non comprare produzioni di dubbia provenienza, soprattutto da paesi dichiaratamente allergici a normative ambientali e salutari. Tra questi la Cina, ma anche i più recenti paesi UE e i paesi dell’est Europa.
7. Leggere le etichette: non sempre sono chiare ma a volte indicano se sono presenti i ritrardanti di fiamma BFR. PBB e PBDE
8. Utilizzare solo vernici all’acqua bio e certificate, fatte con pigmenti minerali. Preferire la tinteggiatura alla tappezzeria a meno che non riusciate a trovare (ormai praticamente impossibile) della tappezzeria in carta non trattata e senza preincollaggio sul retro. Idem per le colle per tappezzeria, ce ne sono in commercio alcune a base vegetale, però va letta molto attentamente l’etichetta.
9. Quando è davvero difficile trovare dei sostituti naturali, come nel caso i prodotti come i seggiolini auto, i passeggini, le tappezzerie dell’auto, si può agire in un altro modo, in due mosse. Primo coprire per quanto possibile con un telo in fibra naturale, per esempio una copertina in cotone è sufficiente per i seggiolini e passeggini da bambini. Seconda mossa: pulire spesso gli oggetti e l’ambiente con un aspirapolvere dotato di filtro HEPA, che può aspirare anche le particelle più piccole. Il filtro HEPA va lavato spesso.
10. Identificare gli elementi elettronici in casa che potrebbero contenere PBDE: telefoni cellulari, telecomandi, asciugacapelli e elettrodomestici da cucina. Va posta particolare attenzione per lavarsi le mani dopo il loro utilizzo e non permettendo ai bambini di metterli in bocca o maneggiarli a lungo. Attenzione anche ai mixer, robot da cucina, frullatori ecc. che hanno il boccale in plastica e non in vetro: il produttore deve essere in grado di informare su quale ritardante di fiamma è stato usato. Alcune marche come KitchenAid hanno lavorato molto su questo aspetto di recente e hanno certificato le parti che vengono a contatto con i cibi anche per l’assenza di Bisfenolo-A (visto che è un bell’esempio, vale la pena di citarli).
Anche se il panorama così sembra scoraggiante, possiamo fare molto per ridurre la nostra esposizione a questi composti tossici con queste semplici dieci regole e guadagnare molto in salute per noi e la nostra famiglia.
D’ora in poi, quando stiamo per acquistare un prodotto in plastica o sintetico o laccato con vernici sintetiche, chiediamoci se esistono alternative e, in caso contrario, leggiamo bene l’etichetta o informiamoci dal produttore per individuare quale ritardante di fiamma è stato utilizzato.
Approfondimento: il parere scientifico dell’EFSA (Mandate for EFSA opinions on brominated flame retardants in food)
Le attività dell’EFSA si sono concentrate per ora quasi esclusivamente sui contaminanti nella catena alimentare. Il gruppo di studio composto da scienziati, il CONTAM, ha pubblicato pareri scientifici sul controllo della presenza di BFR negli alimenti e nei mangimi, valutando il potenziale rischio per la salute umana correlato alla presenza di BFR negli alimenti. Non esistono al momento larghi studi come questo sulla contaminazione domestica. Il gruppo CONTAM ha comunque stilato questa serie di 6 pareri scientifici sui gruppi principali di BFR e sui rischi potenziali per la salute umana associati alla loro presenza negli alimenti.
L’intero lavoro è online al link sopra, questi sono dei riassunti commentati.
Bifenili polibromurati (PBB) – I PBB non sono più prodotti o utilizzati in Europa e le concentrazioni ambientali sono basse e in calo, quindi i PBB dovrebbero costituire una priorità bassa per quanto riguarda ulteriori ricerche o attività di monitoraggio. E’ piuttosto imbarazzante però che abbiano escluso dallo studio tutti i prodotti di importazione che utilizzano ancora il PBB. Può non essere utilizzato in aziende europee, ma se l’azienda importa per esempio l’imbottitura o il tessuto trattato in questo modo, come in effetti succede, la presenza c’è ancora.
Eteri di difenile polibromurato (PBDE) – Otto PBDE sono stati considerati di interesse primario e i relativi dati di tossicità erano disponibili per quattro di loro (BDE-47, -99, -153 e -209). La valutazione del rischio è stata limitata a questi quattro, per cui è stato utilizzato l’approccio del margine di esposizione (MOE). Per BDE-99 il MOE indica un problema potenziale per la salute per quanto riguarda l’esposizione alimentare corrente. Ciò è rilevante per i bambini piccoli (di età 1-3 anni), anche se la presenza di un campione alimentare nella categoria “Cibi per neonati e bambini piccoli” con un’alta concentrazione di BDE-99 potrebbe aver condotto a una sovrastima dell’esposizione per questa fascia di età specifica. Per BDE-47, -153 e -209 è improbabile che l’esposizione attuale tramite la dieta possa sollevare problemi di salute. Poiché numerosi prodotti contenenti PBDE sono ancora in uso, la sorveglianza sui PBDE non andrebbe interrotta. Sottolineiamo però come sia stato condotto uno studio molto parziale, per loro stessa ammissione.
Esabromociclododecano (HBCDD) – L’esposizione alimentare corrente all’HBCDD nell’UE non dà adito a problemi sanitari. Inoltre è improbabile che l’esposizione supplementare, in particolare dei bambini, all’HBCDD da polvere di casa, generi problemi di salute. Di diverso avviso è però la Stockholm Convention on Persistent Organic Pollutants che ha chiesto ufficialmente all’UE l’esclusione di questo ritardante dai materiali da costruzione perché le polveri prodotte sono altamente tossiche. E’ molto utilizzato, infatti, negli isolanti. Il minore allarme è dovuto comunque al fatto che in genere i materiali isolanti non sono in stretto contatto con gli abitanti.
Tetrabromobisfenolo A (TBBPA) – L’esposizione dietetica corrente al TBBPA nell’UE non desta preoccupazione dal punto di vista sanitario. Non sono stati trasmessi all’EFSA dati di presenza sui derivati del TBBPA e non sono state raccolte informazioni sulla loro tossicità. Pertanto non è stato possibile effettuare una valutazione del rischio sui derivati del TBBPA. In effetti sembra essere il meno presente e il meno rischioso dal punto di vista tossicologico.
Fenoli bromurati e loro derivati (diversi dal TBBPA o suoi derivati) – Per mancanza di dati di presenza e di studi di tossicità, la valutazione del rischio è stata condotta esclusivamente per il 2,4,6-tribromofenolo (2,4,6-TBP). È improbabile che l’attuale esposizione attraverso la dieta al 2,4,6-TBP nell’UE possa destare preoccupazione dal punto di vista sanitario. Altrettanto improbabile è che l’esposizione dei neonati al 2,4,6-TBP attraverso l’allattamento materno sia motivo di preoccupazione sanitaria. Non è stato possibile condurre una valutazione del rischio per gli altri fenoli bromurati a causa della mancanza di dati.
BFR emergenti e nuovi – Il parere verte su BFR meno noti, non trattati nei precedenti cinque pareri scientifici. Se, da un lato, sono stati individuati BFR “emergenti” in materiali e/o merci e nella flora e fauna selvatiche, negli alimenti o nell’uomo, dall’altro lato sono stati rilevati BFR “nuovi” soltanto in materiali e/o merci, ma non nella flora e fauna selvatiche, negli alimenti o nell’uomo. Sono stati raccolti dati limitati e molto disparati su 17 BFR emergenti e 10 BFR nuovi. Pertanto, in considerazione dell’assenza di dati e delle scarse informazioni su presenza, esposizione e tossicità per tutti questi BFR, non è stato possibile effettuare una caratterizzazione dei rischi.
Torniamo quindi alle dieci regole sopra: in attesa di chiarire questi punti, meglio introdurre il minimo indispensabile in casa che possa contenere i BFR.
Il quadro normativo UE
La direttiva 2003/11/CE, che modifica la direttiva 76/769/CEE in materia di ammissione sul mercato e di uso di alcune sostanze e preparati pericolosi, vieta la vendita di due miscele commerciali di PBDE, noti come pentaBDE e octaBDE, in concentrazioni superiori allo 0,1 % di massa.
Dal luglio 2006, ai sensi della direttiva 2002/95/CE, tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche non potranno più contenere PBB e PBDE, in nessuna concentrazione. Nel luglio 2008 anche una terza miscela PBDE, il decaBDE, che era stata originariamente esentata dalle restrizioni, è stata vietata dalla Corte di giustizia europea.
- Direttiva 2003/11/CE su talune sostanze e preparati pericolosi – EUR-Lex
- Direttiva 2002/95/EC su determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche – EUR-Lex
- Sentenza della Corte di giustizia dell’UE nella causa C-14/06 sul “decaBDE”
– Gazzetta ufficiale dell’UE
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