UN MERCATINO ARTIGIANO VERO E ORIGINALE A BOLOGNA

da Erbaviola
Stand ecovillaggio campanara scarpine elfiche - erbaviola.com

Domenica passo per caso a Bologna, zona stazione centrale. Da giorni la provincia di Bologna è investita da grandi annunci di “Mercatino francese”, “Mercatini di Natale” e persino “Mercato dell’artigianato”. Visto che abbiamo tempo, andiamo a fare un giro, tra l’altro mi mancano giusto un paio di pensierini e come dicevo nel precedente post, meglio l’artigianato vero.

Il “Mercatino di Natale francese“. Delusione e, devo ammetterlo, schifo. Non sono una che usa la parola schifo: in genere la trovo ineducata, ma qui va usata e non ci sono sinonimi possibili. Il “Mercatino francese” sono dei capanni in legno a pochi passi dalla stazione. Già dal piazzale della stazione sono stata investita da una puzza allucinante di pesce e di cibo bruciato non identificato. Sinceramente, non sto facendo una battuta, proprio sinceramente: ho pensato fosse esploso l’inceneritore di Granarolo. Arrivati lì abbiamo goduto la vista per nulla francese di gente che mangia vongole e patatine fritte su tavolacci posti sul marciapiede, altra gente che deve passare con le valigie e gliele rulla nelle ginocchia  (mavà?! c’è solo la stazione!), grandi pentoloni simili alle lionesi in una patetica quanto puzzolente simulazione di un’improbabile bouillabaisse.
Butto uno sguardo al resto delle casette in legno in affitto: poliestere cinese a chili, finte tovaglie provenzali ovviamente cinesi, saponi ‘artigianali’ che parevano un po’ troppo duri e stampati per essere artigianali (ma magari mi sbaglio), poi dolci, spezie e té sfusi all’aria, nella migliore tradizione di raccolta di peli, sputacchi di passanti e quant’altro ci possa finire dentro se li esponi in uno dei più trafficati incroci di Bologna.
Mercatino francese?! Ma per carità, ho girato abbastanza la Francia da sapere che questo “Mercatino francese” rasenta l’incidente diplomatico.

Il comune di Bologna a questo mercatino fa tantissima pubblicità, questo fatto appuntatevelo per dopo.

Gli amici (secondo me masochisti) vogliono passare anche nel “Mercatino di S.Lucia” o “Fiera di S.Lucia“, il mercatino di Natale tradizionale di Bologna, come recita la pubblicità: “La Fiera di Santa Lucia è antichissima: prima del 1796 aveva luogo davanti all’omonima Chiesa; in seguito è stata spostata nell’attuale sede sotto il porticato […] è un appuntamento tradizionale che regala ai bolognesi ed ai visitatori lo spirito più antico del Natale“.
Interessante. Ho imparato visitando questa ‘fiera’ che Bologna doveva avere delle tradizioni incredibili, doveva essere più fornita e internazionale della Venezia di Marco Polo! A quanto pare la tradizione di Bologna comprende: bigiotteria cinese al nickel (scoperto infatti nel 1751 e qui declinato a uno dei suoi impieghi più intelligenti: l’allergia da contatto); presepi cinesi e vietnamiti con tutti i personaggi fuori scala e San Giuseppe vestito da sith; caramelle e dolciumi ai coloranti ma con una freschezza che potrebbe essere davvero del 1700; candele “artigianali” in paraffina degli stessi artigiani di altre mille città (saranno gli operosi folletti di Babbo Natale); zucchero filato rosa se per caso al banco dolci vi foste persi l’occasione di un figlio iperattivo; poi collane cinesi, artigianato con perline cinesi, sciarpe cinesi, cappelli cinesi…
Bologna batte la Venezia di Marco Polo cento a uno.
A margine, direi anche che chiamare “fiera” una decina di stand sotto un portico è un tantinello esagerato…
Il comune di Bologna a questo mercatino fa tantissima pubblicità, è il più pubblicizzato di tutti, questo fatto appuntatevelo per dopo.

Nota positiva invece per il tendone del Commercio Equo e Solidale, davanti a San Petronio, anche abbastanza affollato. Resto dell’idea che si può fare a meno delle noci dell’Amazzonia, eque e solidali ma trasportate con gli stessi cargo e navi degli altri, però se proprio il medico ce le ha prescritte … è meglio se le prendiamo da chi non sfrutta le popolazioni locali con paghe da fame e irrorandole di pesticidi. E l’artigianato è artigianato, anche se dell’altra parte del mondo.

Non ho recensioni da fare, invece per il Mercatino dell’Artigianato sotto il gazebo bianco. All’ingresso ho addocchiato le caramelle settecentesche di cui sopra e ho tirato dritto, rifiutando di entrare. Sono peggio dei bambini capricciosi quando mi ci metto, ma vedere anche la seconda fiera dell’import cinese… no, grazie!
Questo è un altro mercatino pubblicizzato dal comune di Bologna. Anche questo appuntatevelo per dopo.

A tal punto di scoramento, in mezzo alla ressa di gente piena di pacchettini della Maison du Monde con la cornicetta scrostata per finta e la tendina in poliestere finto-pizzo francesce, ho vissuto il senso di oppressione che ti può dare solo il capire di essere immersa nel frutto di un precipitato storico culturale di dimensioni globali.
Comunque, mentre cercavo di emergere dalla folla che si smutanda davanti alle riproduzioni di mobili gustaviani in MDF e truciolato, ho implorato di andare dalla parte opposta, verso le viette interne che hanno qualche bottega artigiana e librerie indipendenti.

Casualmente – e vorrei sottolineare mille volte “casualmente”, a fronte di tutte le note sopra su cosa è pubblicizzato dal Comune di Bologna, perché questo non lo è! – arrivo nella piazzetta in fondo a via S. Giuseppe.

E incontro:

I ragazzi dell’ecovillaggio di Torre Campanara, di cui avevo già parlato in Scappo dalla città. Ditemi che non è una meraviglia questo banco, è tutto artigianato fatto da loro. I prezzi sono ottimi (occhio solo ai vegan per le cose in lana, ma c’è molto altro di accessibile nel mercatino). Le scarpine elfiche sono così carine…!

Stand ecovillaggio campanara - erbaviola.com
Stand ecovillaggio campanara  scarpine elfiche - erbaviola.com

 

A fianco a loro, una presentazione di un gruppo per la costruzione delle case in paglia, Amici per la paglia. Il manifesto ricorda molto la Maknovicina, esperienza purtroppo finita anni fa.

amici della paglia - case di paglia - erbaviola.com

Amici della paglia - case di paglia - erbaviola.com

Poi tanti artigiani e artigiane, quasi tutti dietro i loro banchi a continuare a lavorare, chi con l’uncinetto, chi con i ferri, chi montando gioielli e chi chiacchierando gentilmente con i clienti.

Poi un incontro bellissimo! Quando passiamo, questo ragazzo è seduto dietro la sua originale bicicletta-stand e distribuisce un libro autoprodotto… sull’autoproduzione!
Mi fermo per il bel titolo “Manuale sagrado del fai da te. Ricette per cucina, casa, corpo, spirito e relazioni“. Chiacchieriamo un po’ con lui, ci spiega il libro e trovo una filosofia di vita molto vicina alla nostra. “Oltre il vegan” come ci dice Elia Inlakesh Bosi, ma anche oltre tutti i luoghi comuni sul saper fare e la spiritualità del fare con cura.
Se vi accontentate della mia parola, il libro è bello, molto consapevole e vissuto, è un ottimo regalo per voi e gli amici, vegan e non.
Se non vi accontentate, aspettate giovedì e arriva una recensione per il Giovedì del libro di cucina di Annalisa. Ci sono infatti molte ricette e con mia somma felicità anche senza glutine!
A Bologna il libro lo trovate adesso presso il mercatino (istruzioni di seguito) oppure alla Libreria Naturista (quella vicino al Centro Natura), costo: “offerta suggerita 7 euro” e ne vale molti di più, soprattutto se mettete in pratica. La copertina è con colore a scelta, io sono andata senza farci caso a quella arancione. Elia ci ha sorriso: sappiamo. Svadhistana, il chakra legato all’arancioil piacere e la gioia di vivere, espressa al massimo delle sue potenzialità. Evidentemente, dopo le esperienze sopra, in questo posto mi è tornata la gioia di vivere!

Elia Inlakesh Bosi - erbaviola.com

 

Il mercatino nelle foto sopra, non pubblicizzato dal Comune di Bologna, é un mercatino artigiano vero in via San Giuseppe, che solo in alcuni periodi unisce DecoMela Art e San Giuseppe Colors, i due mercatini artigianali. Dal 6 al 24 dicembre lo trovate appunto in via San Giuseppe, angolo corso Indipendenza. Sicuramente di sabato-domenica si trovano più espositori che in settimana. Non ho chiesto, ma dubito che stiano a Bologna anche durante la settimana. Se qualcuno ha questa informazione, mi scriva!

Siamo usciti dal mercatino più bello di Bologna e davvero artigianale con un bel libro, un paio di caldissimi calzari veg per me (due giorni che non ho freddo ai piedi, urrà!) e un berretto a maglia con pon pon per la mia metà (perché purtroppo quello fatto da me si è consunto e ora ce l’ha il gatto Mako in uno dei suoi cestini-cuccia).

(Mi scuso per le foto pietose, non sapevo di doverne fare e avevo solo il cellulare.)

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17 Commenti

natadimarzo Dicembre 17, 2013 - 7:18 pm

Sììì, lo conosco il mercatino di cui parli!! 🙂 Possibile che ci sia tutti gli anni? Perché mi ricordo una piazzetta con molte bancarelle sullo stile di quelle che racconti, anche una di lana cardata (ma mi sa che le scarpe elfiche non c’erano, le sogno da un sacco e le avrei prese!).
Bologna la conosco solo nella sua versione natalizia, con la scusa dei tortellini ci sono stata solo sotto le feste, ma l’ho adorata. Ok, i “dolci fossilizzati” non si possono vedé, le saponette finte e le tovaglie di plastica nemmeno. Sarà che nella mia cittadina oltreappenninica non c’è molto e ogni volta che riesco a scappare dallo studio qualche giorno mi sento rinascere, ho un bellissimo ricordo della giratina dell’anno scorso. Mercatini a parte ho trovato tante librerie e una teieria fantastica per fare/farmi qualche regalino! Quest’anno non ce la farò a tornare a salutarla, magari in primavera… 🙂

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Erbaviola Dicembre 17, 2013 - 7:57 pm

ciao cara! Sì in forme diverse e con artigiani diversi lo fanno anche in altri periodi dell’anno 🙂 Se vuoi quando ho le date del 2014 te le passo… metti che ti scappa una giratina 😉

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Vera Dicembre 17, 2013 - 7:57 pm

A proposito di mercatini di natale…”Chi li conosce li evita”
Sono figlia della terra dei mercatini di natale per “ecellenza”, nata a Bolzano purtroppo li conosco bene.
Quello della mia città di origine e quello di Merano (che conosco meno) attirano frotte di turisti talmente grandi da costituire un problema di sostenibilità ambientale. con traffico e polveri sottili e non alle stelle, città chiusa, tant’è che un anno arrivando a Bz da quaggiù a momenti i vigili non mi permettevano di arrivare a casa mia.
Centinaia di autobus, migliaia di automobili per comprare (talvolta a prezzo più alto) le stesse cose che i negozi del centro propongono; tant’è che spesso gli allegri banchetti nelle amene casine sono emanazione diretta dei suddetti negozi. E’ vero che le cose proposte non sono quasi mai “cinesi” (mi perdonino i cinesi) e talvolta non facilmente reperibili in altre zone d’Italia, ma con l’artigianato hanno spesso davvero poco a che fare.
Per fortuna anche a Bz nella piazza attigua a quella che tanta folla attrae c’è o almeno c’era (per ora sono ancora in Romagna e quindi non ho verificato) un mercatino alternativo con oggetti davvero fatti a mano da un popolo assai simile a quello da te illustrato, anche li lane, feltri, legno, terra cotta e metallo.

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Erbaviola Dicembre 17, 2013 - 8:00 pm

Non conosco i mercatini che dici se non per sentito dire… il fatto che ci vadano appunto interi pullman di persone da gradi città mi terrorizza e me li fa vedere come fenomeni costruiti per il finto divertimento… poi magari mi sbaglio. Invece su dalle tue parti si trovano spesso artigiani bravi e anche mercatini come quello sopra, insomma, a me è capitato spesso 🙂

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Anna&Ipa&Silo Dicembre 18, 2013 - 12:12 am

ecco..ci sei riuscita, adesso lo voglio e mi toccherà andare a bo per procurarlo! Mamma mia che tristezza :-/ io finora sono riuscita a evitare il centro di ferrara :-/

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Erbaviola Dicembre 18, 2013 - 12:15 am

se riesco prima della gita e neve permettendo, te lo prendo io 😉

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elisa Dicembre 19, 2013 - 12:37 am

Ciao a tutti,
sono bolognese di nascita e ho abitato fino a pochi anni fa in centro città. Purtroppo devo ammettere che avete ragione. Vorrei solo raccontarvi che quando ero piccolina, ormai 25/30 anni fa, era tradizione di famiglia andare a comprare “qualcosina” alla vecchia fiera di Santa Lucia. Ricordo che c’erano oggetti artigianali, statutine per il presepio napoletane che possiedo ancora intatte, beh dolci, luci…poi la città si è trasformata e in effetti non è più come una volta, credo per “colpa” della globalizzazione, del boom universitario che ha davvero cambiato le cose qui da noi…non mi ci ritrovo neanche più io che amo la mia città. Ci tengo però solo a dire che la “vecchia” fiera di Santa Lucia una volta è stata davvero vecchia e davvero fiera! che poi il Comune ci voglia guadagnare sopra…che poi i vecchi ambulanti per vendere la loro licenza siano costretti a venderla agli stranieri per vari motivi…ma la fiera si chiama così da anni, cambiarle nome non si può! impedire agli ambulanti cinesi di partecipare al mercatino non si può…sono cambiate anche le leggi: non si guarda più il prodotto di vendita in base alle tabelle merceologiche (es:tot che vendono un prodotto e poi basta!).e questo non facilita il controllo dei prodotti artigianali! se volete delucidazioni chiedetemi. non voglio annoiarvi…

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Erbaviola Dicembre 19, 2013 - 12:58 pm

Ciao Elisa, grazie delle informazioni! Sì, immaginavo che una volta fosse molto diverso! E’ che ora proprio non si può vedere. Tra l’altro ho letto fonti storiche che parlano di circa cinquanta banchi, il che una volta era davvero una fiera e avrebbe anche senso. Adesso sono decisamente meno perché ogni banco è una specie di gazebo dato (pare a prezzi folli) dal Comune.
Io non ho nulla contro i commercianti di altre nazionalità, ci mancherebbe! Ce l’ho invece con la paccottiglia prodotta in Cina appositamente per essere paccottiglia occidentale, tutta roba che riempie discariche e inceneritori oltre a generare tutto il generabile da ciò che è tossico. Lo producono in Cina non solo perché costa meno ma anche perché possono usare tipologie di plastiche, fissativi e vernici che da noi sono vietati. Poi inquiniamo mezzo mondo per portare qui della merce che è, sia dal punto di vista estetico che qualitativo, una schifezza immonda.
Personalmente, se ci fosse un banco di cinesi che vendono veri servizi da té cinesi in porcellana, non avrei nulla da dire.
Ho da ridire sugli italiani che vendono statuine cinesi del presepe.
Il controllo dei prodotti artigianali lo può fare la camera di commercio. Anzi, dovrebbe farlo. Il controllo della tossicità e del rispetto delle normative CEE lo dovrebbe fare la Guardia di Finanza o i NAS dei Carabinieri. Ma non so se per mancanza di segnalazioni o perché la fiera è poco visibile e non se ne sa nulla, fatto sta che per un mese intero viene smerciata la peggio immondizia.
Io ho partecipato a molte manifestazioni e visto l’impegno che ci mettono alcuni a mantenere un certo criterio e rigore sugli espositoriò. Gli alcuni sono di solito comune o associazioni locali con il controllo del comune.
Dove il comune vuole solo guadagnare dai commercianti, ci sono situazioni come quella sopra. Dove il comune vuole davvero valorizzare il territorio, le produzioni locali, l’artigianato e l’impresa dei suoi cittadini, fornendo servizi davvero utili, allora la situazione è completamente diversa.

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Simona Dicembre 19, 2013 - 2:46 am

ecco. Io domenica FORSE devo andare a Bologna e mi sa che diventerò pazza a trovare questa piazza…

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Erbaviola Dicembre 19, 2013 - 12:48 pm

ma no Simona, basta che cerchi Via S.Giuseppe, angolo corso Indipendenza 🙂

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CescaQB Dicembre 19, 2013 - 5:01 pm

Che ridere :)))) mi sto divertendo in maniera un po’ sadica perchè rileggo nelle tue parole lo stesso schifo che provai quando vidi gli stessi posti!!
Domenica vado a cercare Elia e il suo libro, sapeva che da lì a poco lo avresti reso famoso? 😉

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Erbaviola Dicembre 20, 2013 - 2:28 pm

sìsì adesso lo sa 😉 Lo dico sempre dopo! Diglielo come l’hai trovato, gli farà piacere! 😉 Purtroppo non ce l’ho fatta con la recensione, arriverò dopo natale, ma credimi sulla parola che il libro vale la pena!

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elisa Dicembre 19, 2013 - 5:16 pm

Si è vero, concordo su tutto. mi chiedo anche però (ma non vorrei andare fuori discorso) se ancora prima di valorizzare il territorio e i prodotti locali, gli organi competenti non debbano adoperarsi per far rispettare i diritti umani che passano anche attraverso l’ uso di materiali non tossici, ma forse, dico forse, ancor prima dallo sfruttamento del lavoro. sono un pò delusa, faccio fatica a credere che a Prato il Comune, la Guardia di Finanza, la Camera di Commercio non sapesse che nelle fabbriche cinesi c’erano un sacco di persone senza permesso di soggiorno, che vivevano in quei capannoni…allora mi chiedo: per cambiare la cose non si dovrebbe iniziare dal basso? non mi meraviglio che tutti vendano prodotti a basso costo perchè fatte di materie come dici tu inquinanti. e io ci metto tutto il mio impegno per evitare quei prodotti, anche se a volte lo ammetto faccio fatica, ma ci provo…conosco tanta gente che ha perso il lavoro e magari vuole fare un regalino a mia figlia e va sul made in chissà dove…solo perchè costa poco ma perchè ignara di tutto quello che c’è dietro e io con chi posso spiego e racconto…ma dato che ho visto con i miei occhi fabbriche cinesi e vi assicuro che è una cosa orribile…mentre mio padre ritirava la sua roba (purtroppo..) due cinesi dormivano in una tenda dentro uno stanzone, uno cucinava…tutto dentro la stessa stanza…per una volta quello che fanno vedere in tv è vero…allora mi chiedo ha senso pensare prima agli interessi economici o del territorio quando ancora noi italiani e gli organi competenti chiudono un occhio sui mercati artigianali per guadagnarci sopra (il che permettetemi potrebbe essere anche in fondo comprensibile) mentre la vera rivoluzione dovrebbe passare a far capire alla gente come vive questa gente per produrre materiali. finchè questo non avviene, secondo non avverrà neanche il passaggio successivo, cioè valorizzare i materiali e l’artigianato locale…

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elisa Dicembre 19, 2013 - 7:03 pm

ho fatto un discorso sui cinesi ma credo valga anche per gli indiani e per tanti altri popoli, anche se i cinesi, in particolare, per la loro cultura, sono più “abituati” alla sottomissione. ma vorrei dirvi anche questa, sperando di non annoiarvi troppo: lavoro in una coop di solidarietà sociale che si occupa di inserimento lavorativo di persone disabili. tra queste c’è anche un ragazzo cinese di circa 20 anni con diversi problemi che non può partecipare alle attività del tempo libero nel week end perchè deve lavorare nel negozio dei suoi la domenica… e la famiglia fa finta di non capire quando gli parlo (per ritornare sul discorso del rispetto dei diritti umani). ma non è finita qua! noi lavoriamo e imballiamo, tra le tante lavorazioni che facciamo per mantenerci, materiale medicale che parte dall’italia per finire in cina, ma in cina viene spesso fatto male, quindi ritorna in italia e arriva a noi che lo portiamo a termine. questo significa che il materiale che occupa decine e decine di pallet viene imballato per ben 3volte con plastica a non finire, cartoni che vanno cambiati tutte le volte, etichette a non finire, solo noi produciamo in media 7 sacconi di pattume con dentro plastica da imballaggio nella sola mattinata…per ritornare sul discorso dello spreco. e cosa c’è scritto sul materiale lavorato? beh made in italy! diciamo che non uso cerotti!!!
e quando compro una maglia…beh tanto c’è scritto made in italy! come no! vado sul sicuro! purtroppo lo sappiamo tutti che non è così! ma allora devo per forza andare in quei mercatini in via san giuseppe a bologna per essere sicura? siccome non mi piace lo stile tante volte finisco per non comprare niente e a mia figlia compro o giochi ecosostenibili un pò costosi per le mie tasche oppure spesso vado nei negozi dell’usato (finchè è piccola…ne approfitto!) anche se pure quelli sono giochi made in chissà dove, quindi come cavolo fa uno a difendersi tutto l’anno da questi prodotti, non solo a Natale…scusate…sono un pò pesante, ma perchè stressata da questo periodo…e con tante buone intenzioni di mettermi in discussione sulle mie abitudini…un saluto a tutti!

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Marina Dicembre 19, 2013 - 10:17 pm

…che bello il tuo racconto! e che tuffo nei ricordi: partecipai a quel mercatino circa dieci anni fa, quando studentessa all’Università della Calabria mi unii con il mio uncinetto a un lavoratore di fili in metallo e un artigiano del cuoio e facemmo conoscenza con persone davvero interessanti…mi pare di ricordare che all’epoca si teneva una volta al mese.
Marina

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Erbaviola Dicembre 20, 2013 - 2:29 pm

sìsì è ancora così Marina per quello che riguarda DecoMela Art, ma in alcuni periodi come natale si spostano e lo fanno quasi tutto il mese. 🙂 Le persone sono ancora interessanti, confermo.

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IL MANUALE SAGRADO DEL FAI DA TE E IL POTERE DI FARE » Erbaviola.com - Grazia Cacciola Gennaio 9, 2014 - 1:40 pm

[…] avevo promesso qualche post fa, torno a partecipare al Giovedì del libro di cucina della cara Annalisa con questo libro che è […]

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