Siamo in una società del cambiamento. Per molti è un cambiamento anche lavorativo, fine dell’era di un lavoro per tutta la vita, vai con una serie di lavori che, se sarai fortunata, avranno vagamente a che fare con i tuoi studi. Per fortuna, per alcuni versi. Io da molti anni ho deciso che il mio lavoro principale è vivere, sia che questo significhi fare il lavoro che mi dà da mangiare e con cui pago le tasse o che significhi pitturare una parete, zappare l’orto, preparare conserve, tenere accese le stufe (è un lavoro quotidiano!). Ho integrato tutto in un sistema di vita che cerco di rendere armonico. Non sempre ci riesco, ma sicuramente va meglio di quando dovevo dipendere dal lavoro che erogavano altri, di quando dovevo arrivare in ufficio a quell’ora fissa tutti i giorni. Certo, un’organizzazione funzionale è indispensabile se bisogna coordinarsi in un centinaio di persone, ma non c’era niente che avessi deciso io.
Oggi il lavoro principale che faccio mi piace e mi basta come entrata. No, scusate se non dico precisamente cos’è: è assolutamente etico, siamo persino tutti vegan, ma è un lavoro ad alta richiesta di prestazioni gratuite e mi sono veramente stancata di arrampicarmi sui muri per rispondere gentilmente che la prestazione gratuita per noi ha un costo alto e non siamo qui a giocare. Lavoriamo. Lavoriamo duro. Quando vogliamo offrire una prestazione gratuita a un’associazione, ci offriamo noi.
Il fatto di aver limitato il lavoro principale, mi ha permesso di continuare a studiare e scrivere. Negli ultimi dieci anni ho studiato più di quanto abbia fatto in precedenza e scritto abbastanza. Non quanto dovrei secondo gli editori (ehm) perché sono una tremenda pignola che deve controllare tutto molte volte. Ho scritto articoli, manuali, saggi. Ho vissuto ancora più intensamente, rivoluzionando il mio modo di vivere. Mi sono rigenerata con il profumo della terra bagnata d’autunno nel pieno di mattinate di giorni lavorativi e ho passato uggiose domeniche di pioggia a lavorare per uscire un altro giorno, con il sole.
Il cambiamento mi piace. Ma mi ha incasinato la vita parecchie volte. Oggi quando una persona comune mi chiede “Lei che lavoro fa?” ho difficoltà a rispondere. Parlo di persone che non mi conoscono, dell’ufficiale dell’anagrafe, del tecnico dell’Enel, del fruttivendolo. Ho diverse opzioni tra cui scegliere per una risposta corretta, ma qualunque scelga non ne esco mai senza un commento allibito o lo sguardo inquisitore. Di solito le conversazioni si svolgono così.
Faccio tre lavori.
“Megalomane! Ladra di lavoro altrui, con la disoccupazione che c’è!”
“Guardi, due sono quasi gratis… e togliamo anche il quasi…”
“Perché fa due lavori gratis? Fa gli stash? …gli stas?”
Voce fuoricampo “Nonna si dice STEìG!”
“No, non faccio gli stage. Comunque si dice [staʒ], è francese. In inglese invece è un palcoscenico e non faccio nemmeno quello.”
“No, no, la Maria De Filippi ha detto steìg, come dice mia nipote! Si informi!”
“Sì, mi informerò. Me lo appunto dietro alla laurea in lingue, per sicurezza…”
“Sono un project manager”
“Eh? Cosa sarebbe?”
“Mi occupo della pianificazione, strutturazione e realizzazione di contenuti multimediali.”
Faccia allibita.
“Ah, è una blogger!”
Sì, hai capito tutto.
(E questa, signori, è l’uscita di un giornalista che scrive su testate nazionali)
“Sono una giornalista”
“Siete tutti dei venduti! Perché nessuno di voi scrive della raccolta del rusco in via Ponticelli? E’ uno scandalo!”
Sissignora, ci ha beccati.
“Sono un autore”
“Ah e cosa scrive?”
“Manualistica, saggistica.”
“Ah, non romanzi?”
“No, per ora solo manuali, non è facile pubblicare un romanzo”
“Però deve scrivere un romanzo se vuole cambiare il mondo! Ci sono stati dei romanzi che hanno cambiato il mondo!”
“Dice? Per esempio?”
Ci pensa.
“La Bibbia, i Vangeli!”
“Sì ma non sono proprio romanzi…”
“Cosa dice, sono storie vere! Di Gesù e dei suoi antenati!”
Gesù…
(Conversazione reale con una commerciante)
“Mi occupo di tecniche agronomiche ecosostenibili”
“Cos’è? Fa la contadina?”
“No, coltivo solo il mio orto, ma studio i sistemi sostenibili di coltivazione e li divulgo, scrivo come fare…”
“Anche mio nonno fa l’orto! Da una vita eh! Per caso sa come si mandano via le moschine del cavolo? Mio nonno ci diventa matto!”
(sospirando) “A mano, o con il macerato di aglio e ortica, in via preventiva.”
“Nooooo, a mano no, si stanca. Sa se c’è qualche prodotto spray da dare su quelle moschine? Tipo il baigon…”
(Conversazione reale con una bibliotecaria)
Poi c’è il momento catartico del rinnovo della carta di identità o del cambio di residenza. E devi dire che lavoro fai. Quella domanda, insomma, che ti fai spesso anche tu. Solo che qui devi avere la risposta pronta.
In passato c’è stata una volta memorabile in cui ho risposto all’ufficiale dell’anagrafe di Cesano Maderno con il lavoro che effettivamente facevo in quel momento. Ero piuttosto giovane. Un terribile errore da dilettante.
“Docente”
“Docente in che scuola, ordine e grado?”
“Università”
Alza gli occhi e mi fissa accigliato, sembravo al massimo una studentessa. “Guardi che se dichiara il falso è un reato penale. Io metto “docente universitario”, poi ne risponde lei eh.”
Stupita, ma mi adeguo. “Senta, io insegno in due master in due università. Metta libero professionista, allora.”
“No, se lei insegna davvero, io devo mettere docente, le ho appena detto che non si può dichiarare il falso! Docente in università è ‘docente universitario‘ vede?” Mi fa vedere una tabella. “Lei ha un contratto come docente?”
“Sì. Ma guardi, faccio anche consulenze, scrivo articoli, mi metta pure libero professionista”
Ignora e mi fissa con sguardo indagatore. “Insegna in università vere?”
“Sì, vere.” Dico il nome delle università.
Con tono paternalistico:”Glielo chiedo solo per non farle commettere un reato, mi creda! Perché sa, c’è in giro della gente che anche solo per uscire con qualche ragazza si fa mettere un’altra professione sulla carta di identità: è un reato”.
“H-o c-a-p-i-t-o che è un reato! Non è il mio caso, ma visto che sono anche libero professionista, metta quello”.
Si altera.”No, metto docente universitario se lei fa quello! Ma io la avviso, perché sa, c’è in giro della gente che anche solo per uscire con qualche ragazza si fa mettere un’altra professione sulla carta di identità: è un reato!”.
Sì immagino, ma io sono etero, non corro il rischio di rimorchiare ragazze. E tra cantante rock e docente, ho scelto docente per vantarmi con gli amici! Anzi, appena mi stampa la carta nuova, vado al bar centrale a dire che domani mattina faccio lezione, ci sarà la ressa per offrirmi da bere! Avvisi i vigili perché non so se riusciamo a contenere la folla dei fan dei docenti!
(No, purtroppo non ho risposto così. Le classiche risposte giuste che ti vengono troppo tardi)
Un grosso cambiamento che c’è stato è che la gente è diventata polemica. Molto polemica. E complottista, a tratti.
Devi stare attenta a quello che dici, con chi lo dici. Adesso viviamo in trincea: da una parte chi ha scelto di ignorare la gran parte di quel che succede e dall’altra gli emuli delle Iene. A me capitano sempre gli emuli di Lucci. Cominciano la conversazione inclinando un po’ la testa nella posa dell’Igor del dottor Frankenstein e guardandosi intorno, in cerca di approvazione per il loro scoop imminente.
“Ma com’è che pubblichi libri, chi conoscevi? Andavi a letto con l’editore? E’ tuo padre? Un parente?”
“Non conoscevo nessuno, non ho parenti e amanti nell’editoria”
“Sì sì, nessuno …dite tutti così. Francesco, che ci ha scritto, ha mandato una proposta a uno dei tuoi editori: guarda (sventola un foglio) qui in data 11 giugno 2011 ha mandato il manoscritto del suo libro “1001 modi per mondare la bieta da coste” e non gli hanno mai risposto. L’anno dopo peròòòòòò, la stessaaaa casa editrice, ha pubblicato “Il tuo orto naturale“. Ti rendi conto?!?! Lo stesso libro!”
“Guarda, non è lo stesso libro…”
“Ma come no, è ovvio!!! Ho anche altre prove, c’è un video su internet!!! C’è il video! E io ho mandato un manoscritto nel 1987 ma sto ancora aspettando la risposta! Come me lo spieghi? EH? EH?”
“Magari non era l’editore giusto per il tuo libro…”
“Io l’ho mandato a TUTTIII però! AH-AH! Ti ho colta sul fatto!!! Come spieghi l’assenza di risposte di tutti, eh? eh?”
“A tutti??? Hai disboscato l’Amazzonia…”
“A tutti quelli grossi, intendo, non fare la finta di non capire! L’ho mandato a Feltrinelli, Einaudi, Rizzoli… A quelli piccoli no, tanto non contano”
“Io ho pubblicato con case editrici più piccole, non con queste che citi… chiedi informazioni a chi ha pubblicato con queste, no?!”
“Sarà, ma io non ci vedo chiaro!!! Io è dal 1987 che aspetto una risposta! Ho già 117 fan su Facebook! Ti rendi contooooo? Avrebbe un successo pazzesco! Ma finora nessuna risposta! Mi spieghi perché hanno pubblicato i tuoi libri e io resto in attesa invece?! eh? eh?”
“Hai pensato di riscrivere la Bibbia? Mi hanno detto che è un romanzo che tira…”
Insomma.
A volte una persona ti incontra dopo vent’anni e rotti che tu stai lavorando e guarda solo a cosa fai oggi. I vent’anni sono scomparsi e i risultati di oggi sono interpretati in genere come: fortuna, raccomandazione, amanti, parenti e fortuna. Sì, fortuna l’ho messo due volte volutamente. Perché oggi se tu riesci a fare qualcosa e altri no, tu hai culo. Chiuso il discorso.
Allora ho pensato di elencare tutti i lavori che ho fatto fino ad oggi. Non credo di ricordarmeli tutti, ma visto che alcuni sono strani non me li sono dimenticati.
*Il curriculum classico di una che ha la strada spianata e non ha mai fatto fatica.*
Finora, nella vita ho fatto:
Dal liceo all’università:
- Decoratrice di porcellane a terzo fuoco (poi tutti volevano solo i piatti con i fiori e mi sono stancata);
- Chinatrice di disegni tecnici;
- Pittrice di trompe l’oeil (tra le mie “opere” giovanili dovrebbe essere rimasta la parete di 5 metri dell’Oratorio femminile di San Pio V a Milano, e varie ridicole decorazioni floreali su commissione a casa di amici);
- Illustratrice del libro Le malattie della mucosa orale (40 chine a colori che ancora oggi rivedo negli incubi);
- Correttore di bozze e traduttore per la rivista Sedazione e analgesia in odontostomatologia; poi per Il dentista moderno;
- Redattore nel giornale universitario IlLuminare; Responsabile di grafica e fumetti nello stesso giornale;
- Tutor dell’Istituto di Italianistica;
- Accompagnatrice viaggi studio in Inghilterra (un incubo di lavoro) ;
- Lezioni private di inglese a studenti irrecuperabili;
- Lezioni private di italiano a modelle americane (un altro incubo di lavoro ma pagavano bene);
- Tappabuchi degli impiegati Sisal-Totip di Milano la domenica, dalle 8.00 con sveglia alle 6.00 (ciò che non uccide fortifica);
- Segretaria in una ditta americana di shampoo per cani;
- Moderatore di chat di IOL (vi parrà incredibile, ma nel 1998 era un lavoro pagato!);
Post-laurea:
- Ricercatore in linguistica computazionale;
- Ricercatore in editoria multimediale;
- Cultore della materia in Anglistica (una manovra per rifilarmi lo studio di orrendi testi del ‘700 inglese);
- Docente di una decina di software, la maggior parte dei quali non esiste più;
- Docente di una decina di linguaggi, la maggior parte dei quali esiste ancora, ma è sparito Lingo che era il più simpatico;
- Consulente tecnico del Centro di Ricerca Humanities Lab;
- Serva della gleba della preside della Facoltà di Lingue (non mi ricordo il job title preciso ma la funzione era questa);
Però, per mantenermi da sola affitto-spesa-frizzi&lazzi in questi cinque anni infernali da ricercatore sottopagato, ho dovuto fare contemporaneamente:
- Prof. di inglese tecnico per la navigazione aerea alla Lindbergh Flying School di Milano;
- Prof. di inglese supplente in un numero di scuole superiori statali tra Milano e Pavia (non lo rifarei nemmeno per uno stipendio da parlamentare);
- Call center Ala Service, ero una delle ragazze “Servizio mobilità Ferrari, buongiorno, come posso aiutarla? La sua Ferrari è caduta in un dirupo? Oh mi spiace, le prenoto subito un albergo in zona e un taxi, no un elicottero non si può” (i colleghi più simpatici di sempre e le richieste più assurde che abbia mai sentito);
- Webmaster, Web designer, Programmatore in Visual Basic, .NET, Java per società che oggi non esistono più, tranne Inferentia che è diventata FullSIX;
- Sviluppatore per cd-rom di lingue della DeAgostini;
- Docente corsi ECDL per la Regione Lombardia (incubo!!!) ;
- Giornalista per Internet Magazine (ho avuto anche una mia rubrica fissa, una cosa davvero fighissima per una donna nel 2001, lasciatemi vantare);
- Giornalista per Business 2.0; Wired; Programmare; (è sopravvissuto solo Wired, o quantomeno fa finta di esserci ancora)
- Giornalista per una quantità di siti che non esistono più;
Poi mi sono stufata di farmi sfruttare dall’università e non andare avanti nella ricerca, così ho deciso di lavorare e basta, facendo:
- Web Architect per CED Camera, che oggi si chiama DigiCamere (un grande periodo di crescita professionale, nella conoscenza dei CMS, del team management e di tutti i segreti del puntocroce);
- Consulente per il content management per ItaliaOnLine, Wind, Fastweb (il periodo dei balletti di consulenze pre-decisione di piantare tutto e farmi un orto);
- Project Manager per Gekolab (un posto fantastico, a parte il goblin isterico che cercava di infestare tutti i progetti);
- Project Manager per Luoghi Comuni srl e socia (qui ho sviluppato più che altro l’avversione ai bilanci);
- Project Manager per Wizard Media & Communications;
- Consulente del Comune di Vigevano per la strutturazione e attuazione del Mercato Sforzesco; idem per i bandi UE per i piani di sviluppo rurale;
- Autore per Schena Editore, Guerini Editore, Edizioni FAG, Edizioni Sonda (e quinto e sesto stanno arrivando, good news! 😉 )
- Consulente in tecniche agronomiche ecosostenibili e autoproduzione per RAI2 e RAI3
No, non ho 90 anni. Alcuni lavori li ho fatti contemporaneamente.
Non so se me li sono ricordata tutti i lavori che ho fatto. Però ora potete immaginare perché, quando qualcuno insinua che per me sia stata facile, io vorrei avere la libertà intellettuale e la destrezza di sputo di un lama.
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