Nelle ultime settimane il concetto di tempo libero mi è diventato estraneo, come sempre prima che arrivi l’inverno. Si corre a cercare di fare tutto il possibile, tutto quello che non si potrà fare una volta che si abbasseranno le temperature o arriverà la neve. Così capita che in una giornata, appena terminato il lavoro si corra nell’orto, si torni in casa con qualche cesta di verdure e si preparino conserve, o che la pausa pranzo si passi nel capanno dei vicini a restaurare un tavolo, oppure raccogliendo l’uva perché è pronta adesso, non si può rimandare.
Ultimamente ho avuto parecchi impegni di lavoro ed extra per l’uscita dell’ultimo libro, così nell’orto mi ha sostituita in gran parte la mia metà… così l’orto pettinato è diventato ancora più pettinato, con – addirittura! – lattughe allineate e sentierini disegnati da sassi e terra battuta! Un giardinetto, in pratica. La cosa, oltre a raccogliere il mio disappunto, ha raccolto gli sguardi ammirati degli anziani e turisti di passaggio. Ma questo, come dicevo qualche tempo fa, è un “orto di benvenuto”, la prossima primavera arriverà anche qui la paglia, l’irrigazione a goccia e la sinergica dell’orto spettinato.
Il tavolo da orto è stato anche lui traslocato dal balcone della casa precedente e collocato sotto una pergola d’uva. A primavera ho chiesto a un vicino, coltivatore, se aveva un po’ di terra buona per riempire questo tavolo. Non solo sono stati curiosissimi di questo “aggeggio curioso per cittadini” ma sono arrivati con una ruspa piena di terra, riempiendolo in due minuti! Da lì si è originato un simpatico passaggio quotidiano con valutazioni su come funzionava il tavolo, se cresceva bene l’insalata, se funzionava meglio come serra o come orto. Si è unita anche la postina… la valutazione sulla coltivazione nel nostro strano tavolo da orto è stata materia di gossip estivo da queste parti. Abbiamo deciso di spostarlo quasi sotto una pergola di uva perché in agosto il sole bruciava tutto e il massetto di terriccio era troppo basso per mantenere riserve idriche adeguate per le piante. E’ bastato tenerlo a mezzo sole e il problema si è risolto. Avendo però un orto grande, coltivarci qui le insalate non era l’idea vincente, così l’abbiamo trasformato in gigantesca seminiera-serra e le piantine sono cresciute meglio che in una serra normale grazie al sottofondo di terriccio umido e la possibilità di ombreggiatura naturale quando c’era bisogno.
Come dicevo, quando si vive così sei tu che devi seguire i tempi dell’orto e non il contrario. Il contrario è impossibile: finisci solo per perdere qualche raccolta. Così se una domenica pomeriggio hai progettato di rilassarti un po’ dalla settimana intensa, può capitare che siano invece pronti gli ultimi borlotti e l’unica soluzione per fare entrambe le cose è sedersi fuori nell’ultimo sole settembrino con una tazza di té verde alla menta piperita (questa presa direttamente dal vaso) e iniziare una personale catena di smontaggio: prendi borlotto – sbuccia borlotto – fagioli nella ciotola – bucce nel sacco per il compost. Ma vuoi mettere poi che scorta di fagioli per quest’inverno! Li ho conservati in piccola parte in freezer e in gran parte in vaso di vetro pronti all’uso (sono una di quelle che dimentica sempre l’ammollo la sera prima, quindi conservarli secchi con me non è funzionale).
Oppure c’è da raccogliere l’uva e la nostra, ce lo diciamo da soli, non ha davvero paragone con nessuna: non abbiamo usato niente, ringraziando che quest’anno come l’anno scorso non ha preso malattie. L’ho solo fertilizzata leggermente con un po’ di macerato di equiseto e ortica a inizio stagione, nient’altro. “Il sapore dell’uva rubata a un filare” come cantava Guccini, reso impagabile dalla sicurezza di poterla mangiare senza timori di pesticidi. Non ha prezzo.
Per il giardinaggio quest’anno non ho davvero avuto tempo, la questione del giardinetto davanti è infine stata rimandata al prossimo anno. Anzi, avrò l’inverno per torturare adeguatamente la cara Diana Pace per un progettino su questo micro-giardinetto davanti casa. Quello che so già è che, oltre ai consigli preziosi di Diana, metterò almeno un paio di rose antiche di Monica Cavina. A questo proposito, se siete in vena di progettazione, non lasciatevi scappare l’appuntamento del 19-20 Ottobre nel vivaio Vivaverde di Monica: un fine settimana dedicato alle sue meravigliose selezioni e alle piante a basso consumo idrico, grazie anche a un ospite speciale, Chiara Boni, del vivaio La Valletta, che terrà anche una conferenza sulla progettazione ecosostenibile di un giardino con piante mediterranee.
Ecco, dopo aver citato cotanta cultura e esperienza del giardinaggio, la mia aiuola qui sopra costituisce la nemesi. Le succulente sono semplici Setcreasea Purpurea e Graptopetalum Paraguayense, il rosmarino è un semplice strisciante a fiori viola (‘strisciate’ l’ha detto il vivaista ma a me pare più ricadente e infatti l’ho spostato dal luogo dove non strisciava per niente a questo in cui può ricadere… vedremo). I sassi sono formazioni calcaree raccolte su una spiaggia dalle parti di Ancona qualche anno fa. L’idea di partenza è quella di avere in primavera-estate un’aiuola con diversi toni di viola che riesca a coprire nel tempo una piccola scarpatina che altrimenti resterebbe spellacchiata, lì non resistono nemmeno le spontanee.
Ora, come ci entra nei lavori pre-inverno un tavolo da restaurare? Non solo ci entra, ma ci deve entrare! Il tavolo è dei miei vicini, ed è enorme. Per restaurarlo devo lavorare nel loro capanno degli attrezzi e già così si gela, dopo un’ora ho le dita ghiacciate e devo rientrare. O mi sbrigo, o mi rivedete a maggio con il disgelo.
Qui lo vedete in fase già avanzata di restauro ma ho perso il conto delle ore che ci ho messo dall’inizio a qui. Un folle lo aveva verniciato. Di nero. Facendo precedere una bella mano di cementite, per non farsi mancare proprio niente. Il tutto su un tavolo in radica di noce, davvero un genio! Ora, non è lo stile che piace a me, ma distruggerlo in questo modo è da folli. Ma dopo la croppa di cementite e vernice, il povero tavolo non aveva ancora smesso di soffrire: è arrivato un conoscente dei vicini che in perfetta buona fede ha pensato di cominciare a sverniciarlo con… tenetevi forte… una levigatrice elettrica! (Francesca a questo punto mi sarà svenuta, qualcuno corra a rianimarla per favore) .
Così nella pausa pranzo e qualche ritaglio di ore dei fine settimana l’ho rimesso in sesto, il tutto però correndo perché la maggior parte dei prodotti naturali per il restauro non sopporta il freddo. Nella corsa contro il tempo però ha vinto il meteo: la temperatura è scesa sotto i 15 gradi e ora per la lucidatura a tampone con la gommalacca devo per forza portarmelo in casa, anche se uso la gommalacca della Cera Novecento che è ottima, il rischio di velature bianche con questo freddo rimane. Ma almeno ho evitato di fare in casa le fasi precedenti, vediamo il lato positivo. Ora comunque c’è da correre se non voglio tenere per un mese il catafalco nel mio ingresso.
Ma non fatico e basta, non tiriamocela troppo con la fretta. Ogni tanto piantiamo tutto quel che abbiamo da fare e ce ne andiamo a zonzo o a trovare qualche amico o accogliamo amici a pranzo. Abbiamo avuto tempo di andare anche al SANA a Bologna, ma sorvolerò sulle cose che non mi sono piaciute affatto. Passo in rassegna invece quelle che mi sono piaciute tantissimo. Prima di tutto, nelle foto qui sopra, le due impareggiabili Nicole e Marilisa di Cucina Consapevole, che come vedete stanno per diventare “le tre impareggiabili” di Cucina Consapevole! Ok, sono di parte perché Nicole è una cara amica, però le loro lezioni di cucina nello spazio di Probios sono state davvero divertenti e interessanti, infatti erano esauriti tutti i posti! Io mi sono pappata anche gli involtini vegetali che hanno cucinato … gustosissimi! Alla consolle organizzazione-logistica-pazienza: l’imperturbabile Federico.
Apprezzo molto quando aziende come la Probios non si limitano al banale stand, dando invece un valore aggiunto ai clienti e alla manifestazione con conferenze e workshop, altrimenti diventa tutto un raccogliere depliant e sentire presentazioni preconfezionate … e io, dopo la seconda, francamente inizio a perdere l’attenzione. Insomma, un grande punto a favore di Probios per averci portato a Bologna le lezioni di Cucina Consapevole. Mi piacevano già per i loro legumi “prodotto in Italia da agricoltura biologica” che uso di frequente, ma ora molto di più!
Cos’altro di positivo sul SANA? …mmmhhhh… Ah! Ho incrociato per caso ma con molto piacere Elena e la sua metà, abbiamo chiacchierato un po’ della sua nuova attività che è un progetto davvero particolare, difficile da riassumere in poche parole: Passo lento, vi invito alla lettura. E ho rivisto con altrettanto piacere Eliana, la Pippi, che seguiva il workshop di Nicole e abbiamo scambiato qualche chiacchiera. Naturalmente mi ha riconosciuta lei, io continuo ad essere fisionomista come una talpa.
Mi fermerò un attimo? Forse, tra poco, quando il freddo sarà pungente abbastanza da togliermi qualsiasi voglia di andare lontano. A tratti sta arrivando il periodo di calma, quando si avrà voglia solo di lunghe passeggiate nel bosco facendo scricchiolare le foglie di sentieri nascosti, delle braci nella stufa da ravvivare al ritorno, del profumo della cucina a legna e del silenzio ovattato dell’autunno in montagna.
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