Insolite conserve e organizzazione per velocizzare

da Grazia Cacciola
Zucchine sott'olio al Teroldego - erbaviola.com

La pausa dell’anno scorso causa trasloco e inizio lavori in casa, mi aveva lasciata orfana per tutto l’inverno di buone conserve. Avevo fatto solo qualche marmellata ma è finita subito e la mia metà ha passato l’inverno a leggere le etichette delle marmellate bio, alla ricerca disperata di qualche vasetto senza sciroppo di glucosio e altre porcherie (ricerche lunghissime e spesso infruttuose!).
La pausa dello scorso anno dalle produzioni estive di conserve è servita anche a strutturare una cucina piccolina ma super-funzionale per lavorare anche grandi quantità. E anche a pensare di fare le cose con più cura. Così è finito il tempo dei 60 vasetti di zucchine sott’olio tutti uguali e banali con il contenuto scritto a penna su un pezzo di etichetta bianca, ci siamo dati a nuove ricette e nuove confezioni.
Parlo al plurale perché – e lo so che è incredibile per quelli che lo conoscono! – la mia metà da quest’anno si è profuso in idee originali per le conserve con tanto di ricerca filologica sulle ricette originali, apprezzamenti sulle etichette, aiuto nell’orto e soprattutto la sua mansione esclusiva: manager della sterilizzazione e chiusura barattoli. Sembra una stupidata, ma levarmi tutto il lavoro per estrarre barattoli e coperchi bollenti dalle pentole, asciugarli e chiuderli “strettissimamente” dopo l’invaso, sterilizzarli e ri-toglierli dall’acqua bollente, mi permette di produrre 14 vasetti in un’ora, un’ora e mezza massimo, a seconda del contenuto. Da sola, ci metto dalle tre alle quattro ore.

Così ora ho tempo di fare anche le confezioni per le conserve che vengono donate agli amici. Tutte diverse, a seconda del contenuto. Queste nelle foto, per esempio, sono tutti motivi ripresi da cartoline di inizio secolo. La stoffa arriva da ritagli di altri lavori e il cordoncino attorcigliato è ottenuto con due rimanenze di cotone di lavori a maglia.

Ho tempo di pensare anche a nuove ricette per le conserve, così non ci ritroviamo con i soliti vasetti tutti uguali per l’inverno. Alla fine è una necessità, d’accordo, lo sa chiunque fa la decrescita davvero: bisogna conservare per l’inverno. Ma perché non farlo con più fantasia e cura? Secondo me ci si gusta anche di più il lavoro e il risultato. In ogni caso, quelle che abbiamo distribuito hanno già riscosso notevoli successi, più degli scorsi anni.

Zucchine al Teroldego - erbaviola.com

Così, dal fatto che arriva in casa praticamente una cesta piena di verdura ogni santo giorno e che siamo letteralmente affogati tra chili di zucchine che quest’anno abbondano, sono nate le “Zucchine al Teroldego“. Il Teroldego Rotaliano è un vino rosso trentino che ci viene regalato ogni anno da un amico. Purtroppo una cassetta di Teroldego è finita dietro delle casse di attrezzi vari in cantina e forse ha preso qualche colpo di caldo nel trasloco a fine luglio. Quando l’abbiamo ritrovata in primavera era già sulla via per l’aceto. Però ho pensato: in cosa si cuociono le zucchine da mettere sott’olio? Nell’aceto! Così ho usato 1 litro di Teroldego Riserva 2009 (sì,un delitto, ma non si poteva proprio bere!), 2 litri di acqua, sale, alloro e ci ho cotto le zucchine affettate fini. Invasate poi con 80% di olio di semi di girasole bio spremuto a freddo e 20% di olio extravergine di oliva bio, 1 fettina di aglio e 3 foglioline di menta piperita.

Le zucchine al Teroldego le abbiamo già aperte, sono buonissime! Visto che ho ancora due bottiglie di Teroldego della stessa cassa e un orto pieno di zucchine, farò qualche altro vasetto.

Cipolle al vin rosso - erbaviola.com

Sulla scia dell’idea delle Zucchine al Teroldego, ho rispolverato una vecchia ricetta della nonna: le cipolle al vin rosso. Sono speziate e ottime per accompagnare piatti invernali come arrosto di seitan, oppure sulle bruschette, buonissime! Così due ceste di Cipolla Bianca di Bologna sono state affettate finemente (vi permetto di invidiarmi: sembravo Julia Child nella scena in cui si allena ad affettare le cipolle a coltello… le ho fatte tutte a mano!) e cotte in 1 litro di vino rosso, 1 litro di acqua, sale, 2 cucchiai di malto di orzo, 1 stecca di cannella e cinque chiodi di garofano. Invasate con solo olio di semi di girasole bio spremuto a freddo. Anche queste già aperte e … bruschette divine!

peperoni, lavaggio e taglio - erbaviola.com

Qualcuno obietterà: beata te che hai tempo! No, non ne ho. E’ solo questione di organizzazione. Non faccio la casalinga e non sono mantenuta da un riccone mentre mi reinvento blogger-artista-concettuale-della-fetta-di-peperone. Lavoro in media 8-10 ore al giorno, a volte di più, perché faccio due lavori. In luglio ho avuto un periodo pessimo per umore lavorativo e scarsissimo per tempo libero, però capitava che arrivassi a casa la sera e ci fossero due ceste di zucchine e un mazzo gigante di biete ad aspettarmi. So per esperienza che se non si sistemano subito, vanno perse. E se vanno perse, ci sono meno scorte per l’inverno e più cose da comprare, esattamente il contrario di quello che vogliamo fare. Il nostro orto non è ‘quattro cavoli di rappresentanza’ per far vedere, è un orto che deve dare da mangiare e questo significa anche trasformare per l’inverno.
Negli anni, ho acquisito velocità ma mi sono anche organizzata in modo da farci stare le conserve anche in caso di super-lavoro, perché poi con 3-4 mesi di neve, c’è ben poco da coltivare nell’orto.

Per andare veloce e farci stare le conserve anche in una vita impegnativa per me sono fondamentali:

1) Un grande lavandino. I lavandini di design da 30 cm tipo ciotola per il gatto non sono adatti al downshifting. Nelle case precedenti, un po’ per scelta mia e in alcuni casi perché li trovavo già lì, ho quasi sempre avuto lavandini in acciaio a due vasche. Se sono decentemente grandi, è già un buon lavandino. Mi sono accorta della differenza in una casa con lavandino doppio ma di design, di quelli incassati e perfettamente rotondi con uno spazio di 50 cm in mezzo… belli, per carità, ma era già un lavoro scolare la pasta. Oggi ho per caso e fortuna una grossa vasca ex-lavatoio all’esterno, ottima per togliere la terra dalle verdure. In cucina ho messo questo grosso lavandino a due vasche: nella foto sopra ci sto lavando 15 kg di peperoni, fate voi. L’operazione lavaggio-scolo passa da mezz’ora a 5 minuti.

2) Un grande tagliere. Stesso discorso del lavandino: per pulire e listellare 15 kg di peperoni sul tagliere di Barbie ci metti una vita. Bisogna avere un tagliere che permetta di fare tagli lunghi, tagliare più cose insieme se necessario e in generale di muoversi con agio, non in pochi centimetri.

3) Il piano della cucina sempre sgombro. La metterei per prima questa cosa, ma poi le mie amiche dicono che sono maniacale, quindi faccio finta di metterla per terza. Ma fidatevi, se riempite il piano cucina di tanti contenitori bellini e ciccini, il tempo per toglierli e rimetterli (e pulirli!) si farà sentire. A me se capita come la scorsa domenica una cassa da 15 kg di peperoni, devo solo cominciare a pulire! Non devo anche traslocare i ninnoli.

4) Bicarbonato, aceto e acqua ossigenata sempre a portata di mano. Io tengo sempre un vasone di bicarbonato di fianco al lavandino: lo uso per pulire le verdure, è sempre alla portata di lavaggio (si intravede nella foto sopra ma è quasi vuoto per l’uso degli ultimi giorni). Nell’armadietto sotto il lavandino ho sempre pronto lo spruzzino disinfettante con acqua, acqua ossigenata e aceto di vino bianco: è il miglior disinfettante e si può usare anche sul legno. Lo uso per pulire piano di lavoro, lavandino, taglieri, coltelleria e utensili vari mentre lavoro. Anche qui: se ogni volta bisogna partire alla ricerca delle varie cose … altro tempo inutile che allunga il lavoro.

la santa pazienza per listellare 15 kg di peperoni!!! - erbaviola.com

5) Ottimi coltelli. Non c’è niente che ritardi i tempi e renda stressante il lavoro come dei pessimi coltelli o lame non affilate. Mi ricollego qui a un post di Annalisa di qualche giorno fa: vale la pena spendere per un set di coltelli? Direi proprio di sì se si usano molto, soprattutto se si fa molta autoproduzione in cucina. Come dicevo ad Annalisa, non mi piace molto sbandierare delle marche e in un primo momento mi sono riservata di raccomandargli la mia in privato. Ma a volte vale invece la pena farlo pubblicamente: a me è stata consigliata questa serie di coltelli ben diciotto anni fa, da una chef (vera, non di quelli online auto-titolati) e da allora ne faccio un uso intensivo. Li ho riaffilati non so quante volte, sono una meraviglia, quindi giro a mia volta il consiglio: la Serie Maitre della Montana. Questi che vedete in foto hanno esattamente 18 anni. Adesso, visto anche l’uso intenso e le centinaia di affilature, iniziano ad avere qualche microscopica dentellatura e – ahimé – dovrò mettermi nell’ordine di idee di sostituirli prima o poi. Ma per ora fanno ancora un gran lavoro. Quelli nella foto sono secondo me i due coltelli essenziali in ogni cucina: lo spelucchino (Montana M110700110 Coltello Maitre Maitre Spelucchino Cm.11 ) e il cucina da 19 cm (Montana M110706190 Coltello Maitre Cucina Cm.19). Infatti sono anche quelli che ho consumato di più. Però… diciotto anni di intenso lavoro quotidiano! E alcuni come il Panettiere ( Montana M110728320 Coltello Maitre Panettiere Cm.32 ) penso che dovrò lasciarli in eredità perché dopo 18 anni sembra nuovo, eppure uso tanto anche questo… ci faremo compagnia ancora per tanti anni.

Prevengo un’obiezione che arriverà di sicuro. Sul prezzo non discuto: la decrescita secondo me non è comprare 20 coltelli da 20 euro in 20 anni o massacrare il cibo di sfilacciature. Alcune cose si possono ridurre, come il tagliere che si può fare con una tavola di legno di pino da 5 euro e va benissimo lo stesso. Ma una quantità di coltelli in discarica, cambiati ogni anno solo perché costano poco e valgono altrettanto, non sono la mia idea di decrescita: io preferisco sempre aspettare e permettermi degli utensili di qualità che durano molto e non aumentano il mucchio delle cose da buttare. I coltelli, per chi cucina, sono fondamentali. Posso avere la cucina più chic, ma se i coltelli fanno cilecca si vedrà subito il risultato.

6) Pentole giganti. Più grande la pentola, meno cicli di bollitura necessari. E’ banale. Io riutilizzo allo scopo anche la pentola a pressione grande, senza coperchio. Così, quando serve, fa da pentola a pressione e quando serve invece una cottura normale si usa senza coperchio crea-pressione: due pentole in una e si riduce lo spazio occupato da pentole grandi 😉  15 kg di peperoni ci sono stati in tre pentole grandi, messe sul fuoco contemporaneamente è lo stesso che metterne solo una, ma si produce di più.

7) Ammortizzare i tempi di attesa. Durante la cottura delle conserve, inizio già a preparare i barattoli sterilizzati, così quando è pronto tutto, si invasa senza perdite di tempo. A volte metto a cuocere le conserve mentre ceniamo, così appena finito posso invasare e poi pulire la cucina definitivamente. Oppure invaso prima di cena e durante la cena sterilizzo con la bollitura. Nello stesso modo, sono una fan delle previsioni del tempo a breve termine: se so che arriva una giornata di pioggia in piena estate, è l’occasione giusta per occuparmi di quelle due ceste di cipolle o della pila di pesche senza morire di caldo e senza rinunciare a una giornata di sole per stare in casa a fare conserve. Ammortizzare i tempi significa anche preparare in anticipo i condimenti finali: come si intravede nella foto sotto, io lavoro con ciotoline e piattini di ingredienti già pronti: aglio affettato, basilico, menta, erbe varie, spezie, olio. Tutto già pronto in fila, in ordine di ingresso, per essere messo velocemente nei vasi. In alternativa, fermarsi a fare tutto al momento prende più tempo, si perde il ritmo e non è nemmeno il massimo per evitare contaminazioni in questa fase.

8 ) E’ fondamentale la santa pazienza! Questa sopra è un’immagine di domenica pomeriggio, pulitura e listellamento di 15 kg di peperoni! Anche con tutti i punti da 1 a 7, la santa pazienza è indispensabile 😀 La santa pazienza serve anche per seguire bene le fasi di sterilizzazione senza dimenticarsele, sopportare che ogni superficie ‘libera’ o presunta tale, compresa la stufa a legna, venga riconvertita in momentaneo porta-conserve intanto che raffreddano e si etichettano, etichettare tutto pedestremente se no dopo un paio di mesi ci si dimentica di cosa c’è dentro (sarà caponata o antipasto piemontese? E quando l’abbiamo fatto? Boh!).

antipasto piemontese sulla stufa a legna - erbaviola.com

9) Il calendario e gli appunti. Le etichette non bastano, a meno che non riportiate sull’etichetta tutta la ricetta e la data completa. Terribile.
Io invece faccio così. Seguo la mia ricetta (vedi punto 10), ma se vario qualcosa, tipo mettere una spezia al posto di un’altra, lo scrivo negli appunti con la data. Per ogni conserva che faccio, la segno su un calendario che ho in cucina. Rifaccio la stessa conserva più volte, faccio seguire un numero progressivo. Per esempio nella casella di domenica 18 agosto c’è scritto: Peperoni sott’olio n.2. Sulle etichette di quei peperoni ci sarà scritto in piccolissimo “lotto n.2”). Questo piccolo accorgimento serve a due scopi: primo, sapere quando saranno pronte per essere consumate, secondo sapere se è stata introdotta qualche variante e valutare se è meglio o peggio. Per esempio, nel lotto 2 invece di una foglia di basilico e una di menta ho usato il basilico menta napoletano. Tra quattro mesi potrei aprirli, trovarli buonissimi, ma non sapere se sono i primi o i secondi: se vorrò riottenere lo stesso gusto, dovrò impazzire. Così invece, grazie a una modestissima organizzazione, so già tutto.

10) Le ricette, i conti e le dosi. Come dicevo al punto 9, si può ottenere la conserva più buona del mondo e non poterla ripetere perché non si è segnata la ricetta o le modifiche apportate (io in passato ero un campione di questa pratica: produzione doc di pezzi unici). Segnare tutto è fondamentale e libera la mente: perché diavolo dovrei tenermi in testa per altri undici mesi “300 g di fagiolini, 200 g di cipolla, 100 g di carote” con il rischio quasi certo di dimenticarmelo, quando posso metterlo sulla carta e ritrovarlo facilmente l’anno dopo? Non so voi, io ho cose più interessanti a cui pensare… anche voi, no? Quindi scriviamo e archiviamo! Alé. (Qui chiedo io a voi: c’è un’app che si possa usare a questo scopo? Io non ne ho ancora trovata una adatta… ).
Le dosi. Io ho le ricette già impostate per i miei barattoli e le mie dosi. Evitano un sacco di perdite di tempo. Non ha senso fare un pentolone di caponata, prendere 10 vasi di misure differenti e “vedere quanta ce ne sta”. Oltre che un dispendio inutile di tempo, è anche una grandissima rottura. Abbiamo di meglio da fare, no?
I vasetti hanno tutti misure in ml. Per esempio, la mia ricetta per la caponata ha l’appunto “8 vasi da 300 ml“, quindi non comincio nemmeno prima di avere i contenitori giusti per mettercela.
Inoltre bisogna valutare le proprie abitudini e di conseguenza le dosi: noi possiamo aprire un vaso di caponata da 300 ml e finirlo in due a suon di bruschetta, piatto unico. Però non finiremo mai un vaso da 300 ml di cipolle al vino o di carciofini, perciò di queste preparazioni ne farò vasetti da 150-200 ml, così non resteranno aperti per giorni in frigo con il rischio di irrancidire. Tutto questo lo so per un lavoretto veramente veloce che ho preso l’abitudine di fare negli ultimi anni: di fianco alla ricetta, segno quanti vasi ne vengono con quelle dosi, di quale capienza e se prossimamente è meglio fare dosi più piccole o più grandi.

Spero vi sia utile!

Se avete altre idee per ridurre i tempi (o altre ricette! 😛 ) sono benvenute!

Vi lascio con la foto sopra dei peperoni sott’olio di domenica e dell’antipasto piemontese che abbiamo appena fatto, in un’ora soltanto, lunedì sera.

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48 Commenti

Marì Agosto 21, 2013 - 6:11 pm

bellissimo post! visivamente affascinanti i barattoli e, sono certa, buonissimo il contenuto! Sono cresciuta con le conserve “tra le scatole”. Per buona mentalità contadina tramandata, in casa mamma autoproduce il più possibile! Non amo particolarmente i sottolio, però queste tue ricette le giro immediatamente a mamma, che saprà farne buon uso 😉 grazie!

Reply
Erbaviola Agosto 27, 2013 - 10:21 am

Ciao Marì, grazie a te! fammi sapere come vengono e soprattutto se la mamma super-esperta apprezza! 🙂

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Marì Agosto 27, 2013 - 1:13 pm

lo farò! 😉

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OTILIA MENY Agosto 21, 2013 - 6:33 pm

SEI GRANDEEEE!!!!!!!!!!!!!

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Erbaviola Agosto 27, 2013 - 10:21 am

grazie Otilia, ti mando un abbraccio 🙂

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Azabel Agosto 21, 2013 - 7:45 pm

Bello il post, condivido tutto tutto tutto anche se, ahimè, a me manca il maledetto lavandino grande: la cucina c’era già e amen, al limite butto tutto in una tinozza riservata agli alimenti che infilo nella vasca da bagno.
Come app io uso evernote: ce ne sono di più specifiche e negli anni ne ho provate millemila tra app e software, inclusi database sviluppati da me. Niente da fare, più l’app è specifica più l’inserimento dati è lungo, più l’inserimento dati è lungo e più è probabile che mi dimentichi di segnare qualcosa.
Con evernote scrivi, aggiungi note vocali (quando sono troppo impiastricciata faccio pure quello) o fotografi il foglietto con gli appunti, invii l’immagine tramite mail, al limite tagghi e via. Tra l’altro il testo nelle immagini viene rilevato tramite OCR, non ti permette di copincollare il testo ma solo di ricercarlo: funziona benissimo anche per “ritagliare” ricette trovate su libri/riviste e ritrovarle al momento giusto

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Erbaviola Agosto 27, 2013 - 10:24 am

Grazie mille della dritta, ora provo anche io! Evernote l’avevo scartato ma non mi ricordo perché francamente… forse non avevo colto che avesse tutte queste funzioni!

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Daria Agosto 21, 2013 - 10:29 pm

Che meraviglia i tuoi vasetti ben etichettati… io sto ancora alla situazione etichetta bianca scritta a penna! Solitamente rimedio se devo fare regali (per esempio sono anni che a Natale regaliamo ceste con cose varie autoprodotte e preparo appositamente le etichette). Per il resto mi ritrovo in tutti i punti a parte la pentola grandissima che non ho ancora acquistato e che ogni anno rimpiango (ce l’ha mia madre e capita che gliela prendiamo in prestito… 🙂 )…

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Erbaviola Agosto 27, 2013 - 10:27 am

Non cambiare mai dalla situazione etichetta scritta a penna! Pensavo di poter variare invece ora pretendono tutti i barattoli “con le etichette belle”… ho ricevuto persino una mail da un’amica che mi ha rimproverata di non aver fotografato le etichette delle conserve che le ho regalato: secondo lei sono molto più belle di queste nel post!
Le pentole grandissime se potessi averle anche io in prestito preferirei: il resto del tempo sono solo un ingombro, non sono una che fa tavolate da 20 persone! 😛

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francesca Agosto 22, 2013 - 11:44 am

che mega produzione!!! e che belle queste etichette ^_^

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Erbaviola Agosto 27, 2013 - 10:27 am

grazie Francesca! ^_^

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diana Agosto 22, 2013 - 5:07 pm

Letto oggi (giovedi’ 22) mentre sterilizzo la salsa di pomodoro con i peperoni 😉
e la scorsa settimana, durante il temporale, ho fatto la confettura di susine …
Sono ben lontana dalla tua organizzazione, quindi ne ricavo molti spunti interessanti.
Grazie

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Erbaviola Agosto 27, 2013 - 10:28 am

La mia è solo questione di pigrizia: cerco sempre il modo più veloce per fare le cose, così finiscono prima e posso oziare beatamente 😉

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Ale Agosto 22, 2013 - 10:10 pm

meraviglioso questo post, sei superorganizzata, mi piace quando le cose si fanno con criterio e poi, grazie alla tua esperienza, anche testate più volte!

Reply
Erbaviola Agosto 27, 2013 - 10:31 am

Ecco, posso mandarti dal mio editore a dirglielo? Perché il mio testare le ricette almeno tre volte prima di pubblicarle allunga i tempi e non viene sempre accolto come un atto dovuto ma come una mia mania “inutile”!

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Jessica Agosto 23, 2013 - 8:22 am

Che invidia…una cucina finita e funzionante! La nostra attende nuovi sviluppi per essere completata (la stiamo facendo noi) e quindi, tra una soluzione e l’altra, trascorre sempre il periodo dell’ “ok, montiamo tutto e vediamo come va, poi pensiamo al resto”.
Vedendo le foto dei vasetti ne deduco che non ricomperi i coperchi ogni anno; dato che ho iniziato da poco a far conserve e mi hanno messo la “paranoia del coperchio porta germi se non sostituito ” chiedevo: come tratti i coperchi durante la sterilizzazione? Si può evitare di andare ad acquistarli ogni volta?

Reply
diana Agosto 25, 2013 - 4:50 pm

se posso fornire un suggerimento: io lavo i coperchi e sterilizzo i barattoli subito prima dell’uso (i barattoli in forno per mezz’ora); poi passo ben bene l’interno dei coperchi con un batuffolo imbevuto in alcool buongusto appena prima di chiudere.
finora nessun problema

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Erbaviola Agosto 27, 2013 - 10:41 am

curiosità: perché non metti anche i coperchi nel forno?

Reply
diana Agosto 28, 2013 - 1:22 pm

perche’ temo che quella striscetta in gomma che c’e’ all’interno e migliora la tenuta sul bordo del barattolo si squagli lasciata 30-40 minuti a 180°
ho copiato la pratica insegnata a un’amica che aveva fatto un vero laboratorio di confetture, di quelli a norma che costano un’ira di dio; il tecnico durante la formazione le aveva detto di sterilizzare i coperchi (nel loro caso nuovi) con alcool in uno spruzzino subito prima di chiudere i vasetti

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Erbaviola Agosto 27, 2013 - 10:40 am

ehm… “finita” è una parolona… cominciata a luglio 2012, arrivati ad agosto 2013 diciamo che è ‘utilizzabile’, ma finita proprio no. La costruiamo poco a poco 😉

Non ho capito la cosa delle foto dei vasetti: quelli sono coperchi di ricambio che si comprano in ferramenta o nei negozi di casalinghi, almeno qui sono le due versioni che vanno per la maggiore. Ricompro i coperchi ma non i vasetti, anche se a volte ne aggiungo di nuovi per incrementare la produzione. I coperchi comunque si possono non cambiare per 2-3 volte a patto che non siano spannati e tengano bene. C’era una volta una macchina per clipparli, una specie di tenaglia a manovella che serviva per stringere i coperchi ma è ormai introvabile. Io faccio la sterilizzazione normale, in acqua bollente per 20 minuti, poco prima di invasare, così invaso con coperchi e vasi caldi. La questione “il coperchio porta germi” è una sciocchezza se parliamo di coperchi puliti e bolliti, il pericolo è semmai che non chiudendo bene lascino passare aria e questa aiuti la fermentazione, la proliferazione di spore, muffe o batteri. In genere se dopo la bollitura del vasetto pieno, fatto raffreddare a testa in giù, si forma il sottovuoto (il coperchio si abbassa al centro), allora tiene. Se non si abbassa o addirittura è alto e toccandolo fa ‘pop!’ e si abbassa, tornando poi su quando togli il dito: il coperchio non tiene il sottovuoto ed è da sostituire 🙂 Spero ti sia utile!

Reply
Jessica Agosto 27, 2013 - 10:43 pm

Grazie per entrambi i suggerimenti!
La “cosa dei coperchi” è nata perchè i coperchi nelle foto sono molto simili a quelli dei vasetti dei sottaceti del supermercato, quindi deducevo che avessi riciclato quelli ed i coperchi non venissero mai sostituiti. Ho tenuto diversi vecchi vasetti, che purtroppo dovranno essere progressivamente buttati perchè da me non si trovano coperchi così in sostituzione, posso acquistare solo quelli dei vasetti “quattro stagioni”, ovviamente accoppiandoli al relativo vasetto. Speravo ci fosse un modo per non dover sostituire tutto 🙁

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diana Agosto 28, 2013 - 1:24 pm

un altro suggerimento: da me i coperchi dei vasetti classici, in 2 o 3 misure, si trovano dal ferramenta

Reply
Erbaviola Agosto 28, 2013 - 2:03 pm

anche da me! Ferramenta e casalinghi li hanno di tutte le misure. Però mi sono accorta che in emilia c’è più assortimento rispetto alla lombardia, forse ci sono più persone che fanno le conserve. Un po’ come trovare il sacco da 10 kg di farina anche nei minimarket più piccoli!

Carmen Agosto 24, 2013 - 7:55 pm

Concordo su tutto! Oggi ho fatto 40 vasetti di antipasto piemontese. Secondo me è una quantità eccessiva da lavorare in un solo giorno, ora sto sterilizzando ma devo fare troppi “turni” con le pentole. Anche perchè sul fornello non posso metterne più di 2 per volta.
ciao

Reply
Erbaviola Agosto 27, 2013 - 10:42 am

Dipende dalla capienza dei vasetti… ma direi proprio di sì!! Carmen, deve piacerti proprio tanto l’antipasto piemontese!!! 🙂

Reply
Paola Agosto 27, 2013 - 11:22 am

Sulle conserve mi posso solo complimentare, morendo d’invidia 😀 , aspettando il giorno in cui avrò il “coraggio” di tentare almeno qualche sottaceto!
Mi intrufolo quindi per chiederti le proporzioni del detergente acqua-aceto-acqua ossigenata. Io uso un 50-50 di acqua demineralizzata e aceto per la cucina, e la stessa proporzione ma con acqua e alcol rosa per il bagno, ma sono comunque sempre alla ricerca di miglioramenti!
Grazie se riesci a rispondermi, a meno che non sia una proporzione ad occhio 😉

Reply
Erbaviola Agosto 27, 2013 - 1:05 pm

ciao Paola, le proporzioni sono 100 ml di perossido di idrogeno (acqua ossigenata), 100 ml di aceto di vino bianco, 5 gocce di tea tree oil e 800 ml di acqua. Diversi studi hanno dimostrato che l’unione aceto+perossido di idrogeno ha un alto potere antisettico, antibatterico e antifungino. Magari di tutti i perché ne parlerò prossimamente in dettaglio con un post apposito ma intanto ti lascio la ricetta, il tea tree oil è un disinfettante naturale che ho voluto aggiungere io, per una maggiore azione disinfettante, ma è facoltativo 🙂

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Paola Agosto 27, 2013 - 1:14 pm

Grazie mille ♥ mi spiace solo di non avere uno spruzzino disponibile per provarlo subito, visto che ho tutti gli ingredienti! Acqua ossigenata al 3%, immagino?
Appunterò la ricetta nella mia ormai consunta copia di scappo dalla città, che ha trovato posto in mezzo ai libri di ricette invece che tra la narrativa… ma l’altro giorno mi diceva che è contento anche così 😉

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Erbaviola Agosto 27, 2013 - 3:58 pm

sì, al 3%, scusa se non ho specificato 🙂 In effetti è una ricetta che ho sperimentato dopo la seconda edizione, finirà in un prossimo volume insieme a quella che ho pubblicato oggi… si continua a camminare! Scappo dalla città dice che sta benissimo tra i libri di ricette, anzi, ha preteso la parola ‘manuale pratico’ nel titolo, perché non ci fossero proprio dubbi sulla sua natura di manuale. Un abbraccio!

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Azabel Agosto 18, 2015 - 12:20 am

Erbina, mi ero segnata la ricetta (su evernote! Provato, alla fine? Io lo uso ancora per tutto ciò che è ricetta, anche se ho continuato a testare altro non ce n’è per nessuno) ma sono tornata perché convinta di aver pasticciato con il copia incolla.
Acqua ossigenata a 12 volumi, quindi quello per medicazioni? E io che rimando la produzione da quando ho letto il commento perché convinta che ci volesse quella a 130 o quel che l’è, che mi dimentico sempre di acquistare… ma sarò rimbambita!
Nel frattempo ho provato quello sul libro Cura naturale della casa, a fatto con un 1 parte di aceto, 1 di alcol denaturato, due d’acqua e tea tree -che a dire il vero uso un po’ ovunque tra ripiani, pensili, fornelli, essendo una persona poco sporchevole non è che abbia poi tutto sto popò di zozzeria da disincrostare-, mi trovo bene ma appena lo finisco mi sa che provo questo.

Noemi Agosto 3, 2015 - 1:38 pm

Grazie anche da parte mia, mi stavo proprio chiedendo quale fosse la ricetta. La provero’ sicuramente!

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Cri - mmd Agosto 28, 2013 - 11:52 am

Arrivo qui su segnalazione di un amica per un SOS ZUCCHINE che ho lanciato nel mio blog (http://mogliemammadonna.blogspot.it/2013/08/sos-zucchine.html).
Dopo averle fatte sottolio ne ho assaggiate alcune che erano avanzate e non bastavano a riempire il vasetto. Erano orribili. Leggendoti credo già di aver individuato il primo errore: non vanno bollite in aceto puro ma in un mix di acqua e aceto, giusto?
Quanto al sale, vanno poi sciacquate prima di bollirle?
Una volta invasate il vasetto va fatto bollire?
Sono un disastro! Mi aiuti tu?
Da ora non voglio perdermi un solo tuo consiglio.
Cri

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Erbaviola Agosto 29, 2013 - 8:02 pm

Sono venuta a rispondere a tutto direttamente sul tuo blog… per queste emergenze c’è il servizio a domicilio 😉 Ma a breve posterò le ricette complete, richieste anche da altri… pensavo che un accenno potesse bastare!

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cri Agosto 29, 2013 - 3:32 pm

La tua organizzazione è impeccabile! Ma io, da buona golosa, sono rimasta colpita in particolar modo dalle cipolle al vino rosso 🙂 Ne ho un cassetto pieno sul balcone, le adoro quasi quanto adoro l’aglio e direi che mi metto al lavoro subito!

Reply
Erbaviola Agosto 29, 2013 - 7:36 pm

eh le cipolle al vino sono una super-delizia per intenditori infatti ^_^ Provale sulle bruschette appena appena calde… buonissime!

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ASSENTE GIUSTIFICATA DAL BLOG, PRESENTE ALLA VITA » Erbaviola.com - Grazia Cacciola Ottobre 8, 2013 - 2:49 pm

[…] il lavoro si corra nell’orto, si torni in casa con qualche cesta di verdure e si preparino conserve, o che la pausa pranzo si passi nel capanno dei vicini a restaurare un tavolo, oppure raccogliendo […]

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VOLO SU UNA DOMENICA (DIS)ORGANIZZATA » Erbaviola.com - Grazia Cacciola Febbraio 10, 2014 - 1:51 pm

[…] piccolo brunch improvvisato con pane abbrustolito sulla cucina a legna, formaggi vegetali e conserve dell’estate, si decide prima per attaccare delle mensole che aspettano da tempo, poi … vorrai mica stare […]

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COME RESTAURARE UN VECCHIO BAULE – Prima parte » Erbaviola.com - Grazia Cacciola Febbraio 28, 2014 - 12:58 pm

[…] questo baule, in una zona di passaggio che porta alla cucina, ospita gran parte della mia scorta di conserve per l’inverno e man mano che si utilizzano, si ripongono qui i vasetti vuoti e puliti, […]

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Eliana Marzo 12, 2014 - 1:04 pm

AIUTO!!!
ciao Grazia, tempo fa ho preparato dei vasetti (bormioli) con verdurine crude dell’orto -zucchine sedano prezzemolo carote – le ho tritate per bene, chiuso i vasetti messo su un filo di olioi e fatto sterilizzare 35\40 minuti.
Ho lasciato raffreddare in pentola e poi portato i vasetti in cantina.
Oggi ne prendo uno e bleah che schifo …. ne ho buttati via tre … mi é successo lo stesso con la minestra di farro … buttata.
Invece la minestra di verdure varie e quella di zucca sono rimaste buonissime.
Dove, dove ho sbagliato ?
Aiutami se puoi
Grazie
Eliana

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Erbaviola Luglio 15, 2014 - 5:39 pm

ciao Eliana, scusa ma leggo solo ora. Non saprei, magari la chiusura era un po’ difettosa ed è entrata aria che ha fatto sviluppare dei batteri?
Bisognerebbe vedere dal vivo… in ogni caso una base acida o salata è sempre una buona prevenzione (per esempio cuocere le verdure in acqua e aceto), lasciare un paio di centimetri di aria tra il tappo e il contenuto prima di chiudere e bollire, lo stesso bollire a lungo e verificare che non escano parti di conserva ecc. La qualità dei vasetti e dei tappi però è fondamentale. Mai riutilizzare gli stessi tappi, per esempio, perché la chiusura non è garantita alla seconda volta.

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Antonello Luglio 13, 2014 - 4:33 pm

Ciao, te lo chiedo qui e non nei post dedicati al restauro dei mobili perché mi pare più in tema: il piano della cucina, che mi pare di legno, con cosa è trattato? Ovvero, cercasi consiglio su un prodtto che renda il legno abbastanza impermebile e lavabile (con buon senso, parliamo di cucina e so che non posso pretendere risultati “nautici”) senza avvelenare ciò che viene appoggiato sopra.
Grazie in anticipo
Antonello

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Erbaviola Luglio 15, 2014 - 5:51 pm

Il piano di quella parte di cucina è in rovere in effetti. Anche io come te non sono per niente propensa alle varie finiture a base di silicone e idrorepellenti vari: non ha senso avere un piano di lavoro in legno se lo si fa diventare come un piano di lavoro in melamina.
Io uso della semplicissima cera neutra, vecchio metodo 🙂 Nel mio caso visto che non uso prodotti animali: cera di candelilla o cera di soia, dipende dai momenti e da cosa ho in casa. Si usano anche per la cosmesi. Va benissimo anche la comune cera neutra, basta che sia 100% naturale e non addizionata.
Cucinando tanto devo rimetterla ogni 2-3 mesi, ma è un lavoro di mezz’ora con uno straccetto di cotone, poi lascio asciugare tutta la notte. Alla prima volta sul piano grezzo ho messo tre mani di cera in tre giorni consecutivi, intervallando con spagliettature con la 0000. E’ idrorepellente. Però non ci faccio molto a parte appoggiarci gli utensili, perché come vedi tutti i tagli e i lavori li faccio su un asse di legno grande non trattato. Il piano di rovere è bello, ma si rovina solo a guardarlo, l’uso dell’asse “di protezione” quando si cucina è obbligatorio. Io lo uso anche per appoggiarci i robot, perché i piedini di gomma con le vibrazioni alla lunga fanno una specie di “decappaggio”.
Il produttore consigliava di trattare il piano di lavoro e l’asse da taglio con un olio, ma ho letto la composizione ed è una vera porcheria sintetica secondo me… il piano l’ho fatto a cera e l’asse non l’ho mai trattato e va benissimo da anni. Il piano di lavoro una volta cerato si pulisce con un panno e una miscela di 10 parti di acqua con 1 parte di acqua ossigenata e mezza di aceto di vino bianco. Non rovina la ceratura ma disinfetta bene 😉

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Antonello Luglio 16, 2014 - 4:00 pm

Ti ringrazio.
Sì, tagli e lavori li farò su un asse, d’altronde anche adesso che ho un piano plastificato lo uso solo come appoggio. La protezione è più che altro contro gli schizzi e per renderlo meno assorbente.
Avevo pensato all’olio, magari cercandone uno della Durga (che segnalavi di là), però non sapevo su quale orientarmi. L’idea della cera mi sembra ottima!
Adesso il difficile sarà trovarla non additivata: un po’ di trementina è tollerabile? Ho visto che Cera Novecento ne fa anche una con solo acqua e sapone di Marsiglia, ma vicino a casa vendono quella con essenza di trementina, sempre di Cera novecento, che sarebbe più comodo compare…
Ciao, grazie ancora

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FRANCESCA Luglio 18, 2014 - 10:29 am

Buongiorno Antonello.
Grazia mi ha detto della sua domanda ed eccomi qui a rispondere. Sono Francesca Meazza di Cera Novecento.
Vedo che lei ha già individuato il prodotto certamente più adatto al suo piano di lavoro in legno: la cera all’acqua per legno Novecento.
Formulazione completamente naturale a base di cera d’api, sapone marsiglia e acqua.
Questa cera non contiene materie prime sintetiche(contenute invece in piccola parte nelle cere tradizionali a solvente) e quindi è davvero adatta alle superfici che entrano in contatto con i generi alimentari (quelle al solvente le può usare tranquillamente, solamente se mi garantisce che non affetterà la verdura sul ripiano ma utilizzerà un tagliere come le ha suggerito anche Grazia).
Francesca
p.s. Ormai le nostre cere a solvente non contengono più trementina perchè quella buona, quella portoghese, non si trova più e si trovano in commercio solo…mi passi il termine…delle gran porcherie cinesi! 🙂
A disposizione per chiarimenti.
Francesca

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Antonello Luglio 20, 2014 - 3:59 pm

Grazie infinite alla padrona di casa e a Francesca.
Mi ero fatto fuorviare dalla (vecchia?) scheda tecnica della cera d’api, che parla ancora della “pregiata essenza di trementina portoghese”, ma a questo punto vado decisamente su quella all’acqua.
Grazie ancora!

Sara Luglio 16, 2014 - 12:28 pm

Grandeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!! Ottimi consigli

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Vale- naturalentamente Settembre 14, 2015 - 1:26 am

Svenuta. Leggere di cipolle al vino rosso alle 01.25 è pericoloso! 😉
Utilissimo post che ho salvato per la prossima estate: con le conserve ho ancora tanto da migliorare.
Buona notte

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Erbaviola Settembre 14, 2015 - 6:01 pm

ciao Vale… nel caso sono qui per ulteriori consigli 😉 Un abbraccio grande e se ci incontreremo dal vivo… anche un vasetto di cipolle al vin rosso, chiaro! 😛

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