Sono arrivati i giorni più freddi. No, non mi riferisco al meteo. Anche a quello, ma non all’ossessione di certi giornalist-ucoli per l’anno che è sempre il più freddo da due secoli, la settimana che è sempre peggiore da cent’anni in qua. I nostri sono i giorni più freddi perché oltre a nevicare quello che è nevicato in Islanda durante l’era glaciale, stiamo anche lottando con una stufa che non ne vuole sapere più di funzionare. E quando sei a -5 °C di notte, questo diventa IL problema. Non ne esistono più altri. Sei tu e il freddo, vince solo uno.
Abbiamo passato dieci giorni d’inferno con questa stufa sopra, nuova e potentissima, che non si sa per quale motivo ha cominciato a non andare e anche fare fumo a ogni accensione. Questa per chi vuole dettagli tecnici. Si chiama Olimpia Splendid Forte con Diffusore (forte a spaccare i maròni, s’intende!) e per tre mesi l’abbiamo chiamata “la bocca dell’inferno” perché andava veramente alla grande. Faceva così caldo che a volte dovevamo spegnerla. Faceva un fuocone gigante con due ciocchi e riscaldava tutto il primo piano. I suoi 9,5 KW erano effettivi, consumo legna ottimo, resa sul 70-80%, niente carbonella. Questo finché abbiamo usato la prima legna acquistata, 40 quintali di quercia, betulla e castagno veramente secchissimi. Una legna ottima. Poi, arrivata la seconda tornata di legna che era un filo più umida… fine della stufa. L’accendiamo ed è nebbia in Val Padana. Se non spalanchiamo subito le finestre sui paesaggi innevati, ci intossichiamo. La legna della seconda fornitura s’è fatta qualche mese sotto la neve. Ecco il problema. Ma legna che non sia stata sotto la neve ora non se ne trova.
Potrei annoiarvi con le duecento cose che abbiamo già fatto per risolvere il problema, ma non ne ho voglia ed è noioso. Abbiamo già fatto TUTTO, compreso smontarla, sull’onda dell’esperienza della mia cara Cecilia, che negli stessi giorni trafficava parimenti coadiuvata dal Re delle Fate. Loro però hanno i superpoteri delle fate e ce l’hanno fatta smontando e pulendo tutta la stufa.
Noi invece, sarà che siamo sempre stati più presi dall’universo Marvel, siamo ancora qui sfigati come Shang-Chi (il supereroe senza superpoteri… si può essere più sfigati?!) e reietti come Freccia Nera, il leader degli Inumani che ha il superpotere più insulso e inutile che la Marvel abbia mai partorito. Vorremmo essere Pantera Nera e Tempesta, ma siamo Shang-Chi e Freccia Nera. Peggio di così…
Ci stiamo ancora riprendendo. Io in particolare dalla pulizia di tutto il piano superiore dopo che nella foga di smontare ci siamo tirati addosso anche la canna fumaria con invasione di fuliggine per ogni dove. Un momento prima stavo tutta pulita in abiti civili e in mano uno straccettino per aiutare la mia metà che approfittava della pausa pranzo per dare una raddrizzata alla canna fumaria. Un momento dopo sembravo lo spazzacamino di Mary Poppins e brandivo uno straccetto nero, abbinato a me e ai miei vestiti. Tutti uniformemente color fuliggine. Total black dai capelli alle mutande.
Ci stiamo riprendendo anche da salite e discese dal tetto coperto di ghiaccio e neve per controllare che il camino tirasse, che i tubi fossero tutti a posto, che non si fosse spostata la curva a gomito. Ok, io non sono salita, ma rischio un ricovero in cardiologia ogni volta che ci sale lui.
Peraltro, è probabile dal tempo che lui ha passato sul tetto ultimamente che qualche birdwatcher abbia notificato l’avvistamento di una nuova specie. Perché è ovvio che nessun umano sano di mente scalerebbe il tetto innevato due volte al giorno. E nemmeno sosterebbe ivi appollaiato nell’attesa che si levi il fil di fumo. La poiana dell’appennino! Ornitologi elettrizzati!
Arrivati a oggi, penso che non esista una canna fumaria più controllata di questa, e intendo nel mondo. Ma non è servito a niente. Dopo aver tentato tutto, salvo prenderla a calci insieme alla stufa, il verdetto è: queste stufe superfighette di nuova generazione, se la legna non è più che secca fanno fumo.
E noi al momento abbiamo la legna umida, perché non sapendo quanta ce ne sarebbe servita, causa cambio casa, ne abbiamo presa troppo poca e poi comprata dell’altra a stagione già inoltrata. E come dicevo, adesso ti danno la legna che è stata fuori mesi, sotto la neve.
Per il momento voglio solo fare un monumento a questa cucina a legna della foto sopra, la mia adorata cucina a legna del piano terra. Quella che ha 63 anni e va che è una bellezza. Classe 1950, tutta in acciaio e ghisa. Recuperata qui, avevo già raccontato come, e restaurata quest’estate. Per lei non c’è mai canna fumaria troppo sporca, troppo inclinata, troppo poco aperta, troppo chiusa. Non c’è mai legna troppo umida o troppo secca. Lei va, qualsiasi cosa le dai da bruciare, lei va e scalda che è un amore. (Se qualcuno con occhio fino notasse che c’è qualcosa di diverso rispetto alla stessa cucina qui, ebbene sì… la foto qui sopra è più vecchia, nel frattempo siamo andati avanti a ristrutturare lì attorno).
Ma non è l’unico ritorno al 1950 che mi è toccato, causa stufa che non funziona. Eh sì, perché per aggiungere del divertimento al bagno di fuliggine di cui sopra, quando arriva la nube nera poi devi anche pulire tutto nel raggio di 10 metri da dove si è sprigionata. Dopo di che devi uscire, al gelo, ancora coperta di fuliggine e trasformarti nella bella lavanderina utilizzando il lavatoio esterno, anch’esso al gelo, per lavarvi numero ventidue stracci. Scelta obbligatoria, visto che la fuliggine diventa catrame e intasa lavatrice e tubature. Manca solo di dover rompere le tubature in pieno inverno… Quindi gli stracci con fuliggine e catrame si lavano fuori, nel lavatoio.
Penso possiate immaginare perché non esistano foto di questa mia goduriosa esperienza di lavanderina invernale. Però l’audio credo stia ancora echeggiando nelle valli, portando lontano il mio pensiero sui costruttori di questa stufa, la legna umida e il giorno in cui mi è venuto in mente di vivere in mezzo al bosco.
Insomma, al momento, come fonte di calore per resistere al piano di sopra ci sono rimaste le passeggiate in mezzo al bosco, spalare la neve e fare ginnastica sotto le coperte. Spalare è una rottura, la ginnastica sotto le coperte è affare privato, quindi posso parlare soprattutto delle passeggiate, godendo del fatto che anche se il paese non è sempre raggiungibile, comunque vale la pena di mettere il naso fuori dalla porta e vedere questo bel mondo.
Tra paesaggi che tolgono il fiato, silenzio e un po’ di moto, si torna a casa abbastanza riscaldati da reggere un altro confronto con la stufa del piano di sopra, per applicare l’ennesima soluzione che ci lascerà stanchi, stremati e con una stufa che non funziona. Nel migliore dei casi. Nel peggiore, fuliggine ovunque da pulire, finestre da aprire per far uscire il fumo e scalate del tetto con ghiaccio e neve.
Non ho molto altro da scrivere, a causa anche di dita congelate e testa nel pallone. Non si può davvero capire come sia stremante una situazione del genere finché non ci si finisce dentro.
Molti immaginano che la decrescita sia sempre tu che sorseggi una tazza di tisana godendo il tepore del fuoco e un buon libro, nella quantità enorme di tempo che ti resta (si sente in sottofondo la mia risata isterica, vero?). Invece ci sono dei momenti in cui passa in primo piano un altro problema, indipendente dalla tua volontà. Se fa freddo fuori e non va il riscaldamento dentro, soffri. Tanto. Non puoi lavorare, non puoi fare altro che cercare di risolvere il problema. Perché devi sopravvivere. Sembra assurdo, perché stai scrivendo con un computer e guardando un monitor ultrapiatto. Ma devi sopravvivere, non ci sono storie. Tutta la tecnologia del tuo computer non ti eviterà di morire di freddo o intossicato da una stufa che non funziona.
Sono tragica? No, perché alla fine è anche così, ma appena metti il naso fuori dalla porta di casa pensi che sì, potrebbe anche valerne la pena.
Se fossi ancora in un super-riscaldato condominio di città, mi capiterebbe di uscire e sbirciare nella tana dei ghiri in letargo, dentro un vecchio castagno?
O di guardare il mondo attraverso i ricami di un cespuglio di rosa canina con le ultime bacche rimaste?
O di scoprire che in una scarpata si è formato un laghetto sotto la neve?
E ritrovare il torrente dietro casa immerso in un’atmosfera incantata?
Il problema con la stufa prima o poi si risolverà, l’essere qui invece resterà. Passeranno anche i giorni più freddi e noi saremo qui. E’ questo che ci manda avanti, spesso.
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