Anni fa era una cosa da nonne. L’ho imparato quasi a forza, pensando che servisse solo per i centrini (e io detesto i centrini!), quindi mi sono disinteressata presto. Mia nonna no, lavorava e chiacchierava per ore con le sue amiche, con un motto che poi è diventato il mio: “intant te fé ‘ndà i man” (intanto fai andare le mani). Mia nonna era una grande maestra in coperte e copriletti, da quelle in stile folk di cui ho goduto da piccola fino a certi copriletti con lavori precisissimi quanto piccolissimi. Ma non credevo che l’uncinetto andasse molto oltre questo, era soprattutto roba da vecchie signore. Coperte a parte, che si possono fare anche in altri modi, non aveva neanche una grande utilità, a parte le giacchette primaverili stile chanel delle vecchie signore di cui sopra.
Poi mi ci sono riavvicinata, in un modo un po’ insolito. A Londra, prima di un concerto ho visto Jude Abbott, la cantante dei Chumbawamba, geniale musicista ma anche donna di grande stile, che uscita dal backstage si era seduta sugli scalini dietro il palco e aveva tirato fuori una sportina di tela da cui erano usciti uncinetti e un filo multicolore. Una mia amica aveva sentenziato “fa crochet therapy!”. Così ho scoperto che tra le ragazze inglesi il crochet non era una cosa da nonne e ci si divertivano anche parecchio, oltre a distendersi e rilassarsi. Niente centrini, ma tutto il resto, dagli accessori, ai vestiti, borse, coperte, cuscini. Un mondo che con gli accostamenti di colore giusti e un po’ di modelli attuali aprivano un mondo di autoproduzione divertente e rilassante.
Sì perché non si è ancora capito il motivo, ma il crochet è davvero una terapia naturale anti-stress! Forse la ripetizione sistematica di schemi numerici fissi, forse la certezza che ad azione A corrisponde risultato B, forse la felicità di creare qualcosa con le proprie mani. O magari tutte le ragioni insieme. Di sicuro, ci sono studi che hanno accertato il rilascio di endorfine mentre si lavora a crochet.
Io per esempio ho problemi a staccare dal lavoro. Magari preparo una serata rilassante con un bel film e invece mi ritrovo a metà film che è dal decimo minuto che penso a tutt’altro. Il crochet aiuta molto. Mani impegnate, film davanti e il mio cervello usurato non ha altri slot liberi per infilarci anche i pensieri di lavoro! In più viene gratificato anche il mio lato utilitarista: ok rilassarsi, ma alla fine hai anche un golfino nuovo! 😛
“Intanto fai andare le mani“. Dopo anni, in effetti, riesci a lavorare senza guardare quasi cosa fanno le mani e molto spesso seguendo un film! Se proprio sto facendo qualcosa di difficile che deve essere guardato, metto della musica o ascolto la radio.
Gli strumenti. Uno dei lati positivi del crochet è che il costo è veramente basso. Un uncinetto costa da 1 a 4 euro, a seconda del tipo di impugnatura e del materiale. I meno costosi sono quelli in leghe di metallo, ma da allergica al nichel vi anticipo che sono un tormento e vi ritrovate in breve con una mano gonfia e pulsante. Durano comunque una vita. Seguono gli uncinetti in acciaio, che si trovano facilmente anche di seconda mano e anche questi sono economici e durano per sempre.
So che ci sono in vendita borse, borsine e kit già pronti ma il mio consiglio è ovviamente di riciclare altro e magari partecipare ai baratti per filati. Nel mio caso, una vecchissima borsa da spiaggia, quella che vedete in foto, è il contenitore di tutto, è ottima per la presenza di tasche interne e pochette collegata, altrimenti l’avrei già persa mille volte.
Il set di uncinetti in acciaio delle foto l’ho preso in Inghilterra, dove oltre ai prezzi molto inferiori all’Italia, hanno anche più scelta sulle misure… provate infatti a chiedere un uncinetto 0.25 o uno 0.60 in una merceria italiana se volete vedere una faccia allibita! Questo set in UK è molto comune, più o meno come la bustina di aghi per cucito di diverse misure qui da noi. In questo set, gli uncinetti in acciaio sono i più sottili, per cotone e filati estivi, mentre quelli colorati sono per filati invernali o molto grossi. Per gli uncinetti in metallo bisogna solo fare attenzione che non abbiano segni della colata di stampo, di solito una riga in rilievo sotto l’uncino, una maledizione che tirerà tutti i fili con cui verrà in contatto. Di solito il set è venduto con qualche spazio libero per inserire altre misure di preferenza… ehm… a me non ci sta più nulla.
Di recente mi sono anche regalata un piccolo set di uncinetti in bamboo, perché oltre ad essere un materiale naturale e completamente biodegradabile, ha il vantaggio di essere leggerissimo e prendere man mano la forma dell’impugnatura della mano che ci lavora. Non ci ho ancora lavorato molto con quelli di bamboo (salvo che con il n. 4.50 che vedete in queste foto) perché avevo in sospeso altri lavori sopra iniziati con gli uncinetti di acciaio. Ed è fondamentale non cambiare uncinetto a metà lavoro: diverso uncinetto, diversa tensione del filo e impostazione della mano, si vedrà la differenza. Non vedo l’ora però di fare qualcosa con il n. 8 o 9, sono cicciottissimi e estremamente leggeri… al contrario del n.8 di metallo che mi massacra il dito indice e non reggo più di mezz’ora.
La misura più piccola degli uncinetti in bamboo mi risulta essere il n. 1,50. Io non l’ho presa, perché già il n. 2.00 mi sembra sottilissimo e poco resistente… ma proverò. Di sicuro per i lavori sotto il n. 1,50 bisogna usare il metallo.
Esistono anche uncinetti in legno, ma non sono così facili da trovare e costano generalmente un bel po’ di più. Il vantaggio è anche qui quello del materiale naturale ma vanno scelti con estrema cura. Mi permetto un piccolo suggerimento: se trovate gli uncinetti di legno a prezzi bassi evitate di acquistarli, perché quelli di bassa qualità sono di importazione cinese e fatti per durare veramente poco, oltre ad essere spesso levigati male: ho visto diverse amiche disperate perché a metà di un lavoro complicato l’uncinetto scheggiava e incastrava continuamente i fili. I passaggi di carta vetrata finissima non sono serviti a nulla. Da buttare e lavoro da rifare.
Il libro che vedete nella foto (perché so già che me lo chiederanno in molte!) è Beyond the Square Crochet Motifs: 144 Circles, Hexagons, Triangles, Squares, and Other Unexpected Shapes.
Un bellissimo regalo ricevuto per Yule, che ho già utilizzato abbondantemente. Ci sono 144 schede con altrettanti schemi di forme geometriche, ma ogni schema ha infinite possibilità, sia per variazioni di qualche punto, sia per abbinamenti di colori. Per esempio, con lo schema #95 ho fatto tutti i quadrati di una copertina folk per la bimba di un’amica. E’ quella cosa rosa e bianca ancora in corso d’opera…
Per esempio, con lo schema che vedete nella foto sto facendo il davanti di un top estivo (cotone avanzato da un altro lavoro). Il disegno e l’esempio del libro sembra diversissimo dal risultato ma in realtà è stato variato solo il colore e lo spessore del filato. Con questo schema ho fatto anche altro e il risultato è sempre diverso a seconda di colori e consistenze.
Non so indicarvi invece un libro per cominciare, (so che arriverà anche questa domanda e prevengo!) come mi aveva già chiesto qualcuno, quelli che ho sono un po’ complessi e il 90% in inglese. Secondo me, però, il metodo migliore è cominciare con un’amica, una nonna, una vicina… in un pomeriggio si possono imparare tutti i punti base e cominciare subito a creare qualcosa da un filo (e rilassarsi!).
In genere la mia ‘crochet therapy’ è relegata alle ore serali, oppure a qualche pomeriggio di domenica piovosa, ma è raro. A volte mi ci fiondo in pausa-pranzo, magari dopo una mattinata difficile. Uno dei vantaggi di pranzare a casa 😀 Divano+crochet+buona musica funziona come cella di decompressione. Basta mezz’ora!
Chiaramente, sempre che una certa gattina non vi tenga d’occhio per giocare con i fili non appena vi alzate per una tazza di tisana! Non conto le volte che ho rincorso gomitolo e lavoro su per le scale, mentre la ladra di fili scappava con il malloppo 😀
E voi, vi rilassate con il crochet? O vi rilassano di più altri lavori? 😀
15 Commenti
Coperta bellissima, quanta pazienza a fare tutti quei quadrati! :)) Adoro i fili che cambiano colore…
Dopo un tentativo fallito con la maglia l’uncinetto è stato una grande scoperta, e davvero, è così rilassante!
In gruppo con un bel tè potrebbe essere un modo davvero carino di trascorrere il pomeriggio.
Mi vorrei fare una busta portauncinetti, così magari imparo anche a usare la macchina da cucire.
Inoltre portare in giro i gomitoli è diventato il gioco preferito del mio Gattone…
🙂
A me rilassa da morire. A Milano le mercerie sono fenomeni sempre più rari e uncinetti e gomitoli sono più semplici da acquistare su internet. Incredibile ma vero…
Io passo, eh? Già mi ci vedo, con tutte le dita annodate mentre lancio uncinetti per la rabbia 😀
Aah, questo tuo post mi piace troppo! sappi che l’ho letto in pausa-uncinetto. Come consigli tu, io ho imparato da un’amica e in una serata si imparano tutti i punti principali. Poi mi sono aiutata molto con un libricino che ho trovato utilissimo per cominciare: Uncinetto, Tutti i punti di Giunti Demetra.
Buona serata:)
Che belli i tuoi quadrati! Anche le mie serate casalinghe sono fatte di film e crochet. Quando posso, uncinetto. ANzi, la mia ricerca artistica procede anche attraverso le vie dei Filati, così belli e colorati 🙂
Un abbraccio tesoro :*
Ma che filati usi oltre al cotone? La lana no di certo! Beh, per fortuna che hai scoperto anche questo con il tempo, altrimenti che autoproduzione sarebbe? Se penso che una volta, a tuo dire, eri una che andava pazza per le firme e la moda…il solo pensiero mi fa rabbrividire!! Per fortuna ti sei riveduta!
io confermo pienamente ad oggi l’unico modo per scaricare lo stress è svolgere attività manuali, io al momento prediligo il punto a croce, i miei lavaretti spesso li svolgo alle cinque del mattino, ma presto proverò acnhe l’uncinetto, magari chiederò consigli, saluti.
@natadimarzo: grazie cara! per un pomeriggio con uncinetti e té io ci sto sempre, ma dopo questo mese che tra un po’ lavoro anche di notte!!! C’è tempo per organizzarsi però 😉
@Mirko: hai ragione, ma quelle fuori non sono meglio, si salvano solo quelle con negozio online tenute da donne giovani e creative. Altrimenti è un mortorio e non si trova nulla… sigh!
@Azabel: mavà, ti rilasseresti un sacco, appena ci vediamo ti bersaglio di input a tema crochet 🙂
@Sandra: ahah, bello leggere un post sull’uncinetto in pausa uncinetto!! grazie per il consiglio del libro, spero che sarà utile a qualcuna 🙂
@Edera: eh ma lo so che tu sei un’Artista, tesora!!!! Io sono ancora hobbysta in cerca di relax 😉
@Donata/Lindy: dei fili ne parlerò approfonditamente in seguito, con la maglia. Non volevo fare un post chilometrico 🙂 Comunque per il freddo uso microfibra, pochissimo poliestire in genere misto cotone preferisco le fibre naturali vegetali anche se sono difficilissime da trovare: bamboo e canapa. Il bamboo tocca comprarlo dall’estero però, qui in Italia è apparso nella collezione mi pare di Grignasco, poi l’hanno fatto subito sparire, a saperlo facevo scorta.
Piano piano vorrei smettere di usare anche le fibre sintetiche in sostituzione alla lana, usando solo bamboo e canapa. Ma la scarsa reperibilità…
Io comunque non sono mai andata ‘pazza per le firme’ 😀 Ho solo detto che anni fa, anche a causa del lavoro e del dover frequentare determinati ambienti, spendevo molto per i vestiti e gli accessori. I bei vestiti mi sono sempre piaciuti, ma ho sempre preferito il sartoriale alle firme, la scelta era sulla qualità e la qualità la paghi molto, è giusto. Oggi ho solo una quantità molto inferiore di vestiti e solo in fibre non animali. Ma continuo a ritenere che un abito sartoriale che implichi anche la creatività di uno stilista è giusto che venga pagato quello che vale e le ore di lavoro impiegate per farlo. Durano anche molto questi vestiti, comunque. Ovviamente non parlo di cineserie rimarcate in Italia, che penso siano le firme che conosce la massa.
@Duilia: per i consigli credo ci sia solo l’imbarazzo della scelta… invece per le 5 del mattino, inchino! Io a quell’ora riesco al massimo a bere un caffé e leggere 🙂
che bel post! e pensare che anche io in questo periodo ho ricominciato a uncinettare…adesso mi sono fissata a fare i fiori…ho acquistato un libro che ne propone tanti, insieme a ortaggi, farfalle etc..tutti carinissimi e abbastanza facili..e poi in internet si trova veramente di tutto, se non si vuol spendere per il libro…confesso che sto usando della lana per farli, oltre al cotone e all’acrilico ( aiuto non linciatemi ) in quanto ne ho da parte tanti scampoletti che risalgono a quando ero piccola e mi è sembrato stupido non usarla…
ti seguo da un annetto con molto piacere …io avevo cominciato a scrivere un blog ma poi ho deciso di smettere….adesso leggo quelli degli altri!
ciao!
Il sartoriale e le firme sono due cose diverse…il firmato non entrerà mai nel mio modo di pensare, anche se fatto da sarte/i che lavorano per uno stilista
bella la nuova grafica …….. perché è nuova vero? non ho tanto spirito di osservazione
@daniela: forse ho capito di che libro parli, mi sa che è quello che ho nella lista dei desideri 🙂 sì, è veramente divertente! Sulla lana, condivido il tuo pensiero, sarebbe uno spreco un po’ stupido, il discorso dei filati vegetali è su ciò che si compra nuovo. Un abbraccio!
@mascia: sì è nuova ma molto molto semplice, non notarla è un complimento, vuol dire che non disturba la lettura 😛 Grazie!
ciao, hai ricevuto il libro che ti ho spedito via mail?
Ciao ! Volevo farti un sacco di complimenti per blog e tutto il “cucuzzaro” di libri e interventi vari: ti seguo da un po’ ma non mi è ancora capitato di farlo =)
Ho una domanda da apprendista vegana: anche io adoro sferruzzare ed uncinettare, e visto che sono in transizione verso il veganesimo sto pensando di rivedere il “parco macchine” e scambiare/vendere/regalare tutta la lana che ho accumulato negli anni per rivolgermi agli – ahimé costosissimi – canapa, lino, bambù e compagnia cantando.
Premesso che mi rifiuto di lavorare con acrilici e chimicate varie … hai da consigliarmi marchi o siti dove fare acquisti senza diventare povera?
Eppoi, ho trovato alternative vegan a quasi tutto … ma i maglioni ? A parte il pile e i filati sintetici (vedi sopra) non vedo molto sulla piazza … escludendo ciò che ci si può fabbricare da soli e ciò che mi costa uno stipendio!