UNA VISIONE DIVERSA DEL REFERENDUM 12/13 GIUGNO

da Grazia Cacciola

Oggi, 11 giugno, andrò a parlare di orti insorti a Sasso Marconi, BO. Di orti si può ancora parlarne.
Domani invece sarei dovuta andare a votare, poi partire in velocità per Brutti Caratteri, festival dell’editoria e culture indipendenti a Verona. Andrò solo a votare perché Brutti Caratteri non si terrà per il momento, non sono più disponibili gli spazi. Un’altra manifestazione annullata per spazi che spariscono o vengono dichiarati inagibili dai comuni, salvo poi tenervi altre manifestazioni. Tanto per fare un esempio, è scomparsa, per spazio dichiarato inagibile, “Cannabis tipo forte” a Bologna, la più grande fiera italiana sulla canapa. Salvo poi tenere negli stessi spazi una serie di concerti ed eventi di vario tema.  Favorevoli o contrari all’argomento, la questione è semmai che a queste persone viene tolto il posto per parlare. Gli viene tolta l’ufficialità alla parola, che non è poco: non è la stessa cosa parlare da un blog, da un giornale o da un convegno, davanti a centinaia di persone. Per come sono io, sarei infastidita anche dal togliere gli spazi al raduno dei fan di Topo Gigio. Non è questione di bandiera, ma di censura e la censura non è mai un bene, da nessuna parte.

Così domani andrò solo a votare, nonostante il popolo di cui faccio parte si sia già espresso almeno su uno dei quattro referendum. C’è una differenza però. Quello di domani non è un voto politico e nemmeno un voto su singolo argomento, per come la vedo io. E’ un voto, importante, sul sistema di produzione capitalistico. E’ anche in quest’ottica che andrebbe visto. Premesso che io non sono un’anti-capitalista ma un’anti-consumista che contesta alcuni aspetti del capitalismo, come questi.

La privatizzazione dell’acqua, quesito uno e due, riguarda sostanzialmente la cessione dell’amministrazione delle acque pubbliche a società private e le modalità con cui queste ne trarranno dei profitti. E’ il passaggio di un bene pubblico allo sfruttamento capitalistico da parte di società che in alcuni casi saranno addirittura multinazionali. Il sistema profondamente deregolamentato che abbiamo, permetterà per esempio che multinazionali come la Nestlé, che sono proprietarie già della maggior parte delle acque minerali italiane, possano gestire, attraverso delle loro controllate, anche le acque pubbliche. E’ solo uno degli scenari possibili. Ma pensate alle conseguenze. Potremmo finire come alcuni paesi africani, in cui ho vissuto personalmente la distribuzione dell’acqua e dove spesso l’acquedotto viene chiuso senza che ne venga comunicata la ragione, lasciando intere città alla sete. Per fortunata casualità, circolano sempre furgoni della Coca Cola con vendita diretta: una vera risorsa, perché la Coca Cola lì costa meno dell’acqua minerale. Paesi come il Kenya, dove il turista italiano si rinchiude nel suo villaggio dorato e vedendo che l’acqua scorre dal suo rubinetto, dà per scontato che succeda anche fuori dalle mura del suo resort all-inclusive. Ma non sa che appena fuori da quelle mura, ci sono donne che tutti i giorni devono fare cinque chilometri a piedi per una tanica di acqua e spesso devono appartenere a una moschea per servirsene, perché i pozzi sono controllati in buona parte dalle congregazioni religiose.
Possiamo retrocedere fino a questo punto in Italia? E’ una domanda da abitante del nord, perché chi abita in Calabria o in Sicilia sa bene che senza una cisterna di raccolta non si sopravvive. Nel nostro civilissimo Paese esistono già zone in cui l’acqua viene erogata solo poche ore al giorno e altre zone in cui è necessario, in alcuni periodi, farla arrivare con l’autobotte, a pagamento. Che poi ci siano connivenze tra i distributori di acqua privati e chi decide il razionamento dall’acquedotto, l’ha già stabilito più volte la magistratura.
Se una multinazionale compra l’acqua, compra anche noi, la nostra vita e la nostra libertà. Compra, inserendo un bene pubblico nel sistema di produzione capitalistico.

Le nuove centrali per la produzione di energia nucleare, il quesito tre. Qui la realtà è evidente: appalti da milioni di euro per la costruzione, milioni di euro per la produzione, il tutto ad unico ed esclusivo beneficio di poche aziende, in cambio dello scempio del territorio e del probabile disastro ambientale e umano. Il motivo non è tutto l’elenco dei vantaggi dell’energia nucleare che ci hanno propinato per mesi ma un dato di fatto ineluttabile: tra le tipologie costruttive, quella che sta ai vertici dei guadagni è proprio la centrale nucleare.
Se ora ci sedessimo a tavolino, io e voi, cercando di capire come trarre maggior profitto dalla nostra impresa di costruzione, sceglieremmo di fare scuole? No, profitto irrilevante. Autostrade? Sì e no, ma bisogna fare molti viadotti e gallerie per guadagnare davvero. Palazzi? Forse, ma solo in determinate aree. Ospedali? Già meglio. Intere città post-sismiche? Molto meglio. Ponti di 3 chilometri sospesi sul mare? Decisamente meglio, ottimo. Centrali nucleari? Eureka! Per guadagnare davvero, si fanno le centrali nucleari.
Il fatto che il nucleare sia o meno utile è un discorso che verrà dopo, quando vorremo convincere i nostri concittadini della necessità di costruire venti centrali nucleari. Qui la gallina è la costruzione della centrale e questa gallina ha fatto un uovo: la necessità di energia nucleare. A forza di guardare l’uovo, abbiamo perso di vista la gallina.
Se un palazzinaro un po’ cresciuto o una multinazionale vince il bando per la costruzione di una centrale nucleare, si tratta di un interesse puramente capitalistico, non della produzione di nuova energia per la popolazione. Parlando solo della qualità e quantità dell’energia prodotta o della sicurezza, stanno solo spostando la nostra attenzione sul prodotto secondario. Il prodotto primario, davvero interessante per le aziende, è invece la costruzione della centrale. Non l’energia prodotta.

Legittimo impedimento, il quarto quesito. Impedimento a comparire in udienza, perché si è impegnati altrove per incarichi di governo. Vediamola in un ambito diacronico, piuttosto che nell’ambito sincronico di un presidente del consiglio che ha necessità di salvarsi da alcuni processi.
Noi siamo un Paese in cui c’è un forte afflusso di membri di alcune associazioni legate all’industria, prima tra tutte Confindustria, nel Parlamento. Siamo anche un Paese in cui è molto facile per un imprenditore farsi eleggere in Parlamento: può comprare spazi pubblicitari di diversa natura e qualche favore o servilismo da una certa parte di giornalisti. L’approvazione di una certa massa, in Italia si compra, è un dato di fatto. Basta un modesto programma demagogico basato sulle grida popolari (via gli extracomunitari, meno tasse, computer nelle scuole) per ottenere un’elezione direttamente in Parlamento. La Storia degli ultimi quarant’anni conferma.
Quindi, anche qui il voto riguarda in gran parte il sistema di produzione capitalistico. Un esempio pratico: sono il presidente di un gruppo imprenditoriale, la mia azienda fa una bancarotta fraudolenta dopo che ho spostato illecitamente tutti i beni su miei conti sicuri alle Cayman, semplifichiamola così. Vengo indagato, ma io nel frattempo mi candido e con anche solo il voto dei dipendenti del mio gruppo, vengo eletto. Grazie al mio potere economico mi aggiudico anche la candidatura a ministro nel gruppo di maggioranza, candidatura non votata dal popolo ma a discrezione del gruppo di maggioranza, che ho già sul mio libro paga. A chi ritiene questo processo di elezione molto più lungo, frutto di una carriera politica di almeno vent’anni, ricordo un paio di casi di carriera fulminea: l’attuale Ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, e l’ex presidente del consiglio Irene Pivetti, che venne investita della carica a soli 31 anni: in un comizio a Pontida, lo stesso Umberto Bossi dichiarò che la Pivetti non aveva mai nemmeno avuto la tessera della Lega. Come vedete, è molto semplice e veloce.
Il legittimo impedimento non è altro che un sistema veloce per garantire, attraverso l’attribuzione di una carica politica, l’impunità di grossi imprenditori. E’ il sistema giudiziario che si piega al sistema di produzione capitalistico.

Bisognerebbe concludere con un pensiero di Serge Latouche, economista e filosofo della decrescita, o di Maurizio Pallante, che ha scritto molto e bene sulla necessità di uscire dal sistema di produzione capitalistica. Qui invece vorrei concludere con un pensiero recente del Subcomandante Marcos. So che citare Marcos espone a critiche sommarie di marxismo e che solo le menti più aperte riconoscono nel pensiero di Marcos una visione rivoluzionaria postmodernista, forse la meglio articolata e documentata (senza dimenticare che il Sup è per sua scelta, prima di tutto, un uomo d’azione).  Marcos, in una lettera dell’11 marzo scorso al filosofo Luis Villoro, nell’ambito di uno scambio pubblico su etica e politica, scrive:

La estatua de Hussein, derribada en Bagdad durante la invasión norteamericana a Irak, no fue sustituida por una de George Bush, sino por los promocionales de las grandes firmas trasnacionales. Aunque el rostro bobo del entonces presidente de Estados Unidos bien podía servir para promover comida chatarra, las multinacionales prefirieron autoerigirse el homenaje de un nuevo mercado conquistado. Al negocio de la destrucción, siguió el negocio de la reconstrucción. Y, aunque las bajas en las tropas norteamericanas siguen, lo importante es el dinero que va y viene como debe ser: con fluidez y en abundancia. La caída de la estatua de Saddam Hussein no es el símbolo de la victoria de la fuerza militar multinacional que invadió Irak. El símbolo está en el alza en las acciones de las firmas patrocinadoras.

(Traduzione: La statua di Hussein, abbattuta a Baghdad durante l’invasione nordamericana dell’Iraq, non è stata sostituita da una di George Bush, ma dai cartelloni pubblicitari delle grandi multinazionali. Benché il volto ebete dell’allora presidente degli Stati Uniti sarebbe stato adatto a promuovere cibo da fast-food, le multinazionali hanno preferito erigersi da sole un monumento a un nuovo mercato conquistato. All’affare della distruzione, è seguito l’affare della ricostruzione. E, benché si susseguano le perdite tra le truppe nordamericane, la cosa importante è il denaro che va e viene come deve essere: con fluidità e in abbondanza. La caduta della statua di Saddam Hussein non è il simbolo della vittoria della forza militare multinazionale che ha invaso l’Iraq. Il simbolo sta nel rialzo delle azioni delle aziende sponsor.)

Il rialzo delle azioni delle aziende sponsor, ovvero delle multinazionali dell’acqua, costruttori, imprenditori resi intoccabili, delle stesse aziende dell’attuale presidente del consiglio che impennano o calano in borsa a seconda del gradimento degli italiani per lo stesso, è anche quello che possiamo vedere in questo referendum. Si vota, sostanzialmente, l’approvazione all’ingresso in un sistema capitalistico avanzato, attuato attraverso l’annullamento del bene pubblico e lo sfruttamento esclusivo dello stesso da parte di pochi privati.

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17 Commenti

matteo Giugno 11, 2011 - 2:06 pm

Riguardo alla privatizzazione dell’acqua, aggiungo una lista di persone soddisfatte perché già servite da questa imprescindibile miglioria.

Reply
Bibi Giugno 11, 2011 - 2:13 pm

c’è bisogno che ti dica che sono d’accordo? magari sì, te lo dico. la tua riflessione è precisa e onesta, anche se sono di parte perchè ti adoro [ma sai che non esiterei a dirti il mio dissenso, nel caso].
forse ce la si fa, ad iniziare a svegliare le persone. una alla volta, partendo da noi stessi così magari siamo anche più credibili.
ti lovvo ^^
Bibi

Reply
Erbaviola Giugno 11, 2011 - 2:24 pm

@matteo: sì appunto, visto il fallimento del sistema misto pubblico-privato, allora facciamo solo privata e concludiamo il disastro… il fatto è però che nei discorsi da bar il disservizio viene sempre imputato al servizio pubblico- E il discorso da bar fa politica in Italia

@Bibi: ma io ti adoro proprio perché mi dici anche i tuoi dissensi senza farti problemi! Se aspirassi a uno stuolo di fan adoranti, li otterrei in due minuti facendo vedere le tette in cam 😉

Reply
Gandhi's Cat Giugno 11, 2011 - 2:25 pm

Mi hai fatto venire i brividi con questo post… Credo davvero che dall’esito di questo referendum dipenda tutto il destino dell’Italia… Ora più che mai è necessario aprire gli occhi perchè ci stiamo giocando il nostro futuro!
Capisco che la verità sia difficile da accettare, perchè non è una passeggiata cambiare il corso della storia, ma è in gioco la nostra casa, la nostra Terra!

Reply
Gabriele Giugno 11, 2011 - 5:09 pm

Ciao! =)
D’accordissimo sul SI ai due quesiti su nucleare e legittimo impedimento.

Riguardo agli altri due, non so: prima di tutto perché (potrei sbagliarmi), nonostante tutto quello che i comitati del SI dicono, la privatizzazione dell’acqua -NON- esiste!
L’acqua insieme alle strutture rimane pubblica: le norme avranno mille difetti (autorità dubbie), ma almeno questo lo chiariscono.

Quello che è stato introdotto è il principio, secondo me logico e sacrosanto, della GARA a evidenza pubblica per la gestione dei servizi pubblici locali (non solo acqua).
Possono partecipare società private, miste (con privati proprietari almeno al 40% scelti con gara) o pubbliche, se per caso il la società pubblica riesce a dimostrare di dare un servizio migliore di altri!
Non si tratta di scegliere a priori pubblico o privato, ma gestori capaci (certo non i carrozzoni con politici trombati, ma nemmeno privati scelti in modo poco serio).

Poi, se nelle tariffe, sempre decise dal PUBBLICO, non c’è una remunerazione degli investimenti, i privati non investono… e non so se lo stato possa trovare i soldi per far funzionare gli impianti colabrodo!
(no, non li trova, a meno di alzare le tasse; magari con una tassa sull’acqua al posto di tariffe in base al consumo! è buffo perché così magari si avvantaggia, per esempio, il gioielliere con piscina che evade le tasse e si scarica il peso sul precario che usa l’acqua per lavare le verdure).

Io penso che la posizione di Rosa Filippini e degli Amici della Terra sia sensata, a prescindere dalle idee politiche!

e

http://punto-lib.blogspot.com/2011/05/referendum-contro-la-disinformazione.html

Un saluto e scusa per lo spazio; ognuno fa le sue scelte, ma personalmente mi sento parecchio preso in giro dai vari politici cerchiobottisti e dal comitato per il SI =)

Reply
matteo Giugno 12, 2011 - 12:36 am

Anche a me hanno proposto di rinnovare le tubazioni dell’acqua ma a condizione di rimuovere il contatore, ora posizionato in una apposita nicchia esterna all’edificio, per sistemarlo, insieme ad altri, ad oltre 300 metri di distanza. Tutto il tratto di tubazione, che nel mio caso attraversa anche proprietà altrui, diventerebbe a mio carico così come i costi e gli eventuali permessi per realizzare i lavori di interramento della tubazione.

In questo modo Acque SPA ottiene diversi vantaggi tra cui una maggiore facilità nella lettura dei contatori, una riduzione della rete idrica che passerà a carico degli utenti così come le eventuali perdide in quei tratti.

Tratto da qui. L’italia sa produrre questa gente qua. Da sempre. Pare incredibile, persino da prima di Berlusconi. E per par condicio: a destra e a sinistra, è proprio la nazione dei “carrozzoni con i politici trombati” e dei “privati scelti in modo poco serio”. In questa nazione no alla privatizzazione dell’acqua o all’energia nucleare andrebbe detto a prescindere dai dibattiti sul come e sul perché. Il motivo è semplice: no, perché siamo in Italia.

Reply
Harlock Giugno 12, 2011 - 2:27 pm

Condivido in pieno la tua analisi.
Sono per un capitalismo democratico bioregionale 😉

Reply
Gabriele Giugno 12, 2011 - 5:23 pm

No, non ci sto.
Anch’io sono per il SI al quesito sul nucleare, ma assolutamente NON “a prescindere”.

Se siamo messi così sarà per tante ragioni, non pretendo di conoscerle, ma certo non perché “siamo in Italia”; certi ti diranno che il problema è la partitocrazia, altri magari parlano di socialismo municipale, o di altro.
Non lo so; ma intanto è sbagliato parlare di una privatizzazione che non esiste.

C’è l’introduzione di una GARA per affidare i servizi. Gara che magari può essere vinta da una società pubblica radicata ed efficiente, se per caso è la migliore.
Le tariffe intanto continuano a essere scelte dai politici, non dal capitalista cattivo.

Sinceramente, proprio perché abbiamo “questa gente qua” intorno preferisco che lo stato faccia poche cose, ma bene. Che sappia controllare bene e lasciare spazi al mercato.
Non vedo con quale logica dovremmo farlo diventare anche gestore e imprenditore perché non sa fare il suo lavoro di controllore!
(poi magari non ha nemmeno più soldi per asili nido o buche per strada).

Saluti =)

Reply
Erbaviola Giugno 13, 2011 - 11:08 am

Sulla questione acqua: capisco che questo sia un articolo un po’ ostico e lungo da leggere. In effetti non è alla portata di tutti. Però se si vuole discuterne, sarebbe buona cosa prima leggere attentamente. Qui invece mi pare che si sia solo letto un “sì” generico e si siano riportate accuse di massima a chi parla di privatizzazione dell’acqua.

Prima di proseguire nella discussione è necessario quindi sottolineare che io ho scritto tutt’altro. Io ho scritto contro la (cito testualmente) “cessione dell’amministrazione delle acque pubbliche a società private e le modalità con cui queste ne trarranno dei profitti.” Ed è esattamente quello che si decide con il referendum, non ci sono affatto discussioni in merito perché si tratta di un DATO DI FATTO.

Quella che invece è la mia OPINIONE, è che (cito sempre testualmente) il “passaggio di un bene pubblico allo sfruttamento capitalistico da parte di società che in alcuni casi saranno addirittura multinazionali”(dato oggettivo) NON SIA UNA STRADA VALIDA, soprattutto in questo Paese.

La GARA in questo Paese è la decisione, già presa, di far vincere alcuni che sono già entrati nell’amministrazione delle acque in Italia, con pessimi risultati. Una è la Suez. La Suez è una multinazionale che opera nel settore idrico in tutto il mondo, con diversi nomi come Suez Environnement S.A., Ondeo Services S.a., Ondeo, Ondeo Industrial Solutions, SITA, Degremont ecc.
La Suez è una società che a livello mondiale è molto discussa perché è stata al centro di molte azioni di privatizzazione dell’acqua in paesi del Terzo Mondo, negli Stati Uniti e in Europa. E’ già presente in alcuni comuni della Toscana dove il costo dell’acqua e l’abbassamento della qualità della rete idrica sono ampiamente documentati. Inoltre su alcune privatizzazioni di Suez sono state sollevate obiezioni piuttosto corpose, non ultimo il fatto che agisca attraverso una serie di controllate e che abbia una notevole facilità di penetrazione (casualmente) proprio in quei paesi che (sempre casualmente) hanno un gruppo di politici facilmente penetrabili da logiche di corruzione e clientelismo.

Caro Gabriele, forse ignori i motivi per i quali è in massima parte la Impregilo S.p.A. a costruire le autostrade e sarà quella che costruirà le eventuali centrali nucleari, esattamente come mi pare che ignori tutto il discorso sopra. Mi sento di consigliarti una rapida ricerca con google, quella al contrario del mio articolo è alla portata davvero di tutti 😉

Reply
matteo Giugno 13, 2011 - 5:24 pm

Caro Gabriele,
io ho due idee: che l’acqua la debba gestire lo stato e che la debba gestire bene. Quale di questi due desideri si sposa con un no al referendum?
Che la classe politica non sia in grado di gestire la faccenda siamo d’accordo, e infatti questo referendum, tra le righe, serve a dire anche che se ne devono andare a casa, e presto, e tutti possibilmente.

Senza scomodare Berlusconi, così da non offendere gli animi sensibili di chi lo vede come il salvatore unico della patria, ti posso citare la rossa Toscana. Publiacqua, o chiamala come vuoi, Suez o Acque SpA o con uno degli altri mille nomi di società per azioni, si prende “la gestione” con i minimi garantiti. Quanti industriali conosci che hanno una percentuale di fatturato garantita? Mi riferisco a gente che lavora davvero. E cosa succede in Toscana? Che i cittadini risparmiamo, perché sono stati sensibilizzati, Acque Spa ha introiti inferiori al previsto e viene rimborsata, con le tasse dei cittadini, che coglioni pagano di pù per aver consumato meno. Eccola qui la gestione delle strutture. E con queste premesse di cosa vogliamo discutere? Dove vivo io, nella mia Provincia e in quelle vicine, stanno valutando di alzare le bollette dell’acqua perché il consumo si è ridotto. Poi facciamo i pipponi morali ai cittadini sull’etica del consumo mentre gli spalmiamo in bolletta i costi del loro risparmio.

Smettiamola di tacciare gli altri di essere populisti e di fare teoremi su quel che è giusto è quel che è sbagliato. Siamo una nazione di opportunisti e approfittatori e delinquenti e mi si spiega la logica della privatizzazione del sistema distributivo delle acqua manco fossimo in Danimarca. Perché non diciamo invece che dove hanno messo alla porta queste gestioni, a partire da Parigi, stanno risparmiando milioni di euro? O la Francia va bene solo per dire che il nucleare è bello (ora manco quello, visto che fanno la danza della pioggia per non trovarsi – e farci trovare – con 44 Fukushima). E li stanno mandando via da mezzo mondo, perché noi ovviamente siamo sempre qui a questionare su cose che all’estero hanno già risolto. La nostra legge dice che è possibile dare in gestione le acque dei cittadini ai cittadini. Che si facciano dei consorzi composti da cittadini qualificati e con i bilanci alla luce del sole.

p.s. Nonostante il “no a prescindere”, che rivendico, nello stesso commento ho riportato, con tanto di link, l’ennesima fregatura ai danni dei cittadini da parte di una società che gestisce non l’acqua (che è pubblica, ci mancherebbe!), ma le strutture.

Reply
Gabriele Giugno 14, 2011 - 11:49 am

[mi pare che si sia solo letto un “sì” generico e si siano riportate accuse di massima]

no, non credo. Avrò i miei handicap, come tu gentilmente fai notare, ma sono abb.sicuro di aver letto il post 😉

Solo, quello che ho scritto è che, secondo me, con tutti i loro limiti, queste norme (la gare aperte a privati, la remunerazione del capitale investito) hanno una loro logica che accettiamo senza troppi problemi in settori altrettanto importanti; non ci avrebbero portato forse a “finire come alcuni paesi africani” ma a introdurre dei criteri di trasparenza e competitività per la gestione, che APPUNTO data la nostra situazione sarebbero parecchio utili.

L’intenzione era quella; poi se mi si risponde “ma noi siamo in Italia, siamo deliquenti, qui non si può”…
Matteo, non ho insultato, né dato del populista a nessuno, né fatto teoremi, e infatti a me NON interessa chi gestisce i servizi pubblici.
Rimangono servizi pubblici anche se per caso li gestiscono dei privati che ci guadagnano come è giusto che sia, se questi risultano più efficienti del pubblico.

Dove sono società pubbliche ad essere migliori e le condizioni lo richiedono, avranno loro la gestione.
Non penso che a priori siano meglio società pubbliche o private; è più importante che il gestore sia un bravo gestore e non chi sia o se abbia dei profitti o meno. E sì, ci saranno pure casi in cui i privati, bestemmio, magari addirittura le multinazionali, lavorano meglio.
Se invece non esistono privati decenti, che problema c’è con l’obbligo di gara? Vincerebbe qualcun altro e basta, magari proprio quei consorzi di cittadini qualificati.
Se invece la decisione di far vincere qualcuno “è già presa”, non è una gara, come la parentopoli nel pubblico non è quella tutte le società pubbliche.

Poi, non so, gli esempi di cattiva gestione possono essere importanti ma cosa ci dicono davvero? La cattiva gestione di La Spezia è pubblica, quella buona di Brescia è mista con i capitali privati al 45%. La CAP di Milano e dintorni è invece pubblica. E quindi?
La soluzione deve essere tutto pubblico, per forza, dappertutto?

Reply
robxyz Giugno 14, 2011 - 12:25 pm

“Se aspirassi a uno stuolo di fan adoranti, li otterrei in due minuti facendo vedere le tette in cam”:
siam pronti a coorti di fan adoranti! Ecco, si potrebbe umilmente chiedere l’apertura di una discussione faceta parallela affrontando l’interessantissima possibilità prospettata dalla proprietaria di tette & blog? 🙂

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Renato Giugno 18, 2011 - 6:46 am

Ciao, spendo due parole per il SUB. Dopo improvvisa notorietà e uso improprio(vedi disobbedienti) la rivoluzione zapatista sembra scomparsa dall’attenzione di noi occidentali. Sarà tornata nella selva lontana dai midia e dai rivoluzionari da operetta. Speriamo!
Io la consideravo e la considero la prima rivoluzione del 3° millenio, il futuro che mi piace immaginare.
Buon cammino, quale che sia la “selva” in cui scompariremo.

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Erbaviola Giugno 18, 2011 - 11:09 am

@Gabriele: se avessi voluto essere populista e demagogica, avrei pubblicato la mia bolletta dell’Hera che mi sta chiedendo, per una casa di 80 mq abitata da due persone, 500 euro annui di acqua. E non ci sono discussioni, provando a discutere la risposta è stata che il conteggio è esatto, punto. Stessa cosa è successa a una mia amica, stesso paese, che ha un bar minuscolo: 15mila euro di acqua! Probabilmente c’è una perdita. Risposta di Hera: non ci riguarda, sono stati consumati 15mila euro di acqua in un anno, li deve pagare. L’amica fa gentilmente notare che se fossero stati erogati 15mila euro di acqua, sarebbe finita a valle con tutto il bar, in un’inondazione che si sarebbe certamente notata. Risposta di Hera: chiusura del contatore, casualmente nel giorno di chiusura del locale. 1 mese di fermo dell’attività, avvocato, trattative e la soluzione è che ne pagherà 15mila a rate, perché altrimenti senza acqua deve chiudere l’attività.
Gabriele, ringrazia davvero che gente come me ha votato di non buttare anche gente come te in questa situazione di “trasparenza” del servizio privato. Anzi, se vuoi venire a fare un giro da queste parti, ti porto volentieri a parlare con tutti gli imprenditori che hanno rischiato di chiudere per le bollette di Hera. Come ha detto un mio amico, in Emilia da quando è arrivata Hera è più conveniente innaffiare l’orto con la Ferrarelle.
Per fortuna però che la maggior parte degli italiani ha capito che la gestione privata delle acque è solo il lasciapassare di truffe enormi. Oltre al discorso monopolistico che ho fatto sopra e sul quale hai sorvolato perché incontestabile 😉

@robxyz: direi di no, prima che la discussione degeneri – era solo un esempio 😉

@Renato: infatti 🙂 io continuo a considerare il pensiero di Marcos come il pensiero rivoluzionario più innovativo e sensato nell’ambito della lotta per il ritorno alle economie locali. Al di là della lettura rivoluzionaria zapatista, che va bene solo per i biofricchettoni (https://www.erbaviola.com/2010/07/15/i-bio-fricchettoni-lorto-terapia.htm ), giusto per riempirsi un po’ la bocca e avere la maglietta cool, i discorsi recenti di Marcos su etica e rivoluzione, o quelli su etica e politica, sono tra i migliori saggi postmodernisti sulla realtà della globalizzazione.

Reply
matteo Giugno 23, 2011 - 2:40 pm

Come volevasi dimostrare: Hera aumenta del 3,5% l’acqua in bolletta. I vari popoli delle libertà ci spiegano che è per colpa di noi comunisti che abbiamo votato sì al referendum, mentre Hera stessa conferma quel che dicevo io: “Il problema dell’aumento non è solo conseguenza del referendum, ma anche dell’indebitamento e dei consumi più bassi“.
Quindi non solo dobbiamo avere l’acqua privata, ma dobbiamo anche consumarla alla grande, sprecarla… altrimenti queste società, che non parlano di servizi o di risorse, ma solo ed esclusivamente di fatturati ci puniranno per aver consumato troppo poco.

Reply
francesco Giugno 24, 2011 - 11:58 pm

nucleare: belle parole… ora passiamo ai fatti: alternative al nucleare senza ipocritamente comprarla da paesi che la producono con il nucleare:), quali sono?.. bastano?? a quali prezzi???? Ma noi italiioti siamo oltre che idioti ipocriti. Dirai le alternative e dirai germania(80 percento di produzione di energia da nucleare e carbone), gia’ hanno detto che le chiuderanno nel 2020 si per forza:) hanno solo 60 anni a quell’epoca:).. dirai solare:). Be’ allora estendo il tuo ragionamento, immagina un agricoltore, una persona che come tutti cerca di lavorare meno e guadagnare di piu.. cosa coltiva??? il bel grano giallo, l’orzo, girasoli.. bhe si perche no ma guiadagna poco, ortaggi??? troppa fatica etc.. ma allora cosa??? perche non un imboschimento con i soldi pubblici???? alberi che danno qualche migliaio di euro (che noi paghiamo) all’anno a ettaro.. pochino ma non farebbe nulla, ops ma perche non seminare un bel campo di pannelli solari, e gia si guadagna di sicuro ma troppo complesso come fare??? allora arriva la multinazionale che con i soldi delle pensioni tedesche investe in italia, al contadino da per 20 anni 100 000 euro, deturpa un paesaggio stupendo e al povero cretino di agricoltore rimane il campo distrutto negli anni successivi. E si perche la multinazioale i pannellli dopo 20 anni li lascia li. Cosa conviene ad una multinazionale piu della centrale nucleare???? I pannelli solari. Che importa se l’energia prodotta da essi è la piu costosa??? a nessuno, cosa importa se si distrugge l’ambiente.. nulla, cosa importa se li fanno in cina con meccanismi a dir poco altamente inquinanti??? nulla. Che importa se si danno diserbanti su un campo per non far crescer erba per secoli, se si mette cemento su un campo??? niente.. Il contadino si chiede a volte o cavolo ma perche non mi hanno fatto fare una rimessa per i polli e mi danno invece il permesso per fare questo scempio???? L’agricoltore ci arriva a capire il perche, e dice ma forse è perche i pannelli sono verdi, e la rimessa per i polli no, La rimessa per i polli da le uova a me.. i pannelli a banche multinazionali e ai VERDI, e siamo tutti felici. Che importa del resto.. niente. Allora no alle centrali nucleari???? bhe si, abbiamo il sole:) di notte??? il vento, se non giran le pale???? acqua.. ops ma non mi bastano queste cose, e che faccio allora? ovviamente petrolio, ma il petrolio è gas serra, ops… ma allora il gas serra è meno inquinante di qualche centrale nucleare,, ops mi stanno portando per culo da decenni su questo gas serra??? credo proprio di si:):) no nucleare è pro gas serra ma questo alle multinazionali non importa.. ai verdi nemmeno.. quando ci si puo’ guadagnare è importante l’effetto serra ma rispetto ai pannelli solari nulla puo’ esser paragonabile.. allora ben venga l’effetto serra se si puo guadagnare con il solare…. l’alternativa non è il solare alle centrali nucleari ma le centrali nucleari sono alternative al petrolio.. solo che a tutti fa comodo dire l’opposto.. Il solare non puo’ essere modulato.. le alternative in genere non possono, se devi accendere una lampadina durante una operazione chirurgica non aspetti il vento.. la devi accendere e basta. Nessuno dice questo perche???? Perche nessuno dice che abbiamo bisogno di potenza quando serve e dove serve e non una media di energia inutile, energia e potenza son due concetti distinti. Scusate ma son leggermente circondato da 7 campi di pannelli solari e sinceramente sono molto stufo di veder deturpato il mio campo visivo.. io preferivo la centrale nucleare a 10 km da casa.. piuttosto che 7 campi di pannelli solari. a parita di energia i pannelli costano 4 volte di piu di una centrale… è ovvio che ci son piu interessi:), a parita di potenza non si discute poi:))))… Un terremoto del 9 grado in italia crea solo un deserto e una centrale nucleare funzionante perche non abbiamo la possibilita di uno tsunami, eppure la scelta è stata fatta cosi, nessuno ha potuto dire che con le attuali non si puo’ verificare quello.. perche??????? perche i verdi sono cosi eco-terroristi???? perche i verdi consentono i campi di pannelli solari???? perche???? saranno agganciati con i produttori di pannelli solari?????? beati loro:)))

Reply
matteo Giugno 28, 2011 - 7:04 pm

Francesco, volevo seguirti con attenzione ma mi è andata insieme la vista.

Francamente, non ho letto proprio tutto quello che hai scritto. La mia fidanzata sostiene che smetto di interessarmi dopo le prime parole di qualunque discorso e solitamente le dico che non è vero, ma nel tuo caso farò un’eccezione e confesserò: mi sono distratto più o meno al ventesimo punto interrogativo.
Se dovesse servirmi un luogo comune al volo, saresti il primo che penserei di contattare… Le distese di pannelli solari non c’è un solo ecologista serio che le vuole. Tra un TG1 e un TG5 c’è gente che produce idee a getto continuo. Noi ipocriti siamo arrivati al p2p dell’energia, gente che produce energia e la mette in rete. Non è fantascienza, è un sistema che esiste già. Minzolini non l’ha detto, ma fa caldo e si prendono tutto lo spazio i servizi che avvisano gli italiani che devono bere acqua.

La centrale nucleare a 10 km da casa ti fa venire la leucemia. Mi spiace sbattertelo in faccia senza un jingle d’avvertimento, ma è così. Al momento viene ai francesi, i quali la sera ci vendono l’energia nucleare ai saldi perché la centrale non si può spegnere, nemmeno quando non serve a nulla. Così noi paghiamo l’energia nucleare meno che a produrcela, praticamente, senza i rischi correlati al vivere nelle immediate vicinanze. Forte, eh?

Le distese di pannelli davanti a casa tua le fanno società che prendono miliardi di sovvenzioni per l’energia pulita, dalle nostre bollette, ma il loro core business è quello del carbone e delle centrali nucleari degli anni 70 che comprano in mezzo mondo. Per questo motivo, non aspettarti da loro soluzioni che non siano ingombranti e poco pratiche. Sono lì apposta per fartele odiare e farti dire che il nucleare è bello.

E per quanto mi riguarda puoi dirlo e strillarlo finché non ti si seccano le tonsille, ma ti prego di riservarmi questa cortesia per la prossima volta che vorrai battere il record di scrittura senza andare a capo: se devi distribuire l’attestato di idiota a qualcuno, non generalizzare in modo che anch’io mi senta parte dell’insieme, mi sminuisce psicologicamente e non riesco più a spiegarti che Fukushima è crollata non per lo tsunami, ma per i controlli di sicurezza falsificati di anno in anno, cosa che noi italiani facciamo da prima che si inventasse il nucleare.

Con cordialità e immutata stima,
Matteo

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