E’ una bellissima locuzione, non trovate? Treplut Pathé!
Cosa hai fatto oggi? Un sacco di cose, Treplut Pathé. Cosa vorresti farne dei cacciatori? Un grande Treplut Pathé! Cosa c’è al MoMA? Un artistico Treplut Pathé!
Ci sono dei giorni che proprio ti serve una parola per indicare il tutto e te ne arrivano due. A me ieri è arrivata in aiuto questa bellissima onomatopea, Treplut Pathé, per l’appunto.
Non si spaventi nessuno, non ho alcuna intenzione di entrare nei meandri semiologici di segno e significante anche perché di solito mi ci perdo e finisco come quel mio professore che voleva spiegarci il formalismo russo con un esempio su “i mattoni del duomo”. Con il risultato che per trattenermi dal dire “ehi? hallooo? siamo a Milano, il duomo è in marmo!” persi il filo e dovetti aspettare ancora un po’ di tempo per capire il formalismo russo. Ignoro tuttora cosa avesse da spartire con duomo e mattoni fantasma … Treplut Pathé! E’ l’esatto segno per il significante di questo periodo. (Se qui state esclamando Lupus in fabula! sappiate che potreste venir colpiti dall’eco di ritorno, se invece state esclamando “Paroemia est accommodatum rebus temporibusque proverbium, ut adversum stimulum calces et lupus in fabula” farò finta di non sentire, per la vostra e mia sanità mentale. Soprattutto per la vostra, vi voglio bene, smack).
Etimologicamente, Treplut Pathé deriva dalla recensione di Jacopo Fo al mio ultimo libro (sì, lo sto dicendo solo per spararmi delle pose). Mentre rispondevo a un commento alla recensione, è comparsa questa meravigliosa locuzione, prontamente raccolta e utilizzata. Proprio mentre sto scrivendo, ho risposto a un messaggio di un’amica con “buona passeggiata e Treplut Pathé!” Ma non bisogna abusarne. A un’altra amica bloccata in aeroporto ho inviato solo “Treplut Pathé!” e l’ho gettata nel panico.
Treplut Pathé è l’Espressione. Il Tutto.
(Se a questa affermazione avete esclamato esultanti “Treplut Pathé!” siete sulla strada giusta).
E’ Treplut Pathé la ricetta dei falafel che ho sperimentato ieri, ma attenzione, non sono falafel regolari. Sono Falafel Treplut Pathé! Si amalgamano 100 gr di ceci cotti e schiacciati con una forchetta, 50 gr di farina di ceci, 50 gr di pangrattato, una cipolla rossa tagliata finissima e sminuzzata, mezzo spicchio di aglio triturato finissimo, 2 cucchiaini da caffé di cumino, un pizzico di coriandolo, un cucchiaino di sale integrale, acqua tiepida quanto basta per formare un impasto. Si lascia riposare una decina di minuti, poi si formano palline che si rotolano nei semi di sesamo. Si friggono in padellino, a immersione, in olio di arachidi (quindi meglio prepararne tanti per sfruttare l’olio di semi.) Si conservano fino a tre giorni in frigo, sei mesi in congelatore. Ottimi sia caldi come pietanza accompagnati da insalata o come antipasto freddo, finger food o come volete chiamarli. In mezz’ora, cottura dei ceci a parte, sono pronti. Quelli che avanzano, li tengo in freezer per avere una scorta di finger food per amici di passaggio o per cene improvvisate. L’olio è da riciclare nell’apposita raccolta, non c’è bisogno che lo sottolinei, eh?
E’ Treplut Pathé il tempo autunnale e anche il terreno argilloso. Ci lotto dal mio trasferimento qui con il terreno argilloso: soffoca le radici, non fa passare l’acqua o la fa ristagnare o rimane perennemente bagnato o si spacca a zolle dopo due giorni di sole. Il terreno di questa parte d’Appennino, come scrive Andrea De Carlo, è una grana notevole. Ma sono una testa dura. Ho piantato anche dei rizomi e dei rosai a radice nuda, ma temo che questo Treplut Pathé di terreno finirà per cementare tutto in un unico blob sul quale sopravvive solo gramigna, muschio, qualche solitaria e ostinata cicerchia. Ma io continuo a provarci, miglioro il terreno con foglie, sfalci, macerato di equiseto… Se non ce la faccio nemmeno così, mi darò alla modellazione dell’argilla, perché bisogna accogliere positivamente i segni del destino. Se non posso coltivare verdure, farò terrecotte da barattare con verdure! (e morirò di fame visto che sono ferma al posacenere con il Das delle elementari).
Per ora vivo nella certezza che sbocceranno le rose, treplut pathé! Non consideratele abbellimenti puri, coltivazioni inutili. Primo, sono qualità profumate, quindi attireranno insetti. Secondo, sono diversamente profumate, quindi attireranno diversi insetti. Terzo, le userò per i miei oleoliti autoprodotti, quindi scopi pratici ne hanno. Non bastasse tutto ciò, sono anche belle e io ho bisogno un angolino bello per lavorare d’estate all’aperto. Ah, dimenticavo, sono anche a chilometro quasi-zero, le ho prese da un vivaio di Pistoia che ibrida in proprio. Un grande lavoro artigianale di ibridazione, ne vale la pena. Mi commuove sempre un po’ sapere che un grande lavoro di decenni dietro a qualcosa di vivo e organico che puoi portare nel tuo giardino con pochi euro. Temo che quelli del vivaio non sarebbero altrettanto commossi di sapere che queste rose non sono finite in un perfetto giardino all’inglese ma in un delirio semi-selvatico.
E’ Treplut Pathé l’incontro che si terrà domenica 28 novembre con il Movimento della Decrescita Felice. Non è una cosa solo mia, ci saranno anche Giuseppe Leoni, coordinatore circoli MDF Italia Settentrionale, Fabio Cremascoli, Presidente MDF Milano, Filippo Schillaci, autore di “Vivere la Decrescita”, Edizioni MDF, Stefano Piroddi, autore di “Gli angoli remoti del presente”, Edizioni La Riflessione e Fiorenza Da Rold, responsabile Comunicazione MDF Milano.
E’ una presentazione partecipata, un dibattito, un incontro, una merenda e soprattutto un Treplut Pathé di idee, intenti, fini e neuroni allo sbaraglio. Se venite, fatevi riconoscere al grido di Treplut Pathé! 😀 Qui la locandina con tutte le info, l’ingresso è gratuito e la simpatia doverosa.
E’ Treplut Pathé, ma soprattutto Pathé, l’attuale situazione italiana. Non che in altri momenti fosse idilliaca, ma ora siamo all’assurdo, da qualunque parte siate schierati. Quello che mi strappa l’anima e mi arriva come un pugno nello stomaco è che, in mezzo a questo caos, a quanto pare le forze dell’ordine sono tornate alle cariche del ’77 menando senza ritegno studenti, operai, impiegati, insegnanti, terremotati. Ora che l’ho scritto mi viene in mente che più che il 1977 dovrei ricordare il 1939. Ma senza andar troppo lontano basterebbe ricordare un G8 di pochi anni fa.
Sull’argomento “cittadini manganellati”, mi ha commossa profondamente, fatta arrabbiare e ancora commossa un post di qualche giorno fa di MissKappa “Lo so, lo sappiamo, che viviamo in uno stato dove la libertà di espressione viene repressa. Dove la libertà individuale esiste solo se ti uniformi al pensiero unico. Dove la maggior parte delle persone a quel pensiero si uniforma. Ma viverlo, riviverlo, constatarlo ancora una volta, sulla propria pelle, anche se hai sulle spalle tante primavere, è desolante. Eravamo pochi, un centinaio. Sotto la pioggia. Gli striscioni, i cartelli, le carriole con le macerie della nostra città, un orinatoio che evocava Duchamp e facsimili di banconote tagliuzzati, a mo’ di coriandoli: queste le nostre pericolose armi. Aspettavamo l’imperatore, in seconda passerella del giorno, dopo quella veneta. Ma è vietato dimostrare. E lo abbiamo capito subito. Loro, i celerini, erano più di noi. E determinati. E i poliziotti locali, quelli che , a volte, ci hanno mostrato la faccia buona, erano scuri in volto. La consegna era quella di picchiare. E lo hanno fatto. (…) [Il sindaco dell’Aquila] che consente che i suoi concittadini vengano trattati come delinquenti, dopo aver garantito, non più di quattro mesi fa, in una pubblica assise,che non avrebbe mai più permesso che qualcuno sollevasse le mani sui terremotati.”.
Picchiare gli studenti lo fanno in tutti i paesi e da ex studentessa, posso anche ammettere che qualche volta, anche se poche, rompevamo veramente il pathé. Ma picchiare i terremotati. Picchiare gli insegnanti. Ma che uomini siete?
E’ Treplut Pathé una serata al cinema per vedere Scott Pilgrim vs the world, passato inosservato in Italia, paese di vanziniane boiate. In sala solo sei persone: noi due, una coppia giovane, una coppia di anziani. Ci chiediamo se la coppia di anziani abbia sbagliato sala. Il film è geniale, lo storyboard geniale, fotografia notevole, crossreference da annientare Tarantino, i personaggi presentati con tag da videogioco, accompagnati da loader del Nintendo DS infrangi-tabù (la Pee Bar mi ha fatta davvero ridere) e vite extra da utilizzare. Gli sconfitti esplodono in punteggi e cascate di monete stile Super Mario, un supereroe è imbattibile perché vegano, è anche andato all’Università Vegana, è più forte di tutti perché “il 90% del mio corpo non è intasato da tossine della carne e siero di latte” (riferimento a Fable, in cui se sei vegetariano hai più punti, doh!).
E i due anziani? Avranno sbagliato sala allora? No.
Usciamo nella nebbia, loro si avviano piano sorridendo e chiacchierando, ci sono solo le nostre macchine nel parcheggio, casualmente parcheggiate vicine. Ridono e commentano, salgono in macchina salutandoci, come tra compagni che hanno condiviso qualcosa di davvero divertente e un po’ esclusivo. Saliamo anche noi e continuiamo a salutarci a vicenda con la mano, ciao ciao. A Milano avrebbero pensato che eravamo due drogati che volevano rapinarli. Sarebbero stati a casa a vedere il Grande Fratello o Un posto al sole o altra roba da mummificazione neuronale. Qualcuno mi spiega perché 500 km più giù è così diverso?
E’ Treplut Pathé tutto questo periodo un po’ fuori dalla norma, in cui succedono cose inaspettate, ne nascono di previste e ne arrivano di attese. E’ Treplut Pathé Bologna, sporca da far schifo ma viva e pulsante, piena di posti in cui mangiare vegan senza farsi rapinare (vi servono indirizzi? ne faccio un elenco?), di posti per pensare, per vedere, leggere e vivere. E’ Treplut Pathé Firenze, ben più pulita ma sommersa dai negozi souvenir, grandi catene, grandi librerie in cui si trova solo quello che hanno deciso di farci leggere. O che ci hanno convinti che vogliamo leggere. Dove per ora riesco a mangiare vegan solo a casa di amici (ma se avete indirizzi, ho pronta carta e penna!!! grazie!!!).
E’ Treplut Pathé questo post di accumulo di tante cose, un po’ così come son venute o come capitano.
20 Commenti
… Treplut Pathé!!! 😀
Treplut pathe`, ne ho tre per te.
Treplut Pathé! E la pronuncia, me la invento io! -ma il mio io mi dice che è quella giusta.
Treplute cose (si possono aggiungere suffissi o prefissi per “concordare col sostantivo???) hai messo sul piatto, tante da non riuscire a commentare tutto, mi limiterò a:
Treplut Pathé i felafel, Treplut Pathé il sesamo
Treplut Pathé la resistenza
Treplut Pathé il tuo libro che aspetto da un giorno all’altro
Treplut Pathé il film (la curiosità monta)
e soprattutto Treplut Pathé l’elenco dei posti vegan a Bologna dove mangiare senza essere rapinati! Lo voglio grazie, io ci vivo ma ne ho individuati pochissimi… alla fin fine il posto dove in quanto vegana mangio meglio, finora è casa mia.
Treplut Pathè.
Ti invidio la SERATA al cinema per vedere Scott Pilgrim, qui a Bologna lo fanno in un’unico cinema e solo alle due e un quarto di pomeriggio…
A proposito di Bologna, la lista dei ristoranti vegan sarebbe molto gradita! 🙂
Mi unisco… Treplut Pathé! 😀
è Treplut Pathè che oggi ci sia il sole, e la neve sulle montagne, e pettirossi e cinciallegre vengano a becchettare briciole sotto la siepe, ed è treplut pathè, che ci sia gente come te, troppobarba, valverde e tanti, che vedono la bellezza della vita, non attraverso la televisione, e, ultimo, ma, non ultimo, è treplut pathè, che mio figlio mi ha portato un piccolo tartufo, trovato nel prato della cascina che ha or,ora affittato. Che bella la vita!!!!! che Treplut pathè!!!!!!
Bel post. Correrò a comprare il libro 🙂
@liz: Lo abbiamo visto a Sant’Agata Bolognese. Il cinema non è dei migliori, ma nemmeno dei peggiori. In alternativa c’è solo Casalecchio, ma anche lì con orari un po’ astrusi.
Come ti capisco, treplutpathemente ti capisco quando parli del terreno argilloso…
Ma guarda, dopo tre anni di sfalci, compost, preghiere e minacce varie, il mio terreno nell’orto è molto meno argilloso, molto più disciplinato e molto più treplut pathè!
Grazie del suggerimento per il film, vediamo se riesco a trovarlo dalle mie parti.
Un abbraccio bellezza!
Penso faccia parte del Treplut Pathé chiederti qui se sei riuscita ad ottenere le Luffe. Io quest’anno no, mi ritrovo con due zucche di circa 50 cm ma non sono asciugate per nulla ed ormai non asciugheranno più dato il tempo…Sarei felice di sapere che almeno a te sono venute. Ti avevo scritto un messaggio privato su facebook ma non ho ricevuto risposta, spero sia dovuto ai mille impegni e non a qualcosa che ho scritto. Ciao Silvia P.
Si dai, facci un elenco dei posti accessibili dove mangiare qualcosa a Bologna.
Le luffe a me hanno fatto tante foglie… (un amico le coltiva ogni anno con successo, le fa arrampicare su dei supporti alti, ma alti, ma tanto alti).
Eli:)
meno male che ci sei altrimenti toccherebbe inventarti!! Treplut pathè!!!!
ma le rose di Pistoia, te le hanno spedite o sei venuta a Pistoia a prenderle? …perchè c’erano 10 kg di olive pronte per la consegna 😉
Letto il tuo post “accumulo di tante cose” o …Treplut pathè…è stracolmo di pensieri, notizie, realtà (e terrore x quel che sta succedendo…che qualcuno sembra non vedere…) e …ricette di Treplut pathè….io comunque le luffe le ho piantate ma niente zucchine, solo tanti tanti fiori…magari l’anno prossimo…il fim è già stato segnato sulla lavagnetta “consigli utili” e tanto meglio se non è uno di quei film apprezzati dal “pubblico”, in genere sono sempre i migliori quelli che non vanno al botteghino…sui 500Km sto cercando di trovare anch’io una risposta, se ci arrivi prima tu fammelo sapere!
Domenica non so’ se ce la faccio ma …se riesco sarò quella che sventola la bandiera Treplut pathè!^-^ un bacione
Treplut Pathé a tutti! 😀
Claudia, Elisa– lista in arrivo a brevissimo!
Sibia, in effetti a Bologna lo davano solo alle 7.50 del mattino e secondo me è troppo presto anche per i ragazzini che bigiano la scuola… resta solo un cinema di Sant’Agata Bolognese che lo fa alla sera. Questa è la meraviglia dei multisala in mano a un solo padrone… vanzinate ovunque e basta.
Edera sei la mia speranza per questo terreno… sono ancora al punto che ogni volta devo scrostare letteralmente gli stivali di gomma!!!
Silvia, forse piantagione troppo tardiva, niente luffe solo foglie… ma confido nel prossimo anno, non le avevo piantate tutte 😉
Harlock:::: aaarrrghhhh!!! ma io credevo che saltando l’incontro con dagli elfi, saltassero anche le olive… sigh! Appena torno ti scrivo!
Kia, se arrivi con una bandiera Treplut Pathé, io andrò avanti a ridere fino a venerdì!
L’argilla dell’Appennino è un difficile interlocutore, ogni cosa deve lottare per attecchire , ma una volta fatto ripaga ripaga ripaga.
Non ti arrendere.
Spesso le piante sopravvivono ma restano praticamente immobili per anni, poi quando decidono loro recuperano il tempo perduto in un lampo
mi piace molto il tuo blog. complimenti. Sara
ps. mi unisco all’appello per la lista dei posticini veg a Bologna. Grazie
@lana: grazie!!! 😀 Arrendermi non sia mai detto, ma questi incoraggiamenti ci vogliono proprio! 😉
@sara: grazie 😉 La lista dei posti veg di Bologna l’ho pubblicata proprio poco fa 🙂
treplut pathè per Scott Pilgrim vs the world che ho già visto due volte (a casa, perchè da noi in Sardegna neanche nei multisala ha trovato spazio).
grazie del consiglio!
Ciao e prima di tutto brava per questo bel sito !!!
Avrei qualche consiglio per il tuo terreno tanto argilloso…
prima di tutto devi aportare una quantita grossa di materia organica, e a questo scopo e molto utile :
– il letame, meglio se invecchiato di un anno o due, e visto ke vivi in campagna avrai sicuramente vicino acasa tua almeno un allevatore tipo biologico o bio dinamico, molto importante per non apportare antibiotici ne semi OGM nel tuo orto…
Almeno una carreta al m2, visto la tua descrizione della terra…
– il terriccio auto prodotto, siendo vegana avrai di sicuro tanti scarti vegetali, fai un quadrato con pallets riciclati, e li ci mischi li scarti di cucina, foglie, erba tagliata fina, un po di ceneri, ortiche triturate, anche del letame, cacce dei cani gatti, di tutto e di piu…
quando hai un bel monte, copri un po con delle tavole, e di volte in quando lo rigiri, e quando e veramente caldo lo bagni, anche con purin di ortiche, o purin di cacca di gallina, molto ricco ma puzza da morire..
utilizzabile dopo 6/8 mesi..
– a fine estate o inizio inverno, puoi aggiungere sabbia di fiume grossolana, non troppa, ma migliora visibilmente il drenaggio del terreno…
– puoi applicare la tecnica del sovescio : “Le piante più comunemente usate per il sovescio sono la lupinella da seminare tra aprile e luglio (chiaramente su una parcella di terra non utilizzata) e da interrare dopo tre o quattro mesi; il loietto seminabile da giugno ad ottobre e da interrare la primavera successiva; la veccia seminabile sia in primavere sia in autunno, ma adatta al sovescio per il periodo invernale in quanto mantiene una buona copertura. Va interrata la primavera successiva. L’interramento non deve essere fatto a grandi profondità altrimenti il processo di compostaggio rallenta per assenza di ossigenoe il terreno va lasciato smosso per facilitare l’aereazione dello stesso.”(www.satollo.com/la-tecnica-del-sovescio-per-ristrutturare-il-terreno)
– LA ZAPPA !!!!! piu lavori il terreno, piu lo esponi agli agenti climatici, ke si occupano di sgretolarlo… ovviamente al l’inizio non puo affondare tanto, ma piano piano va meglio…
– se trovi uno ke fa legna da ardere, dovrebbe avere parecchia segatura di troppo, fai un bel monte al l’ombra d’una quercia per esempio, e dopo 1 anno piu o meno la puoi imcorporare al terreno, e molto fina e ricca di sustanze, migliora decisivamente il terreno, l’ho provato con successo !!!!
Voilà, forse sapevi gia tutto, ma spero esserti stato utile, e difficile migliorare un terreno molto argilloso, ma nel giro di due anni di lavoro intensivo, dovresti vedere un vero miglioramento…
salutazioni e ancora complimenti per il sito… :))