Questo formaggio veg ai semi di lino è ciò che mi sta salvando pranzi e cene, unendo fresco, sano, veloce e … già pronto. Sowa rigpa non disperate, non è un ingrediente, è un bel libro di Franco Battiato e Giuseppe Coco.
Finalmente terminato il periodo di corse, mi sono fermata qui a riposare un po‘, finalmente ospite di me stessa, con qualche amico che viene a fare altrettanto, qualche altro che bisogna raggiungere e altri che passeranno andando in Toscana, tornando dalla Toscana o passando e basta. Poi uno dice. La tranquilla vita di campagna. Appunto, dove sta? L’avete mica vista passare?
Ma meglio così. Stamattina si rideva per i primi 4 giorni senza ospiti… l’ultimo weekend pioveva, l’ultima ospite designata ha rimandato e i gatti si guardavano in giro straniti… come, non viene nessuno? Non è venuto nessuno per quattro giorni, pazzesco! E noi con chi faremo le star? E chi ci farà i grattini extra?
Così per un weekend ho anche abbandonato i fornelli, letto, oziato divinamente e letto ancora. Da domani ritirerò fuori il sacro fuoco dell’albelgatrice che è in me e spignatterò per i prossimi ospiti (di domani, del weekend, di… boh, chi passa di qui?). Gioco ancora al b&b come a 6 anni. E’ la mia xbox.
Nella foto, la mia ultima creazione, il formaggio vegan ai semi di lino, fresco e estivo.
Ricetta velocissima: 1 lt di latte di soia autoprodotto, 6 cucchiai di aceto di mele, 2 cucchiai di lievito alimentare in scaglie, 6-7 cucchiai di semi di lino non decorticati, un pizzico di sale integrale, un pizzico di pepe bianco.
Portare a bollore il latte di soia, versare l’aceto di mele e attendere che cagli. Raccogliere il caglio in un colino a trama fitta, sciacquare sotto acqua corrente per togliere l’acidulato dell’aceto, versare in una ciotola di vetro. Unire 4-5 cucchiai di semi di lino e il lievito, aggiungere sale e pepe, mescolare. Mettere 1-2 cucchiai di lino sul fondo della fuscella, inserire il contenuto della ciotola nella fuscella e schiacchiare ben bene con un cucchiaio. Far riposare in frigo almeno 3 ore prima di servire. Il gel sviluppato dai semi di lino a contatto con l’umido della cagliata rende il tutto molto omogeneo e gradevole, molto più morbido e compatto delle normali ricottine vegan. I semi di lino aiuteranno anche nella digestione e sono un toccasana per l’intestino, ma da assumere con attenzione per chi soffre di colite o appendice infiammata.
Mi rilasso zappettando, ma siamo ancora al sovescio per nutrire questo pezzetto di terra abbandonato che più povero di così non si potrebbe. Mi faccio passare lo sconforto con le piante sul balcone, alimentato da banale terriccio universale che però non soffre l’arsura e l’argillosità di questo pezzo di appennino. Mi impunto a non usare concimi animali, resto convinta che si possa, e se questo vorrà dire un anno in più chissenefrega.
Ho di nuovo tempi di lettura dilatati, finalmente. Questo sì che mi mancava ultimamente. Una delle letture più belle ultimamente è stato il libro di Franco Battiato e Giuseppe Coco “Sowa Rigpa. La scienza della guarigione per un’alimentazione consapevole“, Edizioni Infinito. (A proposito, se qualcuno è dalle parti di Catania, martedì 3 agosto presso Palazzo della Cultura – Cortile Platamone, c’è la presentazione con ingresso libero).
Il libro è un lungo quanto interessante dialogo tra i due autori sull’alimentazione naturale, sullo spirito e la mente, sulle loro iterazioni, sulla via per riappropriarsi dell’equilibrio tra salute fisica e mentale che ormai sfugge alla maggioranza. Sowa Rigpa infatti è l’unione di Sowa ovvero guarigione, cura, nutrizione, e Rigpa che vuol dire scienza, conoscenza: “scienza della guarigione”. E’ la Medicina Tibetana, con la sua peculiarità di essere alla portata di tutti, di avere larga applicazione nella vita quotidiana con l’introduzione di equilibrio, armonia e buone abitudini alimentari.
Molti non sanno che Franco Battiato è vegetariano, in Italia non sono cose che si pubblicizzano molto o che comunque tendono ad essere relegate nel novero delle eccentricità dei personaggi famosi. Il suo modo di raccontarlo e di raccontarsi invece è molto bello, profondo, pacato, niente a che fare ovviamente con i vari Brad Pit vegetariani o altri peripatetici holliwoodiani che si dichiarano buddisti. La consapevolezza e l’equilibrio raggiunto dai due autori è nelle loro parole, in alcune deliziose ricette che spuntano nella conversazione, percorsi alimentari che sono soprattutto percorsi di vita e di ricerca.
A volte ritrovarsi in personaggi che si stima fa bene. A me, caffeinomane più volte redenta e ricaduta, una Maddalena del caffé, fa bene leggere che il Maestro durante le riprese di Musikanten beveva quantità considerevoli di questa che a tutti gli effetti è una droga per il sistema nervoso, una droga che crea dipendenza e assuefazione, squilibrando in buona parte qualsiasi altro proposito di alimentazione corretta. Quindi si può uscirne davvero, mi dico. Delle volte l’esempio è meglio della teoria, anche se la mia amica crudista mi ripete da ben più tempo che bisogna imparare ad ascoltarsi, che sta tutto lì.
Un libro magnifico, un piccolo gioiello. E poi ci sono le piccole avventure a cui vengono sottoposti tutti coloro che, dediti a un’alimentazione non violenta, si trovano nell’obbligo di mangiare fuori. Come non sentirsi partecipe davanti alla crisi dell’oliva che tocca a tutti prima o poi? “Un paio d’anni anni fa, in un ristorante a Macerata, assaggiando un’oliva… improvvisamente ho sentito milioni di cellule del mio corpo gridare come per ribellarsi. Ho chiesto al cameriere, per sapere cosa ci fosse dentro quell’oliva e mi ha fatto un elenco: carne di maiale, mortadella, salsiccia… Dentro un’oliva c’era una salumeria, in forma atomizzata!“. Poi rido, perché scopro che persino a questi due Illuminati chiedono “ma dove le prendi le proteine se sei vegetariano?”. Persino a loro, non sfugge nessuno a questi luoghi comuni, mi consola.
Ma questo stile libero, leggero eppure profondo lo spiega molto meglio il filosofo Piero Ferrucci nella prefazione: “Parlare di alimentazione è sempre un po’ rischioso, perché si urtano vecchie abitudini e convinzioni molto radicate, e quindi magari si evocano reazioni emotive piuttosto risentite. Io sono un vegetariano, ma non sono militante, e non vado in giro a cercare di convertire al mio credo chi mangia carne. Anche per questo mi è piaciuto questo libro di Giuseppe Coco e Franco Battiato. Perché è tranquillo, non cerca di fare pressione sul lettore. Sono due uomini che si scambiano opinioni sul cibo e sulla cucina dal punto di vista della medicina tibetana, molto attenta agli equilibri e alle combinazioni. Leggendo il libro vi parrà quasi di partecipare alla loro conversazione. La loro cucina è semplice e facile. Io, che non sono un cuoco, ci ho provato, e questi piatti mi sono riusciti abbastanza bene. E poi, sono buoni. ” (I miei prossimi ospiti si preparino: pasta di farro fatta in casa con i miei fiori di zucca e zafferano, è tra le ricette per l’estate)
Giuseppe Coco nel corso della conversazione lo sintetizza ancora meglio: “Il gusto dell’essenziale e della semplicità“.
Poi ci sono tantissimi altri discorsi dentro, l’aspetto olistico delle metodiche tibetane, il digiuno, chi sta attento a comprare tutto bio e poi fa colazione al bar, cani e gatti alle prese con crocchette vegan, il metodo Montignac con un filo di ironia, il grande Franco Battiato che ti pianta lì davanti alla verità fermandoti con un chiodo “La disinformazione ci manda avanti come asini a cui si mostra una carota che non raggiungeranno mai.“
32 Commenti
Ecco, un altro titolo da aggiungere alla mia WishList dei libri che ormai è infinita! E pensare che ero contenta per aver appena depennato due titoli!! ^_^
Grazie della segnalazione, sembra davvero interessante!
Sì lo è davvero, a te tra l’altro dovrebbe piacere proprio tanto! Ho detto sì e no un millesimo degli argomenti che sviluppano nella conversazione 🙂 Tra l’altro… hai presente, no… “ma allora mangi solo insalata?” 😉
Che bello, anche io sto preparando un sacco di pranzetti o di cene per ospiti vari a base di… prodotti del mio orto! Vera verdura a km 0 (diciamo metri 10), non quelli che arrivano dal Trentino con i limoni!
Sai cosa? Voglio la tua ricetta per la pasta fiori di zucca e zafferano, perché di fiori di zucca ne ho… ehm… diciamo a tonnellate?
(ammetto: ho usato concime animale, di cavallo perché ero in ritardo… D’altra parte non sono vegetariana, quindi sarebbe il massimo se mi mangiassi il vitello e poi non usassi però la sua cacca ^_^)
Ricorda che hai una mia foto da usare a tuo piacimento 😀
ah perché, pensavi di averla già scampata? 😀 la tua foto te l’ho chiesta apposta, è di prossima pubblicazione, anzi, sarebbe già andata online ma poi ho visto che c’era la presentazione di quel libro domani e ho dato la precedenza. La nostra conoscenza dall’html all’orto veg è così folle che va dedicato un intero post 😉 La pasta di cui sopra è una ricetta di Franco Battiato, nel libro Sowa Rigpa. Se poi ti dicessi con chi sono andata all’ultimo concerto di Battiato, sverresti dal ridere… (no, non la moglie dell’Uomocampana, qualcuno di molto vicino…)
Bello, mi hai fatto venire una gran voglia di leggerlo, questo libro!!!
Che bella questa recensione!!
Anche io sono reduce da una settimana B&B con un ospite Bretone con gran godimento dei mici che si fanno coccolare da chiunque 🙂
E non vedo l’ora di conoscere i tuoi, di gattoni 😀
Su Battiato non ho bisogno di altri indizi! Saranno stati anni fa, ormai ^_^
Allora attendo con ansia il post su HTML e orto veg (con idiota incorporata – io) e recupero la ricetta dal libro Sowa Rigpa!
Ah, un’altra cena a base di pesto di zucchine in cui siamo in 4, faccio pasta per 6 (così mi avanza da mangiare fredda domani) e… NIENTE! TUTTA SPARITA! Ho le ciotole con i buchi ^_^
Io bevo un mezzo litro di caffe` al giorno. Mi fa male anche se e` equo e solidale? ;^)
@Sibia: :-* mi sa che hai impegni più pressanti al momento 😉
@Sara: anche loro ti aspettano scodinzolanti (sì sono canatti, non gatti!)
@BlueValentine: eh sì, son rimasta traumatizzata =.= Buona la pasta pesto e zucchine!!! Ci credo che te la spazzolano tutta se è frutto del tuo orto 😉
@TroppoBarba: ti abbraccio virtualmente, per fortuna che c’è qualcuno che beve più caffè di me! Mi consolo!!! (eccerto, anche equo solidale fa male, è solo meno impestato di schifezze tipo pesticidi, erbicidi ecc. ma sempre caffé è)
no, anche il caffe’ non si puo’
sara’ anche vero che una tisana fa molto meglio e puoi sbizzarrirti con infinite combinazioni erbacee, ma io, almeno in questo, rivendico il diritto di essere un’italiana drogata e al caffe’ (quello vero cioe’ moka oppure napoletana) non rinuncio.
e se poi moriro’ un po’ prima, pazienza.
comunque cerchero’ il libro, perche’ Battiato da quel poco che ne so, ha un tipo di intelligenza lucida e calma che si apprezza sempre
urca lo prendo senz’altro questo libro!
ma ho una domanda su quel bel vegaggio lì sopra, riguarda i semi di lino
ebbene, quei semetti portentosi io di norma li consumo macinati perchè non mi pare proprio di riuscire a masticarli a dovere quando li ingurgito interi.. te che dici?
detto questo mi complimento con te, lo proverò senz’altro!
^__^
Frustatemi pure per la somma ignoranza, se volete, ma sono completamente digiuna di orticoltura seria. Perchè no concime animale? Chiedo con genuina curiosità. :)))
Ciao, oggi sono capitata sul tuo sito “per caso” ed è già tra i miei favoriti. Complimenti vivissimi, lavoro spettacolare!!! Una miniera di informazioni da mettere subito in pratica, su tante delle cose che mi interessano. Da oggi sarò un’assidua frequentatrice.
A proposito molto bello questo articolo, mi è venuta voglia di comprare il libro. Intanto ho comprato il tuo sull’orto sul balcone.
Molto interessante anche la ricetta che proponi. Volevo farti una domanda però: il lievito può essere sotituito con qualche altra cosa oppure omesso? L’ho eliminato dalla mia vita e ho risolto i problemi di candida.
Un abbraccio
@Diana: sì Battiato è davvero uno dei pochi veri illuminati viventi 🙂 (te lo dico con tazza di caffé in mano eh 😀 )
@Marta: i semi di lino hanno scopi ed effetti diversi se consumati interi o frammentati, ancora meglio polverizzati. Interi, a contatto con l’acqua o alimenti umidi, oppure ingeriti secchi con un po’ di acqua, rilasciano un gel che ha proprietà lassative, sedative e antiffiammatorie per intestino e vie urinarie. Invece se frammentati o polverizzati, chiaramente appena prima del consumo perché si ossidano facilmente, sono una fonte eccezionale di acidi grassi omega 3, sali minerali, proteine, lipidi, acido linoleico, fibre e lignani che hanno importanti proprietà antiossidanti e antitumorali. Inoltre sono un’ottima fonte di vitamina B12, quindi i semi di lino tritati non dovrebbero mai mancare nella dieta vegetariana e vegana (in modo da evitare l’assunzione di quelle cacate di pastiglie di b12, un nonsense).
In pratica, se li assumi interi hanno una funzione, tritati un’altra… cercare di tritarli con i denti è un’operazione un po’ assurda 🙂
@elena: qui non si frusta nessuno a parte i domatori dei circhi 😉 I concimi animali non si usano per due motivi principali. Dal punto di vista etico perché utilizzando concimi animali si incentivano le produzioni degli allevamenti intensivi. Dal punto di vista salutistico perché i concimi degli allevamenti, ovvero tutti quelli in commercio, sono inquinati da antibiotici, ormoni e antinfiammatori in dosi importanti, gli stessi che vengono dati a bovini e equini, con il risultato che si inquinano i terreni e si sviluppano ceppi di virus e batteri sempre più resistenti 🙂 Ci sono ottimi concimi vegetali come i macerati, le alghe, i fermentati, il compost…
@Isabella: benvenuta!!! 😀 Fammi sapere come ti trovi con il libro dell’orto! Il lievito alimentare in scaglie non ha nulla a che vedere con il lievito normale, non fa lievitare nulla, ha solo questo nome totalmente fuorviante 🙂 E’ costituito da cellule di colture selezionate di microorganismi del genere Saccharomices cerevisiae (i veri e propri lieviti naturali), convenientemente essiccate, perciò senza poteri lievitanti. Ha un alto valore biologico e nutrizionale, essendo una delle migliori fonti naturali di bioproteine e di vitamine del gruppo B. Ha un tipico gusto che ricorda il formaggio, viene usato per zuppe, per fare il parmigiano vegan, per tantissime cose senza produrre gli effetti collaterali dei lieviti da panificazione.
Nel formaggio sopra, puoi anche ometterlo però il sapore è meno interessante. Venire, viene ma assomiglia più a un primosale se togli il lievito in scaglie. Come primo esperimento però può andare, ricorda di sciacquare benissimo la cagliata in questo caso perché senza lievito si sente il minimo ricordo di aceto di mele 🙂
grazie cara, le tue informazioni sono sempre precise e preziose!
non ti si vede più su VB… 🙁 questa formaggella spopolerebbe fra i veg-chef!!
^__^
Ti dico la verità: me ne ero completamente dimenticata ma sarà colpa del mio inconscio che cerca di cancellare 🙂 Il fatto è che ultimamente VB lo vedo come un luogo un po’ troppo autoreferenziale (gruppi chiusi di persone che si commentano solo tra loro o si interessano solo se hai passato i mesi a star dietro a rispondere a tutti i piatti di avanzi del frigo che postano… sarò antipatica ma non ho tutto questo tempo e non è il mio stile 😉 ). La posterò per amore dei vegan che potrebbero passare per caso 😉
mmmhh.. non voglio fare la difensora (hehe..) anche perchè il bacino è così ampio che senz’altro si troveranno svariati modi e intenti di utilizzo
mi pare però che l’unica pretesa sia stata e sia ancora quella di far vedere a chiunque passi di là quanto semplice, divertente e soddisfacente sia cucinare ed alimentarsi vegan
io ho imparato tantissimo da loro
^__^
mmmhhh… mi astengo dal polemizzare troppo… però… 😉 Non so quanto delle centinaia di commenti copincollati e padellate di avanzi di frigo e – ehm! – qualche ricetta evidentemente fasulla possano attirare chi si sofferma. O quanto possa farlo un circolo autoreferenziale. O se magari producono l’effetto opposto, se magari… mah. Boh. Sai che ti dico? Prendiamoci gli aspetti positivi e via 😉
Ciao Erbaviola, ti leggo da un sacco, direi che sei stata il primo blog veg* che ho letto – fu quello del vegano trendy. Esco un attimo dall’ombra – che potevo scriverti? grande, meravigliosa? mi sei sempre piaciuta molto 🙂 , perché resto un po’ basita dalla notizia B12-semi di lino. e avendo una bimba molto piccola veg* puoi immaginare la portata..hai i riferimenti?
Grazie e complimenti per tutto, Anna
oops scusa avevo la piccola che pasticciava..volevo dire ‘il primo post che lessi fu quello del vegano trendy, appeso in camera ah ah abbracci
Bellissimo il formaggio! Non ho mai fatto il formaggio veg, ma adoro i semi e questo sembra veramente buono!
Sembra molto interessante il libro! Ho avuto un attacco di shopping complusivo negli ultimi giorni e per me non vuol dire comprare vestiti, scarpe, creme… Ma libri! Ora il mio portafogli piange per cui questo libro dovrà aspettare!
Mi ha fatto troppo ridere il commento su VB, anche a me una volta piaceva tanto, ma da quando vengono postate ricette del tipo “prendere una zucchina, lavatela tagliatela e mettela in una padella con un pò d’olio, nel frattempo fate bollire del riso, scolate e mescolate con le zucchine” o “prendete due banane, una mela, una manciata di uvetta e frullate con l’acqua” non lo seguo più tanto 🙁
Ciao, ti ho scoperto da poco; anche se non sono vegan (o almeno non ancora) passo spesso di qua. Volevo chiederti se puoi chiarire il discorso sul lievito: forse non ho capito bene quello che hai scritto, ma ho sempre saputo che il Saccharomices cerevisiae è proprio il ‘classico lievito da pane’…
E cosa intendi per ‘lievito normale’? Tutti i lieviti sono in genere considerati off-limits nei casi di candida, ma forse mi sfugge qualcosa.
Grazie se puoi rispondermi e complimenti per il sito
Ciao
no dai, la ricetta “prendete due banane, una mela, una manciata di uvetta e frullate con l’acqua” è una delle migliori!!!
L’importante è poi piazzarci l’immancabile parola RAW 😉
ciao Erbaviola, io ti ho conosciuta per caso su VB e poi sono venuta a leggerti qui. dal poco che ho visto (PER ORA!!! ^___^) posso solo dirti che mi piace come prendi la vita e che leggerti mi fa riflettere sulle mie opinioni, e sul fatto che documentarsi per farsi una propria opinione è qualcosa di molto raro oggi! quindi grazie perchè mi metti in moto il cervello!
ciao erbetta, ogni tanto mi faccio viva anche io. Questo libro, se M. leggesse di più potrei regalarglielo, ma se lo prendo mi sa che lo leggo solo io … Per vg non saprei, è ovvio che si creino delle affinità tra le persone, ma io non commento tutte le ricette e non mi sembra di essere bistrattata dagli altri.
Bacio e buone vacanze
Al mio vicino di banco, che fa il formaggio col latte crudo, ho dato l’incarico di provare a farlo con la Olivenkraut, che in italiano suona come erba olivella
Grazie per la recensione del libro, andrò ad acquistarlo! Alcune sere fa volevano per forza tirarmi in ballo sulla questione “cibo”, ma io facevo la gnorri, era solo una scusa per criticarmi, alla fine,mentre andavo via, mi son sentita dire…ma tu segui sempre quella TUA dieta? Si può essere più ignoranti di così?
la foto fa venire un’acquolina……
quando posso essere la prox ospite ?? qual è il prezzo di un wknd cocollata da ottima cucina vegana e conoscenza a profusione?????????????;-)))
[…] Formaggio vegan ai semi di lino, da Erbaviola […]
[…] è la foto della formaggella incriminata, la ricetta l’avevo già pubblicata qui. Se poi vi interessa l’argomento, sulla Vegagenda 2013 (che è anche un bel regalo! ) […]
[…] tra cui i fenomenali burger di okara e la splendida pasta ripiena, ma le confetture, il pesto, le formaggelle di soia, la panzanella e tante altre […]
[…] invece, sono proprio invenzioni mie. Dalla formaggella ai semi di lino che avete già conosciuto qui, alle sottilette (sì, avete capito bene, ma queste sono sanissime!), fino alla robiola e al […]