1. Leggo il nuovo libro di Luttazzi, i monologhi che ha portato nei teatri con Decameron, titolo Guerra Civile Fredda. Notevole, come sempre, ma ci vuole un altissimo livello di comprensione della satira per capirlo, quindi non per tutti. Non è lo Zelig, insomma. Comunque, in fondo ci sono quattordici tavole che illustrano il percorso di vita di una mucca qualunque. COW CRUCIS, il titolo. Come in una via Crucis, i soprusi, le ferite, le angherie e le torture a cui viene sottoposta una mucca di oggigiorno (dico ‘mucca’ non per ignoranza, ma per distinguerla dalle vacche poppute di silicone, altrimenti il discorso diventa troppo ambiguo). Il tutto corredato da brevi descrizioni della stazione della via crucis, che guardacaso si adattano benissimo al percorso della mucca, torturata prima nell’allevamento, poi nel macello. E la risurrezione? Nel big mac, of course. Belle davvero, e Luttazzi è uno dei pochi ad affrontare pubblicamente l’argomento degli allevamenti intensivi. Delle mucche dice “Bisognerebbe onorare il loro sacrificio. Con delle raffigurazioni. Con delle icone. In chiesa ci sono le stazioni della via Crucis, no? In un McDonald’s dovrebbero esserci dei quadretti simili. Con una mucca al posto di Gesù. Più o meno 14 quadretti: 14 stazioni della via Crucis della mucca, la Cow Crucis, con sotto delle brevi didascalie.” Di prossima uscita, il libro Cow Crucis.
2. Sono andata all’Ikea di Bologna. Non mentirò spudoratamente dicendo che sono solo andata a fare uno studio sociologico sui consumi di massa. Mi serviva una cosa che l’Ikea aveva in offerta e in pino naturale non trattato, stando a quanto affermano hanno anche ripiantato i pini usati. Ah, e l’hanno prodotto in Italia, non in Svezia o a Katmandu. Sono andata al bar visto che da tempo l’Ikea ha l’isola delle insalate con anche piatti vegetariani approvati dall’Associazione Vegetariani Italiana. Al bar ho trovato: PANINO VEGAN. Fantastico. Purtroppo il panino vegan era composto solo da pane senza strutto e verdure grigliate. Fine. Ora, premesso che io ho apprezzato moltissimo l’idea….sig. Ikea Italia, vegan non è sinonimo di masochisti! Non si può mangiare un panino del genere, senza nessun condimento, salsa e con dentro delle verdure alla griglia scondite. Provi ad addentarlo lei , sig. Ikea Italia, le si appiccicherà tutto in bocca, formando un bolo insapore di amido e fibra che digerirà il giorno dopo.
Allora: GRAZIE MILLE IKEA PER AVER FATTO IL PANINO VEGAN! SIETE DEI GRANDI! Però metteteci dentro qualcosa che mi possa aiutare a rintracciare una parvenza lontana di sapore e a staccarlo dal palato prima di due ore, grazie 😉 Scriverò due righe al sig. Ikea Italia per ringraziarlo ecc., se volete fare altrettanto, potete scrivere al corporate pr di Ikea Italia, rpit(chiocciola)ikea.com oppure al product pr, prar(chiocciola)ikea.com
3. NaturElisa mi ha avvisata che su Glamour di novembre, pagina 298 parlano di me e del mio tofu e seitan fatto in casa. Anche le grandi testate si stanno occupando di autoproduzione, quindi, e non ignorano chi è “powered by tofu”. Notevole, no? (La citazione l’ho messa qui nella rassegna stampa, qui l’accesso diretto, un grande atto di coraggio visto che svela la mia quinta identità segreta e la decima delle mie personalità multiple)
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