Spostarsi da una regione all’altra, passare dalla modalità coltivazione-a-10-mt-sul-livello-del-mare alla modalità coltivazione-a-750-mt-sul-livello-del-mare comporta sostanziali cambiamenti. Uno anche spirituale: volevo partire in quarta con il nuovo orto e il nuovo giardino (poco più che un fazzolettino da naso di una damina dell’800), entusiasta della scelta applicata dai precedenti proprietari di non farci niente – sono allergica all’arte topiaria, tanto per dire.
Ho fatto almeno 3 schizzi, un garden plan completo con Garden Sketch e un paio di idee su un tovagliolo di carta. Ho tolto e rimesso una ventina di volte le stesse cose, tolto quello che cresce già spontaneamente in zona (tipo le more sopra), inserito quello che no, tolto quello che non è indispensabile tipo il gelsomino, rimesso il gelsomino dopo aver letto la ricetta dell’olio profumato di Kia, inserito le arachidi, tolto le arachidi ricordandomi improvvisamente di essere sull’appennino, aggiunto una serra esterna, tolto la serra e sostituito con una seminiera a vetri, poi sostituita con una seminiera sul balcone, poi cancellata dal planning del balcone dal software stesso che evidentemente ne aveva abbastanza delle mie idee.
Poi ho capito che mi serviva solo un accessorio: la pazienza. In questi mesi frenetici, spostandosi da una parte all’altra, pieni di battaglie, vittorie e calci nel sedere, tutto ha assunto modalità veloci. Presto fai questo e presto fai quello. Ma impiantare un orto o cominciare un giardino, se non si vuole andare incontro a fallimenti, richiede tempo, pensiero, pazienza. Dovrei saperlo, ormai. In questi casi è la natura milanese che bisogna sedare, l’altra, la Natura, ha bisogno di tempi giusti.
Un po’ di pazienza, quindi, sia nell’accettare qualche fallimento che è stato e che sarà, sia nel prendersi il tempo per fare una scelta ponderata sul criterio con cui condurre il proprio orto.
Biologico? giammai! Specchietti per le allodole anestetizzate dalla grande distribuzione
Biodinamico? non posso, sono vegan, ma mutuerò qualcosa
Sinergico? forse. Forti pensieri.
Permacultura? forse in parte, ma forse più pratico in un terreno dedicato, reperito appositamente
Come sostiene Paolo Pejrone (della citazione me ne scusi la cara Equipaje ma il romanticismo di questo gentiluomo orticoltore mi conquista e affascina), nel parlare di alcuni insipidi giardini “fast-food” fatti di piante alla moda accostate senza un criterio, senza un’idea precisa:
“un vero massacro del buon senso, e insieme l’ennesima sconfitta della realtà. Questi allestimenti, come ho detto, tutto sono fuorché giardini. I giardini non sono fatti con piante portate dai vivai, appoggiate e sistemate secondo schemi gradevolissimi ma non autentici. (…) E’ un luogo di tempi lenti, vita intensa, vera, lenta e saggia. I “giardini” nati da piante appoggiate sono simulazioni perverse, sono autentici mostri, fuorvianti, inutili, maligni e insidiosi. Dei veri pericolosi e insipidi “fast food“”
(in Il vero giardiniere non si arrende. Cronache di ordinaria pazienza. Feltrinelli, 2006)
Per l’orto sono molto più ferrata, invece devo spingermi più in là sui giardini naturali e sugli accostamenti scenografici. Mi attirano molto i fiori da mangiare. Gironzolerò con in mano i libri di Pejrone, The Small Ecological Garden di Sue Stickland e… si accettano suggerimenti!
Intanto, segnalo questo sito conosciuto da poco, di una orticultrice da balcone che mi ha dato dell’ “esimia” (ci vuol poco per farmi calare le braghe) e l’articolo di Nicola Savio su Terrenauta, un buon ‘state of the art’ nell’agricivismo, con inclusa recensione del mio libro. Siccome mi ha largamente aiutata con le traduzioni di Emilia Hazelip e le sue miriadi di informazioni e sperimentazioni sull’agricoltura sinergica, è finito anche nei ringraziamenti. Lui, modestissimo, neanche ci ha fatto caso (LOL). Pare che giri per l’Italia con l’intenzione di sinergizzare dove può, qualche volta facendo volare aquiloni; se vi capitasse di vederlo in locandina andate a sentire cos’ha da dire. Se no val sempre la pena di leggerlo qui.
12 Commenti
grandi opinioni da darti in merito all’orto non ne ho, come immaginerai 🙂 anzi rimango in curiosa attesa degli sviluppi di casa tua (un po’ come i vecchietti appostati lungo i cantieri stradali in città), però mi è piaciuta la definizione di biologico data qui sopra, come non condividere!
…come si disegnano le faccine imbarazzate con i caratteri ascii?
…tund tund, tund tund, taaata, taaata (colonna sonora dello squalo)
mi sto riavvicinando alla città 😉
Brutta roba la natura milanese!
Consigli non ne ho … di solito vengo a cercarli da te!
Posso solo dirti che anche io quest’anno, alle prese con l’orto, ho avuto qualche problemino di organizzazione…il prossimo anno dovrò riprogettarlo un pò meglio e fare in modo che le mie piantine prendano più sole! Per ora lo lascio così..e attendo che le mie piantine di cavolo e cavolfiore diano i loro frutti! Con la Natura, è proprio vero, bisogna avere tanta pazienza…:-)
Bonjour Mademoiselle,
passi pure per la citazione -l’architetto torinese non mi accende alcuna lampadina ma non agito il paletto di frassino al solo sentirlo nominare- ma che lei non ci posti nemmanco una cartina del luogo da colonizzare, eh! Se vuol mettere in moto “la saggezza della folla” veda un po’ di provvedere 🙂
Per l’intanto:
– qualche ispirazione sui fiori edibili si trova su questo bel sito: http://cuisinesauvage.blogspot.com/search/label/fleurs
ma consulterei senz’altro anche cat (http://cucino-in-giardino.blogspot.com/)
– c’è un bellissimo post scritto ieri da renato ronco, da leggere assolutamente: http://rennybus.blogspot.com/2009/10/linsalata-era-nellorto.html
(Chiedo venia per l’eccesso di link).
E grazie mille per GardenSketch, appena ho tempo (ah-ah-ah) me lo guardo per bene. Bisous! ***
grazie per la segnalazione 🙂 d’altronde esimia sei, esimia mi par giusto chiamarti 🙂
da parte mia, essendo vagamente (ehm) ossessivo compulsiva, già il fatto di non pretendere di disporre le foglioline di origano secondo uno schema predefinito per me è una gran conquista 😉 facile dire ‘lascia fare alla natura’: è un gran esercizio di autocontrollo riuscire a non controllare ogni minimo dettaglio!
ps: ho girato due naturasì e due librerie universitarie – che hanno titoli della fag – ma il tuo libro proprio non l’ho trovato. mi sa che mi ridurrò ad andare a prenderlo in feltrinelli, anche se avrei preferito evitare.
@Missvanilla: l’immagine dei vecchietti appostati nei cantieri in città mi piace! Sicuramente di più delle nostre biosciure 😉
@Nicola: in senso lato o metaforico? nel primo caso, si identifichi!
@Ikka: …tanta! 🙂
@Equipaje: grazie grazie grazie! quel software è di immediata intuizione, stia tranquilla!
@elena: io son stremata dalla maratona di oggi sull’orto sul balcone, non so tu! in quanto a compulsione, dobbiamo incontrarci: io una volta allineavo tutto ordinatamente anche nell’orto. file di lattughe da facoltà di architettura 😉 poi passa. x le segnalazioni ti ringrazio, le giro all’editore. Temo però che naturasì non ci tenga molto a incentivare l’autoproduzione… o magari era esaurito! (speranzosa…)
sai che io ho finito proprio oggi di leggere il tuo libro? 🙂 l’ho divorato! non dovrei dirlo visto che leggo questo blog da tanto ma …. non sapevo che scrivessi così bene!!!!! io credevo che fosse un manuale invece mi ha letteralmente cambiato prospettive!!! adesso conto i mesi per piantare perilla, stevia, topinambur… voglio l’autografo, devo vantarmi di conoscere l’autrice! adesso che siamo più vicine, mi farebbe molto piacere una tua visita al mio orticello 🙂 si può fare? un abbraccio!
ciao Nina!! molto volentieri, appena esco da sotto il pavimento e smetto di arrossire! sentiamoci domani via icq, ora sono sul portatile e teoricameeeenteeeee dovrei finire un lavoro (già sai…)
rimango dell’idea che l’editore dovrebbe proporre anche una versione elettronica, a pagamento.. in questo modo si potrebbe bypassare tutta la filiera della distribuzione, e a parità di proventi (tuoi e/o delle associazioni a cui li devolvi + quelli dell’editore) al consumatore finale costerebbe anche meno.. 🙂
senza contare il risparmio di carta! ho lavorato per un po’ in una casa editrice e ho ben presente le quantità di invenduto a cui ogni piccolo editore va necessariamente incontro. la soluzione ideale sarebbe il print-on-demand, ma è un tipo di cultura libraria che ovviamente si scontra contro l’interesse dei grossissimi -.-
Telepatia 🙂 Gli editori italiani sono piuttosto allergici alle versioni elettroniche per un motivo per il quale, francamente, non riesco a dargli torto: dopo aver venduto una decina di copie, fine del business perché diventa la festa del pirata. Praticamente tutto quello che è stato prodotto in Italia in forma di ebook, è reperibile sui torrent (emule e compagnia).
Poi, altro problema, come giustamente osservi gli editori italiani sono un po’ dei monoliti. Però in questo caso la ragione è piuttosto comprensibile…
Stavo un attimo meditando invece sulla possibilità di farne un altro, magari più piccolo, magari con un taglio diverso, in forma digitale. Il problema però è l’ebook e la condivisione estrema, quindi stavo pensando a qualcosa di gratuito e fine. Chiaramente non lo stesso libro se no mi tirano il collo 😀
Vedremo. Conta comunque che come avrai tra l’altro avuto modo di constatare, il formato non va mai bene a tutti: se lo fai di carta abbatti gli alberi, se lo fai ebook vuoi mettere la magia delle pagine sfogliate e i libri veri, se fai il dvd è un formato che inquina (non si capisce come più degli altri ma vabbé)… mi fermo 🙂
Insomma, sono in meditazione e le idee sono benvenute.
(comunque, nel frattempo… biblioteca? ho visto che diverse a milano ce l’hanno)
postilla: il libro è stampato su carta con certificazione FSC, che assicura che il legno e la carta utilizzati provengano da foreste gestite secondo criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. La stampa a colori è stata usata solo per la copertina. Dal punto di vista dell’editore sono una grandissima spacca-maroni
Credo davvero ci voglia pazienza e tempo. Per fare un orto e un giardino ci vogliono stagioni di studi e di pratiche (il che si traduce in qualche anno). Prenditi il piacere di sperimentare e, se un anno ti va male qualcosa, l’anno dopo andrà meglio!