IL BILANCIO NUTRITIVO & ORTO SUL BALCONE

da Grazia Cacciola

Latito, apparentemente, ma ci sono. Sono persa dietro ad alcune cose che sto scrivendo e ad alcune altre che sto leggendo.

In questi ultimi anni si è parlato molto di orto sul balcone in termini di agricivismo, di scelte indipendenti, di ecologia, sostenibilità, di guerrilla gardening e persino nell’uso di orrendi neologismi come “balconaggio”. Se ne è parlato molto poco, invece, in termini di tecniche vere e proprie e in termini di bilancio nutritivo.

Il bilancio nutritivo è semplicemente la differenza tra il nostro consumo di prodotti agricoli e la capacità di produrli nella nostra area geografica.
In un mondo ideale, la vita dell’uomo sarebbe a impatto quasi zero se coltivasse il cibo che consuma, nell’area in cui vive.
Nelle metropoli, per esempio, questo rapporto è inversamente proporzionale: la coltivazione è praticamente pari allo zero, ma il consumo di prodotti agricoli è tra i più alti.
Ecco allora che coltivare un orto sul balcone non è solo un gesto di indipendenza e una soddisfazione personale, ma anche un primo passo, alla portata di tutti, verso un bilanciamento nutritivo, tra ciò che produciamo e ciò che consumiamo.

Ho trovato fortunosamente in un mercatino una pubblicazione meravigliosa che farà l’invidia degli amici bio-architetti e anche di quelli bibliofili: Giovanni Astengo, Mario Bianco, Agricoltura e urbanistica, Vicolongo, 1945

Due grandi urbanisti italiani, già nel 1945 parlano di quello che oggi è l’agricivismo e analizzano le necessità di una città per raggiungere il bilancio nutritivo.  Quanto terreno bisogna coltivare per nutrire un individuo? Si può valutare il dominio agricolo di un centro abitato? Quanti agricoltori occorrono per nutrire una città?

Mi ci sto perdendo…

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15 Commenti

TroppoBarba Aprile 22, 2009 - 1:16 am

Sempre meno contadini, sempre piu` figli di…

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nadir Aprile 22, 2009 - 9:06 am

🙂 buona lettura allora …

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Vera Aprile 22, 2009 - 12:47 pm

Uffa, ce l’hai tanto con quel mio terribile neologismo, ma a me sta simpatico. 😉

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Erbaviola Aprile 22, 2009 - 1:03 pm

@TroppoBarba: …mah… in realtà i contadini ormai non esistono più. Ci sono solo i due estremi, i braccianti a giornata e i proprietari terrieri. Qui da noi le terre sono finite man mano tutte a quei 4-5 che se le coltivano da sole. Con i trattori di adesso, le mietitrebbia e amenità del genere fai presto a coltivare tanta ma tanta terra.
Contadini pochi, sì, ma coltivazioni fin troppo estese. Disboschiamo per fare campi di soia da dare ai vitelli: mangiamoci la soia che si consuma di meno e ha delle proteine migliori!!!

@nadir: gracias 🙂

@Vera: uh. ops. non lo sapevo che l’avevi inventato tu… sorry 🙁 E’ che quando lo sento mi fa l’effetto di “a me mi” e “ma purtroppo”… Deformazioni della mente! Sei sicura che l’hai inventato tu…? Dimmi che non è così… se no ti devo chiedere scusa una seconda volta!
(ma dai, comunque è orribile! :D)

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luigi Aprile 22, 2009 - 8:51 pm

quanta terra serve per alimentare un uomo?.. beh dipende da quanto petrolio usi per fertilizzare e diserbare. Dipende da quanto ci lavori, da quanto sei bravo, e da quanto impoverisci il terreno.
Per assurdo potrei risponderti che di terra puo’ non servirne neppure un grammo.
Ho visto piante di fragole crescere nell’acqua ed insalata crescere nella schiuma.
Forse conviene riformulare la domanda inserendo qualche condizione in piu’,bada bene pero’ che siano di quelle davvero importanti.

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Nicola Aprile 22, 2009 - 10:52 pm

Quanto asfalto ci vuole per alimentare un’uomo? Orti Urbani a Cleveland http://www.flickr.com/photos/8037585@N05/
Se mai mi dovesse buttare male in campagna!
Uh! Se lo trovi è molto interessante questo libretto qua “Air Pollution Injury to Vegetation” di Ibrahim Joseph Hindawi (oddio… interessante è un parolone… diciamo che preferisco altra letteratura…) è particamente uno dei pochi studi completi sull’assorbimento di sostanze inquinanti nella coltivazione urbana di ortaggi… un po’ datato ma buono, per dire, non tiene conto della riduzione dell’inquinamento da piombo successiva all’ingresso sul mercato delle vetture catalizzate.

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TroppoBarba Aprile 23, 2009 - 1:20 am

Hai ragione. Per questo fare l’orto e` vitale. La soia ma la pappa io 🙂

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marisa Aprile 23, 2009 - 9:02 am

Allora….se non siete molto distanti da Torino..ecco a voi..
Ci sarà la possibilità di affittare un orticello in montagna, riempire il freezer per l’inverno, come le formiche,respirare a pieni polmoni aria delle montagne del Parco del Gran Paradiso, trasformare l’attività fisica e il sudore necessario in vera ginnastica all’aperto con la soddisfazione di raccogliere e mangiare….purtroppo è un’utopia l’orto urbano,ci sono troppe polveri sottili…
allora pensiamo diversamente.
Per una famiglia media di 4 persone occorrono circa 100 mq, dove poter avere, oltre alle verdure, anche la fornitura annuale di patate e cipolle.
Tutto questo lo stiamo costruendo e sarà operativo dalla prossima primavera…
Vogliamo creare una corrente di turismo neo-rurale che si innamori anche delle valli Orco e Soana(cercate notizie sul web).
ciao a tutti
Marisa

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Vera Aprile 23, 2009 - 8:56 pm

Boh, non so se l’ho inventato o l’ho letto da qualche parte e l’ho fatto mio, comunque l’ho usato tantissimo sul blog, un milione di volte o giù di lì. 🙂
Non avevo trovato un termine altrettanto diretto e colloquiale, anche se è un po’ improprio, in quanto il giardinaggio, da cui avevo derivato balconaggio, non è strettamente un’attività di orticoltura…
…comunque lo so che è un neologismo orribile, e fa venire l’orticaria sulla lingua a pronunciarlo! Non ti scusare! 🙂

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Harlock Aprile 23, 2009 - 10:25 pm

Non credo che l’orto sul balcone sia una risorsa alimentare, ma può essere una risorsa culturale. In un mondo dove si pensa che tutto è dovuto, l’orto sul balcone può far capire quanto sia complicato prodursi la sopravvivenza. Poi le soddisfazioni personali possono dare un valore alla vita.

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luigi Aprile 27, 2009 - 8:50 pm

da un punto di vista esclusivamente energetico fare l’orto sul balcone e’ una follia.
Trasportare vasi e terra.. poi acqua per irrigare fino al decimo piano,Il tutto per ottenere quattro cespi di insalata avvelenata da smog e polveri nocive credo sia demenziale.
Pero’ credo anche che possa essere l’equivalente di un seme nel deserto.. puo far nascere una passione e puo essere una scuola importante.

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Erbaviola Aprile 27, 2009 - 9:28 pm

Scusa Luigi ma io non condivido per niente questo modo saccente, disfattista e antipatico che hai utilizzato per descrivere la tua opinione sulla questione “orto sul balcone”: un conto è se scrivi l’opinione così sul tuo sito, un conto è se lo fai a casa d’altri. Concettualmente puoi esprimere l’idea che ti pare, non ho mai censurato nessuno, ma mi sembra il minimo dell’educazione evitare di denigrare in modo così pesante una scelta che può appartenere ad altre persone e che per questo possono sentirsi offese.

Inoltre, ma proprio come considerazione marginale, l’agricivismo non si riduce certo a “quattro cespi di insalata”, forse è meglio se ti documenti. Ci sono terrazzi che rendono più di certi orti classici e soprattutto inquinano molto meno, utilizzando acqua piovana e in quanto allo “smog”, se vogliamo parlarne seriamente, il discorso è lungo e ti posso far vedere le tavole comparative dell’Agenzia Regionale Protezione Ambiente sul tasso di inquinamento nelle città e delle campagne. Ti dico solo che l’uva coltivata su un terrazzo del centro di Roma è molto meno inquinata a livello di polveri sottili e depositi vari di tutte le uve dell’Oltrepò Pavese. E è solo un esempio.

Mi scuso comunque con chi legge il commento sopra, i modi non sono piaciuti nemmeno a me, ma come sempre non censuro nessuno.

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Erbaviola Aprile 27, 2009 - 9:43 pm

@Nicola: ma se a te butta male in campagna, caro mio, ci ritiriamo tutti!!! 😀

@Vera: ma figurati, a te è perdonato tutto! Se la mia memoria non fosse così labile, non l’avrei criticato! 😛 Purtroppo, alla fine, in fondo in fondo e nonostante tutto, rimango sempre una noiosissima linguista!

@Harlock: hai centrato esattamente il punto! E’ una risorsa alimentare solo in parte, in alcuni casi particolari lo è veramente, ma sono pochi. D’altra parte, però, chi vive solo ed esclusivamente del suo orto? Parziale lo è di sicuro, come produzione, con qualche margine di sicurezza sul balcone e sul terrazzo si produce meno che in un orto classico. Ma attenzione, perché anch’io sono partita da questi presupposti, avendo avuto a mia volta anni di balconi con verdure, ma piccoli. Attenzione perché anche io mi sono dovuta ricredere, arrivo fresca da una ricerca di circa un anno proprio sull’agricivismo e ho dovuto sgranare gli occhi più volte: ci sono terrazzi che producono il doppio di un orto classico, a parità di metratura. E ci sono persino orti sinergici sui balconi 🙂
Sulla qualità dell’aria è un altro discorso, ma conta che moltissimi orti sul balcone godono di condizioni più favorevoli di orti a terra. Faccio l’esempio di Milano: sono meno inquinati gli orti al decimo piano che quelli in campagna a lato strada statale (che quando li vedo rabbrividisco sempre un po’…).
Conosco almeno due inceneritori contornati di risaie, mentre gli inceneritori in centro città non ci sono… le considerazioni sono tante, sto già divagando.
Sicuramente però, l’orto sul balcone regala una consapevolezza diversa… io per esempio che sono una milanese di Milano centro, centrissimo, a forza di orti sono finita in campagna in mezzo a un parco naturale 😉

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luigi Aprile 28, 2009 - 5:59 pm

oh dunque erbaviola… Mi scuso se il tono non e’ sembrato adatto.
Mi rendo conto di non essermi spiegato per nulla. Vediamo un poco di chiarire.
Dai un punto di vista educativo,personale, e di scelta di vita considero l’orto sul balcone un’ottima soluzione. Lo considero una follia da un punto di vista energetico.
Se vogliamo ed abbiamo tempo posso anche dettagliarti il bilancio energetico del vaso di insalate e dimostrarti quel che affermo.
Il fatto che sia energeticamente in difetto non significa che non sia fattibile (se si prende un suv per andare a bere un caffe’ sicuramente possiamo impiegare meglio l’ energia per coltivare pomodori su un balcone).
Per quanto riguarda l’inquinamento, e’ vero che ci sono luoghi di campagna parecchio inquinati, e balconi felici. Ma in genere il rapporto e’ inverso. L’acqua piovana purtroppo, specialmente in citta’ e’ parecchio acida e poco adatta ad irrigare orti.

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niki Maggio 21, 2009 - 4:06 am

Ciao erbaviola. Ho sempre sognato città con i tetti cotivati a pomodori e insalatine! Aromatiche e zucchini! Oltre a tutto i bambini si divertirebbero, gli anziani saprebbero come impiegare il tempo e ci sarebbe un pochino di ossigeno in più!
Pensa che qui stanno sparendo tutti i giardini. Non essendoci piani regolatori ogni singolo fazzoletto di terra viene usato per costruire. A volte costruiscono una casa così vicina a quelle già esistenti che non si possono nemmeno aprire le finestre!
Buona giornata!
Niki

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