La notizia è appena stata battuta da Adnkronos e la fonte è delle più attendibili: l’ADUC, Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori (A proposito, se non siete acora iscritti alla loro newsletter fatelo: vi terrà lontani da molte truffettine e truffettone all’italiana, soprattutto in ambito bancario). C’è da scommetterci che almeno per un paio di giorni sarà una delle notizie-ritornello della stampa italiana. Peccato che come al solito non diranno un paio di cose, cioè:
- La cosa riguarda molti prodotti, anche prodotti di marca. Non fatevi trarre in inganno dalle immagini di mercati e bancarelle: moltissime aziende italiane non producono qui ma in Cina, vengono solo apposte le etichette con il logo che farà lievitare esponenzialmente il costo del capo. In pratica: non è più sicuro comprare in negozio e non è più sicuro comprare ‘di marca’.
- Forse è arrivato il momento di accantonare l’idea di un armadio pieno di vestiti per quella nuova e felice di un armadio con pochi vestiti ma selezionati. Invece di 10 magliette da 10 euro, provate a spendere l’equivalente per un paio di camice di lino prodotte in Italia con materie prime italiane e tinte con colori naturali. Senza andare incontro a spese folli, ci sono le Botteghe del Commercio Equo, Bottega Solidale e parecchi negozi di abiti in tessuti biologici che oltre a capi ‘sicuri’ vi forniscono tutta la lista della filiera e l’elenco dei prodotti impiegati per la creazione. Delle magliette del Commercio Equo e Solidale per esempio, potete sapere persino quanto ha guadagnato l’artigiano e quanto il negoziante. Mi permetto di segnalare qualche indirizzo online e offline in coda a questo post.
- I vestiti possono non essere ‘puliti’ anche se privi di formaldeide e altre sostanze tossiche. I vestiti che acquistiamo possono provenire dal lavoro di tanti uomini e donne, spesso del Sud del mondo, i cui diritti spesso non sono salvaguardati e rispettati. (Maggiori informazioni sulla campagna ‘Vestiti puliti’ si trovano sul sito Clean Clothes Campain
- La formaldeide non è l’unico pericolo e nemmeno il più grande. Da tempo ormai vengono denunciati prodotti non conformi perché contengono sostanze nocive o sono privi dei fissatori di colore che non gli permetterebbero di stingere a contatto con la pelle. Un caso famoso è quello di un paio di anni fa, rilevato da Greenpeace: gli abiti per bambini della Walt Disney. In quel caso furono trovati sui vestiti commercializzati con la marca Walt Disney, non prodotti in Cina peraltro, i seguenti elementi: Ftalati (dovuti alle stampe in PVC), alchilfenoli etossilati (APE) che come piccola controindicazione hanno l’alterazione del sistema ormonale (!!!), organoztannici (stabilizzatori del PVC) tossici per il sistema immunitario, piombo (sui bambini interferisce con i processi di sviluppo neurologico abbassandone il QI), cadmio perché usato come stabilizzatore (è solo cancerogeno, evvia) e infine formaldeide (Ops! Allora era già successo! ma guarda un po’…). (Fonte: Greenpeace, Indagine globale sulla presenza di composti pericolosi negli abiti della Disney, pag. 3 – Aprile 2004)
La formaldeide, alla fine, è solo una sostanza tossica usata per il processo di pre-restringimento e per quello fissativo di tinte e pigmenti. L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato la formadeide come un probabile cancerogeno per l’uomo sin dal 1995 (AIRC 1995). Per la formaldeide sembra che bastino un paio di lavaggi a 60 gradi. Invece per piombo, cadmio ecc. i lavaggi non bastano e la tossicità permane anche sugli indumenti usati. Da ricordare, inoltre, che nessuno lava le magliette colorate e stampate a 60 gradi e soprattutto… ok lavarla, ma non è che il problema così sparisca, lo trasferiamo solo ai fiumi visto che in Italia non siamo certo all’avanguardia con gli impianti di depurazione.
La notizia come è stata lanciata:
(Adnkronos/Ign) 20 Agosto 2007 – Dopo il dentifricio all’anticongelante, i giocattoli al piombo e le scarpe al cromo, ora è la volta dei vestiti alla formaldeide. A lanciare l’allarme è l’Aduc,riportando una notizia che arriva da una ricerca, resa pubblica da una televisione neozelandese sulla quantità di formaldeide, contenuta nei tessuti degli indumenti provenienti dalla Cina.
I livelli di tale sostanza sarebbero “900 volte maggiori di quelli consentiti dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanita’. Si pensi – precisa l’associazione – che due volte significa un aumento del 100%. I valori limite dell’Oms sono di 20 parti per milione, mentre nei tessuti sono stati trovati valori fino a 18mila parti per milione”. L’Aduc rileva quindi che “la formaldeide è un cancerogeno e può provocare irritazione delle mucose degli occhi, delle prime vie aeree e irritazione della pelle”. La formaldeide “è usata come antimuffa e per mantenere la piega degli indumenti”.
Nel 2006 il 22,4% di capi di abbigliamento utilizzato in Italia proveniva dalla Cina (+22% rispetto al 2005), mentre i prodotti tessili toccavano quota 19% (+31% rispetto al 2005). L’associazione dei consumatori consiglia comunque di lavare e ventilare i tessuti prima di indossarli. L’Aduc, inoltre, annuncia di aver inviato una lettera ai ministri della Salute, Livia Turco, e dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, per saper se anche in Italia siano state fatte analisi dei tessuti provenienti dalla Cina e quali siano i risultati.
Alcuni siti e indirizzi utili per l’acquisto di capi PULITI
- Progetto Gaia: 20125 Milano – Via Copernico, 41 – Tel/Fax: 02-67075700 – Anche acquisti online dal sito dell’emporio di progetto gaia
- Fatti di Canapa [AGGIORNAMENTO 19.07.2017: il sito linkato non esiste più]: abbigliamento ecologico in canapa – Sede: Napoli · Via Domenico Fontana 27 – Tel 0039 (0)81 2203191 · Fax 0039 (0)81 2290331 (Si può chiamare per conoscere il rivenditore più vicino)
- Tabata Shop: Articoli naturali per mamma e bambino. Via Ferrari, 5 21100 Varese – Tel/Fax 0332/234650 Si acquista anche via email, catalogo online.
- Coop Solidal: polo e camicie in cotone biologico da cooperative locali (progetto in collaborazione con FairTrade). Nei supermercati Coop.
- Hempower: Hempower di Ecoplanet Srl. Via Alfonso Corradi, 4 – 40141 Bologna Tel/Fax: +39 051 6230501 E-mail: info@hempower.it Abiti, scarpe e tessuti d’arredo in canapa e materie prime naturali. Si possono contattare direttamente per conoscere il rivenditore più vicino. Sono spesso alle fiere, dove si può acquistare direttamente da loro. Elenco dei rivenditori Hempower
- Altrospazio [AGGIORNAMENTO 19.07.2017: il sito linkato non esiste più] – Commercio equo e solidale – Abiti in tessuti naturali, acquistabili anche online. Elenco delle botteghe Altrospazio.
- Cooperativa Equoland[AGGIORNAMENTO 19.07.2017: il sito linkato non esiste più]: Abiti equo solidali, si acquista dallo store online oppure direttamente nelle tre sedi nei dintorni di Roma e Firenze.
- Orlo del Mondo: tra le più trendy marche di FairTrade, arrivano dall’esperienza milanese ormai famosissima di Cose dell’Altro Mondo e firmano le creazioni come Made in Dignity. Sono state valorizzate le tecniche artigianali indiane che grazie al fair trade sopravvivono alla pressante concorrenza dell’industrializzazione. Usano cotone naturale, tinture naturali e tingono / dipingono /decorano le stoffe a mano. Hanno anche abiti in cotone tessuto a mano. Elenco dei punti vendita.
E’ più che mai necessario ricordarsi sempre che le scelte di consumo sono una responsabilità individuale.
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