Nelle mie ricerche delle diverse tipologie di coltivazione basata su tecniche naturali e il più possibile ecosostenibili, mi sono imbattuta in una pubblicazione ormai fuori catalogo, del 1976, “L’orto macrobiotico” a cura di Fausta Mainardi Fazio per i tipi di De Vecchi. Le tecniche colturali sono essenzialmente quelle dell’odierna agricoltura biologica, salvo ovviamente i pochi fitofarmaci e ammendanti per agricoltura biologica che non vengono invece impiegati nell’orto macrobiotico. La questione più interessante, quella che mi ha più incuriosita, è l’approccio filosofico alla coltivazione e all’uso dei prodotti dell’orto.
Macrobiotica è un termine di derivazione greca che vuol dire ‘scienza della lunga vita‘ ed è stata diffusa in occidente dagli anni 60-70 in poi, in seguito alla diffusione degli scritti del giapponese Georges Ohsawa.
La pratica macrobiotica non è semplicemente una dieta una filosofia o una religione, ma una visione ampia del mondo, imperniata sul rispetto e la conoscenza della vita. E’, a tutti gli effetti, una via verso la pace, la salute e la giustizia. La visione olistica del mondo abbracciata dalla macrobiotica è quella orientale dello yin e dello yang ossia le due forze opposte e complentari che governano ogni aspetto della vita e della natura. Si arriva a comprendere quindi come lo yin, che rappresenta la forza o l’energia e che produce espansione, annoveri i frutti che crescono più rapidamente di altri e sono quindi da considerare più yin di altri. D’altro canto lo yang, che rappresenta la forza o l’energia che produce coesione, annovera i cibi forti, che maturano lentamente, hanno cicli molto lunghi come i cereali, mentre legumi e i frutti acidificanti come i pomodori sono Yin.
L’agricoltura biologica riguarda invece solo l’aspetto materiale della coltivazione e implica in alcuni casi, come dicevo, l’uso di ammendanti e fitofarmaci appositi per agricoltura biologica. Cosa che, a parer mio, nell’orto familiare può essere tranquillamente evitata. Vedo che diversi siti di macrobiotica consigliano l’uso esclusivo di prodotti da agricoltura biologica: in realtà dovrebbero provenire da agricoltura macrobiotica, cosa però impossibile perchè le produzioni su vasta scala di vegetali macrobiotici al momento non esistono… un’altra ottima ragione per coltivare un orto proprio 😀
Certamente un orto che esclude completamente l’uso di fertilizzanti chimici e fitofarmaci, anche quelli per agricoltura biologica, non ha un’alta produzione come un orto forzato con la chimica ma ha sicuramente una qualità indiscutibile. L’orto macrobiotico può essere quindi una realtà per chi desidera ortaggi naturali al 100% , ha un discreto spazio e la pazienza per ispezionare giornalmente le colture alla ricerca di parassiti e malattie su cui intervenire immediatamente con metodi naturali (macerati di erbe, oli essenziali autoprodotti). La tempestività di intervento, quando si parla di orticoltura macrobiotica, è fondamentale.
Per quanto riguarda la fertilizzazione, sono concessi letami da allevamenti biodinamici, pollina, compost, terricciati di scarti domestici. Non sono ammessi scarti di macelleria, polveri d’ossa e qualsiasi preparazione chimica.
Dal mio punto di vista, eviterei anche pollina e letami ma qui andiamo già sull’orticoltura vegan 😉 Sono utilizzabili anche i sali minerali allo stato greggio che non implichino lavorazioni o processi chimici. Tra questi: apatiti, fosforiti, leuciti, sali potassici, sabbia, argilla, marne, calcare, gesso.
Nella scelta delle piante è inoltre necessario orientarsi su cultivar più antiche perché più rustiche e quindi più resistenti alle carenze alimentari e ai parassiti. Le nuove cultivar invece, iperselezionate, iperproduttive e di conseguenza iperesigenti non sono adatte a questo tipo di coltivazione e non sono nemmeno in linea con la filosofia di giusta quantità e di pace che accompagna la macrobiotica. Purtroppo le varietà antiche sono ormai di difficile reperimento, il mio consiglio è di rivolgersi ai gruppi di scambio semi (preferibilmente non quelli a pagamento), comprando le sementi antiche dai piccoli produttori che le hanno. Nel giro di non molto si avrà così una serie di indirizzi a cui rivolgersi per le sementi e, passo successivo, si comincerà ad autoprodurre le proprie, scambiarle e diffonderle.
1 Commento
Trovo che ci siano alcune cose in comune con la “filosofia” con cui mio nonno coltivava il suo orto, totalmente biologico (niente pesticidi, concimi chimici, etc…) e nel rispetto dei ritmi della natura e delle stagioni.
BTW, ho già provato diversi tipi di tè alla menta del super ma non mi entusiasmano, proverò con le foglioline di menta in infusione; però tra tutti quelli che ho provato “sul posto” questo era il migliore…