Domenica avevo appena finito di dire a un amico perchè non andavo più all’Ikea.
Primo perchè l’Ikea è stata la fase da single milanese. Con l’appartamento identico agli altri single milanesi sotto i 30: riciclaggio di pezzi anni 70 e via di ikea. Alla fine era imbarazzante. Conoscevi qualcuno e la prima volta che vedevi casa sua sapevi esattamente dov’è la pattumiera, come funziona il portarotolidicartaigienica gigante, come si beve dalle gigatazze senza versare metà contenuto nella scollatura, come appoggiarsi alla panca dell’ingresso senza farla ribaltare e che se toccherai il serpentone verde poi non riuscirai a rimetterlo a posto. Si perde la poesia.
Soprattutto, si svelano cose che non vorresti sapere dei tuoi amici. Tipo che quella è la cassettiera che costa meno di tutte (tirchi!) oppure che quella tenda non è più in vendita da cinque anni e questo tavolino è di quest’anno (allora sono monotoni, 5 anni a comprare nello stesso posto!) e infine che tu le maniglie per quella cucina le avresti messe dell’altro tipo, vuoi mettere l’estetica. Oppure che quella mensola è mezza rotta, per 5 euro potrebbe anche cambiarla.
Che tristezza, si salvavano di più quelli che facevano riciclaggio dei mobili anni 70, quelli che i fortunati prendevano dagli scarti dei genitori (inflazione di cucine arancioni, allegrissime) e i meno fortunati trovavano nei mercatini e ridipingevano con i girasoli giganti, le posate rotanti e le pecore volanti. Io preferisco entrare nelle case con le pecore volanti.
Non è l’unica ragione perchè non voglio più andarci, spiegavo. E’ anche perchè i mobili sono tutti spudorate imitazioni di design altrui, saccheggi di altrui ingegni a cui appiccicano nomi impronunciabili. Tanto per fare un esempio, il tavolo Docksta è una spudorata copia del famoso tavolo di Saarinen, una pietra miliare del design contemporaneo. Infatti, molti si chiedono perchè mai un tavolo di plastica dell’Ikea debba costare la bellezza di 149,00 euro. La ragione è semplice: se moltiplichi per 10 puoi comprarti un Saarinen usato e buttato in una discarica per 20 anni.
Quando vado all’Ikea mi piace sentire i commenti altrui: su questo tavolo la migliore è stata una che ha apostrofato la figlia, aspirante single con monolocale ikea, con: “Ma 150 euro per ‘sto tavolino da bar?”. Si signora, 150 euro. Esattamente come le borse false vuitton di plastica le vendono a 50 euro. Perchè sembra un affare, 50 euro invece di 1500. Ma 50 euro per una borsa di plastica qualsiasi, li spenderebbe signora? No? Ecco, ha visto. Abbiamo capito perchè il tavolino da bar costa 150 euro. Si figuri, ci mancherebbe, arrivederci.
Bene dicevo, faccio appena in tempo a dire che io non ci vado più e neanche 24 ore dopo entro nell’Ikea di Corsico, che come dice il cartello è (sarà) la più grande d’Italia e dove stanno lavorando per noi. Ho bisogno solo 2 vaschette per il ghiaccio e un bollitore, l’ikea è di strada, il fatto che stanno lavorando per me mi rincuora. E’ il primo agosto e loro stanno lavorando proprio per me. Che teneri!
Accediamo al parcheggio della più grande ikea d’Italia che stanno facendo per noi e ci fermiamo subito: parcheggio completo. Una distesa di auto, caravan, jeep, suv, motocarri che neanche a Mirafiori ai tempi di Fantozzi. Ma i milanesi non erano tutti partiti per le vacanze? Ho sentito io che il 50% dei milanesi è partito! Saran partiti tutti per Corsico e faranno le vacanze all’Ikea. Lavorano per noi, è giusto un sostegno morale. A saperlo portavo la tenda e il campingaz.
Finalmente raggiungiamo un microparcheggio dal lato opposto all’entrata e ci avviamo baldanzosi alla conquista dei nostri formaghiaccio siliconici. Ci sono 38 gradi, l’asfalto che bolle, ondeggia e fuma e almeno un km che ci separa dall’entrata. Non ci scoraggiamo, dai, lo fanno per noi. Un po’ di moto non fa male. Guadagnamo marci e fumanti l’entrata doppiando una coppia che discute sul fatto che 100 parcheggi davanti siano riservati a mamme con bambini, stanno progettando di tornare con un Cicciobello.
Et voilà, eccoci! Si aprono le porte del circolo polare artico, ci investe una tormenta di ghiaccio svedese travestita da aria condizionata ma che meraviglia! I nostri portaghiaccio sono esattamente la prima cosa che ci accoglie! Per l’entusiasmo la mia metà non si limita a due, come gesto di stima verso ikea che lavora per noi, ne prende una per colore, vuole quello che fa il ghiaccio a forma di pezzi del puzzle (poi scoprirà a casa che escono dal portaghiaccio solo se liberi di volare dall’altra parte della cucina o di centrare il gatto), quello che lo fa a forma di bottiglia e quello che lo fa a triangolo. E’ così entusiasta che si dimentica persino di sbuffare quando prendo la borsa gialla portaoggetti auto-ribaltante.
Procediamo ormai carichi di fiducia, la nostra lista si allunga: mi ricorda che vogliamo il wok (gli è venuta la passione della cucina e adesso siamo più attrezzati di un set del Gambero Rosso Channel), io mi ricordo che non posso proprio fare a meno di una certa pirofila per il microonde, lui in un crescendo mi ricorda ancora che volevo anche il bollitore, io ci aggiungo quelle certe mensole (lui sa anche il nome a memoria, che uomo!) e lo shaker che il mio si è rotto e in due minuti abbiamo compilato il “prendi nota degli articoli che hai scelto” con la precisione dei navigati ikea-dipendenti e l’euforia del tossico che si fa di nuovo l’ultima dose.
Ci rechiamo per una meritata pausa al bar, dove aleggia ancora l’odore di aringhe svedesi marinate alla senape del pranzo (con quaranta gradi all’ombra ?!) e ci aggiudichiamo due Coco-ball. Prendiamo sempre le Coco-ball, dei dolcetti al cocco che sanno di caffè, mi sorge il dubbio che in svedese ‘caffè’ si dica ‘coco’. Per i vegetariani non c’è molto di più, a parte un panino e un paio di dolcetti. Per i vegani non c’è niente, l’Ikea è vegani-free. I cani si lasciano all’ingresso, i bambini si sbattono nelle palline colorate e i vegani mangiano a casa loro.
Ci avviamo rifocillati alla scoperta dell’Ikea più grande d’Italia e …dobbiamo aver sbagliato posto. Siamo alla MiniIkea, tipo la Minitalia ma senza le giostre. E’ 1/3 della vecchia ikea, tutto è stipato e ammassato ovunque, in vero stile casa-ikea cioè come sarà la tua casa dopo che ti sarai drogato di sogni con gli ambientini “tutto in 25 mq” degli architetti espositori ikea ma si saranno realizzati nella tua realtà. In quegli ambientini infatti non ci sono mai le tue due tonnellate di libri, la collezione di tazze, le marionette balinesi, 10 paia di infradito e 20 di snikers, tre annate di Vogue, 2 stivali tacco 12, due sci, il cane di ceramica della zia Pina, due caschi, lo stereo, l’home theatre, il materassino per lo yoga e l’elettrostimolatore per le chiappe. Gli architetti dell’Ikea in casa tengono 2 mutande, 2 calzini, 1 camicia, 1 maglione e 1 cappotto. Così tu se hai un bikini, una borsa o l’asciugamano sei già incasinata. Le scarpe è previsto che le lasci libere di odorare all’ingresso, come in Svezia, al massimo su una panchetta a listelli di legno stile piscina comunale e il computer lo usa il tuo compagno sul tavolo della cucina mentre tu ci fa la pasta all’uovo sorridendo beata ai germi e due bambini di etnia diversa dalla vostra dipingono con le mani, esattamente come sul catalogo Ikea. Che cosa avranno da ridere ‘sti papà Ikea…
In pratica realizziamo dopo poco che l’Ikea più grande la stanno solo costruendo, per il momento possiamo ammirare l’Ikea più piccola del mondo e la nostra avventura si conclude tragicamente. Le mensole non le prendiamo perchè non sono più da prendere negli scaffali segnati appositamente di fianco a ogni articolo. Adesso di fianco a ogni articolo c’è un cartellino ikea che dice di rivolgersi al personale al computer. Ogni personale con computer è attorniato da una quarantina di visitors che chiedono a voce alta oggetti con nomi svedesi pronunciati in inglese, sardo, sardo e siciliano, veniamo travolti da una battaglia tra Sartre, segno e significante e decidiamo di lasciar perdere.
Raggiungiamo il piano inferiore seguendo le freccette per terra in questo mercato di Rabat che sembra casa nostra il giorno dopo il trasloco (50 metri cubi di roba e avevamo un appartamento di 40 metri quadri, l’ikea a me fa un baffo) e iniziamo la ricerca del resto della lista. Il bollitore è l’unico rinvenuto. O, meglio, quello che avevo visto sul catalogo è meno resistente della teiera di Barbie quindi opto per la brutta copia del bollitore Mami di Giovannoni (Alessi), che qui si chiama 365+ . Non posso comprare quello di Giovannoni, devo comprare un bollitore da poco per usarlo tutti i giorni, al fine di preservare dall’usura il nostro provato 9093 di Graves. Se comprassi quello di Giovannoni, avrei poi bisogno un altro bollitore per non usurare quello di Giovannoni e diventerebbe un circolo vizioso.
La tragicommedia volge al fine con la ricerca del wok. Lo troviamo ma senza “La griglia asportabile che tiene in caldo gli alimenti”. Che è una cosa fondamentale del wok. Guardiamo ovunque ma neanche l’ombra, ci sono solo una pila di wok nudi, senza griglia asportabile. Come sfottò, sopra la nostra testa pende un wok completo di griglia ma troppo in alto per acchiapparlo. Mi metto allora alla ricerca di una signorina ikea ma neanche l’ombra. attraverso il reparto, trovo solo una sciura ikea. Le sciure ikea sono poche, rare, ma come i fantasmini di pacman quando ti capitano hanno il potere di rovinarti il gioco. Sono mine vaganti, messe lì apposta per ricordarti che qualunque cosa tu pensi o immagini, non sei in una puntata di Friends ma in Italia. Tu non sei una single creativa o una giovane coppia alternativa, sei solo una cretina che compra delle puttanate, come sua figlia.
“Signora mi scusi, volevo prendere il wok ma sono tutti senza La griglia asportabile che tiene in caldo gli alimenti.. Sa dove sono le griglie?”
“Cosa cerca?”
“La pentola wok, ma l’ho trovata, è là in fondo ma manca un pezzo”
“Ma quale sarebbe? Ah! La padella nera grande?”
“Si esatto, manca la griglia asportabile, sa dove le hanno asportate le griglie?”
“Se cerca la griglia sottopentola deve guardare nell’altro reparto”
“No, non è un sottopentola, fa parte del wok, è la La griglia asportabile che tiene in caldo gli alimenti.”
“Deve chiedere a una collega del reparto, ce ne sono tre.”
Torno sconsolata. aspettiamo un po’ le tre esperte di griglie per wok, mettiamo nel sacchetto una pinza per fritti che non scotta le dita (cosa che la nostra pinza invece ama fare con una certa frequenza) e poi lasciamo le nostre speranze insieme ai wok denudati dalle griglie. sigh.
Raggiungiamo la cassa, buttiamo un occhio, uscendo, alle polpette congelate e alla marmellata di bacche polari (EURO 5,20 ! E cosa sono soprattutto le bacche polari?!) ma non abbiamo ancora visto il meglio della Minikea! Per uscire i creativi progettisti ikea hanno disegnato un percorso di piedini da bambino di un altro kilometro, sempre da farsi sotto il sole cocente e l’afa, ma che ogni tanto viene interrotto da Mondo. Si, mondo, campana, quel gioco che si faceva da piccoli saltellando su un piede. E’ geniale che un percorso obbligato sia interrotto da mondo, specialmente quando una fila di gente carica di acquisti si deve arrestare improvvisamente piantando il bastone della tenda nello stomaco di quello dietro, perchè il bambino di quelli di fronte si è fermato a saltellare sulla campana.
Si forma una coda da Salerno-Reggio Calabria il primo agosto, con gente che da dietro comincia a chiedersi se sia il caso di suonare i coperchi delle padelle o tirare biscottini allo zenzero per distrarre il creativo pargolo. Procedendo nella fila recintata giungiamo di fianco a chi ha affrontato la bagarre linguistica e si sta facendo consegnare i mobili ordinati all’addetto al computer. Praticamente fai un kilometro di asfalto bollente sotto il sole, recuperi la macchina, ritorni davanti alla consegna convincendo l’addetto al parcheggio che anche se non hai bambini e cicciobelli devi passare proprio di lì, e ti caricano sulla macchina i tuoi pezzi di legno. Passiamo di fianco al dramma di una donna con suv che guarda sconsolata 4 pannelli incastrati dentro la sua giga-auto, sono riusciti a non farci stare un billy in un suv, sembra una puntata di MrBean. Ringraziamo in silenzio per non aver comprato le mensole, abbiamo solo una golf.
A casa togliendo le etichette agli acquisti, la finale bella sorpresa: TUTTO “Made in China”. O, come scrivono i creativi svedesi, “Design and Quality Ikea of Sweden – Made in People’s Republic of China”.
Basta, è l’ultima volta davvero, all’Ikea non ci vado più.
4 Commenti
LOL!!!!!!!!!
Io ci sono andata oggi e anche io ho trovato il wok nudo!Lunedì torno con lo scontrino e pretendo la griglia….:(
Fai bene anche perchè la maggior parte delle ricette per wok prevede l’uso della griglia! Fammi sapere se riesci a convincere qualche addetto ikea ad arrampicarsi e tirar giù una delle griglie appese nella composizione …. da quello che so le composizioni di esposizione non intoccabili 😉
ahahahahahah rileggendo il tuo blog questo post è STRA SUPER MEGA IPER ilare… ahahahahahahahahhHAHAHAHAHAHAHAH. Quant’era bello l’IKEA di Corsico 🙂 ci andavo ogni settimana per il mio rifornimento candele chimiche!